Da l'Arena
SANGUINETTO. Gravoso l’impegno imposto da Agsm alla ditta che dovrebbe sostenere la spesa del teleriscaldamento
La centrale della discordia sparisce per motivi economici
La Termomeccanica ecologica getta la spugna perché non ritiene suo obbligo farsi carico di tutta la rete di trasporto del calore; intanto va avanti un altro impianto
Mercoledì 07 Luglio 2010 PROVINCIA, pagina 33
Stop al progetto della centrale a biomasse di via Campaiaro. Mentre in paese si discute del «bioconvertitore», proposto da Technika di Modena per produrre bioetanolo e lignina da paglia e stocchi di mais «digeriti» da enzimi, in Comune è arrivata la lettera di rinuncia della Termomeccanica ecologia di La Spezia alla costruzione di un termovalorizzatore che doveva essere alimentato con gli stessi scarti agricoli. Il ripensamento della ditta verrà comunicato dal sindaco Alessandro Braga nel Consiglio che si terrà oggi, alle 19, a Venera.
La centrale a biomasse, da sette megawatt, doveva essere alimentata con 70 mila tonnellate di paglia e steli di mais all’anno. Per oltre un anno ha fatto discutere e litigare due amministrazioni, Nogara e Sanguinetto: ora sparisce.
A spingere Aldo Sammartano, presidente di Termomeccanica ecologia, a non proseguire il progetto è stata la relazione dell’Azienda generale dei servizi municipalizzati di Verona (Agsm), interpellata dal Comune per uno studio di fattibilità dell’impianto di teleriscaldamento connesso alla centrale. Il 20 maggio scorso, l’azienda scaligera confermò la «fattibilità tecnica» della centrale. Tuttavia, per rendere l’impianto sostenibile economicamente, propose tre soluzioni diverse: o porre tutti gli investimenti sul teleriscaldamento «a carico di chi propone l’impianto» oppure prevedere che la ditta ceda il calore prodotto a costo quasi nullo. La terza proposta, infine, prevedeva «di non far pagare l’allaccio al cliente, bensì di incrementare in modo significativo la quota di contribuzione a suo carico».
Tutte e tre le ipotesi, in particolare quella dell’investimento totale a carico del privato, sono state scartate dalla Termomeccanica. Sammartano il 30 giugno ha scritto al sindaco che l’investimento di fondi senza limiti «non è contemplato nel progetto da noi proposto». E ha aggiunto: «Pur consapevoli che il teleriscaldamento è un elemento fondamentale per la centrale, non sussistono le condizioni tecnico economiche affinché gli investimenti ad essa relativi vengano sostenuti dalla nostra società».
Queste parole, per il sindaco Braga, suonano come una rinuncia al progetto. «L’impossibilità di realizzare la rete di teleriscaldamento», dice, «è una condizione che ostacola la prosecuzione del rapporto e della sottoscrizione della convenzione, già adottata in Consiglio e sottoscritta da Termomeccanica, Avepo e Seren». Braga aggiunge: «Mi dispiace che ci sia stato chi, in particolare i consiglieri di minoranza Daniele Fraccaroli, Antonella Ponso e Mario Mattioli, che in tutti questi mesi sono andati in giro dicendo che la centrale era già cosa fatta. Hanno fatto male i conti. L’ex assessore Christian Malini, all’opposizione, ha solo fatto un gesto teatrale».
Intanto si fa avanti l’altra centrale, il bioconvertitore della Technika di Modena che ha illustrato l’impianto: sarà più piccolo di quello di Termomeccanica, funzionerà con 8.500 tonnellate di paglia e stocchi di mais all’anno che saranno trasformati da fermenti ed enzimi in bioetanolo, anidride carbonica e lignina. Dubbi sugli effettivi sostegni economici che avrà la nuova struttura e sui suoi limiti sono stati già espressi, rispettivamente, da Daniele Fraccaroli, capogruppo di «Sanguinetto Cresce» e da Michele Sganzerla, portavoce del Comitato del no alla centrale a biomasse.F.T.
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