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martedì 3 agosto 2010

LAX VEN X I< STRABONE e le smentite di poveri sempi (chi era costui) contemporanei.

lax vene x k strabone

L'acquatorio Scumizio Hostilia lidi
dall'antichità

Premessa

L'ambiente litoraneo di un evento storico


La Venetia racconttata da Plinio la navigazione interna PO AESIS ATHESIS ADIGE fra Isole Ciosse (Forti che porta tanto peso con le barche) e Isole Atine (alte che no n’dava mai sotto de acoa)

Premessa

Un'indagine storica di carattere morfologico-acoa LAX VENEX e sul Lido nel corso del primo millennio, quale
in via sommaria si tenta qui di condurre al fine di delinearne la struttura e il contesto ambientale, si
deve fondare anzitutto sulle fonti, ancorché non numerose, e ben note, che ci sono state trasmesse
dall'antichità classica. Peraltro la loro lettura, per difetto di valutazione interdisciplinare - quale è oggi
permessa in particolare da alcune acquisizioni fondamentali recenti delle scienze naturali - è stata quasi
sempre generica e generalizzante, sì che l'interpretazione delle informazioni da esse offerte ha poggiato
essenzialmente sulla facies attuale dell'ambiente lagunare, in ciò confortata anche da ripetitive formule
impiegate negli ultimi secoli di vita Repubblica Venexia: durante i quali la necessità di difesa
militare e fisica della città nel contesto lagunare vennero allacciate a una mitica preservazione
originaria di Isole Rialtine LAX VENEX I< rinascenti e della sua romana libertà entro "mura acquee" “ mura acoa” così come aveva riaffermato nel Cinquecento l'umanista G.B.Cipelli detto Egnazio, che non
doveva proclamare, che la "Venetorum urbs divina disponente
Providentia aquis fundata aquarum ambitu circumsepta aquis pro muro munitur". Questo ha dovuto fare i conti, in questi ultimi decenni, con una serie crescente osservazioni
fisiche e di ritrovamenti archeologici, alla luce dei quali la pretesa permanenza immodificata della
laguna negli ultimi millenni risulta sul piano scientifico, sì che ne vengono
stimolate anche nuove e più fedeli interpretazioni del dettato delle fonti. Le pagine che seguono
costituiscono una sintesi sommaria delle conoscenze e delle definizioni che con metodo
interdisciplinare si rendono oggi possibili, con specifico riferimento Isole Rialtine LAX VENEX I< e al Lido di Venezia.





L'ambiente litoraneo di un evento arcaico





Il primo documento capace di descrivere efficacemente l'ambiente che ci interessa è firmato dal più
grande storico di Roma, un padovano che ovviamente ben conosceva questi luoghi, Tito Livio. Egli si
riferisce a un evento militare, datato al 302-301 a.C., che fu poi celebrato per secoli nella sua L’ISOLA PADOA ,
perché gli assalitori - una flotta spartana comandata dal re Cleonimo - fu acerbamente sconfitta dalla
gioventù PADOANA dopo aver effettuato una scorreria di saccheggio e di morte nei porti delle Isole del Mare Interno (in contrapposisizione all’Oceano così chiamato quello che oggi chiamiamo Adriatico e Mediterraneo). La narrazione liviana si presta a una significativa ricostruzione di una parte notevole dell’
acquatorio costiero in quella età. Si è discusso se la descrizione ambientale sia riferibile a quello che
l'autore autotticamente conosceva mentre scriveva il decimo libro della sua opera (c. 25 a.C.), o se egli
abbia semplicemente riportato quanto contenuto nelle fonti - scritte o orali - pervenutegli: una risposta
certa è impossibile, ma sembra comunque ragionevole, data l'articolata precisione di dettagli, distanze,
rilievi fisiografici - che egli abbia in qualche modo controllato in situ, con le sue conoscenze dirette, la
storia tramandata, compiendo dunque un'operazione di restituzione dell'ambiente antico all'interno di
una descrizione fisiografica a lui contemporanea.

Giungendo dall’Ocenao al mare dentro ai lidi dei veneti, Cleonimo mandò una pattuglia in esplorazione, poiché - lo
sappiamo dalla geografia storica - alti cordoni dunosi (montones nel Medioevo) e probabili pinete- Bosco Sacro
impedivano di vedere dall’Oceano il mare interno. Il rapporto fu preciso: il lido era tenue praetentum
(stretto di estensione), oltre esso si trovavano stagna (superfici di acoa con due alte e due basse maree quotidiane)
inrigua aestibus marinis (allagate dalle maree e da l’acoa Sacra che ven zo dale alpi ai pinini e se incrocia con quela del tridrento Trento che in tri venzo (trevenzuolo) AESIS ADIGE ATESIS ERIDANO PO PAUS PADUM PADIS MEDOACO MAIOR HOSTILIA =FOCE LAX VENE XI< ), più in là, non lontani dal lido, erano gli agros
campestres (terreni coltivati), e sullo sfondo si vedevano dei colli (evidentemente I BERICI E GLI Euganei (SUGà ENEI ) ).
Il
cannocchiale prospettico così sintetizzato, partendo da un punto del litorale, investiva in lontananza
l'orizzonte collinare, IL Più VICINO arcipelago dell’ Isola Lova e Isola Coe Vigo, quindi l’endolaguna interna
dal mare inreno o sette mari, probabilmente parallele al acquatorio compreso fra le Giare e la transunstanziazione dei Millecampi, solle rotte de l’acoa che vegnea fin ai lidi,
p.e. quanto gli Ottagoni prossimi a Malamocco. Inoltre, gli esploratori descrissero la foce de acoa fonda assè
- il Medoaco Maior - risalendo la quale le navi spartane sono giunte ai porti delle Isole che erano dotate di ancoraggi protetti.

Cleonimo decise il suo arrembaggio, risalendo l’acoa dolce, entrando in una laguna che esiste,
come del resto emerge chiaramente dal seguito del racconto; e poiché ad un certo punto la profondità de l’acoa non consentì ulteriormente il passaggio alle navi più pesanti, egli trasferì la massa degli armati
sulle navi più leggere, e con esse pervenne alle Isole che erano tre villaggi marittimi dei Padoani (che
suel peze longhe ) coltivavano quelle rive, dove gran parte degli Spartani sbarcarono, per darsi alla distruzione e alla preda, allontanandosi dalle navi. I zoeni Pa do ani reagì formando due linee di barche: la prima arrembò sui laghi del saccheggio, la seconda – per diversa rotta -diverso itinere - piombò nei porti dove erano alla fonda delle navi velleggiate. Queste Isole munite di porti per dare ospitalità alle navi e porti
distavano 14 miglia dalla città. Ucciso lo scarso presidio marinaresco rimasto sulle navi , la marineria veneta obbligò gli atterriti marinai invasori a trasferire
gli scafi delle navi sull'altra riva dell’acoa. Così, i soldati che si erano dati alla razzia furono presi in mezzo fra la prima linea di barche dei Isolani del LAX VENE XI< e i Pa do ani, e la seconda linea de barche VENETE riunitesi provenienti da vari Porti di varie isole si attestano e riuniscono davanti alle rive coi porti Isolani de l’acoa del LAX VENE XI< . Alla vista della flotta veneta le navi nemiche vistesi affrontate furonop dal comando spartano fatte allontanare. Nella fuga le navi spartane furono in gran parte affondate e/o bruciate o/e catturate. Le navi catturate con il loro equipaggio piratesco dovette confessare che la flotta di Cleonimo era attraccata in un porto isolano dell’Endolaguna VeneXia a tre miglia di distanza, sì che le navi VENEXE dettero la prora con quelle Pa do ane e con le navi più veleggiate catturate, e con tutta la flotta fluviale VENETA (fatta di navi e barche ADATTE alla navigazione su acoa interna, adatte per il fondo piatto a superare i bassifondi del LAGO VENEXO ("fluviatiles naves, ad superanda vada stagnorum apte planis alveis fabricatas"), e così attaccarono le grandi navi spartane all'ormeggio nei porti isolani VENETI - le quali tentarono la fuga dal mare interno verso l’oceano fuori i lidi. Grazie all’insidiosa laguna la bassa marea – l’ inseguimento proseguì fino alla foce dei sinus dei lidi. Qui le navi nemiche furono arrembate catturate e incendiate. Alcune navi in fuga prese dal panico e la paura e l'ignoranza dei luoghi si incagliarono presto nei bassi fondali dell’endolaguna, in secca. ("in vada").
La foce de l’acoa infatti, secondo Livio, dava dal mare interno all’oceano.
A Sant’Ilario, come ha ritenuto recentemente Luciano Bosio, anche con l’ausilio della traduzione di E.Pianezzola.

Al di là delle isole rivierasche o in orlo le rive de l’acoa - il testo è chiarissimo - esistevano dunque, isole subito dopo il "tenue praetentum litus", " stagna ... inrigua aestibus marinis" (in qualcuno di essi si cacciarono in fuga alcune le navi maggiori, finendo distrutte dalla flotta VENEXA; infilarono cioè l'alveo di qualche "ghebbo" per la quale la marea, del Lago Grande VENEXO la foce litoranea de acoa, appunto stagnava e costituiva il grande LAX VENEX I< lago VENEXO).La battaglia Navale svoltasi nei bassi fondali endolagunari ( Supponendo, in via del tutto schematica, un itinerario rettilineo su l’acoa , sia del percorso de Isola in Isola del secondo gruppo di navi armate dalle Isole Venete intorno a Pa do a, le 14 miglia da Pa do a attestate da Livio toccano l’ isola Lugo (Longa), le 17 (14+3) cadono su l’isola Torson de sora, e restano miglia 6,6 c. per raggiungere l'attuale bocca di porto di Malamocco (la quale è la più vicina a P ado a fra le attuali possibili: miglia 23,6). Poiché le prime due misure sono fornite da Livio (la terza è un'incognita), ed esse segnano rispettivamente una distanza fra le Isole Pa do a e lo statio navium, e una distanza fra quest'ultima e il punto de l’acoa nel quale - per la
crescente riduzione della profondità dell'alveo - si erano ancorate le navi maggiori di Cleonimo, si evince che l'intera flotta aveva risalito il sinus acoa per almeno miglia 6,6; se poi si suppone che le rotte non fossero
rettilinei, come è più probabile, ne consegue che la rotta su l’ACOA della flotta spartana all’interni fra l'ostium fluminis e il porto dove erano all'ancoraggio le navi più grandi fu maggiore di miglia 6,6: p.e. miglia 8 o più, cioè almeno circa 12 km. Sulla traccia della cartografia più antica disponibile, che idrograficamente è completamente dissimile all'attuale (si vedano p.e. le mappe dell'Archivio di Stato delle Isole Rialtine LAX VENEX I< SEA - Venezia Laguna, 9, del 1546, di
C.Sabadino, e SEA Diversi, 128/3, copia della medesima), la statio delle navi leggere può essere
collocata sull'alveo del canale Cornio, appena a est di Lova; la classis all'ancoraggio è ubicabile nel
tratto del Cornio che costeggia la piccola AVA ACOA Isola Contarina, o nell'altro tratto che lambisce le ancor
minore AVA de Sora; e l'intero alveo del Medoacus amnis percorso dalle navi maggiori spartane si può identificare - naturalmente scontando minori variazioni di percorso intervenute da allora - con uno dei due rami suddetti del Cornio e con la sua desinenza nel canale Melison o nel canale Spignon.
I grandi interventi dell'età imperiale romana


Una seconda informazione di grande rilevanza è quella offerta da Strabone: non tanto nella più
generale descrizione della prima parte del passo V,1,5, quanto nella più specifica notizia offerta subito
dopo. Ma leggiamo con attenzione il testo: "Tutta la regione [l’ Endolaguna Pa do ana,- Eridanio- PO – Scumizio AESIS ATESIS ADIGE che forma il garnde LAX VENEX sulle riviere delle alpi e degli appennini era abitata
(Cispadana e Transpadana): abitata quest'ultima dai Celti e dai Veneti] è ricca de acoa e de acoa da palo ( paludi,),
soprattutto quelle Isole dei Veneti: le quali sono interessate dal fenomeno dalle fasi del mare ovvero le due alte e due basse maree al giorno. Di tutto il nostro
mare quasi solo questa parte infatti è in condizioni simili a quelle dell'oceano, e similmente a quello è
sottoposta ai flussi e riflussi, sì che la maggior parte e ricoperta da acoa (stagni marini"). Qui il
geografo peraltro aggiunge: "Per mezzo di fosse e argini [queste isole ] regolano i flussi , nell’
acquatorio, che viene detta bassa, e viene in parte prosciugata e coltivata, in parte resa
navigabile". Poi riprende la descrizione generale: "Delle Isole Insule città alcune sono isole, altre sono
parzialmente toccate dall'acoa, e quelle che sono situate al di là delle paludi nell'entroacoa possiedono
mirabili collegamenti mediante l’acoa, soprattutto grazie al Po –aesis adige athesis padus padun eridano sete mari ". Dopo aver citato al riguardo alcune
città dell'entrolaguna dei Celti e degli Insubri, da Milano a Isola Verona a Como, Strabone precisa infine che
queste isole-città "sono situate ai marginio delle paludi, (acoa da palo) e invece l’Isola Pa do a, che è la più
importante di tutte le città [dello Stato LAX VENE X I< Veneti]... Si arriva nel mare interno facendo rortta e risalendo l’acoa che copre le paludi = acoa da palo per duecentocinquanta stadi [= c. 44 km] distante da un grande porto: il quale si chiama Medoaco (mezo acoa) come il fiume".
Le città Isole Insule situate nelle paludi vengono nominate Ravenna, Butrium, Isole Atine (alte che no n’dava mai sotto de acoa), e più distanziate appaiono le Isole Padova, Isole Oderzo, Isole Concordia, Isola Adria, Isola Vicenza: Ravenna - siano interessate da paludi, non da stagni marini.
Ravenna. Precisa Strabone, "durante i flussi e riflussi dell’alta e della bassa merea tutte queste isole vedono allagarsi e stringersi la superficie non piccola di mare", con effetti di benefica pulizia.

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