IL TIRANNO DIONISIO
Dopo questa vittoria, Siracusa è la città più potente dell'isola; ma per la rivalità delle colonie greche, la Sicilia rischia di cadere in potere di uno straniero che da tanto tempo le ha messo gli occhi addosso: Cartagine.
Segesta e Selinunte sono di nuovo in lotta e, questa volta, la prima si rivolge per aiuti ai Cartaginesi (344 A. di R. - 410 a.C.), che sbarcano numerosi sull'isola e saccheggiano e distruggono Selinunte ed Imera. La ferocia degli Africani, che tutto al loro passaggio mettono a ferro e a fuoco, commuove Siracusa; in questa città affluiscono spaventati gli abitanti dei territori invasi, raccontando orribili episodi di stragi e di violenze; e inoltre affermano che il nemico non si accontenterà di ciò che ha già conquistato e sicuramente marcerà sulla ricca Siracusa. E' necessario quindi correre ai ripari.
Ma il governo è perplesso e l'esercito inoperoso. Di questo stato di cose approfitta un uomo furbo, audace, ambizioso, di nome DIONISIO, il quale fa credere al popolo che i capi dell'esercito hanno intenzione di cedere la città al nemico. La plebe si solleva e Dionisio, è a furor di popolo nominato capo delle milizie. Poco dopo anche il governo cade nelle sue mani e Dionisio, anziché rivolgere le cure alla guerra contro gli invasori, si preoccupa solo di rafforzare la sua posizione, raduna intorno a sé schiere prezzolate e usa il braccio di ferro sui più influenti cittadini, esautorandoli dalle più importanti cariche.
Questa sua condotta provoca un ammutinamento dell'esercito, che, assalito il palazzo del suo capo, ne uccise la moglie; ma Dionisio con le sue schiere prezzolate, seppe domare la rivolta, poi rivolse la sua attenzione alla guerra contro i Cartaginesi e fu così abile nello sconfiggerli, che riuscì perfino a farsi restituire o a recuperare tutto ciò che avevano saccheggiato.
Ma ben presto a Siracusa torna a scoppiare una rivolta, ma di nuovo Dionisio riesce a reprimerla con tutta la ferocia delle milizie che sono ai suoi ordini.
Poi mosso da uno sfrenato desiderio di potenza, assoggetta Catana, Etna e Nasso e, poiché i Cartaginesi sono ritornati minacciosi, Dionisio raduna un esercito di ottantamila fanti e tremila cavalieri ed una flotta di trecentocinquanta navigli. Ma superiori di numero sono le forze nemiche: trecentomila soldati e quattrocento navi.
La guerra si svolge accanita ma con alterna vicenda, ma alla fine fu il numero a vincere: nelle acque di Catana la flotta di Dionisio è distrutta e Siracusa, investita da tutte le navi di Cartagine, sta per capitolare.
Ma accadono due fatti; il primo è una provvidenziale peste che, improvvisamente scoppia fra i nemici, che ne diminuisce sensibilmente le forze e terrorizza demoralizzando le stesse; il secondo è il tempestivo aiuto di una flotta giunta da Sparta. Le due cose salvano Siracusa ed allontanano i Cartaginesi.
La guerra non tarda ad essere ripresa; segue prima un periodo di conflitti tra Siracusa e Cartagine, durante il quale l'una e l'altra ottengono vittorie e subiscono sconfitte.
Ma DIONISIO non pensa solamente a fiaccare i Cartaginesi e a cacciarli dalla Sicilia. Le sue mire vanno oltre l'Isola: nel Tirreno vuole far cessare l'egemonia etrusca, vuole insignorirsi delle colonie greche dell'Italia meridionale e concepisce perfino l'ambizioso progetto di assoggettare la Grecia.
Agli Etruschi, infatti, non concede un momento di tregua; riesce a cacciarli dalle coste illiriche ed italiche dell'Adriatico e invia colonie ad Ancona, a Numana ed Hatria (Adria) e nelle isole di Lisso e di Issa; dalla parte del Tirreno espugna, nel 369 a.C. la florida città di Pirgi.
Maggiore accanimento mette nell'attuare il disegno di conquista delle colonie della Magna Grecia. E prima fra tutte è Reggio a subire i fieri colpi di Dionisio, che si presenta
con centoventi navi davanti la città e, non riuscendo a costringerla alla resa per l'eroica difesa degli abitanti, capitanati da ELORI, ne saccheggia e devasta il territorio.
Contro il tiranno siracusano si schierano quasi tutte le città greche, ma DIONISIO, con accorta politica, riesce a tirare dalla sua parte Locri e i Lucani. Mentre lui torna ad assalire Reggio, i Lucani sconfiggono l'esercito che difende TURIO. Reggio seguita a resistere; la guerra si estende a Caulonia e Crotone che affidano ad ELORI un forte esercito.
La sorte favorisce Dionisio: l'esercito nemico cade in un'imboscata, Elori resta ucciso con un gran numero di combattenti e diecimila soldati sono fatti prigionieri.
La vittoria è schiacciante, decisiva, e molte città cadono sotto il dominio del tiranno; poco dopo pure Reggio, dopo un'eroica resistenza, si arrende per fame e Caulonia dopo aver subito la stessa sorte, per punizione è rasa al suolo.
Il terzo e più arduo disegno, la conquista della Grecia, forse sarebbe rimasto solo un desiderio, anche se lui fosse vissuto più a lungo. Ma la morte lo coglie nell'anno 367 a.C., e con la sua morte non poche città della terraferma, che erano finite sottomesse alla Sicilia, riacquistano la loro libertà
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