Il Paleolitico Medio nell'Italia settentrionale
46.000 40.000
Il Paleolitico Medio è ben documentato soprattutto al Riparo Tagliente in Val pantana e nella Grotta di Fumane, in provincia di Verona, ed in alcune grotte dei Colli Berici, in particolare le grotte del Broione di S. Berardino.( Reperti antropici della grotta del Brojon ( Vicenza ) sono datati tra i 46.000 e 40.000 anni fa.
I resti umani finora rinvenuti e attribuibili all'uomo di Neanderthal sono molto scarsi e si limitano per lo più a denti (Fumane nei Lessini, S. Bernardino nei Berici, Monfera presso Borgosesia) e frammenti della teca cranica (Monfenera).
Soltanto alla Caverna delle Fate presso finale ligure sono stati rinvenuti più consistenti resti del cranio e due mandibole.
I resti faunistici scoperti in associazione a industrie litiche musteriane del Paleolitico Medio in alcuni siti del Veneto dimostrano che l'uomo di Neanderthal cacciava soprattutto lo stambecco, il camoscio, l'orso e il mammuth.
Il Paleolitico Medio nella regione benacense Mincio Secia Panaro Po Tion Tartaro menago
Ritrovamenti del Paleolitico Inferiore e Medio non mancano nel territorio bresciano, come ad es. a Monte Rotondo (Montichiari), sul cordone morenico più esterno - morena di Carpenedolo - risalenti al Pleistocene medio.
A Castenedolo manufatti del Paleolitico Medio e Superiore sono stati raccolti nei depositi di loess tardo pleistocenici, che ricoprono ghiaie fluvioglaciali fortemente pedogenizzate. A Ciliverghe un'industria litica musteriana è stata rinvenuta nella copertura loessica tardo pleistocenica e può essere attribuita al Würm antico. Manufatti ascrivibili al Paleolitico Inferiore e soprattutto Medio sono stati rinvenuti sul Monte Baldo, a quote superiori ai 1110m, nelle zone cioè che non hanno subito l'azione di erosione e distruzione da parte dei ghiacciai durante la grande espansione glaciale Würmiana. È possibile, quindi, che i manufatti di Bornade e di Monte Gabbione, conservati nel Museo, provengano da paleosuperfici pleistoceniche erose e distrutte dal ghiacciaio Würmiano.
La classificazione degli strumenti è una miscela di denominazioni convenzionali, in parte funzionali in parte puramente morfologiche. In realtà non sappiamo con precisione l'uso effettivo a cui erano destinati gli strumenti di pietra scheggiata. Si è sempre supposto che venissero utilizzati per tagliare la carne, confezionare le pelli e lavorare il legno. Gli studi sul significato funzionale delle microtracce d'usura hanno confermato questi diversi usi, ma non sempre in conformità alle denominazioni adottate dagli archeologi per gli strumenti. Le azioni più frequentemente evidenziate sono quelle di decorticazione, piallatura, lisciatura e sagomatura del legno e di taglio, scarnificazione e raschiamento delle pelli.
Le classificazioni comunemente impiegate per gli strumenti del Paleolitico Medio e Superiore, per il Mesolitico e poi anche il Neolitico e in parte l'età del Rame e del Bronzo, comprendono alcune famiglie e gruppi tipologici denominati: bulini, grattatoi, lame a dorso, punte a dorso, troncature, dorsi e troncature, becchi o perforatori, armature geometriche, punte foliate, raschiatoi foliati, punte, raschiatoi, denticolati, pezzi scagliati.
60.000 30.000
Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco Grezzana Vr)
I depositi documentano, due cicli di frequentazione antropica, durante i quali il sito è stato ripetutamente rioccupato: uno più antico, da circa 60.000 a circa 30.000 anni or sono , industrie musteriane ed aurignaziane anni fa la Grotta Paina (Mossano) e grotta a Fumane (Lessini ) reperti antropici attribuibili ad una età di 38..000 anni fa, furono riparo per gli abitanti della regione , fino a lambire le Isole sparse planiziali abitate da Alci, cervi, , da crnicori come l’orso delle caverne, , il leone e la Jena. Sono di questo periodo anche le più antiche sculture antropiche dette le “Veneri del Paleolitico”, statuette che riproducono il corpo femminile , esagerandone gli attributi sessuali, sicuramente propiziatori della fecondità.
“Le Veneri del Paleolitico sono state rinvenute in molte comunità in Europa , come quella di Willendorf in Austria e nei paleoalvei Panaro a Savignano (Modena.)
100.000 A.C. 15.000 ultima glaciazione
70.000 A.C.
60.000 A.C.
Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco Grezzana Vr)
I depositi documentano, due cicli di frequentazione antropica, durante i quali il sito è stato ripetutamente rioccupato: uno più antico, da circa 60.000 a circa 30.000 anni or sono , industrie musteriane ed aurignaziane; uno più recentedelle durata di circa 3 millenni, alla fine del Paleolitico superiore, con industrie epigravettiane finali. A quest'ultima fase appartengono strutture d'abitato in eccellente stato di conservazione, una sepoltura ed alcune opere d'arte: il sito, perciò, è di fondamentale importanza per la conoscenza del Paleolitico medio e della fase finale del Paleolitico superiore. Le ricerche in questo grande giacimento si possono ritenere, data la sua estensione, ancora in fase esplorativa: infatti gli scavi hanno sinora intaccato solo una piccola parte dei depositi.
46.000 A.C. LA GROTTA DEL BROJON VICENZA
45.000 A.C LO SCIAMANO A FUMANE ( GRAFFITTO) L’UOMO SVILUPPA IL LINGUAGGIO SIMBOLICO, VIVE IN TRIBU’
40.000 A.C LA GROTTA DEL BROJON VICENZA
38.000 A.C.
Il Proto aurignaciano in Val Padana tra le Alpi e gli Appennini
36.800 34.200
Il Protoaurignaciano è ben documentato nella Grotta di Fumane ( dove sono stati soperti frammenti di pietra staccatisi dal soffitto che sono tra i più antichi reperti di arte paleolitica del mondo. Simboli magici religiosi , propiziatori di eventi come la caccia che comportava numerosi rischi e pericoli per il clan) , nei Lessini (VR), con un'importante serie stratigrafica che si sovrappone al Musetriano finale e che è stata datata per mezzo del C14 tra 36.800 e 34.200 da oggi. Come ha osservato A. Broglio, passando dal livello A4 a quello A3 avviene un cambiamento culturale molto radicale: scompare l'industria litica musteriana e fanno la loro comparsa nuove strutture d'abitato, come buche di palo e focolari ben strutturati, le indistrie su lama, la lavorazione dell'osso, oggetto ornamentali quali conchiglie di origine mediterranea forate per la sospensione e manufatti decorati come costole di erbivori con sequenze di tacche.Recentissima è la scoperta di alcune schegge di pietra, staccatesi dalla volta, dipinte con ocra rossa, su due delle quali è leggibilie ancora l'immagine di una figura umana e di un animale.
Complessi aurignaciani classici sono presenti sempre a Fumane, nei livelli superiori della sequenza (D3), al Monte Avena in provincia di Belluno, alla Bagaggera in comune di Rovagnate (Lecco).
PALEOLITICO SUPERIORE
35.000 A.C.
Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco )VR
FINE ETA’ FREDDA
CLIMA ODIERNO
PALEOLITICO SUPERIORE
DELLA PIETRA GREZZA DURO’ 30.000 ANNI
35.000 32.000 anni fa
Alberto Broglio dell’Università di Ferrara racconta
una sensazionale scoperta: le pitture rupestri più antiche d’EuropaSono in Veneto le radici dell’uomo moderno
di Elena Percivaldi
Le pitture rupestri più antiche d’Europa non sono né ad Altamira, in Spagna, né a Lascaux. Sono venete, venetissime, e si trovano nella grotta di Fumane, sui Monti Lessini, tra la Val d’Adige e la Valle del Chiampo, in provincia di Verona. La sensazionale scoperta è stata resa nota qualche giorno fa dal professor Alberto Broglio dell’Università di Ferrara: mentre con un’équipe di studiosi stava ripulendo la superficie di un’area abitata della grotta, accanto alla zona dove sorgeva il focolare si sono imbattuti in quattro pietre che recavano tracce di ocra rossa. Si erano staccate dalla grotta in un’età imprecisata. Dopo la ripulitura, ecco il miracolo: spuntano quattro zampe, un corpo e una testa. È un animale dipinto. Quando? Tra i 35mila e i 32mila anni fa, quando la zona era abitata dai primi esemplari degli uomini moderni.
L’autore delle pitture è un Homo Sapiens sapiens, il nostro diretto antenato, di cui la grotta è uno dei primi insediamenti che si conoscano in Europa. Un’epoca, quella, in cui imperversava ancora l’uomo di Neandertal, specie “cugina” del sapiens, da quest’ultima appunto soppiantata. Abbiamo chiesto al professor Broglio di parlarci di questa scoperta, che potrebbe farci riscrivere una parte consistente della nostra storia. Quella delle nostre origini.
La scoperta di pino cembro a Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco ) nei livelli del paleolitico superiore è un’altro dato che conferma la presenza di questa specie a bassa quota durante il Tardiglaciale. Infatti, nonostante il fatto che pollini di pino cembro siano stati trovati in molti depositi tardiglaciali, la possibile presenza di questa specie a bassa quota non è mai stata presa seriamente in considerazione
Le analisi antracologiche hanno mostrato una grande quantità di carboni di conifere appartenenti a Larix decidua (larice), Pinus cembra (pino cembro) e Pinus sylvestris/mugoTra i carboni analizzati solo pochi frammenti appartengono a latifoglie. Sono stati determinati i generi Betula (betulla), Rhamnus e Prunus, i quali sono già stati rinvenuti in piccola percentuale in altri siti paleolitici del Nord Italia.
Alcuni dei carboni proveninti da Riparo Tagliente si identificano come Pinus cembra. Questi carboni si trovano in due livelli epigravettiani (liv. 14 e liv.12), nei quali si rinvengono anche numerosi carboni di larice e pochi carboni attribuibili a Pinus sylv./mugo. Gli ultimi livelli epigravettiani di Riparo Tagliente sono stati contrassegnati con il numero 10 ed una lettera (10a, 10b, ecc.). Tali livelli mostrano un incremento dei carboni di Pinus silv./mugo ma ci sono di nuovo parecchi carboni di larice.
Il deposito archeologico di Riparo Tagliente contiene materiali attribuibili a culture musteriane, aurignaziane ed epigravettiane. Questo articolo riguarda solo i livelli epigravettiani di Riparo tagliente, in quanto i livelli più bassi non sono ancora stati scavati.
Il sito di Riparo Tagliente (comune di Grezzana,Verona), scoperto nel 1958 da F. Tagliente, si trova sul versante destro della Valpantena, a 250 m s.l.m. Le ricerche iniziali (1962-64), a cura del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, furono condotte da F. Mezzena sotto la direzione di Francesco Zorzi e A. Pasa. In seguito, gli scavi vennero ripresi nel 1967 da parte dell'Università di Ferrara sotto la direzione inizialmente del prof. P. Leonardi, successivamente del prof. A. Broglio, attualmente del prof. A. Guerreschi .
La storia di Riparo Tagliente è complessa. Il sito sembra essere stato abbandonato alla fine del Tardoglaciale würmiano. Il disboscamento successivo dei versanti favorì il dilavamento degli stessi ed i depositi situati alla base vennero ricoperti da materiale argilloso. Questo ricoprimento fece scomparire quasi totalmente il riparo tanto che ne rimase una fessura tra il soffitto del riparo ed i depositi, sufficiente perché, durante il Medioevo, il riparo venisse individuato e vi venisse scavato un vano, a carico principalmente dei depositi epigravettiani e, in parte, anche di quelli musteriani.
L'unità stratigrafica superiore è separata dall'altra da una superficie di erosione torrentizia e da un banco di ghiaie. Essa ha spessore irregolare, minore nella parte interna e maggiore all'esterno, sia per la presenza di una scarpata erosiva sia per un voluto maggior accumulo antropico. All'esterno la parte basale della sequenza epigravettiana (tagli 18-15) è costituita da una breccia grossolana in matrice loessica; le analisi indicano una vegetazione di ambiente arido freddo. Seguono depositi formati da clasti in matrice loessica (tagli 14-5), fortemente antropizzati, mentre si va affermando una vegetazione di ambiente temperato, caratterizzato da una prateria arborata a conifere e a caducifoglie. Tenendo conto anche delle datazioni radiometriche che vanno dal 13.430±180 BP (tagli 15-16) al 12.040±170 BP (tagli 8-10) la serie epigravettiana di Riparo Tagliente è riferibile al Tardiglaciale würmiano.
dal 28.000 27.000
Dalla fine dell'interpleniglaciale (28.000-27.000 da oggi) fino all'apice del clima freddo nel secondo pleniglaciale Würmiano (22.000-20.000 da oggi) si diffondono in Europa i complessi Gravettiani. Tra le Alpi e gli Appennini Val Padana PALO AVO PO sono stati individuati pochi siti di quest'epoca, probabilmente bivacchi dei cacciatori che nei mesi estivi si spingevano dino a verso le zone perigliaciali. L'incrudimento climatico e la massima avanzata dei ghiacciai alpini deve aver fatto arretrare verso sud il popolamento umano.dal 22.000 20.000
dal 18.000 10.000 a.C.
Addomesticano gli animali, come il cane, le capre, le pecore, il bue, il maiale. Tessitura con trama e ordito dei telai verticali, scoperta della semina e del raccolto.Riproduzione controllata, le pecore separate dall’ariete.
dal 16.000 anni a.C. (15.000 BP in cronologia non calibrata),
Il tardiglaciale e l'EpigravettianoL'Epigravettiano Tra le Alpi e Appennini Valpadana.
L'Epigravettiano è attestato dai numerosi siti, appartenenti alle fasi evolute e finali, nei Monti Lessini, lungo i PALO AVI Adige - AESIS - ATHESIS - dalla Val Lagarina fino al Trentino-Alto Adige, nell'altopiano Asiago, nell'altopiano Folgaria (VI), nella valle del Cismon nel Bellunese, nell'altopiano di Piancavallo (PN), nel riparo di Biarzo lungo il Natisone. In provincia di Brescia è noto a Cividate Camumo e a Paitone. I siti archeologici più importanti per lo studio dell'Epigravettiano sono il
Riparo Tagliente nei Lessini, il Riparo Villabruna nella valle del Cismon, il Riparo di Biarzo nel Friuli.
Durante il tardiglaciale i cacciatori epigravettiani hanno colonizzato L'ENDOLAGUNA PLANIZIALE AL PIE' DELLE ALPI e si sono spinti fino alle alte quote inseguendo la loro preda preferita, lo stambecco. All'inizio del tardigliaciale lo stambecco e il camoscio erano presenti negli ambienti a prateria e pLANIZIALE ai margini della ARCIPELAGO ENDOLAGUNARE delle Prealpi. Con i profondi cambiamenti ambientali innescati dalla deglaciazione si diffuse nell' ARCIPELAGO ISOLANO ENDOLAGUNARE PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON MENAGO ADIGE EDRON SOTTO LE prealpi e LE Alpi la vegetazione arborea, insieme ad animali come i cervi, i caprioli e i cinghiali, mentre gli stambecchi dal fondovalle si ritirarono nelle aree montane. Durante i mesi estivi gli epigravettiani DALLE ISOLE SPARSE NELL'ENDOLAGUNA PLANIZIALE MIGRAVANO sugli altopiani e nei territori montani, fino al limite tra la vegetazione arborea e la prateria, a quell'epoca intorno a 1.550 m di quota, per dare la caccia agli stambecchi.Nel successivo tardigliaciale, a partire
da circa 16.000 anni a.C. (15.000 BP in cronologia non calibrata),
il ritiro delle fronti dei ghiacciai è stato molto rapido lungo il versante meridionale delle Alpi (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ) e la regressione dei grandi ghiacciai all'interno di tutte le vallate dell'arco alpino ha consentito il ripopolamento della vegetazione e della fauna e anche dell'uomo.Il tardiglaciale è scandito da fasi fredde (Dryas I, II, III) e da interstadiali temperati (pre-Bölling, Böolling, Ållerod), durante i quali di alternano rispettivamente clima freddo, arido, steppe, praterie alpine con scarsa vegetazione arborea, specie montane come lo stambecco e l'alce, e clima tempreato, umido, riforestazione e comparsa di specie termofile come il cervo, il capriolo e il cinghiale.
In questi millenni, mentre nell'Europa occidentale si sviluppano le culture soluterana prima e maddaleniana poi, a sud delle Alpi (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ) e in tutto l'ambito mediterraneo prosegue la tradizione gravettiana con complessi di industrie litiche che vengono denominate Epigravettiano.
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