ACOA BOSCO
Eridano Aesis Padus Padum, bellissima acqua
vostra Ostilia è foce
presso Eneo, nei sete mari tranquilli,
LAX VENE XI< delle Isole Sparse
…
ti frequentano molte fanciulle;
e tu sei gioia per le mani delicate
lungo le cosce belle. Sono immerse
dalla tua acqua divina che è come unguento
vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv
Eau e bois divine
Eridanus Aesis Padus Padum, votre belle eau,
Ostilia est la bouche
Eneo à la sept mer calme,
LAX XI< VEINES <îles clairsemées
...
J'assiste de nombreuses jeunes filles;
et vous êtes la joie de ses mains délicates
belles longues jambes. Devenir immergés
à partir de votre eau qui est aussi divine pommade
vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv
ACOA BOSCO
Eridan Aesis Padus Padum,Menago Tartaro acoa bela assè
vostra Ostia finise
vizin a Eneo, nei sete mari con do alte e do basse maree,
LAX VENE XI< de le Isole Sparse Spampinè Sparte Spartie
…
ti ven a catar tante butelote;
e ti te si el godar par le man delicate
lungo le ciape bele. I'è drento ficà
a la to acoa sacra - sagra che I'è come l'oio profumà.
RENATO DE PAOLI IN ARTE RE NATO A SPARE'.
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venerdì 30 luglio 2010
giovedì 29 luglio 2010
Casca zò l'ora.
Re Nato De Paoli Grazie e
Precipita l'ora. O bocca rosea,
schiuditi o fior de l'anima ,
o fior del desiderio , apri i tuoi calici:
o care braccia apritevi.
· Mi piace
· Re Nato De Paoli
Casca zò l'ora. O boca rosea,
verzete o fior de l'anima,
o fior de l'averghe oia, verzi el to bicer:
o cari brazi verzive.
Precipita l'ora. O bocca rosea,
schiuditi o fior de l'anima ,
o fior del desiderio , apri i tuoi calici:
o care braccia apritevi.
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· Re Nato De Paoli
Casca zò l'ora. O boca rosea,
verzete o fior de l'anima,
o fior de l'averghe oia, verzi el to bicer:
o cari brazi verzive.
RUIT HORA
Mireille Vezzoni Che vuole dire "RUIT HORA" ?
· Re Nato De Paoli L'ora precipita , il tempo fugge. Perchè è galantuomo , e un galantuomo non può intrattenersi con un mondo scellerato come il nostro. Detto latino.
· Mi piaceNon mi piace più · Re Nato De Paoli L'ora la casca zò, el tempo scapa via. Parchè l'è un galantomo, e un galantomo nol pol consumar el so tempo con un mondo sempio come le nostro. Dito latin
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· Re Nato De Paoli L'ora precipita , il tempo fugge. Perchè è galantuomo , e un galantuomo non può intrattenersi con un mondo scellerato come il nostro. Detto latino.
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venerdì 23 luglio 2010
1797
Profilo Facebook di Renato de Paoli
1797
MMMMMMMM
REPUBLICA VENETA
schiza sus to stramboto par vedar la geografia
http://www.spazioforum.net/forum/index.php?s=4574b123e7099cf52545dcc626ba7964&showtopic=26826
MMMMMMMMMM
Il 7 gennaio 1797 il tricolore bianco, rosso e verde, Napoleonico del Francese Invasore diventa la bandiera della "così detta")neoinventata Repubblica Cispadana ( http://zappedia.com/dettagli/Repubblica%20Cispadana ) (La Repubblica Veneta è ancora in vita e non partecipa a questi eventi) nata sull’onda delle necesità di Napoleone di trovare alleati diffondendo l'ideologia giacobina per le aspettative d’uguaglianza e di libertà disseminate in Europa dalla Rivoluzione Francese. Il Congresso della Repubblica Cispadana,(Governo fantoccio in mano di Napoleone e la Francia) riunito in seduta plenaria a Reggio Emilia, sceglie la bandiera “tricolore, verde, rossa e bianca” come “insegna di sovranità” su proposta di Giuseppe Compagnoni di Lugo, deputato per il collegio di Ferrara (Legazione Pontificia). La comunicazione ufficiale, datata 28 gennaio 1797 e firmata dai segretari Masi, Barizzini, Sacchetti e Remondini così recita: «Cittadini, nella seduta in Reggio del giorno 7 gennaio corrente il Congresso decretò: 1° Che lo stemma della Repubblica Cispadana sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo stemma della sovranità (sovranità di chi? Non certo nella Repubblica Veneta di San Marco che ha come bandiera il leone di San Marco). 2° Che sia universale (questo lo vuole Napoleone e i Francesi) lo Stendardo e la Bandiera Cispadana di tre colori, verde, bianco e rosso, col turcasso. 3° Che li predetti tre colori si usino nella coccarda Cispadana (a mò dei giacobini Francesi) da portarsi da tutti. 4° Che alla testa di tutti gli Atti pubblici si ponga l’intestatura “Repubblica Cispadana una ed indivisibile”... (fantoccio di Francia e Napoleone n.d.r.)» Il turcasso, cui fa riferimento l’editto come simbolo della Repubblica, è un faretra contenente quattro frecce, a simboleggiare i quattro governi federati di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, ma con lo spazio per le altre che si sarebbero dovute aggiungere («...un turcasso con quattro freccie e con li forami per le altre, ciò che dinota il desiderio di un’unione più estesa...») secondo quanto approvato dal Congresso di Reggio Emilia il 6 gennaio 1797 su proposta del deputato Aldrovandi. A onor del vero il tricolore era già stato adottato qualche mese prima nel simbolo dei combattenti italiani della Legione Lombarda e quella Italica, con l’autorizzazione di Napoleone, ma con la decisione della Repubblica Cispadana esso diventa per la prima volta bandiera ed emblema dello staterello fantotoccio. In esso si confondono le aspettative di democrazia, d’indipendenza e di unità dei patrioti italioti e la furbizia e l'astuzia del Francese Generale Napoleone, tanto che qualche mese viene fatta adottare anche ai governi giacobni democratizzati sotto i Francesi e tolte alla Repubblica Serenissima le città di Bergamo e Brescia, e successivamente dalla Repubblica Cisalpina.
MMMMMMMMMMMMMMMMMMM
FEBBRAIO 1797
Febbraio 1797
INTANTO NELLA REPUBBLICA VENETA NEUTRALE SI COMBATTEVANO DUE ESERCITI, QUELLO FRANCESE E QUELLO IMPERIARIALE DEGLI ASBURGO E RIFERISCE OTTAVIA NEGRI VELO..
Fece il General Alvinzi, (ASBURGO) l'ultimo sforzo improvvisamente a Rivoli (VERONESE NDR). Il General Provera (FRANCESE) arrivò arditamente e pericolosamente fin sotto Mantova (TENUTA DAGLI ASBURGICI E CHE AVEVA RESISTITO A BEN TRE ASSALTI FRANCESI NDR), e il General (MASSENA FRANCESE ?).... con 3 milla uomini a Caldiero, fu di niuna utilità. Il colpo del General Alvinzi (ASBURGO) fu improvviso e da uomo disperato e quasi valevole, mentre gli Austriaci avevano perfettamente colto in mezzo i Francesi, ma per una di quelle cose inconcepibili, il genio e i ripieghi di Bonaparte, la sua immensa attività attrasse a sé la vittoria. Battè completamente Alvinzi,(ASBURGO) da lui chiamato Monsieur, e mai Generale, mandò verso Mantova dei pronti soccorsi che invilupparono Provera, fece un furor di prigionieri, e indusse Würmser (ASBURGICO) a capitolare. Mantova si rese con delle suficienti condizioni alli 3 di Febraro 1797.
SCHIZA SU STO STRAMBOTO
http://digilander.libero.it/ottavianegrivelo/1797uno.htm
Il sommo pontefice Pio VI ha perso Ferrara e Bologna, chiede aiuto all’Impero Asburgico e gli viene dato un General in Capo , il
general Collis,
ma mentre era a Roma per organizzar le truppe
due divisioni di Francesi (20.000 uomini) andarono a verso Faenza e poi Bologna.
VVVVVVVVVV
Dopo Bonaparte, ritornò in Romagna, da dove erasi sul momento spiccato, per le mosse di Alvinzi, e fece al solito diffinitiva la pace col Papa, il quale dimostrò sempre d'esser uno dei sovrani più avveduti e coraggiosi, ma le forze mancavano e il raggiro era all'ordine del giorno. Il Re di Napoli facendo la sua pace separata, abbandonò miseramente e traditoriamente gl'interessi del Papa, e forse i suoi propri.
A tali strepitosi, e complicati avvenimenti, era stupida l'infelice Italia, e già prevenendo un funesto destino non sapeva, che tacitamente argomentarlo, né niente fare per ovviarlo.
L' Imperatore ad onta di tanti discapiti in Italia elettrizzato dai vantaggi sul Reno decisivi, quantunque sempre sul proprio, conservava la sua costanza inamovibile di continuare la guerra, per cui tutti i troni gli dovranno o l'esistenza, o la destruzione, incitata e sostenuta dagli Inglesi, pensò dunque che il bravo e unico valoroso Principe Arciduca Carlo, passasse dal Reno a comandare l'armata d'Italia, con alcuni suoi valorosi battaglioni per impedire ai Francesi l'occupazione dell'interno della Germania. Ma esso trovò gli affari d'Italia in molto peggior stato di quelli che aveva trovato dapprincipio sul Reno. Bonaparte a questi indizi partì verso la Piave e si rimarcò, passando da Vicenza, che non volle vedere il Publico Veneto Rapresentante, ma solo i deputati della città, per ringraziarli delle cure, per approviggionare i suoi soldati, assicurandoli, che questa sarebbe l'ultima volta che avrebbe avuti tanti disturbi. S'incamminò esso sino nel seno della Germania, per cercarvi, come diceva, la pace. L'Arciduca framettendo poche resistenze, si ritirò sempre sino a sole 40 leghe distante da Vienna. Ivi non si sa se per battaglie, o per posizione, o per maneggi, o altro, certo è che questo punto è stato sempre coperto da un gran mistero, quanto nei Francesi quanto nei Tedeschi: si conchiuse certamente quando meno si credeva la Pace a Leoben ai 17 d'Aprile 1797, cui si volle in seguito chiamare i Preliminari di Pace di Leoben.
Che faceva lo Stato Veneto in queste critiche contingenze? Io non ho colori onde dipingere, a onor del vero, un tal evento, mi attenirò solo all'universalità dei discorsi.
Erano 9 Mesi che le Armate Belligeranti, affliggevano il Veneto Territorio. L'esaurimento dell'Erario publico, la niuna lusinga di venire indennizzati dalle Armate, faceva fare dei passi al Governo non troppo concilianti e confortanti per la misera e tradita terraferma, derivanti però, com'essi dicevano da una reale impotenza. Eranoo dunque ridotte queste sudite Città a supplire a se stesse e a proprie spese a tutto, restando intatti, com'essi dicevano, i pubblici pesi a loro dovuti.
In mezzo a tali lagrimevoli dibattimenti, fra il Sudito e il Principe, Bergamo impensatamente, scosse il giogo Veneto e con 50 Bergamaschi andò ad assistere la rivoluzione di Brescia.
Sbalordito il Governo, spedì Provveditori in Terraferma e mandò a Gorizia l'ottimo Procurator Pesaro dal General Bonaparte, per intendere, com'erano le cose. Questo soggetto per i suoi principi non parve opportuno a tal affare. Ma già Bonaparte avrebbe dato a ognuno l'istessa risposta, ed è ch'egli non aveva alcun sentore di queste novità, che consigliava Venezia, di non tenere ristretta la sua sollecitudine alle sue sole lagune, e che mandasse pure della Truppa per ammansare gl'insorgenti, ed a riacquistare le sue Provincie.
per proseguire la lettura di OTTAVIA NEGRI VELO (A cura di Mirto Sardo schiza su sto stramboto)
http://digilander.libero.it/ottavianegrivelo/1797uno.htm
16 MAGGIO 1797
CONDANNATO A MORTE E FUCILATO da un illegittimo e invasore tribunale militare francese CONTE FRANCESCO EMELEJ (121) A Verona
CONDANNATO A MORTE E FUCILATO da un illegittimo e invasore tribunale militare francese AUGUSTO VERITA’ (122) A Verona
CONDANNATO A MORTE E FUCILATO da un illegittimo e invasore tribunale militare francese GIO:BATTISTA MALENZA (123)a Verona
Da un tribunale militare di guerra(una guerra non dichiarata, contro una nazione sovrana REPVBLICA VENEXIA (ISOLE SPAMPINE'), neutrale. (scancelà)
14 GIUGNO 1797 *** 26 PratELe Anno V
ROBA' LA MARINA ALA REPVBLICA VENEXIA ISOLE SPAMPINE' CITTA' STATO - GRANDA EDOLAGUNA. (NA FLOTA TANTO TEMUA') VANTO VENEXIA. (LA ZAXA DEI INGLESI - I'OCI DE VIENA - EL SOGNO DE MOSCA - EL CORTEL DE PARIGI - LA FURBIZIA DE MADRID - )
NAVI E MARINA NOSTRA REPUBLICA VENEXA
http://www.youtube.com/watch?v=zc5XJxHrQjA
http://www.youtube.com/watch?v=p-Pzhw9kuNg&feature=related
PORTI VENEXIA NAVI E MARINA NOSTRA MINISTRO DELLA MARINA REPUBLICA VENEXA
http://www.youtube.com/watch?v=8EP8rgE4vwM&feature=related
14 GIUGNO 1797 *** 26 PratELe Anno V
http://www.youtube.com/watch?v=QITnoC-3gk0&feature=related - A FOZZATO - ROBA TOLTA VA DEOLTA - SCRIVE FORTE E CIARO LE ISOLE SPAMPINE' - DOPO LA PLENIXUDE POTESTATIS ANCA STO QUA' CIAVA E ROBA ALE ISOLE LA SO ROBA. MA LE MEMORIA LONGA DEI VENXI NO SE DESMENTEGARA'. COME CLEMONIO PRESTO ANCA STI PARUCONI LA STORIA GHE RENDARA' QUEL CHE I'A' SOMENA.
Napoleone Bonaparte si è violentemente impossessato dell'intera flotta mELitare della Repubblica VENETA, ancora forte di
- 10 NAVI di linea da 70 cannoni
- 11 NAVI di linea da 66 cannoni
- 1 NAVI di linea da 55 cannoni
- 13 fregate da 42 e 44 cannoni
- 2 fregate da 32 cannoni
- 3 brick da 10 cannoni
- 2 cotter da 10 cannoni
- 1 goletta da 16 cannoni
- 1 bombarda da 5 cannoni
- 16 cannoniere con un pezzo da 40 e 4 da 6
- 31 obusiere con 2 obici da 40 e 4 pezzi da 6
- 10 galleggianti con 2 cannoni da 30
- 1 batteria galleggiante con 7 pezzi da 50 sul perno
- 40 passi armati con un pezzo da 20 e 4 da 6
- 23 galere
- 7 galeotte da 30 a 40 remi
- 7 sciambecchi
- 5 feluche
NAVI VENEXIA REPUBLICA - NAVIGADORI NO CONTADINI COME NA RIDOTO I FRANCESI , I'NGLESI, I'ASBURGO , I SAVOIA E STI ALTRI ULTIMI.
http://www.youtube.com/watch?v=sFzC8jijzGs&feature=related
per un totale di 184 barche da guerra. Di essi, piace qui ricordare i bastimenti varati nell'Arsenale di Venezia, rapinati od estorti dall'imputato e suoi correi dopo EL 16 maggio 1797, i vascelli di primo rango Eolo, San Giorgio, Vulcano e Medea, EL vascello di secondo rango Fama, le fregate leggere Palma, Bellona, Medusa e Cerere e la fregata grossa Gloria Veneta. Questa la vera e propria flotta.
Ma solamente a difesa della laguna di Venezia vi erano 37 NAVI tra galere, sciambecchi, galeotte e feluche ed oltre 168 tra barche, cannoniere, obusiere, passi galleggianti, bragozzi e piedighi, per un totale di ben 205 imbarcazioni da difesa.
Inoltre, l'occupante trafugò, varandoli o finendo di allestirli, i seguenti legni veneziani costruiti dalla Repubblica in Arsenale, da subito gallicamente battezzati:
- vascello di 1° rango La Harpe,
- vascelli di 2° rango Stingel e Beraud
- fregate Carrier e Muiron.
SAN PIEROTA MASCARETA GONDOLE - UNICO SCAFO ASIMMETRICO - QUEL CHE NE RESTA'
http://www.youtube.com/watch?v=ZDqiK6wETDQ
IL BUCINTORO BRUSA' DAI FRANCESI, PAR CONTO DEI INGLESI E ASBURGO, PARCHE' I VENEXI NO I GA PIU' DA NAVIGAR ( NA CONVENZION FRANCESE SPAGNOLA INGELESE ROMANA RUSSA E AUSTRIACA IMPEDISE CHE SE RICIAPEMO LA NOSTRA STORIA - VENEXIA COME CARTAGINE - COME EL TIBET -
http://www.youtube.com/user/veniceboats
ACUA DOLCE LA NOSTRA ORIGINE NO QUELA SALA' .
GONDOLA DE CASATA GUGHENAIM
http://www.youtube.com/watch?v=BVBSmXA6FgU&feature=related
1797 GIUGNO REPUBLICA VENEXIA
Dalle vecchie sale d'armi dell'Arsenale furono asportate armi sufficienti per 20.000 uomini.
Dalle nuove sale d'armi furono portè via fusii, archibugi, pistole, con relativo munizionamento, ed armi bianche sufficienti per armare 30.000 uomini.
http://www.youtube.com/watch?v=1ayy_pSkKcc&feature=related
Dal Reparto d'Artiglieria furono asportate
5.293 bocche da fuoco, delle quali
2.518 in bronzo ed EL rimanente in ferro. Altre
migliaia di bocche da fuoco furono asportate in tutta la Repubblica, da ogni fortezza, castello e città
(si pensi che nella sola laguna di Venezia erano operativi altri
750 pezzi d'artiglieria, tra colombine, cannoni, falconetti,
petriere ed obusiere e che le truppe francesi sbarcarono anche nelle munitissime fortezze delle isole ionie, da Corfù a Cerigo, da Zante a Cefalonia)
Dal Parco delle Bombarde ( DITO EL Giardin DE Fero) fu asportata l'intera raccolta di munizionamento per l'artiglieria.
Furono trafugati pece, sevo, fanai, cavi, sartiami, vele, telame, feramenta, legno frasino e fagio, ciodi, remi, ancore,
cadene par sarar i porti, stoppa, bale di canapa, carbon,
strumenti nautici, rafineria e magazin salnitro, fonderia piombo, paranchi, oficina de marangoni, modei navai (tanti ancò al Musée de Marine di Parigi), oltre a
sartiami, remenati, albari, penoni, canoni e proietiLi
par allstir e armar 12 navi da 74 canoni. E' sta parfin portà via i grosi asè caldieroni par far boir la pece. (cantè da Dante Inferno XX XXI XXII
Anca la casaforte de l'Arsenal l'è stà sfondà e udà.
14 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Corre una carta per sottoscrizione di desiderare una Repubblica grande ed indivisibile piuttostoché una picciola. I Parochi sono incombenzati di cercar di farne.[?]
Si dice, che la pace con Venezia (i cui articoli non si ha mai potuto vedere) abbia l’articolo della unione della terraferma, e rimanendo a peso di tutti la contribuzione, che vi si ricerca.
Ai 28 del corrente, ci sarà una festa civica in Campo Marzo, ordinata da Bonaparte.
Domani si sarà lo spettacolo popolare della Rua, decorato dalla truppa italiana, per la publica tranquillità. Alla processione, vi sarà la Municipalità, e la Società Patriotica, con contrassegni tricolorati.
PITURA FRESKA
http://www.youtube.com/watch?v=zIuLVA-cFLU&feature=related
GIUGNO 1797
Supplica di grazia scritta nel Castello di S. Felice di Verona al Senato di Venezia dal segretario della Repubblica Venexia , Rocco Sanfermo e dagli altri due plenipotenziarj Emilj e Garavetta. Padova, Conzatti -Faccio, s.d. (1797). In-12mo (cm. 17) di pp. 24. Vignetta al fs. Lievi tracce d'uso, buon es. Bross. muta.
Nella lettera Rocco Sanfermo, Francesco d'Emilj e Gio. Battista Garavetta tentano di discolparsi dalla vicenda che li ha condotti in prigione e domandano clemenza. Il Sanfermo, autore in prima persona della lettera, conclude così: Quello solo che attendo, e dimando dalla loro giustizia, è la mia dimissione, e quella di mio figlio dagli impieghi fin ora sostenuti, dei quali conosco a mia sfortuna non aver saputo calcolarne l'importanza, e le conseguenze. In fine vengono riportati alcuni documenti. Questa rara opera, narrando le vicissitudini di un uomo politico in un periodo di grandi e improvvisi mutamenti, costituisce un notevole documento dell'epoca e svela diversi retroscena delle vicende storiche e politiche del Veneto, dell'Italia e dell'Europa tutta. Al fs.: Si vende in Padova dalli Fratelli Conzatti al Ponte di S. Lorenzo, e da Paolo Faccio a S.Giuliana. ID: 26/408
http://www.youtube.com/watch?v=h8QYfeIdT0U
Narra ancora Ignazio Menin dei fatti del 21 giugno 1797 :
"Anche l'empio Giacobino N.H Gondulmer Generalissimo della
formidabiLe Veneta armata navale, composta di
40 navi di linea ,
e di altri più piccioli legni (barche), come abbisogna , si ritirò a
Corfù, e da traditor si rese vELmente , ed in tal guisa terminò con istupore dell'Universo intero la Venexa Republica. EL suddetto Generale Francese prese poi subito EL possesso anche delle
(isole)
Zante,
Cefalonia,
Santa Maura,
Cerigo,, ed altre dipendenti , come
Butrino,
Larta,
Vonizza, etc..
Per un accecamento forse mandato da Dio, con tanta faciLità i Francesi s'impossessarono di questo luogo inespugnabELe , in cui v'era
un armamento assai migliore , e più copioso di quello di Venezia, oltre a ricchezze immense,
che colà erano andate in salvo, ed
un'armata tanto temuta.
verrà barattato, come scrisse EL Foscolo, dalla ragione di stato "che vende come branchi di pecore le nazioni.."
L'Adige divenne confine tra la Francia e l'Austria e fatalmente, proprio mentre le massime autorità decidono EL destino della Regione, Verona si ribella contro le truppe francesi durante le così dette "pasque veronesi", sobiLlate dagli stessi giacobini della città , nel frattempo Isole Venexia Rialto
Ignazio Menin apparteneva alla classe colta e benestante dello Stato Venexo e EL suo giudizio , sin dalle prime righe del suo xesxo, schierato dalla parte della xradizione repubblicana venexa, della stabELixà politica, e giudica velleitari i nuovi ideali.
EL fuoco della ribellione alla vexusxa republica oligarchica si risolse nella delusione di chi aveva speraxo nel rinovamenxo e nela perdixa dell'autonomia, delle Isole, dei Commerci da Mar, de la Marina "piasè temua del mar interno ( Mediterraneo ) dopo, l'imbroio dele Tre carte a scapito della Republica delle Isole Venexia compiuxo da Napoleon, l'Imperatore del Sacro Roman Impero Asburgico,
La Nave francese "Liberator" l'è quela mandà aposta par tacar briga e spaenta el poro Ludovico Manin ultimo, Doge bon da gnente.
15 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
La processione fu seguita dalla Municipalità in sciarpa e abiti verdi e rossi e da tre o quattro della Società Patriotica e dalla nostra civica e truppa italiana, che fece per la prima volta la sua miserabile comparsa. La Rua fu portata, ma non vi fu mai niuno dal territorio, e pochissime voci, e balli angustiosi di libertà, non si volle fermarla alle case ex Nobili, ma bensì ai cantoni, si portò emblemi contro i Veneziani, ma tutto senza qualsiasi applauso, né allegria, fu anche molestata dall’improvvisa pioggia, che mandò i nostri storpiati militari al riposo.
Iersera vi fu gran altercazione, alla Società Patriotica tra il presidente abate Velo e il cittadino Cocchio e si pretende, che terminassero colle pugna, se le fischiate non avessero terminato le cose sul momento. Oggi essa è rimasta chiusa. La Municipalità non è tranquilla sinché continua questa fucina rivoluzionaria.
I cittadini Lorenzoni e Bologna, come comitato di Finanze, sono partiti per Venezia essendo colà richiamati dal cittadino Haller per intendersi sopra di un tale argomento. Poveri noi! Si dubita, che nella contribuzione di Venezia possa esservi annessa la terraferma, ma quello ch’è certo è che ci scorticheranno.
Non si sa ancor nulla della pace di Leoben, ma sembra che tutto debba svilupparsi in breve. Il fermento delle cose è grande. La carta, onde sottoscriversi per una Republica grande, ovver picciola, essendo stata trasandata per non esservi né capo, né piedi, è stata avvallorata con manifesto della Municipalità, la quale aggiunge, al solito, che chi non la sottoscriverà verrà riguardato come aristocratico; dice, per altro avanti, che sarà in libertà di ognuno di farlo, solita contradizione della moderna democrazia.
16 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Iersera un certo cittadino Camerella, fece una mozione alla Municipalità di qualche tumulto, si dissimulò, ma si penserà al castigo, mentre questi sovrani non amano di venir detronizzati. Neppur oggi la Società Patriotica non aperse le sue sessioni, la cosa è in maneggio della diffidente Municipalità e se ne saprà l’esito. I Milana furono i primi a volerla, poi si fanno debito di sopirla, per non pregiudicarsi nell’esenziale: avendone di già ottenuto l’intento. Cochio serve di mezzo termine e dà il campo facile, perché non ha a che fare con dei storditi.
Si va organizzando i vari dipartimenti dal cittadino Leonardo Thiene, che dovranno anche formare, s’intende con lentezza, una stabile Municipalità.
Vi sono vari Municipalisti ammalati, Ceroni, Enrico Bissari,Testa, Guzzan ed altri che vi vanno ad agire con tepidezza, particolarmente cita.
Gran prodigio: il general Joubert appena arrivate le rimesse, supplì all’imprestito incontrato colla cassa nazionale di 100 milla: lire che si pretendono porzione di soldo fatto contribuire dall’ex Duca di Modena, che incautamente si lasciò ritrovare a Venezia.
17 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi Camerella, per la sua parlata tumultuaria alla Municipalità, intaccandola palmarmente sul cattivo maneggio delle finanze, ad onta di aver essa risposto, che attesi gli affari non potrebbe ascoltarlo sennon dopo tre giorni, fu ordinato il suo imprigionamento, e il cittadino Segala, unico talento scoperto nella rivoluzione, si prese l’impegno di eseguirlo da sé, senza soldati. Questa condotta inquisitoriale in un governo libero sorprende.
Sono arrivati da Venezia, Lorenzoni, Bologna, essendovisi colà il cittadino Giambattista Muzzani, tutti e tre ivi richiamati come Comitato delle finanze, dal cittadino Haller sopraintendente alle Finanze generali: furono da esso lodati come atlantici e filantropi in tali materie, e indi loro emanò l’ordine di far contribuire dalla terraferma, detratte alcune città, 28 millioni di lire nostre, da pagarsi con scala, dai maggiori possidenti. Essi formeranno il piano per Vicenza.
Si è fatto il processo a Padova del famoso ladro del Monte nostro di Pietà, e a tale oggetto, furono richiamati due individui, che invigilano su di esso. Ma essendosi costui, come ben si può credere, assai difeso, non fu condannato dai Francesi, che a soli 5 anni di prigione, facile a sciogliersi, perché il reo è nelle loro mani. Di risarcimento non si è nemmeno parlato. Gli affascinati, che credono infallibili i Francesi, si tengono sicuri di detrarne la somma dalla contribuzione. Poveri sciocchi!
La Società Patriotica si riaperse questa sera, ma fu al quanto insipida e vi concorsero pochissimi spettatori, e niun di quelli, che vi vanno unicamente per godere i pazzi.
18 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Baldisserotto parlò in piazza, sul piedestallo dell’albero, c’era marcato, e i contadini fugirono, ed egli loro lanciò dietro il proprio capello, dicendo: non meritate, che si affatichi per voi.
Oscurità politiche inesplicabili.
Società Patriotica quasi deserta.
Ultima recita dell’opera buffa, a cui intervennero tutti i soldati francesi, i quali tumultuarono per entrarvi a segno, che gli abitanti dovettero tralasciare di andarvi. Un distaccamento di truppa aquietò ogni cosa. Spiace ai Francesi di non aver più un trattenimento alla sera e parimenti al paese per la sua tranquillità.
19 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi pranzo dal generale Rose a Caldogno dal conte Pietro, la cittadina Trissino, Sala e altre tre, ma la società riuscì fredda, mentre i Francesi erano distratissimi.
Padova ha stampato un bando per i Veneziani, talmente, ch’essi non potranno nemmeno passar. Ma sulla liberazione dei sequestri dei loro beni, si dovette ritrattare una simile bestialità, e far loro, con cortese invito al contrario: succede poi che nel momento istesso la Municipalità veneta inibisce ad essi di sortir da Venezia. Quante contradizioni!
20 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il cittadino Leonardo Bissaro, pieno di zelo e sistema, ha voluto poner tutto l’ordine fattibile nella Municipalità, richiamandola a poche ore del giorno, e a due soli giorni alla settimana, l’intervento del popolo sovrano, del qual si teme l’aspetto, mentre invece di applauso, non riscuotono, che fischiate. Pose anche in attività i diversi comitati; ciò era necessario, mentre prima tutto il giorno si discuteva con gran confusione e bisbiglio, sino a notte avvanzata, né v’era un piano immaginabile.
I Sette Comuni non vogliono sentire la rivoluzione, portano la coccarda veneta e in proposito di argenterie e di armi, dicono che chi le vuole, se le vadi a prendere, ch’essi le difenderanno. Il general Joubert prende con moderazione queste espressioni, forse vedendo che v’è del rischio e non un oggetto a costringerli, ma v’è chi anima i Francesi a farlo. Gli uomini sono molto cattivi.
La Società Patriotica, continua, ma senza applauso, né concorso, le penne maestre la lasciano languir da sé anzi han mosso Joubert a scriver una lettera in questi termini al presidente abate Velo: che chi dirigge tali società, dovrebbero essere degli uomini istruiti e ragionevoli i quali stabilissero preventivamente delle solide leggi fondamentali; più, che si devono restringere all’istruzion solamente, senza altri rapporti ambiziosi, che potrebbero divergere da un oggetto tanto interessante; e se ciò si eseguirà, egli la farà rispettare e vi venirà in persona, quando li suoi affari glielo permetteranno. Si pretende che l’aria e gli epiteti dell’abate abbiano imposto a Joubert, vi andava egli dicendogli liberamente cittadino generale, e prendendo in parola i Francesi, essi restavano confusi di tanta franchezza, quantunque essi meglio di tutti ne conoscessero la stupidità.
Ecco una curiosa lettera stampata sul termometro politico che dà un’idea del pensare dei nostri stessi abbagliati Patriotti. Essa si crede dell’abate Velo e dipinge il nostro paese in qualche parte.
Vicenza 7 pratile
anno I° della Libertà Italiana
I Vostri saluti mi sarebbero stati cari in ogni tempo e luogo, ma una spontanea Vostra lettera scrittami in tempo della feroce dittatura di Erizzo, e che perciò non ricevei, e la seconda che ricevo nel momento, che recuperiamo un’indipendenza e una patria, mi riescono oltremodo carissime. Tanto più che oltre ad essere una dolce memoria dell’amicizia, sono pure una sincera congratulazione pel nostro stato ed ordine di cose, che la Lombardia dopo una schiavitù di secoli va sicuramente ad incontrare e a mantenere.
Questo felice ed inapprezzabile momento per altro (come suol avvenire nei grandi e totali cambiamenti) porta seco un carattere di arbitrio e di disordine rivoluzionario, più, o meno sensibile nelle varie città insorte a norma dei vecchi pregiudizi e delle passioni, più o meno dominanti nelle diverse padane regioni, che sotto gli auspizi della forza e delle vittorie francesi resersi indipendenti. A Brescia e Bergamo lo spirito democratico ardente e fermo ha fin dalla sua culla abattuto con colpi sicuri l’idra schifosa dell’aristocrazia. A Padova la scelta dei più zelanti ed abili filantropi ed una saggia organizzazione Municipale, che mette in azione le migliori teste ed i caratteri più risoluti di quella popolazione promettono sicuramente l’abbassamento e la distruzione dell’orgoglio aristocratico. In Verona persino, nella disgraziata Verona, dove la fermezza d’autorità d’un popolo umiliatore d’ogni potenza in Europa ha istallato una Municipalità tutta di veri e provati Patriotti, composta la cosa pubblica, comincia a prendere un andamento fermo, risoluto e pel futuro ordine di cose decisivo.
Tra noi diverso termometro di filosofica cultura, di energia nazionale e di pregiudiziale ostinazione ha partorito effetti molto diversi e conseguenze meno felici per il pubblico bene.
I buoni patrioti è vero, profittarono dello sbalordimento degli aristocrati all’avvicinarsi de Francesi e Cispadani d’ogni canto vittoriosi per strappar loro di mano ogni autorità. Ma necessità, timore, incertezza, fretta più che altro produsse nel maggior numero la rivoluzione. Prevenzioni particolari, personali interessi, spirito di partito presiedevano la nomina della Municipalità provvisoria.
Una fazione non filosofica, né educata dai lunghi e profondi studi sull’uomo e sulla prodigiosa rivoluzione delle Gallie; ma alimentata coi discorsi di piazza e dei caffè una fazione d’indifferenti a qualunque forma di governo purché si conformi ai loro interessi, determinata alla democrazia più dalla necessità di cedere all’irresistibile preponderanza francese, che persuasa per principi, piu per spirito di incitazione, che per cognizione di causa; questa fazione, oppressa prima dalle esclusioni ed animosità dell’altro partito, colse l’opportunità del nuovo sistema politico per figurare, mettersi alla testa della popolazione ed opprimer la fazione contraria.
Le cattive conseguenze di tal premessa non poteano nella total loro estensione, che corrispondere alla malignità del principio. Quindi ingiusta e pregiudiziale intrusione ed esclusione di persone promossa dal pregiudizio e dalla passione, diretta dall’intrigo e dal maneggio; quindi la maggior e miglior parte dei patrioti esclusa dall’ingerenza dei pubblici affari; quindi i più accorti e mascherati aristocratici prescelti; quindi l’interesse privato sostituito all’amore del ben publico e il personale orgoglio al vero utile del popolo.
Un’infinita presunzione di sé medesimi, la quale è sempre figlia dell’ignorante mediocrità e che mi sembra formare la base morale de miei concittadini, osò promettersi di tutto regolare, distribuire, organizzare e perfino di tutto scrivere con un miserabile stile, parto di teste prosuntuose, esaltate dall’acidentalità non meritata del posto, e mai riformate cogli esemplari del gusto, colla solidità del carattere, coi precetti della filosofia, e coi principi dell’analisi.
Il coro si è lasciato nell’inazione per la ben rididicola superbia di non adottare le buone provisorie regolazioni che se ne son fatte a Padova e Verona. Non si sono istituiti comitati, poiché io non chiamo formalmente tali l’unione di due o al più tre persone in una tale materia più intriganti che dotte. Il peggio è che si sono omessi i più integranti come quello di Sanità, di Pubblica Istruzione, di Agricoltura e Commercio, né si vuole per una compassionevole presunzione di imitare l’ottima organizzazione della patavina municipalità. E ciò certamente con piena malizia; poiché il carattere dell’aristocrazia, il quale è concentrativo, come è diffusivo quello della democrazia, non si vuole su molti estendere la diffusion del comando.
Non si chiama alcun francese illuminato per sistemare le cose di concerto colla Municipalità. Nelle elezioni militari non si consultano né i generali né il comandante della piazza; nessun anzi mai di questi chiamato, assiste alle sessioni. Queste fannosi a porte chiuse, né alcun luogo si trova destinato per l’intervento del popolo, o alcuno dei più distinti cittadini. Non si pubblicano le materie né trattate né da trattarsi, non si vota coll’accessione e discussione della persona ma coi bossoli ciechi; ogni operazione è coperta col velo dell’arcano e specialmente quelle cose dedicate al pubblico erario.
Il Ministero in genere è composto parte di ladri, parte d’inetti, tutti fatti per broglio ed avvanzi detestati e corruttibili della passata oligarchia municipale.
Si fà si disfà, si ordina e si disordina, si propone né si risolve, si pretende di far tutto,innovar tutto, e tutto intanto si trova in un disordine e confusione perfetta e siamo ancora all’alfa di questo grande affare.
Eccoti, o stimabile e caro Amico, la nostra situazione veramente rivoluzionaria! I buoni e abili gemono; il popolo freme e minaccia. Esso è lontano… sì lontano e ogni cosa va come a Dio piace. Si è parlato e si parla, ma inutilmente. Questi Catoni da nuova specie non ascoltano, che la loro sapienza attinta a tutte altre fonti, che a quelle degli antichi, ch’essi non conoscono; e de’ grandi legislatori delle Gallie, ch’essi non leggono o non intendono nemmen l’idioma. Ho tardato a risponderti per istenderti questa dolorosa Iliade sulla nostra non so se si debba dir, rivoluzione o disgrazia. Amami.
Salute e fratellanza. Accludo una cosuccia recente.
Il tuo cittadino
G. V.
Questa lettera fece molta sensazione a Parigi al dir dell’abate Fortis, ma a noi può servir di prova, che ogni governo è suscettibile di critiche, particolarmente dal canto degli ambiziosi, che si veggono negletti. Un vero ed istrutto filantropo è ben raro, ma la rivoluzione attuale non lo comporta.
Si stanno facendo dei gran preparativi in Campo Marzo per la Festa Civica dei 28 corrente, che celebrerà la memoria, di tutti i generali ed ufficiali, che si sono distinti e che hanno perduto la vita nelle campagne d’Italia. I cittadini Iseppo Gastaldi e Alessandro Trissino, sopraintendenti della guglia, diretti dai Francesi, e sino a quest’ora supplisce alle spese la Municipalità.
21 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Nulla si traspira degli articoli della pace. Si dice che a momenti si farà un Gran Congresso, che tratterà della pace generale, ma ogni cosa è congettura.
Giunge un ordine di Bonaparte, molti credono per la lettera quì soprascritta dell’abate Velo, ma io credo per i suoi soliti fini, che
soprime tutte le Municipalità della terraferma veneta. Forma egli sei dipartimenti, in ognuno dei quali, ci deve esser una Municipalità Centrale di 23 individui da eleggersi dai generali francesi stazionati in esse città. Venezia è lasciata in bianco, qual mistero!
Questa notizia, riuscì inaspettata ai nostri politici, e soprattutto di dolore agl’impiegati, stante i precisi rimproveri di Bonaparte, di mala aministrazione di giustizia, di finanze, assassini, e anarchia ec…. A ciò si unisce il giubilo universale di un bel cangiamento. È vero, che si teme moltissimo della scielta futura, mentre gl’intriganti ed i raggiratori si presentano più facilmente dei galantuomini, ma intanto stampi quell’altra. Il general Joubert però, è un bravo uomo, ed è sperabile, che voglia, e sia informato d’ogni cosa, s’è però possibile in tal imbroglio. Egli si ritrova, da due giorni a Bassano, sentiremo cosa succede, mentre l’ordine è istantaneo.
Quando mai si correggeranno gli uomini dal formar dei piani puerili e di far tanti conti senza l’oste!
22 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il general Joubert si trova ancora a Bassano, e quasi sarebbe desiderabile, che componesse colà la nostra Municipalità, senza poter venir ingannato dai brogli degli ambiziosi, che già fermentano. Ma questo bravo uomo, forse seconderà quelle giuste ed oneste intenzioni, di cui mostra d’esser ripieno, e che gli niegano solo quelli, che non le conoscono, e che perciò gli rendono maggiormente giustizia col loro biasimo. A che siamo ridotti!
Questa mattina si mandò in giro un Municipalista, col parroco alle case per aver sottoscrizioni alla repubblica grande o piccola liberamente, ma non si vuol restrizioni. Oh che comedie! Per me credo, che quel che sarà stabilito seguirà e che sia molto inutile l’orgasmo di alcune teste riscaldate, le quali amerebbero, di fare impazzire per i loro interessi tutto l’universo. Oh il bene per il bene, è molto raro! se a questo si potesse solo avvicinarsi, quanti galantuomini vi concorrerebbero di core!
Manifesto di proibizione di lacché [È utile ricordare che i lacché portavano la livrea della casa nobiliare in cui servivano.La proibizione dei lacché stava a significare eguaglianza per tutti]. Adesso si sforza le carte per il comando, nella spirante indiavolata Municipalità.
Nel lazzeretto vi sono 300 rognosi e se ne attendono altri 800 d’incurabili. Non si sa il luogo dove verranno posti per salvezza comune.
Il
23 giugno 1797 il patriota veneziano Antonio Margarini viene fucilato per sentenza della “Municipalità Democratica” per aver capeggiato la sollevazione popolare contro quei patrizi che avevano decretato il 12 maggio precedente la fine della Repubblica di Venezia e la resa al generale Buonaparte.
La sua vicenda umana e politica viene riproposta da un nuovo libro di Federico Fontanella: “Antonio Margarini ovvero: La sera del 12 maggio 1797”.
Editoria Universitaria
23 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
È arrivato il general Joubert da Bassano. Li Municipalisti furono subito a ricevere i suoi comandi, in adempimento all’ordine di Bonaparte: ed esso loro ricercò, una nota di tutti li cittadini, che credessero abili tanto in Vicenza, come a Bassano e in questi due territori, e ciò verrà fatto in pochi giorni. Speriamo bene.
Si ha sciolto improvvisamente il Colleggietto Bertolini a San Zulian dopo tante espressioni sull’educazione.
Si attende la division Bernadotte, per la festa funeraria, ch’è stata protratta d’una decade.
La Municipalità si è riunita, con tutto l’imbarazzo e la disperazione e fino a 6 ore italiane, non era ancor terminata la sessione della sua dimissione.
Nulla di nuovo in materia di pubbliche notizie, ma una quantità di ciarle, che sempre più ingolfano le idee.
24 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
La Municipalità affatica, nella scielta di 46 cittadini di cui l’ha incombenzata Joubert e si è ballottata, essa stessa, per non mancar dei migliori, come è ben naturale, ma strano.Verrà però ciò deciso fra pochi giorni dal generale Joubert.
Il comandante della piazza Ghuimbertau, ha terminata la sua rappresentanza, molto calcolata in paese, ma esso non fu gran fatto grato verso la casa Trissino dove abitava, esigendo, ad onta del trattamento sempre ad esso fatto, che il paese lo rimborsasse del suo mantenimento. Il comandante Laval lo rimpiazzerà, di esso pure se ne dice bene.
25 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
L’antica Municipalità è composta di 35 individui, ognuno di essi ha dato una nota di 46 soggetti; tanto si abbisogna di essere governati. Si è poi ballottata essa stessa, cosa assai disdicevole particolarmente anche per li epiteti non lusinghieri, ma infamanti, che sono precisati nell’ordinazione di Bonaparte, stampata e divulgata. Il generale Joubert, ha anche loro rimproverata la dimenticanza per non averne cognizione di nomine Bassanesi, e loro disse: come non conoscete voi degli uomini 18 miglia qui lontani? Esso generale riceve le note private d’ognuno e i galantuomini cercano di esentarsene di darne e si espresse, che sarà una Municipalità provvisorissima. In breve si sentirà l’installazione che in questi momenti è sospirata, di degni soggetti e capaci.
La Società Patriotica restò chiusa per la mancanza totale di spettatori e forse per speranze future. Si dice però, che ci sia stato per distruggerla, dei gran maneggi; ma molto ha dipenduto dal tono disprezzabile, con cui era incominciata. Forse risorgerà colla nuova Municipalità e con il cambiamento in sé stessa di alcuni soggetti, che la compongono. Ma per verità queste Sale Patriotiche non sono composte che di gente ambiziosa, che aspira al comando Municipale e prende il pretesto dell’Istruzione per farsi conoscere e avere un partito.
30 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Gran impegno del general Joubert e Beillard per fare una buona Municipalità, lagnandosi essi, che tutti i cittadini si scansano di servire. Gran curiosità e gran maneggi per questa nomina. Si assicura, che il general Joubert si troverà fuor di città per non accettar in appresso alcuna dispensa.
La vecchia Municipalità è melanconica, minaccia che la futura dovrà far pagare assai, perché le casse son vuote, e dà dei segni di vita con delle innovazioni, per non poter abbandonare l’idea d’un dispotismo, a lei palesemente troppo caro ed assoluto.
Essa Municipalità ha mandato 40 Soggetti tutti Patriotti per le ville, onde fare le sottoscrizioni alla Repubblica Grande ec.; tutti i Preti e i Possidenti dovettero sottoscriversi, ma il popolo non volle mai intendere di farlo, onde venendo raguagliati dal Sindico e Notaro del luogo, ch’era impossibile di far sottoscrivere tutti anche per il tempo. Risposero col mezzo dei commissionati. Non serve, prendete i libri del battesimo, trascrivete i nomi e s’intenderanno tutti sottoscritti, senza che lo sappiano e se lo verranno a sapere, verranno a dare il loro dissenso. Ecco le solite libere espressioni del sentimento degli odierni popoli liberi. Molti villaggi si sollevarono e non furono tranquilli nemmeno verso il loro parroco per timore che avesse dato i libri battesimali, o ch’esso fosse d’accordo coi democratici. Non fu mai possibile di far intender al villico l’odierna maniera di pensare, senza riscuotere tutto il disprezzo e l’odio possibile, e mai niuna persuasione. I democratici arrabbiati cercavano di rigettarne la causa sui preti e gli ex Nobili, mentre in essi non v’era che il senso comune che li conduceva e li diriggeva.
La Società Patriotica, va vivendo con la critica, e colla decadenza, oggi si deve fare un nuovo presidente; essa spera nella nuova Municipalità.
Si proibì per adesso qualunque vestizione e la professione di qualunque convento. Cosa presa in un tratto e che si poteva almeno lasciarne l’esame alla futura reggenza. Si pretende che gli Scalzi Carmelitani Scalzi, avvertiti da un Municipalista, abbiano nella notte anteriore professati 7 novizzi.
Nulla si traspira delle nuove generali, ora si teme di nuovo la guerra, ora si rimarca e si spera la pacificazione generale. Per Venezia ora si crede di vederla centralmente a risorgere, ora viene annichilata, e dalle apparenze e
dall’odio di alcuni della terraferma, che prendono lo spezioso pretesto del suo immenso deficit, ma che in fondo è per una rabbia, e presunzione naturale.
Non si sa quel che sarà. Si vocifera, ma così a fior di labra, e non si può prudentemente a pieno informarsene, che
l’Istria, e la Dalmazia, sieno occupate dagli Austriaci. Se ciò fosse, a me parrebbe indicar assai.
Il tempo deluciderà ogni cosa, frattanto il nostro incerto destino non è il minore dei nostri presenti mali.
Quando mai la tranquillità, il buon ordine, la sicurezza vera delle persone, e delle proprietà, il bastante temperamento dei caratteri rimmetterà nel nostro vivere, quel balsamo salutare, senza di cui la vita è un martirio. Allora si potrà dire, ed esprimere la gioia del governo, in cui la Provvidenza ci avrà condotti.
Primo luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Fu posto in arresto per tre giorni, il cittadino Lodovico Caldogno, per aver detto soldato della dottrina cristiana al cittadino Angelo Bissaro, ufficiale della Guardia sedentaria dei 80 e si eseguì senza venir ascoltato.
Questa Guardia Civica, sembra troppo piena di esclusive e di multe, pare che si voglia cambiarne il metodo prima dell’organizzazione della Guardia Nazionale.
La Municipalità era seduta ed era un’ora di notte, nel momento, che aveva preso (la parte) =deliberato di sopprimere l’Inquisitorato di Santa Corona; quando improvvisamente le fu presentato la nomina della nuova Municipalità fatta da Joubert. Si sciolse dunque al momento, con molta confusione, e vari ne dimostrarono la dispiacenza di esserne esclusi nella futura.
Bassano e i Sette Comuni annessi a Vicenza cercano di sottrarsi, per divenire indipendenti e Joubert ebbe la vista di prenderne il maggior numero da tali luoghi, per combinar le cose.
Beillard installerà nel giorno 4 questi municipali e non conoscendoli, vedremo l’esito.
Si pagano i campatici anticipati, e imprestiti secchi e requisizioni a capriccio e senza discrezione.
2 luglio 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Partirono Joubert, Beillard, Blondeau e molti ufficiali a Poiana per farvi una caccia di Lepri, la Municipalità spedì per fornirvi la casa, mentre fu da essa arbitrariamente ed odiosamente spogliata.
Vi sono in Vicenza da un mese e più circa 7 milla: uomini della divisione Joubert.
3 luglio 1797
La vecchia Municipalità agisce con calore: ha abolito il Pensionatico progetta di far saltare in aria i fideicomissi se ha tempo e molti conventi.
Inquisisce l’arciprete di Altissimo, il qual fu torbido per le sottoscrizioni della Republica Grande.
Ha mandato un espresso a Joubert a Poiana, colle rimostranze: che Bonaparte, avendo contemplato nel suo ordine, tutti i distretti, furono perciò negletti Arzignano, Montebello, Lonigo e altri luoghi, e che le popolazioni di Bassano e 7 comuni sono inferiori alle nostre e però troppo esorbitante il numero dei loro publici funzionari: aggiunse ancora, che Guzzan con Castellan sono parentissimi e non possono per legge della Costituzione dell’anno III° esercitare il loro incarico. Vedremo quello, che seguirà. Si dice ancora che alcuni di Montebello sieno andati a rappresentar queste ragioni al general Bonaparte a Milano. In fondo tutte queste riflessioni nascono da chi vorrebbe esaltarsi o rimpiazzarli.
Iersera venne la nomina della Municipalità amministrativa di 11 individui, la qual essendo la maggior parte tolti dalla vecchia Municipalità non incontra in essi tanti obbietti.
È partito Pietro Bissari col ( barca )legno Porto per portare all’Eroe Bonaparte le sottoscrizioni alla Grande Republica in n° di 20 milla:, come si decanta.
L’aver mandato per le ville degli energici non troppo ben intesi, ha fatto nascer delle scene fra i cittadini villani, i quali non intendono materie e garbugli di governo particolarmente da chi non sa spiegarle che con violenza. I villici la sanno più lunga di alcuni.
Domani si deve installare questi 34 funzionari pubblici; vedremo se le rimostranze avran luogo, e se si accetterà dispense, mentre Joubert si è espresso di non volerne.
Venezia è avvilita, dopo l’occupazione imperiale dell’Istria e della Dalmazia seguita ai 6 del passato e che ancora non si vorrebbe creder, né riflettere, dopo il ritorno del Mengotti da Milano,
e la non accettata fraternizzazione della terraferma.
Vedremo col tempo cosa seguirà, anche in questo.
4 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Stante dei susurri seguiti a Valdagno per le famose sottoscrizioni, si ha dovuto dalla Municipalità spedirvi 50 soldati della nostra colonna mobile, per aquietar tali tumulti e ripiantarvi l’albero della libertà. Ciò si vuol al solito minorare. Gran ingegni!
I Bassanesi eletti municipalisti, non essendosi fissata l’ora, arrivarono qui molto tardi e così quei dei Sette Comuni. Il general Beillard giunse da Poiana per installar la Municipalità e lo fece alle 19 ore unitamente al Corpo Centrale, ossia legislativo.
La Società Patriotica si sostiene per impegno, ma non vi va quasi nessuno; dopo quattro decadi, hanno eletto per presidente l’abate Cerato, ma essendosi esentato, si fece di nuovo per acclamazione l’abate Velo. Il centrale si unì dalle 19 fino alle 5 della notte, componendo fra di essi i loro comitati. Il general Beillard disse: questa Municipalità eletta da Joubert dev’esser rispettata e noi la faremo rispettare. Li vecchi municipalisti sono dolenti e pieni di astio. Il centrale Stecchini, bassanese è a Milano per ottener da Bonaparte l’indipendenza del suo paese, annesso ai Sette Comuni. Alcuni di Montebello e Lonigo parimenti per venir ammessi nel Corpo Centrale. Bonaparte suol guardar la carta geografica e risponder, per quanto osservi non rimarco i paesi, che mi nominate:
così certo rispose ai colognesi.abitanti di Cologna.
Frattanto gli ufficiali francesi, si divertono alla caccia a Poiana località a circa 35 Km a sud di Vicenza e vi fanno continuamente delle nuove partite.
5 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il centrale ha stampato un manifesto della sua stimazione che piace universalmente e la defonta Municipalità non ne aveva, o quel che è peggio non ha mai osservato un ordine immaginabile.
Tutto furie, capriccio, violenza e quei pochi buoni, che v’erano dovevano abbassare la testa o finger di esser ammalati.
Stampi quell’altra Municipalità è il detto comune. Vedremo in seguito.
L’abate Velo col giovine Fusiniero è andato misteriosamente a Milano col pretesto di fraternizzar per strada tutte quelle comuni, ma si crede per cozzar contrastare colle elezioni di Joubert. Gran ignoranza!
La festa funeraria, che doveva esser fatta tante volte, lo sarà ai 14 di luglio.
Niente si sa delle nuove che tanto interessano. Oggi è di quì passato il marchese Dal Gallo negoziatore proveniente da Milano.
Venezia cerca di fraternizzare colla terraferma, ma questa insiste di non voler fraternizzar col suo debito di 44 millioni.
Il pretesto, che si decanta è questo, ma il tempo farà vedere il destino d’ogni cosa. Oh quanti piani delusi!
6 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il Centrale dopo di aversi organizzato, ha pubblicato i suoi comitati e le loro mansioni. Ha concentrato però tutto in sé stesso ed è quello di cui si lagna la nostra picciola Municipalità dei 11 la quale dice che non gli è rimasto che la sciarpa. Il Centrale però discerne che prima di dar legge agli altri, conviene ponersene a sé stessi, e i loro modi sono più fraterni, meno torbidi e riscaldati. Non v’è governo senza difetti, ma quello, che più si accosta al bene riesce più grato, mentre anche l’apparenza soddisfa. La vecchia Municipalità aveva per verità avuto il momento più critico, la novità, il caos delle cose e le esiggenze francesi; ma l’unione di troppe teste violenti, la confusione e la spezie di vanto di opprimere, la resero universalmente odiosa. Tantoppiù, che avendo in sé alcuni galantuomini, questi erano ridotti al silenzio e dovevano sottostare a tutte le innovazioni senza esame e che un governo provvisorio, non divorato dal desiderio di dominare, doveva lasciare all’organizzazione generale futura.
7 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi il Centrale, essendo venerdì, ha dato la sua prima sessione publica; tutti rimasero sorpresi dell’ordine e della decenza dei suoi membri. Il cittadino Zuccato ha fatto un solito bellissimo discorso.
Le critiche non finiscono mai in chi particolarmente sente più l’amor proprio di esserne esclusi, che il bene publico.
I possidenti, su cui tutta la faccenda sta a cadere, son umiliati dalle povere lingue democratiche.
La Società Patriottica, si tiene aperta dal vice presidente Panozzi che nasalmente pronunzia libertà e eguaglianza, ma non si sa nemmeno ch’essa esista.
8 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi il generale Beillard, per ordine di Joubert, ha fatto la revvista della nostra colonna mobile, mezzo stropiata anche nel vestito, e degli 80 volontari civili; dopo aver detto d’esser rimasto contento, loro disse: voi fazionerete tutti, con l’armata francese, il qual onore produsse in tutti un gran bisbiglio di paura, gli uni per timor della guerra, i civili perché tale non era il loro impegno: quantunque abbiano sulla spada il motto, o vincere o morire, essi non intendono di metterlo in esecuzione, ma intendono di rimanere dentro le mura della città. Beillard complimentò il cittadino Francesco Arrigoni, che gli rappresentava tali cose dicendogli: capitanio, tenetevi i vostri discorsi ed io mi terrò i Rolli l'organizzazione degli arruolati. Oh che comedie!
I Francesi galanteggiano molto e piacciono. Sembra che le donne impazziscano per essi. I Francesi ricercano di andar a diporto per stazionarvi, i più bei luoghi di campagna vicini alla città.
Tutto è però in moto nelle truppe francesi, esercizi giornalieri, ordinazione di un magazzino immenso termine otto giorni. Nulla si rileva al solito, ma tutto dimostra, che in poco tempo si delucideranno le cose.
Frattanto il paese s’incammina alla più gran rovina in proposito di animali, generi, dinari e consumo. I cittadini sensati compiangono la inevitabile necessità e conoscono l’affare in tutta la sua estesa; gli altri non contemplano che il loro interesse, o la loro vanità, offesa anche per non venir impiegati e si sfogano con scandalo del buonsenso e della causa comune, il di cui oggetto è già per essi, più un pretesto, che altro.
9 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Li magazzini per l’armata francese, essendosi ritrovati vuoti, dal Comitato alle Provisioni Militari per mancanza dell’anterior governo provvisorio; ora si trova alla circostanza, di dover fare un fondo, per li accidenti imprevvisibili; ma questo è talmente forte, volendosi anche farne uno di risserva, che fa congetturare oltre le ciarle, che forse la pace non sia sottoscritta coll’imperatore. Certo sono tre mesi, dacché si dice sottoscritti i Preliminari, e che non si è veduta niuna ostilità.
Contuttociò il profondo silenzio, sugli articoli secreti e diffinitivi della medesima, lo stabilito congresso vocifferato in Udine, l’esercitazione delle truppe: il mormorio delle voci, fra gli ufficiali fa temere una rottura. Dio faccia, che non succeda per non ultimare le rovine di questi paesi e per il bene dell’umanità. Le cose poi sono coperte da un tal mistero, che inquieta gl’interessati e fa nascere mille argomenti, onde ragionarvi.
Mai più il tempo mi ha sembrato tanto lungo, quanto in questa ansietà di sapere il nostro destino, e la diffinitiva decisione delle cose.
I più furiosi democratici infuriano di questi dubbi, ma la gente di buon senso e di carattere, non può a meno di riflettere alle cose, almeno per minorare la circostanza presente del proprio paese e a una buona sistemazione di tutto ormai resa impossibile.
I Francesi soggiornati qui, nel solito numero di circa 7 milla:, se riescono a carico e a noia per le somme inquietudini, requisizioni, e alloggi nelle case, sono altresì necessari alla tranquillità del paese in dei momenti, in cui il cambiamento di governo e le teste pazze e la malintesa intelligenza come dev’essere della parola libertà potrebbe produrre dei gran disordini. Quando mai potremo ottenere di non avere più tali bisogni, e fruire d’una calma totale!
Venezia è avvilita. Mengotti e Sanfermo sono di ritorno da Milano; ma in loro luogo vi anderà il cittadino Francesco Battaia ex proveditor in terraferma, del quale soleva dire Bonaparte. C’est un homme comm’il faut.
10 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Ier sera sono arrivati più di 15 cannoni di campagna in Campo Marzo: chi dice per servire alla festa dei 14 chi per progredire alla volta di Udine per il congresso, o per il scioglimento delle trattative. Frappoco si dovrebbe spiegar qualche cosa.
Frattanto il Campo Marzo sembrava un Parigi iersera: una superba gulia, che si sta facendo e dipingendo da Boldrini, gli esercizi militari, la banda e i tamburri facevano zuffolare e rallegrare anche senza voglia e il nostro mondo galante progredendo al passeggio formava un bel spettacolo.
Il Centrale fa tutto e sembra impossibile, che possa reggere alle fatiche, essendo 6 notti, che veglia continuamente essi hanno fissato le 4 ora italiana per il termine e la chiusa delle sessioni.
La Municipalità dei 11 inquieta di non poter figurare e aver più poteri, ha stampato un lenzuolo di organizzazione per sistemarsi. È arrivato da Milano il cittadino Giuseppe Rubini ignaro di lingua e di modi, però inviato dalla vecchia Municipalità a Milano, il quale in un mese non poté mai avere udienza dal sultano Bonaparte, finalmente essendo stato ricevuto per congedo, esso gli disse: risponderò alla lettera della vostra Municipalità fra pochi giorni in persona. Contuttociò i pazzi continuano ad adorare ogni cosa.
11 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Continuano a venir dei cannoni e delle munizioni, che si diriggono verso Treviso: chi dice di nuovo la guerra; chi per più presto conchiuder la pace: altri ancora per un’alleanza coll’Austria. Il tempo deciderà ogni cosa, frattanto per noi le spese e i disturbi non finiscono mai.
Il general Bonaparte, scrive una lettera di già stampata al cittadino Francesco Battaia, che cerca di riabilitarlo dalle maldicenze, con mille elogi e l’espressione, che in qualunque incontro egli si presterà a quanto gli fosse per piacere, stante la lealtà del suo carattere, la purezza delle sue intenzioni e la sua vera filosofia, conosciute anche prima dell’attual ordine di cose. La Municipalità veneta pensò di nominarlo con Mengotti per spedirlo a Milano. Il primo ebbe 29 voti, l’altro 20 sicché è partito Battaja solo per Milano passando per Este, per ischivar l’odiosità Patavina. Alla terraferma democratica non ha piaciuto questa scelta. Si diffida continuamente della veneta astuzia.
12 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi fanno, a quel, che i Francesi dicono, la repetion sic! prova generaledella festa dei 14 a ore 8 italiane.
Gira da due giorni continuamente fra l’armata d’Italia una carta stampata del club di Clichy, tendente a disorganizzare l’attual governo francese, da principio la cosa era misteriosa, ma in adesso l’armata d’Italia apertamente vi risponde con forza e risoluzione; è per altro curiosissimo il modo e di già incostituzionale in quanto i militari non possono occuparsi di politica. Dio sa qual garbuglio si prepara!
Vien fatto un magazzino per le truppe e uno di riserva di 300: carra di fieno. Però si fanno requisizioni a capriccio, io l’ebbi di 90: carra in tre giorni. Ciò succederà sempre, quando le cariche saranno riempite da persone, che non sanno, o non vogliono calcolare le cose, mentre ricercano quel che non è né possibile, né fattibile.
La Municipalità dei 11 non può passarsi, d’esser limitata a poche cose. Gli ambiziosi fremono di tutto.
Oggi mandano 40 camicie per casa da cucire, non si finisce mai e tutto va in fumo, ma ancor si grida, che non c’è energia.
La Guardia Civica dei 80 ha avuto la consolazione di venir esentata da fazionare coi Francesi; le scene ridicole che ha fatto nascere la paura, sono state indicibili, il Brogliati disse, chi si ha pensato di dire che ha dello spirito? Veramente poi il loro impegno è stato sempre di servire dentro le mura della città. I Francesi mostravano di tenerli assolutamente arrollati, ma poi il giorno dopo il rilasciarono ridendo in libertà.
Alcuni Francesi non contenti del solo alloggio, ricercano qualche casino di campagna per diporto. San Bastiano, Campagna e la Rotonda sono di già ricercati. Vedremo quanto si estenderà. V’è sempre chi cerca di metter tutto in vista per far inquietare tutti s’è possibile.
13 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Ieri sono arrivati dei Tirolesi a parlare con Joubert e tutti i Patriotti li guardano con gelosia e niuno può far loro ri
26 AGOSTO 1797 DUCATO ASBURGICO DI REGGIO EMILIA - I SERVIZI SEGRETI FRANCESI TUMULTUANO I REGGIANI CHE RIESCONO A CACCIARE IL DUCA IMPERIALE ASBURGICO DAL PRESIDIO.
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DA RIALTO SCHIZA SU STO STRAMBOTO
http://mail.google.com/mail/?ui=1&view=att&th=11e39ad3714cae53&attid=0.3&disp=vah&zw
1797
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REPUBLICA VENETA
schiza sus to stramboto par vedar la geografia
http://www.spazioforum.net/forum/index.php?s=4574b123e7099cf52545dcc626ba7964&showtopic=26826
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Il 7 gennaio 1797 il tricolore bianco, rosso e verde, Napoleonico del Francese Invasore diventa la bandiera della "così detta")neoinventata Repubblica Cispadana ( http://zappedia.com/dettagli/Repubblica%20Cispadana ) (La Repubblica Veneta è ancora in vita e non partecipa a questi eventi) nata sull’onda delle necesità di Napoleone di trovare alleati diffondendo l'ideologia giacobina per le aspettative d’uguaglianza e di libertà disseminate in Europa dalla Rivoluzione Francese. Il Congresso della Repubblica Cispadana,(Governo fantoccio in mano di Napoleone e la Francia) riunito in seduta plenaria a Reggio Emilia, sceglie la bandiera “tricolore, verde, rossa e bianca” come “insegna di sovranità” su proposta di Giuseppe Compagnoni di Lugo, deputato per il collegio di Ferrara (Legazione Pontificia). La comunicazione ufficiale, datata 28 gennaio 1797 e firmata dai segretari Masi, Barizzini, Sacchetti e Remondini così recita: «Cittadini, nella seduta in Reggio del giorno 7 gennaio corrente il Congresso decretò: 1° Che lo stemma della Repubblica Cispadana sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo stemma della sovranità (sovranità di chi? Non certo nella Repubblica Veneta di San Marco che ha come bandiera il leone di San Marco). 2° Che sia universale (questo lo vuole Napoleone e i Francesi) lo Stendardo e la Bandiera Cispadana di tre colori, verde, bianco e rosso, col turcasso. 3° Che li predetti tre colori si usino nella coccarda Cispadana (a mò dei giacobini Francesi) da portarsi da tutti. 4° Che alla testa di tutti gli Atti pubblici si ponga l’intestatura “Repubblica Cispadana una ed indivisibile”... (fantoccio di Francia e Napoleone n.d.r.)» Il turcasso, cui fa riferimento l’editto come simbolo della Repubblica, è un faretra contenente quattro frecce, a simboleggiare i quattro governi federati di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, ma con lo spazio per le altre che si sarebbero dovute aggiungere («...un turcasso con quattro freccie e con li forami per le altre, ciò che dinota il desiderio di un’unione più estesa...») secondo quanto approvato dal Congresso di Reggio Emilia il 6 gennaio 1797 su proposta del deputato Aldrovandi. A onor del vero il tricolore era già stato adottato qualche mese prima nel simbolo dei combattenti italiani della Legione Lombarda e quella Italica, con l’autorizzazione di Napoleone, ma con la decisione della Repubblica Cispadana esso diventa per la prima volta bandiera ed emblema dello staterello fantotoccio. In esso si confondono le aspettative di democrazia, d’indipendenza e di unità dei patrioti italioti e la furbizia e l'astuzia del Francese Generale Napoleone, tanto che qualche mese viene fatta adottare anche ai governi giacobni democratizzati sotto i Francesi e tolte alla Repubblica Serenissima le città di Bergamo e Brescia, e successivamente dalla Repubblica Cisalpina.
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FEBBRAIO 1797
Febbraio 1797
INTANTO NELLA REPUBBLICA VENETA NEUTRALE SI COMBATTEVANO DUE ESERCITI, QUELLO FRANCESE E QUELLO IMPERIARIALE DEGLI ASBURGO E RIFERISCE OTTAVIA NEGRI VELO..
Fece il General Alvinzi, (ASBURGO) l'ultimo sforzo improvvisamente a Rivoli (VERONESE NDR). Il General Provera (FRANCESE) arrivò arditamente e pericolosamente fin sotto Mantova (TENUTA DAGLI ASBURGICI E CHE AVEVA RESISTITO A BEN TRE ASSALTI FRANCESI NDR), e il General (MASSENA FRANCESE ?).... con 3 milla uomini a Caldiero, fu di niuna utilità. Il colpo del General Alvinzi (ASBURGO) fu improvviso e da uomo disperato e quasi valevole, mentre gli Austriaci avevano perfettamente colto in mezzo i Francesi, ma per una di quelle cose inconcepibili, il genio e i ripieghi di Bonaparte, la sua immensa attività attrasse a sé la vittoria. Battè completamente Alvinzi,(ASBURGO) da lui chiamato Monsieur, e mai Generale, mandò verso Mantova dei pronti soccorsi che invilupparono Provera, fece un furor di prigionieri, e indusse Würmser (ASBURGICO) a capitolare. Mantova si rese con delle suficienti condizioni alli 3 di Febraro 1797.
SCHIZA SU STO STRAMBOTO
http://digilander.libero.it/ottavianegrivelo/1797uno.htm
Il sommo pontefice Pio VI ha perso Ferrara e Bologna, chiede aiuto all’Impero Asburgico e gli viene dato un General in Capo , il
general Collis,
ma mentre era a Roma per organizzar le truppe
due divisioni di Francesi (20.000 uomini) andarono a verso Faenza e poi Bologna.
VVVVVVVVVV
Dopo Bonaparte, ritornò in Romagna, da dove erasi sul momento spiccato, per le mosse di Alvinzi, e fece al solito diffinitiva la pace col Papa, il quale dimostrò sempre d'esser uno dei sovrani più avveduti e coraggiosi, ma le forze mancavano e il raggiro era all'ordine del giorno. Il Re di Napoli facendo la sua pace separata, abbandonò miseramente e traditoriamente gl'interessi del Papa, e forse i suoi propri.
A tali strepitosi, e complicati avvenimenti, era stupida l'infelice Italia, e già prevenendo un funesto destino non sapeva, che tacitamente argomentarlo, né niente fare per ovviarlo.
L' Imperatore ad onta di tanti discapiti in Italia elettrizzato dai vantaggi sul Reno decisivi, quantunque sempre sul proprio, conservava la sua costanza inamovibile di continuare la guerra, per cui tutti i troni gli dovranno o l'esistenza, o la destruzione, incitata e sostenuta dagli Inglesi, pensò dunque che il bravo e unico valoroso Principe Arciduca Carlo, passasse dal Reno a comandare l'armata d'Italia, con alcuni suoi valorosi battaglioni per impedire ai Francesi l'occupazione dell'interno della Germania. Ma esso trovò gli affari d'Italia in molto peggior stato di quelli che aveva trovato dapprincipio sul Reno. Bonaparte a questi indizi partì verso la Piave e si rimarcò, passando da Vicenza, che non volle vedere il Publico Veneto Rapresentante, ma solo i deputati della città, per ringraziarli delle cure, per approviggionare i suoi soldati, assicurandoli, che questa sarebbe l'ultima volta che avrebbe avuti tanti disturbi. S'incamminò esso sino nel seno della Germania, per cercarvi, come diceva, la pace. L'Arciduca framettendo poche resistenze, si ritirò sempre sino a sole 40 leghe distante da Vienna. Ivi non si sa se per battaglie, o per posizione, o per maneggi, o altro, certo è che questo punto è stato sempre coperto da un gran mistero, quanto nei Francesi quanto nei Tedeschi: si conchiuse certamente quando meno si credeva la Pace a Leoben ai 17 d'Aprile 1797, cui si volle in seguito chiamare i Preliminari di Pace di Leoben.
Che faceva lo Stato Veneto in queste critiche contingenze? Io non ho colori onde dipingere, a onor del vero, un tal evento, mi attenirò solo all'universalità dei discorsi.
Erano 9 Mesi che le Armate Belligeranti, affliggevano il Veneto Territorio. L'esaurimento dell'Erario publico, la niuna lusinga di venire indennizzati dalle Armate, faceva fare dei passi al Governo non troppo concilianti e confortanti per la misera e tradita terraferma, derivanti però, com'essi dicevano da una reale impotenza. Eranoo dunque ridotte queste sudite Città a supplire a se stesse e a proprie spese a tutto, restando intatti, com'essi dicevano, i pubblici pesi a loro dovuti.
In mezzo a tali lagrimevoli dibattimenti, fra il Sudito e il Principe, Bergamo impensatamente, scosse il giogo Veneto e con 50 Bergamaschi andò ad assistere la rivoluzione di Brescia.
Sbalordito il Governo, spedì Provveditori in Terraferma e mandò a Gorizia l'ottimo Procurator Pesaro dal General Bonaparte, per intendere, com'erano le cose. Questo soggetto per i suoi principi non parve opportuno a tal affare. Ma già Bonaparte avrebbe dato a ognuno l'istessa risposta, ed è ch'egli non aveva alcun sentore di queste novità, che consigliava Venezia, di non tenere ristretta la sua sollecitudine alle sue sole lagune, e che mandasse pure della Truppa per ammansare gl'insorgenti, ed a riacquistare le sue Provincie.
per proseguire la lettura di OTTAVIA NEGRI VELO (A cura di Mirto Sardo schiza su sto stramboto)
http://digilander.libero.it/ottavianegrivelo/1797uno.htm
16 MAGGIO 1797
CONDANNATO A MORTE E FUCILATO da un illegittimo e invasore tribunale militare francese CONTE FRANCESCO EMELEJ (121) A Verona
CONDANNATO A MORTE E FUCILATO da un illegittimo e invasore tribunale militare francese AUGUSTO VERITA’ (122) A Verona
CONDANNATO A MORTE E FUCILATO da un illegittimo e invasore tribunale militare francese GIO:BATTISTA MALENZA (123)a Verona
Da un tribunale militare di guerra(una guerra non dichiarata, contro una nazione sovrana REPVBLICA VENEXIA (ISOLE SPAMPINE'), neutrale. (scancelà)
14 GIUGNO 1797 *** 26 PratELe Anno V
ROBA' LA MARINA ALA REPVBLICA VENEXIA ISOLE SPAMPINE' CITTA' STATO - GRANDA EDOLAGUNA. (NA FLOTA TANTO TEMUA') VANTO VENEXIA. (LA ZAXA DEI INGLESI - I'OCI DE VIENA - EL SOGNO DE MOSCA - EL CORTEL DE PARIGI - LA FURBIZIA DE MADRID - )
NAVI E MARINA NOSTRA REPUBLICA VENEXA
http://www.youtube.com/watch?v=zc5XJxHrQjA
http://www.youtube.com/watch?v=p-Pzhw9kuNg&feature=related
PORTI VENEXIA NAVI E MARINA NOSTRA MINISTRO DELLA MARINA REPUBLICA VENEXA
http://www.youtube.com/watch?v=8EP8rgE4vwM&feature=related
14 GIUGNO 1797 *** 26 PratELe Anno V
http://www.youtube.com/watch?v=QITnoC-3gk0&feature=related - A FOZZATO - ROBA TOLTA VA DEOLTA - SCRIVE FORTE E CIARO LE ISOLE SPAMPINE' - DOPO LA PLENIXUDE POTESTATIS ANCA STO QUA' CIAVA E ROBA ALE ISOLE LA SO ROBA. MA LE MEMORIA LONGA DEI VENXI NO SE DESMENTEGARA'. COME CLEMONIO PRESTO ANCA STI PARUCONI LA STORIA GHE RENDARA' QUEL CHE I'A' SOMENA.
Napoleone Bonaparte si è violentemente impossessato dell'intera flotta mELitare della Repubblica VENETA, ancora forte di
- 10 NAVI di linea da 70 cannoni
- 11 NAVI di linea da 66 cannoni
- 1 NAVI di linea da 55 cannoni
- 13 fregate da 42 e 44 cannoni
- 2 fregate da 32 cannoni
- 3 brick da 10 cannoni
- 2 cotter da 10 cannoni
- 1 goletta da 16 cannoni
- 1 bombarda da 5 cannoni
- 16 cannoniere con un pezzo da 40 e 4 da 6
- 31 obusiere con 2 obici da 40 e 4 pezzi da 6
- 10 galleggianti con 2 cannoni da 30
- 1 batteria galleggiante con 7 pezzi da 50 sul perno
- 40 passi armati con un pezzo da 20 e 4 da 6
- 23 galere
- 7 galeotte da 30 a 40 remi
- 7 sciambecchi
- 5 feluche
NAVI VENEXIA REPUBLICA - NAVIGADORI NO CONTADINI COME NA RIDOTO I FRANCESI , I'NGLESI, I'ASBURGO , I SAVOIA E STI ALTRI ULTIMI.
http://www.youtube.com/watch?v=sFzC8jijzGs&feature=related
per un totale di 184 barche da guerra. Di essi, piace qui ricordare i bastimenti varati nell'Arsenale di Venezia, rapinati od estorti dall'imputato e suoi correi dopo EL 16 maggio 1797, i vascelli di primo rango Eolo, San Giorgio, Vulcano e Medea, EL vascello di secondo rango Fama, le fregate leggere Palma, Bellona, Medusa e Cerere e la fregata grossa Gloria Veneta. Questa la vera e propria flotta.
Ma solamente a difesa della laguna di Venezia vi erano 37 NAVI tra galere, sciambecchi, galeotte e feluche ed oltre 168 tra barche, cannoniere, obusiere, passi galleggianti, bragozzi e piedighi, per un totale di ben 205 imbarcazioni da difesa.
Inoltre, l'occupante trafugò, varandoli o finendo di allestirli, i seguenti legni veneziani costruiti dalla Repubblica in Arsenale, da subito gallicamente battezzati:
- vascello di 1° rango La Harpe,
- vascelli di 2° rango Stingel e Beraud
- fregate Carrier e Muiron.
SAN PIEROTA MASCARETA GONDOLE - UNICO SCAFO ASIMMETRICO - QUEL CHE NE RESTA'
http://www.youtube.com/watch?v=ZDqiK6wETDQ
IL BUCINTORO BRUSA' DAI FRANCESI, PAR CONTO DEI INGLESI E ASBURGO, PARCHE' I VENEXI NO I GA PIU' DA NAVIGAR ( NA CONVENZION FRANCESE SPAGNOLA INGELESE ROMANA RUSSA E AUSTRIACA IMPEDISE CHE SE RICIAPEMO LA NOSTRA STORIA - VENEXIA COME CARTAGINE - COME EL TIBET -
http://www.youtube.com/user/veniceboats
ACUA DOLCE LA NOSTRA ORIGINE NO QUELA SALA' .
GONDOLA DE CASATA GUGHENAIM
http://www.youtube.com/watch?v=BVBSmXA6FgU&feature=related
1797 GIUGNO REPUBLICA VENEXIA
Dalle vecchie sale d'armi dell'Arsenale furono asportate armi sufficienti per 20.000 uomini.
Dalle nuove sale d'armi furono portè via fusii, archibugi, pistole, con relativo munizionamento, ed armi bianche sufficienti per armare 30.000 uomini.
http://www.youtube.com/watch?v=1ayy_pSkKcc&feature=related
Dal Reparto d'Artiglieria furono asportate
5.293 bocche da fuoco, delle quali
2.518 in bronzo ed EL rimanente in ferro. Altre
migliaia di bocche da fuoco furono asportate in tutta la Repubblica, da ogni fortezza, castello e città
(si pensi che nella sola laguna di Venezia erano operativi altri
750 pezzi d'artiglieria, tra colombine, cannoni, falconetti,
petriere ed obusiere e che le truppe francesi sbarcarono anche nelle munitissime fortezze delle isole ionie, da Corfù a Cerigo, da Zante a Cefalonia)
Dal Parco delle Bombarde ( DITO EL Giardin DE Fero) fu asportata l'intera raccolta di munizionamento per l'artiglieria.
Furono trafugati pece, sevo, fanai, cavi, sartiami, vele, telame, feramenta, legno frasino e fagio, ciodi, remi, ancore,
cadene par sarar i porti, stoppa, bale di canapa, carbon,
strumenti nautici, rafineria e magazin salnitro, fonderia piombo, paranchi, oficina de marangoni, modei navai (tanti ancò al Musée de Marine di Parigi), oltre a
sartiami, remenati, albari, penoni, canoni e proietiLi
par allstir e armar 12 navi da 74 canoni. E' sta parfin portà via i grosi asè caldieroni par far boir la pece. (cantè da Dante Inferno XX XXI XXII
Anca la casaforte de l'Arsenal l'è stà sfondà e udà.
14 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Corre una carta per sottoscrizione di desiderare una Repubblica grande ed indivisibile piuttostoché una picciola. I Parochi sono incombenzati di cercar di farne.[?]
Si dice, che la pace con Venezia (i cui articoli non si ha mai potuto vedere) abbia l’articolo della unione della terraferma, e rimanendo a peso di tutti la contribuzione, che vi si ricerca.
Ai 28 del corrente, ci sarà una festa civica in Campo Marzo, ordinata da Bonaparte.
Domani si sarà lo spettacolo popolare della Rua, decorato dalla truppa italiana, per la publica tranquillità. Alla processione, vi sarà la Municipalità, e la Società Patriotica, con contrassegni tricolorati.
PITURA FRESKA
http://www.youtube.com/watch?v=zIuLVA-cFLU&feature=related
GIUGNO 1797
Supplica di grazia scritta nel Castello di S. Felice di Verona al Senato di Venezia dal segretario della Repubblica Venexia , Rocco Sanfermo e dagli altri due plenipotenziarj Emilj e Garavetta. Padova, Conzatti -Faccio, s.d. (1797). In-12mo (cm. 17) di pp. 24. Vignetta al fs. Lievi tracce d'uso, buon es. Bross. muta.
Nella lettera Rocco Sanfermo, Francesco d'Emilj e Gio. Battista Garavetta tentano di discolparsi dalla vicenda che li ha condotti in prigione e domandano clemenza. Il Sanfermo, autore in prima persona della lettera, conclude così: Quello solo che attendo, e dimando dalla loro giustizia, è la mia dimissione, e quella di mio figlio dagli impieghi fin ora sostenuti, dei quali conosco a mia sfortuna non aver saputo calcolarne l'importanza, e le conseguenze. In fine vengono riportati alcuni documenti. Questa rara opera, narrando le vicissitudini di un uomo politico in un periodo di grandi e improvvisi mutamenti, costituisce un notevole documento dell'epoca e svela diversi retroscena delle vicende storiche e politiche del Veneto, dell'Italia e dell'Europa tutta. Al fs.: Si vende in Padova dalli Fratelli Conzatti al Ponte di S. Lorenzo, e da Paolo Faccio a S.Giuliana. ID: 26/408
http://www.youtube.com/watch?v=h8QYfeIdT0U
Narra ancora Ignazio Menin dei fatti del 21 giugno 1797 :
"Anche l'empio Giacobino N.H Gondulmer Generalissimo della
formidabiLe Veneta armata navale, composta di
40 navi di linea ,
e di altri più piccioli legni (barche), come abbisogna , si ritirò a
Corfù, e da traditor si rese vELmente , ed in tal guisa terminò con istupore dell'Universo intero la Venexa Republica. EL suddetto Generale Francese prese poi subito EL possesso anche delle
(isole)
Zante,
Cefalonia,
Santa Maura,
Cerigo,, ed altre dipendenti , come
Butrino,
Larta,
Vonizza, etc..
Per un accecamento forse mandato da Dio, con tanta faciLità i Francesi s'impossessarono di questo luogo inespugnabELe , in cui v'era
un armamento assai migliore , e più copioso di quello di Venezia, oltre a ricchezze immense,
che colà erano andate in salvo, ed
un'armata tanto temuta.
verrà barattato, come scrisse EL Foscolo, dalla ragione di stato "che vende come branchi di pecore le nazioni.."
L'Adige divenne confine tra la Francia e l'Austria e fatalmente, proprio mentre le massime autorità decidono EL destino della Regione, Verona si ribella contro le truppe francesi durante le così dette "pasque veronesi", sobiLlate dagli stessi giacobini della città , nel frattempo Isole Venexia Rialto
Ignazio Menin apparteneva alla classe colta e benestante dello Stato Venexo e EL suo giudizio , sin dalle prime righe del suo xesxo, schierato dalla parte della xradizione repubblicana venexa, della stabELixà politica, e giudica velleitari i nuovi ideali.
EL fuoco della ribellione alla vexusxa republica oligarchica si risolse nella delusione di chi aveva speraxo nel rinovamenxo e nela perdixa dell'autonomia, delle Isole, dei Commerci da Mar, de la Marina "piasè temua del mar interno ( Mediterraneo ) dopo, l'imbroio dele Tre carte a scapito della Republica delle Isole Venexia compiuxo da Napoleon, l'Imperatore del Sacro Roman Impero Asburgico,
La Nave francese "Liberator" l'è quela mandà aposta par tacar briga e spaenta el poro Ludovico Manin ultimo, Doge bon da gnente.
15 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
La processione fu seguita dalla Municipalità in sciarpa e abiti verdi e rossi e da tre o quattro della Società Patriotica e dalla nostra civica e truppa italiana, che fece per la prima volta la sua miserabile comparsa. La Rua fu portata, ma non vi fu mai niuno dal territorio, e pochissime voci, e balli angustiosi di libertà, non si volle fermarla alle case ex Nobili, ma bensì ai cantoni, si portò emblemi contro i Veneziani, ma tutto senza qualsiasi applauso, né allegria, fu anche molestata dall’improvvisa pioggia, che mandò i nostri storpiati militari al riposo.
Iersera vi fu gran altercazione, alla Società Patriotica tra il presidente abate Velo e il cittadino Cocchio e si pretende, che terminassero colle pugna, se le fischiate non avessero terminato le cose sul momento. Oggi essa è rimasta chiusa. La Municipalità non è tranquilla sinché continua questa fucina rivoluzionaria.
I cittadini Lorenzoni e Bologna, come comitato di Finanze, sono partiti per Venezia essendo colà richiamati dal cittadino Haller per intendersi sopra di un tale argomento. Poveri noi! Si dubita, che nella contribuzione di Venezia possa esservi annessa la terraferma, ma quello ch’è certo è che ci scorticheranno.
Non si sa ancor nulla della pace di Leoben, ma sembra che tutto debba svilupparsi in breve. Il fermento delle cose è grande. La carta, onde sottoscriversi per una Republica grande, ovver picciola, essendo stata trasandata per non esservi né capo, né piedi, è stata avvallorata con manifesto della Municipalità, la quale aggiunge, al solito, che chi non la sottoscriverà verrà riguardato come aristocratico; dice, per altro avanti, che sarà in libertà di ognuno di farlo, solita contradizione della moderna democrazia.
16 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Iersera un certo cittadino Camerella, fece una mozione alla Municipalità di qualche tumulto, si dissimulò, ma si penserà al castigo, mentre questi sovrani non amano di venir detronizzati. Neppur oggi la Società Patriotica non aperse le sue sessioni, la cosa è in maneggio della diffidente Municipalità e se ne saprà l’esito. I Milana furono i primi a volerla, poi si fanno debito di sopirla, per non pregiudicarsi nell’esenziale: avendone di già ottenuto l’intento. Cochio serve di mezzo termine e dà il campo facile, perché non ha a che fare con dei storditi.
Si va organizzando i vari dipartimenti dal cittadino Leonardo Thiene, che dovranno anche formare, s’intende con lentezza, una stabile Municipalità.
Vi sono vari Municipalisti ammalati, Ceroni, Enrico Bissari,Testa, Guzzan ed altri che vi vanno ad agire con tepidezza, particolarmente cita.
Gran prodigio: il general Joubert appena arrivate le rimesse, supplì all’imprestito incontrato colla cassa nazionale di 100 milla: lire che si pretendono porzione di soldo fatto contribuire dall’ex Duca di Modena, che incautamente si lasciò ritrovare a Venezia.
17 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi Camerella, per la sua parlata tumultuaria alla Municipalità, intaccandola palmarmente sul cattivo maneggio delle finanze, ad onta di aver essa risposto, che attesi gli affari non potrebbe ascoltarlo sennon dopo tre giorni, fu ordinato il suo imprigionamento, e il cittadino Segala, unico talento scoperto nella rivoluzione, si prese l’impegno di eseguirlo da sé, senza soldati. Questa condotta inquisitoriale in un governo libero sorprende.
Sono arrivati da Venezia, Lorenzoni, Bologna, essendovisi colà il cittadino Giambattista Muzzani, tutti e tre ivi richiamati come Comitato delle finanze, dal cittadino Haller sopraintendente alle Finanze generali: furono da esso lodati come atlantici e filantropi in tali materie, e indi loro emanò l’ordine di far contribuire dalla terraferma, detratte alcune città, 28 millioni di lire nostre, da pagarsi con scala, dai maggiori possidenti. Essi formeranno il piano per Vicenza.
Si è fatto il processo a Padova del famoso ladro del Monte nostro di Pietà, e a tale oggetto, furono richiamati due individui, che invigilano su di esso. Ma essendosi costui, come ben si può credere, assai difeso, non fu condannato dai Francesi, che a soli 5 anni di prigione, facile a sciogliersi, perché il reo è nelle loro mani. Di risarcimento non si è nemmeno parlato. Gli affascinati, che credono infallibili i Francesi, si tengono sicuri di detrarne la somma dalla contribuzione. Poveri sciocchi!
La Società Patriotica si riaperse questa sera, ma fu al quanto insipida e vi concorsero pochissimi spettatori, e niun di quelli, che vi vanno unicamente per godere i pazzi.
18 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Baldisserotto parlò in piazza, sul piedestallo dell’albero, c’era marcato, e i contadini fugirono, ed egli loro lanciò dietro il proprio capello, dicendo: non meritate, che si affatichi per voi.
Oscurità politiche inesplicabili.
Società Patriotica quasi deserta.
Ultima recita dell’opera buffa, a cui intervennero tutti i soldati francesi, i quali tumultuarono per entrarvi a segno, che gli abitanti dovettero tralasciare di andarvi. Un distaccamento di truppa aquietò ogni cosa. Spiace ai Francesi di non aver più un trattenimento alla sera e parimenti al paese per la sua tranquillità.
19 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi pranzo dal generale Rose a Caldogno dal conte Pietro, la cittadina Trissino, Sala e altre tre, ma la società riuscì fredda, mentre i Francesi erano distratissimi.
Padova ha stampato un bando per i Veneziani, talmente, ch’essi non potranno nemmeno passar. Ma sulla liberazione dei sequestri dei loro beni, si dovette ritrattare una simile bestialità, e far loro, con cortese invito al contrario: succede poi che nel momento istesso la Municipalità veneta inibisce ad essi di sortir da Venezia. Quante contradizioni!
20 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il cittadino Leonardo Bissaro, pieno di zelo e sistema, ha voluto poner tutto l’ordine fattibile nella Municipalità, richiamandola a poche ore del giorno, e a due soli giorni alla settimana, l’intervento del popolo sovrano, del qual si teme l’aspetto, mentre invece di applauso, non riscuotono, che fischiate. Pose anche in attività i diversi comitati; ciò era necessario, mentre prima tutto il giorno si discuteva con gran confusione e bisbiglio, sino a notte avvanzata, né v’era un piano immaginabile.
I Sette Comuni non vogliono sentire la rivoluzione, portano la coccarda veneta e in proposito di argenterie e di armi, dicono che chi le vuole, se le vadi a prendere, ch’essi le difenderanno. Il general Joubert prende con moderazione queste espressioni, forse vedendo che v’è del rischio e non un oggetto a costringerli, ma v’è chi anima i Francesi a farlo. Gli uomini sono molto cattivi.
La Società Patriotica, continua, ma senza applauso, né concorso, le penne maestre la lasciano languir da sé anzi han mosso Joubert a scriver una lettera in questi termini al presidente abate Velo: che chi dirigge tali società, dovrebbero essere degli uomini istruiti e ragionevoli i quali stabilissero preventivamente delle solide leggi fondamentali; più, che si devono restringere all’istruzion solamente, senza altri rapporti ambiziosi, che potrebbero divergere da un oggetto tanto interessante; e se ciò si eseguirà, egli la farà rispettare e vi venirà in persona, quando li suoi affari glielo permetteranno. Si pretende che l’aria e gli epiteti dell’abate abbiano imposto a Joubert, vi andava egli dicendogli liberamente cittadino generale, e prendendo in parola i Francesi, essi restavano confusi di tanta franchezza, quantunque essi meglio di tutti ne conoscessero la stupidità.
Ecco una curiosa lettera stampata sul termometro politico che dà un’idea del pensare dei nostri stessi abbagliati Patriotti. Essa si crede dell’abate Velo e dipinge il nostro paese in qualche parte.
Vicenza 7 pratile
anno I° della Libertà Italiana
I Vostri saluti mi sarebbero stati cari in ogni tempo e luogo, ma una spontanea Vostra lettera scrittami in tempo della feroce dittatura di Erizzo, e che perciò non ricevei, e la seconda che ricevo nel momento, che recuperiamo un’indipendenza e una patria, mi riescono oltremodo carissime. Tanto più che oltre ad essere una dolce memoria dell’amicizia, sono pure una sincera congratulazione pel nostro stato ed ordine di cose, che la Lombardia dopo una schiavitù di secoli va sicuramente ad incontrare e a mantenere.
Questo felice ed inapprezzabile momento per altro (come suol avvenire nei grandi e totali cambiamenti) porta seco un carattere di arbitrio e di disordine rivoluzionario, più, o meno sensibile nelle varie città insorte a norma dei vecchi pregiudizi e delle passioni, più o meno dominanti nelle diverse padane regioni, che sotto gli auspizi della forza e delle vittorie francesi resersi indipendenti. A Brescia e Bergamo lo spirito democratico ardente e fermo ha fin dalla sua culla abattuto con colpi sicuri l’idra schifosa dell’aristocrazia. A Padova la scelta dei più zelanti ed abili filantropi ed una saggia organizzazione Municipale, che mette in azione le migliori teste ed i caratteri più risoluti di quella popolazione promettono sicuramente l’abbassamento e la distruzione dell’orgoglio aristocratico. In Verona persino, nella disgraziata Verona, dove la fermezza d’autorità d’un popolo umiliatore d’ogni potenza in Europa ha istallato una Municipalità tutta di veri e provati Patriotti, composta la cosa pubblica, comincia a prendere un andamento fermo, risoluto e pel futuro ordine di cose decisivo.
Tra noi diverso termometro di filosofica cultura, di energia nazionale e di pregiudiziale ostinazione ha partorito effetti molto diversi e conseguenze meno felici per il pubblico bene.
I buoni patrioti è vero, profittarono dello sbalordimento degli aristocrati all’avvicinarsi de Francesi e Cispadani d’ogni canto vittoriosi per strappar loro di mano ogni autorità. Ma necessità, timore, incertezza, fretta più che altro produsse nel maggior numero la rivoluzione. Prevenzioni particolari, personali interessi, spirito di partito presiedevano la nomina della Municipalità provvisoria.
Una fazione non filosofica, né educata dai lunghi e profondi studi sull’uomo e sulla prodigiosa rivoluzione delle Gallie; ma alimentata coi discorsi di piazza e dei caffè una fazione d’indifferenti a qualunque forma di governo purché si conformi ai loro interessi, determinata alla democrazia più dalla necessità di cedere all’irresistibile preponderanza francese, che persuasa per principi, piu per spirito di incitazione, che per cognizione di causa; questa fazione, oppressa prima dalle esclusioni ed animosità dell’altro partito, colse l’opportunità del nuovo sistema politico per figurare, mettersi alla testa della popolazione ed opprimer la fazione contraria.
Le cattive conseguenze di tal premessa non poteano nella total loro estensione, che corrispondere alla malignità del principio. Quindi ingiusta e pregiudiziale intrusione ed esclusione di persone promossa dal pregiudizio e dalla passione, diretta dall’intrigo e dal maneggio; quindi la maggior e miglior parte dei patrioti esclusa dall’ingerenza dei pubblici affari; quindi i più accorti e mascherati aristocratici prescelti; quindi l’interesse privato sostituito all’amore del ben publico e il personale orgoglio al vero utile del popolo.
Un’infinita presunzione di sé medesimi, la quale è sempre figlia dell’ignorante mediocrità e che mi sembra formare la base morale de miei concittadini, osò promettersi di tutto regolare, distribuire, organizzare e perfino di tutto scrivere con un miserabile stile, parto di teste prosuntuose, esaltate dall’acidentalità non meritata del posto, e mai riformate cogli esemplari del gusto, colla solidità del carattere, coi precetti della filosofia, e coi principi dell’analisi.
Il coro si è lasciato nell’inazione per la ben rididicola superbia di non adottare le buone provisorie regolazioni che se ne son fatte a Padova e Verona. Non si sono istituiti comitati, poiché io non chiamo formalmente tali l’unione di due o al più tre persone in una tale materia più intriganti che dotte. Il peggio è che si sono omessi i più integranti come quello di Sanità, di Pubblica Istruzione, di Agricoltura e Commercio, né si vuole per una compassionevole presunzione di imitare l’ottima organizzazione della patavina municipalità. E ciò certamente con piena malizia; poiché il carattere dell’aristocrazia, il quale è concentrativo, come è diffusivo quello della democrazia, non si vuole su molti estendere la diffusion del comando.
Non si chiama alcun francese illuminato per sistemare le cose di concerto colla Municipalità. Nelle elezioni militari non si consultano né i generali né il comandante della piazza; nessun anzi mai di questi chiamato, assiste alle sessioni. Queste fannosi a porte chiuse, né alcun luogo si trova destinato per l’intervento del popolo, o alcuno dei più distinti cittadini. Non si pubblicano le materie né trattate né da trattarsi, non si vota coll’accessione e discussione della persona ma coi bossoli ciechi; ogni operazione è coperta col velo dell’arcano e specialmente quelle cose dedicate al pubblico erario.
Il Ministero in genere è composto parte di ladri, parte d’inetti, tutti fatti per broglio ed avvanzi detestati e corruttibili della passata oligarchia municipale.
Si fà si disfà, si ordina e si disordina, si propone né si risolve, si pretende di far tutto,innovar tutto, e tutto intanto si trova in un disordine e confusione perfetta e siamo ancora all’alfa di questo grande affare.
Eccoti, o stimabile e caro Amico, la nostra situazione veramente rivoluzionaria! I buoni e abili gemono; il popolo freme e minaccia. Esso è lontano… sì lontano e ogni cosa va come a Dio piace. Si è parlato e si parla, ma inutilmente. Questi Catoni da nuova specie non ascoltano, che la loro sapienza attinta a tutte altre fonti, che a quelle degli antichi, ch’essi non conoscono; e de’ grandi legislatori delle Gallie, ch’essi non leggono o non intendono nemmen l’idioma. Ho tardato a risponderti per istenderti questa dolorosa Iliade sulla nostra non so se si debba dir, rivoluzione o disgrazia. Amami.
Salute e fratellanza. Accludo una cosuccia recente.
Il tuo cittadino
G. V.
Questa lettera fece molta sensazione a Parigi al dir dell’abate Fortis, ma a noi può servir di prova, che ogni governo è suscettibile di critiche, particolarmente dal canto degli ambiziosi, che si veggono negletti. Un vero ed istrutto filantropo è ben raro, ma la rivoluzione attuale non lo comporta.
Si stanno facendo dei gran preparativi in Campo Marzo per la Festa Civica dei 28 corrente, che celebrerà la memoria, di tutti i generali ed ufficiali, che si sono distinti e che hanno perduto la vita nelle campagne d’Italia. I cittadini Iseppo Gastaldi e Alessandro Trissino, sopraintendenti della guglia, diretti dai Francesi, e sino a quest’ora supplisce alle spese la Municipalità.
21 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Nulla si traspira degli articoli della pace. Si dice che a momenti si farà un Gran Congresso, che tratterà della pace generale, ma ogni cosa è congettura.
Giunge un ordine di Bonaparte, molti credono per la lettera quì soprascritta dell’abate Velo, ma io credo per i suoi soliti fini, che
soprime tutte le Municipalità della terraferma veneta. Forma egli sei dipartimenti, in ognuno dei quali, ci deve esser una Municipalità Centrale di 23 individui da eleggersi dai generali francesi stazionati in esse città. Venezia è lasciata in bianco, qual mistero!
Questa notizia, riuscì inaspettata ai nostri politici, e soprattutto di dolore agl’impiegati, stante i precisi rimproveri di Bonaparte, di mala aministrazione di giustizia, di finanze, assassini, e anarchia ec…. A ciò si unisce il giubilo universale di un bel cangiamento. È vero, che si teme moltissimo della scielta futura, mentre gl’intriganti ed i raggiratori si presentano più facilmente dei galantuomini, ma intanto stampi quell’altra. Il general Joubert però, è un bravo uomo, ed è sperabile, che voglia, e sia informato d’ogni cosa, s’è però possibile in tal imbroglio. Egli si ritrova, da due giorni a Bassano, sentiremo cosa succede, mentre l’ordine è istantaneo.
Quando mai si correggeranno gli uomini dal formar dei piani puerili e di far tanti conti senza l’oste!
22 giugno 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il general Joubert si trova ancora a Bassano, e quasi sarebbe desiderabile, che componesse colà la nostra Municipalità, senza poter venir ingannato dai brogli degli ambiziosi, che già fermentano. Ma questo bravo uomo, forse seconderà quelle giuste ed oneste intenzioni, di cui mostra d’esser ripieno, e che gli niegano solo quelli, che non le conoscono, e che perciò gli rendono maggiormente giustizia col loro biasimo. A che siamo ridotti!
Questa mattina si mandò in giro un Municipalista, col parroco alle case per aver sottoscrizioni alla repubblica grande o piccola liberamente, ma non si vuol restrizioni. Oh che comedie! Per me credo, che quel che sarà stabilito seguirà e che sia molto inutile l’orgasmo di alcune teste riscaldate, le quali amerebbero, di fare impazzire per i loro interessi tutto l’universo. Oh il bene per il bene, è molto raro! se a questo si potesse solo avvicinarsi, quanti galantuomini vi concorrerebbero di core!
Manifesto di proibizione di lacché [È utile ricordare che i lacché portavano la livrea della casa nobiliare in cui servivano.La proibizione dei lacché stava a significare eguaglianza per tutti]. Adesso si sforza le carte per il comando, nella spirante indiavolata Municipalità.
Nel lazzeretto vi sono 300 rognosi e se ne attendono altri 800 d’incurabili. Non si sa il luogo dove verranno posti per salvezza comune.
Il
23 giugno 1797 il patriota veneziano Antonio Margarini viene fucilato per sentenza della “Municipalità Democratica” per aver capeggiato la sollevazione popolare contro quei patrizi che avevano decretato il 12 maggio precedente la fine della Repubblica di Venezia e la resa al generale Buonaparte.
La sua vicenda umana e politica viene riproposta da un nuovo libro di Federico Fontanella: “Antonio Margarini ovvero: La sera del 12 maggio 1797”.
Editoria Universitaria
23 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
È arrivato il general Joubert da Bassano. Li Municipalisti furono subito a ricevere i suoi comandi, in adempimento all’ordine di Bonaparte: ed esso loro ricercò, una nota di tutti li cittadini, che credessero abili tanto in Vicenza, come a Bassano e in questi due territori, e ciò verrà fatto in pochi giorni. Speriamo bene.
Si ha sciolto improvvisamente il Colleggietto Bertolini a San Zulian dopo tante espressioni sull’educazione.
Si attende la division Bernadotte, per la festa funeraria, ch’è stata protratta d’una decade.
La Municipalità si è riunita, con tutto l’imbarazzo e la disperazione e fino a 6 ore italiane, non era ancor terminata la sessione della sua dimissione.
Nulla di nuovo in materia di pubbliche notizie, ma una quantità di ciarle, che sempre più ingolfano le idee.
24 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
La Municipalità affatica, nella scielta di 46 cittadini di cui l’ha incombenzata Joubert e si è ballottata, essa stessa, per non mancar dei migliori, come è ben naturale, ma strano.Verrà però ciò deciso fra pochi giorni dal generale Joubert.
Il comandante della piazza Ghuimbertau, ha terminata la sua rappresentanza, molto calcolata in paese, ma esso non fu gran fatto grato verso la casa Trissino dove abitava, esigendo, ad onta del trattamento sempre ad esso fatto, che il paese lo rimborsasse del suo mantenimento. Il comandante Laval lo rimpiazzerà, di esso pure se ne dice bene.
25 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
L’antica Municipalità è composta di 35 individui, ognuno di essi ha dato una nota di 46 soggetti; tanto si abbisogna di essere governati. Si è poi ballottata essa stessa, cosa assai disdicevole particolarmente anche per li epiteti non lusinghieri, ma infamanti, che sono precisati nell’ordinazione di Bonaparte, stampata e divulgata. Il generale Joubert, ha anche loro rimproverata la dimenticanza per non averne cognizione di nomine Bassanesi, e loro disse: come non conoscete voi degli uomini 18 miglia qui lontani? Esso generale riceve le note private d’ognuno e i galantuomini cercano di esentarsene di darne e si espresse, che sarà una Municipalità provvisorissima. In breve si sentirà l’installazione che in questi momenti è sospirata, di degni soggetti e capaci.
La Società Patriotica restò chiusa per la mancanza totale di spettatori e forse per speranze future. Si dice però, che ci sia stato per distruggerla, dei gran maneggi; ma molto ha dipenduto dal tono disprezzabile, con cui era incominciata. Forse risorgerà colla nuova Municipalità e con il cambiamento in sé stessa di alcuni soggetti, che la compongono. Ma per verità queste Sale Patriotiche non sono composte che di gente ambiziosa, che aspira al comando Municipale e prende il pretesto dell’Istruzione per farsi conoscere e avere un partito.
30 giugno 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Gran impegno del general Joubert e Beillard per fare una buona Municipalità, lagnandosi essi, che tutti i cittadini si scansano di servire. Gran curiosità e gran maneggi per questa nomina. Si assicura, che il general Joubert si troverà fuor di città per non accettar in appresso alcuna dispensa.
La vecchia Municipalità è melanconica, minaccia che la futura dovrà far pagare assai, perché le casse son vuote, e dà dei segni di vita con delle innovazioni, per non poter abbandonare l’idea d’un dispotismo, a lei palesemente troppo caro ed assoluto.
Essa Municipalità ha mandato 40 Soggetti tutti Patriotti per le ville, onde fare le sottoscrizioni alla Repubblica Grande ec.; tutti i Preti e i Possidenti dovettero sottoscriversi, ma il popolo non volle mai intendere di farlo, onde venendo raguagliati dal Sindico e Notaro del luogo, ch’era impossibile di far sottoscrivere tutti anche per il tempo. Risposero col mezzo dei commissionati. Non serve, prendete i libri del battesimo, trascrivete i nomi e s’intenderanno tutti sottoscritti, senza che lo sappiano e se lo verranno a sapere, verranno a dare il loro dissenso. Ecco le solite libere espressioni del sentimento degli odierni popoli liberi. Molti villaggi si sollevarono e non furono tranquilli nemmeno verso il loro parroco per timore che avesse dato i libri battesimali, o ch’esso fosse d’accordo coi democratici. Non fu mai possibile di far intender al villico l’odierna maniera di pensare, senza riscuotere tutto il disprezzo e l’odio possibile, e mai niuna persuasione. I democratici arrabbiati cercavano di rigettarne la causa sui preti e gli ex Nobili, mentre in essi non v’era che il senso comune che li conduceva e li diriggeva.
La Società Patriotica, va vivendo con la critica, e colla decadenza, oggi si deve fare un nuovo presidente; essa spera nella nuova Municipalità.
Si proibì per adesso qualunque vestizione e la professione di qualunque convento. Cosa presa in un tratto e che si poteva almeno lasciarne l’esame alla futura reggenza. Si pretende che gli Scalzi Carmelitani Scalzi, avvertiti da un Municipalista, abbiano nella notte anteriore professati 7 novizzi.
Nulla si traspira delle nuove generali, ora si teme di nuovo la guerra, ora si rimarca e si spera la pacificazione generale. Per Venezia ora si crede di vederla centralmente a risorgere, ora viene annichilata, e dalle apparenze e
dall’odio di alcuni della terraferma, che prendono lo spezioso pretesto del suo immenso deficit, ma che in fondo è per una rabbia, e presunzione naturale.
Non si sa quel che sarà. Si vocifera, ma così a fior di labra, e non si può prudentemente a pieno informarsene, che
l’Istria, e la Dalmazia, sieno occupate dagli Austriaci. Se ciò fosse, a me parrebbe indicar assai.
Il tempo deluciderà ogni cosa, frattanto il nostro incerto destino non è il minore dei nostri presenti mali.
Quando mai la tranquillità, il buon ordine, la sicurezza vera delle persone, e delle proprietà, il bastante temperamento dei caratteri rimmetterà nel nostro vivere, quel balsamo salutare, senza di cui la vita è un martirio. Allora si potrà dire, ed esprimere la gioia del governo, in cui la Provvidenza ci avrà condotti.
Primo luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Fu posto in arresto per tre giorni, il cittadino Lodovico Caldogno, per aver detto soldato della dottrina cristiana al cittadino Angelo Bissaro, ufficiale della Guardia sedentaria dei 80 e si eseguì senza venir ascoltato.
Questa Guardia Civica, sembra troppo piena di esclusive e di multe, pare che si voglia cambiarne il metodo prima dell’organizzazione della Guardia Nazionale.
La Municipalità era seduta ed era un’ora di notte, nel momento, che aveva preso (la parte) =deliberato di sopprimere l’Inquisitorato di Santa Corona; quando improvvisamente le fu presentato la nomina della nuova Municipalità fatta da Joubert. Si sciolse dunque al momento, con molta confusione, e vari ne dimostrarono la dispiacenza di esserne esclusi nella futura.
Bassano e i Sette Comuni annessi a Vicenza cercano di sottrarsi, per divenire indipendenti e Joubert ebbe la vista di prenderne il maggior numero da tali luoghi, per combinar le cose.
Beillard installerà nel giorno 4 questi municipali e non conoscendoli, vedremo l’esito.
Si pagano i campatici anticipati, e imprestiti secchi e requisizioni a capriccio e senza discrezione.
2 luglio 1797DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Partirono Joubert, Beillard, Blondeau e molti ufficiali a Poiana per farvi una caccia di Lepri, la Municipalità spedì per fornirvi la casa, mentre fu da essa arbitrariamente ed odiosamente spogliata.
Vi sono in Vicenza da un mese e più circa 7 milla: uomini della divisione Joubert.
3 luglio 1797
La vecchia Municipalità agisce con calore: ha abolito il Pensionatico progetta di far saltare in aria i fideicomissi se ha tempo e molti conventi.
Inquisisce l’arciprete di Altissimo, il qual fu torbido per le sottoscrizioni della Republica Grande.
Ha mandato un espresso a Joubert a Poiana, colle rimostranze: che Bonaparte, avendo contemplato nel suo ordine, tutti i distretti, furono perciò negletti Arzignano, Montebello, Lonigo e altri luoghi, e che le popolazioni di Bassano e 7 comuni sono inferiori alle nostre e però troppo esorbitante il numero dei loro publici funzionari: aggiunse ancora, che Guzzan con Castellan sono parentissimi e non possono per legge della Costituzione dell’anno III° esercitare il loro incarico. Vedremo quello, che seguirà. Si dice ancora che alcuni di Montebello sieno andati a rappresentar queste ragioni al general Bonaparte a Milano. In fondo tutte queste riflessioni nascono da chi vorrebbe esaltarsi o rimpiazzarli.
Iersera venne la nomina della Municipalità amministrativa di 11 individui, la qual essendo la maggior parte tolti dalla vecchia Municipalità non incontra in essi tanti obbietti.
È partito Pietro Bissari col ( barca )legno Porto per portare all’Eroe Bonaparte le sottoscrizioni alla Grande Republica in n° di 20 milla:, come si decanta.
L’aver mandato per le ville degli energici non troppo ben intesi, ha fatto nascer delle scene fra i cittadini villani, i quali non intendono materie e garbugli di governo particolarmente da chi non sa spiegarle che con violenza. I villici la sanno più lunga di alcuni.
Domani si deve installare questi 34 funzionari pubblici; vedremo se le rimostranze avran luogo, e se si accetterà dispense, mentre Joubert si è espresso di non volerne.
Venezia è avvilita, dopo l’occupazione imperiale dell’Istria e della Dalmazia seguita ai 6 del passato e che ancora non si vorrebbe creder, né riflettere, dopo il ritorno del Mengotti da Milano,
e la non accettata fraternizzazione della terraferma.
Vedremo col tempo cosa seguirà, anche in questo.
4 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Stante dei susurri seguiti a Valdagno per le famose sottoscrizioni, si ha dovuto dalla Municipalità spedirvi 50 soldati della nostra colonna mobile, per aquietar tali tumulti e ripiantarvi l’albero della libertà. Ciò si vuol al solito minorare. Gran ingegni!
I Bassanesi eletti municipalisti, non essendosi fissata l’ora, arrivarono qui molto tardi e così quei dei Sette Comuni. Il general Beillard giunse da Poiana per installar la Municipalità e lo fece alle 19 ore unitamente al Corpo Centrale, ossia legislativo.
La Società Patriotica si sostiene per impegno, ma non vi va quasi nessuno; dopo quattro decadi, hanno eletto per presidente l’abate Cerato, ma essendosi esentato, si fece di nuovo per acclamazione l’abate Velo. Il centrale si unì dalle 19 fino alle 5 della notte, componendo fra di essi i loro comitati. Il general Beillard disse: questa Municipalità eletta da Joubert dev’esser rispettata e noi la faremo rispettare. Li vecchi municipalisti sono dolenti e pieni di astio. Il centrale Stecchini, bassanese è a Milano per ottener da Bonaparte l’indipendenza del suo paese, annesso ai Sette Comuni. Alcuni di Montebello e Lonigo parimenti per venir ammessi nel Corpo Centrale. Bonaparte suol guardar la carta geografica e risponder, per quanto osservi non rimarco i paesi, che mi nominate:
così certo rispose ai colognesi.abitanti di Cologna.
Frattanto gli ufficiali francesi, si divertono alla caccia a Poiana località a circa 35 Km a sud di Vicenza e vi fanno continuamente delle nuove partite.
5 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il centrale ha stampato un manifesto della sua stimazione che piace universalmente e la defonta Municipalità non ne aveva, o quel che è peggio non ha mai osservato un ordine immaginabile.
Tutto furie, capriccio, violenza e quei pochi buoni, che v’erano dovevano abbassare la testa o finger di esser ammalati.
Stampi quell’altra Municipalità è il detto comune. Vedremo in seguito.
L’abate Velo col giovine Fusiniero è andato misteriosamente a Milano col pretesto di fraternizzar per strada tutte quelle comuni, ma si crede per cozzar contrastare colle elezioni di Joubert. Gran ignoranza!
La festa funeraria, che doveva esser fatta tante volte, lo sarà ai 14 di luglio.
Niente si sa delle nuove che tanto interessano. Oggi è di quì passato il marchese Dal Gallo negoziatore proveniente da Milano.
Venezia cerca di fraternizzare colla terraferma, ma questa insiste di non voler fraternizzar col suo debito di 44 millioni.
Il pretesto, che si decanta è questo, ma il tempo farà vedere il destino d’ogni cosa. Oh quanti piani delusi!
6 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Il Centrale dopo di aversi organizzato, ha pubblicato i suoi comitati e le loro mansioni. Ha concentrato però tutto in sé stesso ed è quello di cui si lagna la nostra picciola Municipalità dei 11 la quale dice che non gli è rimasto che la sciarpa. Il Centrale però discerne che prima di dar legge agli altri, conviene ponersene a sé stessi, e i loro modi sono più fraterni, meno torbidi e riscaldati. Non v’è governo senza difetti, ma quello, che più si accosta al bene riesce più grato, mentre anche l’apparenza soddisfa. La vecchia Municipalità aveva per verità avuto il momento più critico, la novità, il caos delle cose e le esiggenze francesi; ma l’unione di troppe teste violenti, la confusione e la spezie di vanto di opprimere, la resero universalmente odiosa. Tantoppiù, che avendo in sé alcuni galantuomini, questi erano ridotti al silenzio e dovevano sottostare a tutte le innovazioni senza esame e che un governo provvisorio, non divorato dal desiderio di dominare, doveva lasciare all’organizzazione generale futura.
7 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi il Centrale, essendo venerdì, ha dato la sua prima sessione publica; tutti rimasero sorpresi dell’ordine e della decenza dei suoi membri. Il cittadino Zuccato ha fatto un solito bellissimo discorso.
Le critiche non finiscono mai in chi particolarmente sente più l’amor proprio di esserne esclusi, che il bene publico.
I possidenti, su cui tutta la faccenda sta a cadere, son umiliati dalle povere lingue democratiche.
La Società Patriottica, si tiene aperta dal vice presidente Panozzi che nasalmente pronunzia libertà e eguaglianza, ma non si sa nemmeno ch’essa esista.
8 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi il generale Beillard, per ordine di Joubert, ha fatto la revvista della nostra colonna mobile, mezzo stropiata anche nel vestito, e degli 80 volontari civili; dopo aver detto d’esser rimasto contento, loro disse: voi fazionerete tutti, con l’armata francese, il qual onore produsse in tutti un gran bisbiglio di paura, gli uni per timor della guerra, i civili perché tale non era il loro impegno: quantunque abbiano sulla spada il motto, o vincere o morire, essi non intendono di metterlo in esecuzione, ma intendono di rimanere dentro le mura della città. Beillard complimentò il cittadino Francesco Arrigoni, che gli rappresentava tali cose dicendogli: capitanio, tenetevi i vostri discorsi ed io mi terrò i Rolli l'organizzazione degli arruolati. Oh che comedie!
I Francesi galanteggiano molto e piacciono. Sembra che le donne impazziscano per essi. I Francesi ricercano di andar a diporto per stazionarvi, i più bei luoghi di campagna vicini alla città.
Tutto è però in moto nelle truppe francesi, esercizi giornalieri, ordinazione di un magazzino immenso termine otto giorni. Nulla si rileva al solito, ma tutto dimostra, che in poco tempo si delucideranno le cose.
Frattanto il paese s’incammina alla più gran rovina in proposito di animali, generi, dinari e consumo. I cittadini sensati compiangono la inevitabile necessità e conoscono l’affare in tutta la sua estesa; gli altri non contemplano che il loro interesse, o la loro vanità, offesa anche per non venir impiegati e si sfogano con scandalo del buonsenso e della causa comune, il di cui oggetto è già per essi, più un pretesto, che altro.
9 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Li magazzini per l’armata francese, essendosi ritrovati vuoti, dal Comitato alle Provisioni Militari per mancanza dell’anterior governo provvisorio; ora si trova alla circostanza, di dover fare un fondo, per li accidenti imprevvisibili; ma questo è talmente forte, volendosi anche farne uno di risserva, che fa congetturare oltre le ciarle, che forse la pace non sia sottoscritta coll’imperatore. Certo sono tre mesi, dacché si dice sottoscritti i Preliminari, e che non si è veduta niuna ostilità.
Contuttociò il profondo silenzio, sugli articoli secreti e diffinitivi della medesima, lo stabilito congresso vocifferato in Udine, l’esercitazione delle truppe: il mormorio delle voci, fra gli ufficiali fa temere una rottura. Dio faccia, che non succeda per non ultimare le rovine di questi paesi e per il bene dell’umanità. Le cose poi sono coperte da un tal mistero, che inquieta gl’interessati e fa nascere mille argomenti, onde ragionarvi.
Mai più il tempo mi ha sembrato tanto lungo, quanto in questa ansietà di sapere il nostro destino, e la diffinitiva decisione delle cose.
I più furiosi democratici infuriano di questi dubbi, ma la gente di buon senso e di carattere, non può a meno di riflettere alle cose, almeno per minorare la circostanza presente del proprio paese e a una buona sistemazione di tutto ormai resa impossibile.
I Francesi soggiornati qui, nel solito numero di circa 7 milla:, se riescono a carico e a noia per le somme inquietudini, requisizioni, e alloggi nelle case, sono altresì necessari alla tranquillità del paese in dei momenti, in cui il cambiamento di governo e le teste pazze e la malintesa intelligenza come dev’essere della parola libertà potrebbe produrre dei gran disordini. Quando mai potremo ottenere di non avere più tali bisogni, e fruire d’una calma totale!
Venezia è avvilita. Mengotti e Sanfermo sono di ritorno da Milano; ma in loro luogo vi anderà il cittadino Francesco Battaia ex proveditor in terraferma, del quale soleva dire Bonaparte. C’est un homme comm’il faut.
10 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Ier sera sono arrivati più di 15 cannoni di campagna in Campo Marzo: chi dice per servire alla festa dei 14 chi per progredire alla volta di Udine per il congresso, o per il scioglimento delle trattative. Frappoco si dovrebbe spiegar qualche cosa.
Frattanto il Campo Marzo sembrava un Parigi iersera: una superba gulia, che si sta facendo e dipingendo da Boldrini, gli esercizi militari, la banda e i tamburri facevano zuffolare e rallegrare anche senza voglia e il nostro mondo galante progredendo al passeggio formava un bel spettacolo.
Il Centrale fa tutto e sembra impossibile, che possa reggere alle fatiche, essendo 6 notti, che veglia continuamente essi hanno fissato le 4 ora italiana per il termine e la chiusa delle sessioni.
La Municipalità dei 11 inquieta di non poter figurare e aver più poteri, ha stampato un lenzuolo di organizzazione per sistemarsi. È arrivato da Milano il cittadino Giuseppe Rubini ignaro di lingua e di modi, però inviato dalla vecchia Municipalità a Milano, il quale in un mese non poté mai avere udienza dal sultano Bonaparte, finalmente essendo stato ricevuto per congedo, esso gli disse: risponderò alla lettera della vostra Municipalità fra pochi giorni in persona. Contuttociò i pazzi continuano ad adorare ogni cosa.
11 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Continuano a venir dei cannoni e delle munizioni, che si diriggono verso Treviso: chi dice di nuovo la guerra; chi per più presto conchiuder la pace: altri ancora per un’alleanza coll’Austria. Il tempo deciderà ogni cosa, frattanto per noi le spese e i disturbi non finiscono mai.
Il general Bonaparte, scrive una lettera di già stampata al cittadino Francesco Battaia, che cerca di riabilitarlo dalle maldicenze, con mille elogi e l’espressione, che in qualunque incontro egli si presterà a quanto gli fosse per piacere, stante la lealtà del suo carattere, la purezza delle sue intenzioni e la sua vera filosofia, conosciute anche prima dell’attual ordine di cose. La Municipalità veneta pensò di nominarlo con Mengotti per spedirlo a Milano. Il primo ebbe 29 voti, l’altro 20 sicché è partito Battaja solo per Milano passando per Este, per ischivar l’odiosità Patavina. Alla terraferma democratica non ha piaciuto questa scelta. Si diffida continuamente della veneta astuzia.
12 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Oggi fanno, a quel, che i Francesi dicono, la repetion sic! prova generaledella festa dei 14 a ore 8 italiane.
Gira da due giorni continuamente fra l’armata d’Italia una carta stampata del club di Clichy, tendente a disorganizzare l’attual governo francese, da principio la cosa era misteriosa, ma in adesso l’armata d’Italia apertamente vi risponde con forza e risoluzione; è per altro curiosissimo il modo e di già incostituzionale in quanto i militari non possono occuparsi di politica. Dio sa qual garbuglio si prepara!
Vien fatto un magazzino per le truppe e uno di riserva di 300: carra di fieno. Però si fanno requisizioni a capriccio, io l’ebbi di 90: carra in tre giorni. Ciò succederà sempre, quando le cariche saranno riempite da persone, che non sanno, o non vogliono calcolare le cose, mentre ricercano quel che non è né possibile, né fattibile.
La Municipalità dei 11 non può passarsi, d’esser limitata a poche cose. Gli ambiziosi fremono di tutto.
Oggi mandano 40 camicie per casa da cucire, non si finisce mai e tutto va in fumo, ma ancor si grida, che non c’è energia.
La Guardia Civica dei 80 ha avuto la consolazione di venir esentata da fazionare coi Francesi; le scene ridicole che ha fatto nascere la paura, sono state indicibili, il Brogliati disse, chi si ha pensato di dire che ha dello spirito? Veramente poi il loro impegno è stato sempre di servire dentro le mura della città. I Francesi mostravano di tenerli assolutamente arrollati, ma poi il giorno dopo il rilasciarono ridendo in libertà.
Alcuni Francesi non contenti del solo alloggio, ricercano qualche casino di campagna per diporto. San Bastiano, Campagna e la Rotonda sono di già ricercati. Vedremo quanto si estenderà. V’è sempre chi cerca di metter tutto in vista per far inquietare tutti s’è possibile.
13 luglio 1797 DA VICENZA OTAVIA NEGRI VELO A CURA DE MIRTO SARDO
Ieri sono arrivati dei Tirolesi a parlare con Joubert e tutti i Patriotti li guardano con gelosia e niuno può far loro ri
26 AGOSTO 1797 DUCATO ASBURGICO DI REGGIO EMILIA - I SERVIZI SEGRETI FRANCESI TUMULTUANO I REGGIANI CHE RIESCONO A CACCIARE IL DUCA IMPERIALE ASBURGICO DAL PRESIDIO.
VVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVV
DA RIALTO SCHIZA SU STO STRAMBOTO
http://mail.google.com/mail/?ui=1&view=att&th=11e39ad3714cae53&attid=0.3&disp=vah&zw
mercoledì 7 luglio 2010
Michele Sganzerla vince la battaglia contro la centrale a biomasse
Da l'Arena
SANGUINETTO. Gravoso l’impegno imposto da Agsm alla ditta che dovrebbe sostenere la spesa del teleriscaldamento
La centrale della discordia sparisce per motivi economici
La Termomeccanica ecologica getta la spugna perché non ritiene suo obbligo farsi carico di tutta la rete di trasporto del calore; intanto va avanti un altro impianto
Mercoledì 07 Luglio 2010 PROVINCIA, pagina 33
Stop al progetto della centrale a biomasse di via Campaiaro. Mentre in paese si discute del «bioconvertitore», proposto da Technika di Modena per produrre bioetanolo e lignina da paglia e stocchi di mais «digeriti» da enzimi, in Comune è arrivata la lettera di rinuncia della Termomeccanica ecologia di La Spezia alla costruzione di un termovalorizzatore che doveva essere alimentato con gli stessi scarti agricoli. Il ripensamento della ditta verrà comunicato dal sindaco Alessandro Braga nel Consiglio che si terrà oggi, alle 19, a Venera.
La centrale a biomasse, da sette megawatt, doveva essere alimentata con 70 mila tonnellate di paglia e steli di mais all’anno. Per oltre un anno ha fatto discutere e litigare due amministrazioni, Nogara e Sanguinetto: ora sparisce.
A spingere Aldo Sammartano, presidente di Termomeccanica ecologia, a non proseguire il progetto è stata la relazione dell’Azienda generale dei servizi municipalizzati di Verona (Agsm), interpellata dal Comune per uno studio di fattibilità dell’impianto di teleriscaldamento connesso alla centrale. Il 20 maggio scorso, l’azienda scaligera confermò la «fattibilità tecnica» della centrale. Tuttavia, per rendere l’impianto sostenibile economicamente, propose tre soluzioni diverse: o porre tutti gli investimenti sul teleriscaldamento «a carico di chi propone l’impianto» oppure prevedere che la ditta ceda il calore prodotto a costo quasi nullo. La terza proposta, infine, prevedeva «di non far pagare l’allaccio al cliente, bensì di incrementare in modo significativo la quota di contribuzione a suo carico».
Tutte e tre le ipotesi, in particolare quella dell’investimento totale a carico del privato, sono state scartate dalla Termomeccanica. Sammartano il 30 giugno ha scritto al sindaco che l’investimento di fondi senza limiti «non è contemplato nel progetto da noi proposto». E ha aggiunto: «Pur consapevoli che il teleriscaldamento è un elemento fondamentale per la centrale, non sussistono le condizioni tecnico economiche affinché gli investimenti ad essa relativi vengano sostenuti dalla nostra società».
Queste parole, per il sindaco Braga, suonano come una rinuncia al progetto. «L’impossibilità di realizzare la rete di teleriscaldamento», dice, «è una condizione che ostacola la prosecuzione del rapporto e della sottoscrizione della convenzione, già adottata in Consiglio e sottoscritta da Termomeccanica, Avepo e Seren». Braga aggiunge: «Mi dispiace che ci sia stato chi, in particolare i consiglieri di minoranza Daniele Fraccaroli, Antonella Ponso e Mario Mattioli, che in tutti questi mesi sono andati in giro dicendo che la centrale era già cosa fatta. Hanno fatto male i conti. L’ex assessore Christian Malini, all’opposizione, ha solo fatto un gesto teatrale».
Intanto si fa avanti l’altra centrale, il bioconvertitore della Technika di Modena che ha illustrato l’impianto: sarà più piccolo di quello di Termomeccanica, funzionerà con 8.500 tonnellate di paglia e stocchi di mais all’anno che saranno trasformati da fermenti ed enzimi in bioetanolo, anidride carbonica e lignina. Dubbi sugli effettivi sostegni economici che avrà la nuova struttura e sui suoi limiti sono stati già espressi, rispettivamente, da Daniele Fraccaroli, capogruppo di «Sanguinetto Cresce» e da Michele Sganzerla, portavoce del Comitato del no alla centrale a biomasse.F.T.
SANGUINETTO. Gravoso l’impegno imposto da Agsm alla ditta che dovrebbe sostenere la spesa del teleriscaldamento
La centrale della discordia sparisce per motivi economici
La Termomeccanica ecologica getta la spugna perché non ritiene suo obbligo farsi carico di tutta la rete di trasporto del calore; intanto va avanti un altro impianto
Mercoledì 07 Luglio 2010 PROVINCIA, pagina 33
Stop al progetto della centrale a biomasse di via Campaiaro. Mentre in paese si discute del «bioconvertitore», proposto da Technika di Modena per produrre bioetanolo e lignina da paglia e stocchi di mais «digeriti» da enzimi, in Comune è arrivata la lettera di rinuncia della Termomeccanica ecologia di La Spezia alla costruzione di un termovalorizzatore che doveva essere alimentato con gli stessi scarti agricoli. Il ripensamento della ditta verrà comunicato dal sindaco Alessandro Braga nel Consiglio che si terrà oggi, alle 19, a Venera.
La centrale a biomasse, da sette megawatt, doveva essere alimentata con 70 mila tonnellate di paglia e steli di mais all’anno. Per oltre un anno ha fatto discutere e litigare due amministrazioni, Nogara e Sanguinetto: ora sparisce.
A spingere Aldo Sammartano, presidente di Termomeccanica ecologia, a non proseguire il progetto è stata la relazione dell’Azienda generale dei servizi municipalizzati di Verona (Agsm), interpellata dal Comune per uno studio di fattibilità dell’impianto di teleriscaldamento connesso alla centrale. Il 20 maggio scorso, l’azienda scaligera confermò la «fattibilità tecnica» della centrale. Tuttavia, per rendere l’impianto sostenibile economicamente, propose tre soluzioni diverse: o porre tutti gli investimenti sul teleriscaldamento «a carico di chi propone l’impianto» oppure prevedere che la ditta ceda il calore prodotto a costo quasi nullo. La terza proposta, infine, prevedeva «di non far pagare l’allaccio al cliente, bensì di incrementare in modo significativo la quota di contribuzione a suo carico».
Tutte e tre le ipotesi, in particolare quella dell’investimento totale a carico del privato, sono state scartate dalla Termomeccanica. Sammartano il 30 giugno ha scritto al sindaco che l’investimento di fondi senza limiti «non è contemplato nel progetto da noi proposto». E ha aggiunto: «Pur consapevoli che il teleriscaldamento è un elemento fondamentale per la centrale, non sussistono le condizioni tecnico economiche affinché gli investimenti ad essa relativi vengano sostenuti dalla nostra società».
Queste parole, per il sindaco Braga, suonano come una rinuncia al progetto. «L’impossibilità di realizzare la rete di teleriscaldamento», dice, «è una condizione che ostacola la prosecuzione del rapporto e della sottoscrizione della convenzione, già adottata in Consiglio e sottoscritta da Termomeccanica, Avepo e Seren». Braga aggiunge: «Mi dispiace che ci sia stato chi, in particolare i consiglieri di minoranza Daniele Fraccaroli, Antonella Ponso e Mario Mattioli, che in tutti questi mesi sono andati in giro dicendo che la centrale era già cosa fatta. Hanno fatto male i conti. L’ex assessore Christian Malini, all’opposizione, ha solo fatto un gesto teatrale».
Intanto si fa avanti l’altra centrale, il bioconvertitore della Technika di Modena che ha illustrato l’impianto: sarà più piccolo di quello di Termomeccanica, funzionerà con 8.500 tonnellate di paglia e stocchi di mais all’anno che saranno trasformati da fermenti ed enzimi in bioetanolo, anidride carbonica e lignina. Dubbi sugli effettivi sostegni economici che avrà la nuova struttura e sui suoi limiti sono stati già espressi, rispettivamente, da Daniele Fraccaroli, capogruppo di «Sanguinetto Cresce» e da Michele Sganzerla, portavoce del Comitato del no alla centrale a biomasse.F.T.
Villa dei Vescovi sotto tiro del FAI.
Sulla nota questione distruzione del brolo Rinascimentale di Andrea da Valle a Villa dei Vesconi, progetto del FAI che cui l'ha donata mio ex marito Vittorio Olcese, ora defunto, e dell'architetto Domenico Luciani, pubblico la rettifica inviata a:
All'attenzione di Paolo COLTRO caporedattore Il Mattino di Padova
e p.c a:
Presidente Commissione Cultura Provincia di Padova / Presidente Commissione Comune di Padova
Dichiarazione Ripugnante. Ed oltre
Gentile Paolo Coltro,
non abito nel Veneto, quindi non ho possibilità di trovare in edicola il Mattino di Padova ma ho letto i due suoi articoli odierni su file.
Per stima, e rispetto deontologico verso un collega, devo purtroppo rettificare alcune prime (tra parecchie) inesattezze e quindi disinformazione personale, rilevate nei suoi due articoli pubblicati oggi sulla questione "brolo di Villa dei Vescovi-FAI".
Intanto, vorrei pubblicasse la mia rettifica su un punto decisivo ai puri fini della veridicità di quanto sostengo da alcuni lunghi mesi, cioè che la pubblicità del FAI per la vendita delle pietre di trachite (FINO AD OGGI CIRCA 200 VENDUTE) non è avvenuta (come lei scrive) soltanto sul sito internet del FAI, ma sopratutto con molte pagine riportanti le immagini del progetto di Domenico Luciani, articoli, didascalie, ecc. ecc., pubblicate sul Notiziario trimestrale cartaceo del FAI, Notiziari che riceviamo noi Soci Sostenitori.
Sul Notiziario Dicembre 2009 - Gennaio - Febbraio 2010, e sul Notiziario Marzo - Aprile - Maggio 2010, cioè per ben sette mesi.
Questa prima rettifica è fondamentale per stabilire molte cose accadute, purtroppo, proprio al riguardo delle invocate (anche da lei) trasparenze da parte del FAI.
Forse, la fonte più idonea a chiarire trasparentissimamente "l'affaire brolo di Villa dei Vescovi-FAI", è il sito da me voluto assieme ad alcuni amici miei e di Vittorio Olcese in vita.
Il sito contiene la storia fin dal giorno che è, purtroppo, iniziata: dal 3 Gennaio 2010 allorchè ho ricevuto il Notiziario Dicembre 2009 - Gennaio - Febbraio 2010, poi l'altro, Marzo - Aprile - Maggio 2010.
La prego di consultare Villa dei Vescovi ove, tra gli altri e in ordine temporale, troverà anche l'ultimo (il primo titolo) aggiornamento contenente un suo articolo, estremamente veritiero e critico, del 2007. Comprese tutte le immagini, inoppugnabili, ingrandibili e con didascalie, e la rassegna stampa fino ad ieri.
Quando pubblicherò i suoi due articoli di oggi, spero prestissimo, e non da tromba stonata, sotto ogni riga da rettificare e precisare sottoscriverò ciascuna rettifica, basata su veritiera documentazione, non su chiacchiere salottiere e menzognere.
Devo dirle, con immenso accoramento e dolore, che il FAI, ancora una volta, ha usato la menzogna perfino approfittando del silenzio di un defunto: Vittorio Olcese.
Da defunto, infatti, è inascoltabile.
E' questo l'atto di vigliaccheria più grande che ci sia.
Questo particolare dichiarato dal FAI, immagino da Luciani o da Magnifico è ripugnante: Che il progetto pubblicizzato dal FAI di Domenico Luciani, fosse il progetto voluto da Vittorio Olcese. è una dichiarazione Ripugnante. Ed oltre
So bene quali furono i progetti e i gusti miei e di Vittorio Olcese, mai un uomo della sua cultura avrebbe manomesso, distrutto e pavimentato il brolo di Andrea da Valle.
Questa ennesima falsità, ripeto falsità ripugnante del FAI, se la dovranno rimangiare perchè, vede caro Corso, io sono una persona che parla se documentata e in una botte di ferro, non come una tromba stonata.
La ringrazio per l'attenzione, la saluto cordialmente, sperando di vedere pubblicata, per ora, questa fondamentale rettifica.
Giuliana D'Olcese de Cesare
Villa dei Vescovi www.villadeivescovi.net
All'attenzione di Paolo COLTRO caporedattore Il Mattino di Padova
e p.c a:
Presidente Commissione Cultura Provincia di Padova / Presidente Commissione Comune di Padova
Dichiarazione Ripugnante. Ed oltre
Gentile Paolo Coltro,
non abito nel Veneto, quindi non ho possibilità di trovare in edicola il Mattino di Padova ma ho letto i due suoi articoli odierni su file.
Per stima, e rispetto deontologico verso un collega, devo purtroppo rettificare alcune prime (tra parecchie) inesattezze e quindi disinformazione personale, rilevate nei suoi due articoli pubblicati oggi sulla questione "brolo di Villa dei Vescovi-FAI".
Intanto, vorrei pubblicasse la mia rettifica su un punto decisivo ai puri fini della veridicità di quanto sostengo da alcuni lunghi mesi, cioè che la pubblicità del FAI per la vendita delle pietre di trachite (FINO AD OGGI CIRCA 200 VENDUTE) non è avvenuta (come lei scrive) soltanto sul sito internet del FAI, ma sopratutto con molte pagine riportanti le immagini del progetto di Domenico Luciani, articoli, didascalie, ecc. ecc., pubblicate sul Notiziario trimestrale cartaceo del FAI, Notiziari che riceviamo noi Soci Sostenitori.
Sul Notiziario Dicembre 2009 - Gennaio - Febbraio 2010, e sul Notiziario Marzo - Aprile - Maggio 2010, cioè per ben sette mesi.
Questa prima rettifica è fondamentale per stabilire molte cose accadute, purtroppo, proprio al riguardo delle invocate (anche da lei) trasparenze da parte del FAI.
Forse, la fonte più idonea a chiarire trasparentissimamente "l'affaire brolo di Villa dei Vescovi-FAI", è il sito da me voluto assieme ad alcuni amici miei e di Vittorio Olcese in vita.
Il sito contiene la storia fin dal giorno che è, purtroppo, iniziata: dal 3 Gennaio 2010 allorchè ho ricevuto il Notiziario Dicembre 2009 - Gennaio - Febbraio 2010, poi l'altro, Marzo - Aprile - Maggio 2010.
La prego di consultare Villa dei Vescovi ove, tra gli altri e in ordine temporale, troverà anche l'ultimo (il primo titolo) aggiornamento contenente un suo articolo, estremamente veritiero e critico, del 2007. Comprese tutte le immagini, inoppugnabili, ingrandibili e con didascalie, e la rassegna stampa fino ad ieri.
Quando pubblicherò i suoi due articoli di oggi, spero prestissimo, e non da tromba stonata, sotto ogni riga da rettificare e precisare sottoscriverò ciascuna rettifica, basata su veritiera documentazione, non su chiacchiere salottiere e menzognere.
Devo dirle, con immenso accoramento e dolore, che il FAI, ancora una volta, ha usato la menzogna perfino approfittando del silenzio di un defunto: Vittorio Olcese.
Da defunto, infatti, è inascoltabile.
E' questo l'atto di vigliaccheria più grande che ci sia.
Questo particolare dichiarato dal FAI, immagino da Luciani o da Magnifico è ripugnante: Che il progetto pubblicizzato dal FAI di Domenico Luciani, fosse il progetto voluto da Vittorio Olcese. è una dichiarazione Ripugnante. Ed oltre
So bene quali furono i progetti e i gusti miei e di Vittorio Olcese, mai un uomo della sua cultura avrebbe manomesso, distrutto e pavimentato il brolo di Andrea da Valle.
Questa ennesima falsità, ripeto falsità ripugnante del FAI, se la dovranno rimangiare perchè, vede caro Corso, io sono una persona che parla se documentata e in una botte di ferro, non come una tromba stonata.
La ringrazio per l'attenzione, la saluto cordialmente, sperando di vedere pubblicata, per ora, questa fondamentale rettifica.
Giuliana D'Olcese de Cesare
Villa dei Vescovi www.villadeivescovi.net
giovedì 1 luglio 2010
PREMIO CAMPIELLO E IL CANALE MUSSOLINI
VENETO UNO 24/06/2010
Grande affluenza e partecipazione all'Accademico
I FINALISTI DEL CAMPIELLO
Primo incontro con i lettori a Caselfranco
CASTELFRANCO - Esaurito in ogni ordine di palchi il teatro Accademico di Castelfranco veneto mercoledì sera per il primo incontro dei cinque finalisti al premio Campiello con i lettori.
I finalisti Gianrico Carofiglio partecipante con il libro “Le perfezioni provvisorie”, Gad Lerner con “Scintille. Una storia di anime vagabonde”, Michela Murgia con il libro“Accabadora”, Laura Pariani con “Milano è una selva oscura” e Antonio Pennacchi che concorre con il libro “Canale Mussolini” hanno risposto alle domande di Antonio Di Lorenzo, del Giornale di Vicenza. Nell’arco dell’intera giornata avevano potuto conoscere la città castellana visitandone la biblioteca, la mostra del Giorgione e la villa Bolasco, che ristrutturata sarà la prossima sede della tappa castellana del premio Campiello.
Grande affluenza e partecipazione all'Accademico
I FINALISTI DEL CAMPIELLO
Primo incontro con i lettori a Caselfranco
CASTELFRANCO - Esaurito in ogni ordine di palchi il teatro Accademico di Castelfranco veneto mercoledì sera per il primo incontro dei cinque finalisti al premio Campiello con i lettori.
I finalisti Gianrico Carofiglio partecipante con il libro “Le perfezioni provvisorie”, Gad Lerner con “Scintille. Una storia di anime vagabonde”, Michela Murgia con il libro“Accabadora”, Laura Pariani con “Milano è una selva oscura” e Antonio Pennacchi che concorre con il libro “Canale Mussolini” hanno risposto alle domande di Antonio Di Lorenzo, del Giornale di Vicenza. Nell’arco dell’intera giornata avevano potuto conoscere la città castellana visitandone la biblioteca, la mostra del Giorgione e la villa Bolasco, che ristrutturata sarà la prossima sede della tappa castellana del premio Campiello.
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