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domenica 29 gennaio 2012

Nelli-Elena Vanzan Marchini presenta il suo Libro Venezia, la salute, la fede.


 Giovedì 2 febbraio alle 17,30 alla Scoletta dei Calegheri in campo S.Tomà
Nelli-Elena Vanzan Marchini
racconta il suo libro
VENEZIA, LA SALUTE, LA FEDE
percorrendo con le immagini i luoghi e la storia di Venezia 
introduce Maresa Mongiello

venerdì 27 gennaio 2012

Scudo dela Dominante Republica de Venexia e le so Isole Sparse federè


In centro in alto il corno del Doge e soto la corona de

la Doga o Dogaresa.

Ven zo el mantel de ermelin, con  drento pel fata a


 forma dogale. che ciapa drento el grande scudo  


diviso in sedese scudi e in primo piano altri zinque con 


in mezo el leon de San Marco d'oro , simbolo della 


dominante Republica Isole Venexia sovrane.

2) El secondo scudo a destra  el regno federà de la Morea diviso in quatro, con desora na corona d'oro. Isole Dalmate a scacchi in sedese d'argento e roso scuro (vermiglio) , Isole Croazia con tri feri neri de caval , Isole  Rascia (ragusa) con leon roso scuro (vermiglio)  armà de azuro ,  Morea.
3) El terzo scudo in mezo in alto diviso in quatro   
3.1 gh'è el el primo quarto el regno federà de l'Isola Cipro con na croce forte asè d'oro  con altre quatro picole intorno.
3.2 par Gerusaleme un leon rosso scuro (vermiglio)  con le zate alte, che carica coronà d'oro, fasà de argento e azuro;
3.3 Par Cipro  leon roso scuto (vermiglio);  
3.4 Regno federà d'Armenia con un leon Rosso  su fondo d'argento , par la casa Lusitani.

4) a zanca diviso in du sora e soto. Sora  Regno federà  de l'Isola de Candia ,desora na coron , con un'aquila  nera che vola  e che beca, e con le zate d'oro  che ten un el fulmine  d'oro  che allude al labirinto  e a Giove che l'è nato li. de soto el minotauro d'oro armà de porpora con la testa azzurra.

5) Soto con corona marchesato d'Istria . Fondo azuro con na cavara d'oro  ,incoronà  e con le zate  de porpora .

I 16 scudi  o punti di membri  i'è disposti cosita:
1° Pa/matria Friuli con Aquila d'Oro  con le zate e el beco roso su Banda azura incoronà.
2° Isola Padoa Croce rosa su banda d'argento.
3° Treviso Croce roso scuro (vermiglia)  su banda d'argento, con do stele de sora del steso color dela croce;
4° Belun Croce d'oro  su sfondo azuro. par sora du draghi.
5° Verona : croce d'oro su sfondo azuro.
6° Bresia  : Leon rampante comn le zate  rosse scuro (vermiglio)  su fodo d'argento.
7° Vicenza Croce d'argento su sfondo rosso scuro (vermeglio)
8° Feltre Tore merlà d'argento  con sora do torete pieghè  anca lori d'argento  con feritoie e porte smaltè de nero, su sfondo roso scuro (vermiglio)
9° Bergamo in do parte una d'oro e una roso scuro (vermiglio)
10° Crema Diviso in du sora roso scuro (vermiglio) soto d'argento.
11° Isola Corfù le Isole spampinè Sparse Parte  con la nave dei Argonauti d'Oro e de  Legnago porto   su fondo azuro.
12° Isola Zante (Zacinto) con un fior de giacinto d'argento su fondo azuro.
13° Isole Adria Porta maestra fata de matoni , con sora tre tor coi merli  , quela in mezo piasè granda,  
fondo azuro comn la ponta verda.
14° Isole Polesine Leon de San Marco de sora a na Porta maestra fata de matoni  e do finestrine ,con do tor d'oro.
15° Isola Cefalonia , croce rosa scora (vermiglia) su fondo d'argento.
16 Isole Cherso Ossero: Caval rampante d'argento e con le onge nere, su sfondo verde.

traduzion reinterpretazion de REnato De Paoli ReNato a Sparè Isola sparse.
VVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVV

Il mito del cinghiale Chelidonio, Atalata, Eneo, Meleadros , Micene.

sabato 21 gennaio 2012

GOFFREDO PARISE SCRITTORE NATO CRESCIUTO A VICENZA

GOFFREDO PARISE SCRITTORE

« Il Veneto è la mia Patria. Sebbene esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non è la mia Patria. Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse da combattere, combatteremmo, è soltanto il Veneto. Quando vedo scritto all'imbocco dei ponti sul Piave fiume sacro alla Patria, mi commuovo, ma non perché penso all'Italia, bensì perché penso al Veneto. »


(Goffredo Parise, Il Corriere della Sera, 7 febbraio 1982)


GOFFREDO PARISE E IL CINEMA

DA LUNEDI' 19 FEBBRAIO
OMAGGIO ALLO SCRITTORE VICENTINO

Cinema Odeon Vicenza
Da lunedì 19 a sabato 24 febbraio 2007.

" Parise e il cinema "


Dopo avere indagato il Goffredo Parise-uomo e scrittore con la mostra fotografica ospitata al LAMeC e con le letture a Villa Valmarana, entrambe svoltesi a dicembre, vengono ora riproposti alcuni film a cui sono legati "I sillabari" o pellicole alle quali egli stesso collaborò.

PRESSO CINEMA ODEON Vicenza:

lunedì 19 FEBBRAIO proiezione film alle
ore 18.30 e 21,oo
Una storia moderna l'ape regina (1963) To

di
Marco Ferreri

Tratto dalla sceneggiatura teatrale La moglie a cavallo, che sarà oggetto del segmento conclusivo delle celebrazioni parisiane.

Ugo Tognazzi e Marina Vlady sono i protagonisti di una storia in cui un borghese quarantenne si accasa con una bella, brava, illibata e cattolicissima che lo sfianca col suo desiderio ardente di avere un figlio. Ottenuto lo scopo, l'uomo è messo da parte e muore. Sequestrato dalla censura che impose tagli e modifiche ai dialoghi, è un grottesco sulla famiglia, il matrimonio e l'ideologia clerical-borghese. Per quella vinse il Nastro d'argento del migliore attore.

L'attore cremonese fu pure tra i protagonisti di

Oggi, domani, dopodomani (1965)

di
Marco Ferreri
, Eduardo De Filippo e Luciano Salce



martedì 20 febbraio 2007 proiezione del film alle
ore 18.30 e ore 21,oo


Si tratta di un film a episodi , tra i cui interpreti Ugo Tognazzi .

In un altro episiodio - La moglie bionda di Salce, con Marcello Mastroianni - è il ritratto di un soggetto dell'autore in ambiente vicentino:

"un marito vorrebbe vendere la moglie scialacquatrice a un emiro arabo, ma scopre di essere lui l'oggetto del desiderio".



Mercoledì 21 FEBBRAIO proiezione del film
alle 18.30 e 21,00

Toccherà invece a Vanina Vanini (1961) di Roberto Rossellini alla cui sceneggiatura Parise collaborò. È la storia, da Cronache italiane di Stendhal, dell'amore tra il carbonaro Pietro Missirilli e la principessa Vanini nella Roma del 1823, sullo sfondo del malgoverno papalino, dei primi fermenti liberali, della vita quotidiana del popolo.

Tra i protagonisti, Sandra Milo e Paolo Stoppa .

ATTENZIONE:


giovedì 22 FEBBRAIO

alle 18.30 e

venerdì 23 FEBBRAIO alle 21

Il più recente

Il prete bello(1989)

di Carlo Mazzacurati

Tratto dall'omonimo romanzo del 1954,: nella Vicenza del 1939 due ragazzi poveri sperimentano il difficile passaggio da un'età all'altra e la fine dell'innocenza, entrando nel mondo conformista degli adulti.

Fu il secondo film del regista padovano che con i due sceneggiatori (Franco Bernini, Enzo Monteleone) portò il romanzo di Parise e ne ribaltò la prospettiva, mettendo i giovani in primo piano a scapito di don Gastone ( Roberto Citran ), il prete bello incerto tra l'adesione al regime fascista e i richiami della sessualità.

Conclusione


sabato 24 (ore 18.30 e 21) con

Boccaccio '70 (1962)

Film a più mani, di cui Federico Fellini firmò l'episodio Le tentazioni del dottor Antonio in collaborazione con Parise. Nella sua totalità il film è uno scherzo in quattro atti, ideato da Cesare Zavattini e prodotto da Carlo Ponti, che ha come filo conduttore la satira del moralismo e del puritanesimo. Importanti attori del cinema e del teatro di quegli anni
( Paolo Stoppa, Romolo Valli, Anita Ekberg, Sophia Loren, Romy Schneider, Tomas Milian, Peppino De Filippo ) sono tra i protagonisti.

Ingresso libero a tutte le proiezioni.
Informazioni allo 0444.222104.



L'iniziativa, Terzo segmento, del progetto promosso, realizza gli eventi, in collaborazione con l'Assessorato alle Attività Culturali del Comune di Vicenza, Regione Veneto e AIM Vicenza , per ricordare lo scrittore vicentino di cui nel 2006 è caduto il ventesimo della scomparsa.

350 a.C. Ω all' anno 0 ovvero l'anno 1 dell'era di Cristo.



350 a.C. Ω 349 a.C.

Libagione del signore: particolare della situla di Kuffarn, Austria meridionale (Pannonia)
350 a.C.
Una donna di alto rango vestita di una lunga veste regale decorata e con un copricapo a larghe tese , è seduta comodamente su un trono (seggio a schienale simile a quello conservato al Mueso del Luvre di Parigi) . Dietro il trono si trova un ragazzino anch' esso vestito di una tunica regale e di un copricapo a tese ampie.
Porge un recipiente a un servitore che con un mestolo (la "caza") attinge del vino dalla situla. A sinistra un alto servitore porta due situle vuote mentre a destra sta davanti delle situle appese sotto un portico . La presenza su questa situla di una scena narrativa nonché l'aspetto compositivo rivelano una influenza del mondo classico, ma il materiale della situla stessa, lamina di bronzo, il modo con cui sono resi i personaggi e il tema della libagione a carattere forse funerario sono tipici del mondo protostorico che tanto colpì gli storici greci antichi.



La somiglianza con la scena della
situla Benvenuti in bronzo , ritrovata nelle riviere isole Este e qui esposta nel Museo Archeologico Nazionale è straordinariamente somigliante a quella di Kuffarn, (Austria) sembra uscita dalla stessa bottega artistica.
 45° >13' e 14'< latitudine nord
> 11° > 39' e 41' < longitudine est

(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )

Somiglia anche al
elmo in bronzo di guerriero a forma conica ritrovata nelle Isole Opean.
V secolo a. C.
 45° >18' e 19'< latitudine nord
 11° > 10' e 13' < longitudine est
Oggi al Museo Archeologico di Firenze. L’elmo porta incisi i disegni cinque cavalli, più un minotauro (centauro alato) per un numero totale di sei.


CLEMONIO NERCA

ENDOLAGUNA MEZSOACUA ISOLE SPARSE ELETTRIDI MENAGO LEGNAGO ( ARGONAUTI ) MONTAGNA ESTE MONSELESE PADOA ADRIA SPINA
I CASTELLIERI
A CAVALLO DELL’ETA’ DELLA PIETRA E QUELLA DEL METALLO , SI VENNE AD INTENSIFICARE IL RAPPORTO DEGLI ISOLANI PELAGI ENDOLAGUNE E QUELLE ADRIATE -SPINE - MEDEACUANEE - ISOLANO ENDOLAGUNA -
L’ESEMPIO PIU’ LAMPANTE DELLO SVILUPPO CULTURALE E’ RAPPRESENTATO DAI NUMEROSISSIMI CASTELLIERI PRESENTI UN PO’ DOVUNQUE SIA NELL’ENDOLAGUNA ADRI - ATTICA SIA IN ISTRIA14
IL CASTELLIERE DEL MENAGO DETTO VOLGARMENTE DEL TARTARO DOVE SVOLSI RICERCHE E RACCOLTE DI SUPERFICIE DI MATERIALE DI VASELLAME D’IMPASTO DI NUMEROSO COCCI DI ANSE LUNATE (XV XIII A.C) NELL’ANNO 2005 E RIPETEI NEL 2006, FA INTUIRE LA STARTIFICAZIONE PALAFITTICOLA ABITATAIVA UMANIZZATA NELLA LAMA D’A IL RIALZO IN MEZZO AL LAGO RENDEVA INATTACCABILE IL CASTELLO DELLA CARPANEA DEL MENAGO TARTARO.
DELL’ETA’ DEI METALLI I VENETI AVEVANO SVILUPPATO LE LORO CONOSCENZE SULL’ESTRAZIONE E LAVORAZIONE DEL FERRO E SI ERANO PARZIALMENTE INTEGRATI CON PROGRESSIVI CONTATTI CO GLI ISTRI .
I VENETI - ISTRI DIEDEO VITA E FORMARONO QUESTA NUOVA POPOLAZIONE NELLA REGIONE CHE TENEVANO SALDAMENTE DANDO INIZIO AD UNA NUOVA FASE STORICA DEFINITA LA “CIVILTA DEI CASTELLIERI”
LE POPOLAZIONI ENDOLAGUNA SMISERO DI SEPPELLIRE I LORO MORTI IN TOMBE A TUMULO E PASSARONO ALLA CREMAZIONE DEI CADAVERI, I CUI RESTI VENIVANO POI POSTI IN URNE CINERARIE DI ARGILLA O DI BRONZO. LE NECROPOLI SONO POSTE LUNGO I PALEOALVEI DEL MENAGO TARTARO TREGNON A PALOALVEI ( PALO AVI )DEI VILLAGGI PALAFFITTICOLI.
I CASTELLIERI FURONO USATI FINO AL III SECOLO A.C. E TALUNI ANCHE IN EPOCA PIU’ RECENTI.
CAPANNE IN LEGNO E TALUNE CON IL TETTO IN PIEETRA CON IMPALCATI DI LEGNO.
LA FORMA DEL CASTELLIERE MENAGO TARTARO è OVOIDALE E PROTEGGIEVA L’INGRESSO DELL’ESTUARIO DEL MENAGO, TREGNON.
LE STRUTTURE ERANO MUTUATE ANCHE DALLE CICLOPICHE STRUTTURE MICENEE.
NEL VII V SECOLO I CASTELLIRI DI ESTE INFLUNZANO QUELLI ISTRIANI15
DAL V AL IV SECOLO ESTE ESPORTA IN ISTRI FIBULE, CISTE, E SITULE DECORATE, NELLO STILE DELLE ISOLE SPARSE INTORNO AL LAGO ESTE.16
C’E’ UNA DISCORDANZA TRA GLI STORICI IN QUANTO, SECONDO ALCUNI, I LIBURNI DI STIRPE NON ARIANA, ILLIRIZZATA , POTREBBERO ESSERE TRACI ILLIRIZZATI OD ADIRITTURA UNO DEI “POPOLI DEL MARE” CHE NEL II MILLENNIO EMIGRO’ DALLE ISOLE EGEE VERSO L’ALTO ADRIATICO. FURONO CERTAMENTE FORMIDABILI NAVIGATORI , E GIUNTI NEL GOLFO ADRIATICO SI DIEDERO ALLA PIRATERIA . ADORAVANO DIVINITA’ CHE ERANO CONOSCIUTE COI INOMI DI SENTONA, IKA, AITICA, IUTOSSICA.17
I CAPI TRIBU’ GOVERNAVANO LA CONFEDERAZIONE DELLE ISOLE SPARSE INVNIVERSIXA’ CON UN A RE CON POTERI LIMITATI ALLA DIFESA.
A ESTE NEL X SECOLO SI COINOSCE E DIFFONDE LA SCRITTURA.

900 a.C. Ω 200 a.C.


NEL GOLFO ADRIATICO INCROCIANO E TRAFFICANO LE NAVI GRECHE, FENICIE, ETRUSCHE.18
Micene nel I secolo a.C. era già ridotta in rovina.

1- ORIGINI LEGGENDARIE : MITI E LEGGENDE : ATALANTIDE - CARPANEA CON LE 7 PORTE - ANTENORE, CLODIO, ERACLE ERCOLE ARCOLE PROVA SAN MICHE SAN GIORGIO E IL DRAGO / CHE “VEN FORA DAL LAGO “

ATLANTIDE DETTO ESPERIO19
ATLANTIDE : PLATONE NE PARLA NEL TIMEO E NEL CRITIA
“Popolo gueriero che avrebbe tentato la conquista dell’Europa e dell’Asia ma sarebbe stato vinto dai Greci.
Si sarebbe inabissato 20
2 - ELEMENTI LEGNO PALI DEA PALI GEOMORFOLOGICI
PALI SACRI 21 aprile DEA PALA - PALLADE - GIORNO FONDAZIONE ROMA
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
PLINIO (23 d.C. 79 d.C.)

NATVRALIS HISXORIA III ,16, 120, 121,
...TVSCI EGESTO AMNIS IMPETV
PER TRANSVERSVM IN ATRIANORVM
PALVDES QVAE SEPTEM MARIA
APPELLANTVR, NOBILI PORTV OPPIDI
TVSCORVM ATRIAE A QVO ATIATICVM
MARE ANTE APPELLABATVR QVOD
NVNC HADRIATICVM.
GLI ETRUSCHI DEVIARONO ILCORSO
DEL FIUME IN SENSO TRASVERSALE ,
ENTRO LE LAGUNE ADRIANE DETTE
SETTE MARI (per collegarle) AL CELEBRE,
PORTO DI ADRIA, CITTA’ DEGLI ETRUSCHI,
DA CUI IL MARE PRIMA ERA CHIAMATO
ATRIATICVM ORA HADRIATICVM
LAPIDE POSTA IN QUEL DI ADRIA
TRADUZIONE DI RENATO DE PAOLI

Bibliografia
Isole Spare Menago Tarmasia
Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona (II serie)
Sezione Scienze dell’uomo, n. 5 - 2002, pagg. 68-70.
A cura di Alessandra Aspes

(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )


1- ORIGINI LEGGENDARIE : MITI E LEGGENDE : ATALANTIDE - CARPANEA CON LE 7 PORTE - ANTENORE, CLODIO, ERACLE ERCOLE ARCOLE PROVA SAN MICHE SAN GIORGIO E IL DRAGO / CHE “VEN FORA DAL LAGO “

ATLANTIDE DETTO ESPERIO - 19 ESPERXUSA
ATLANTIDE : PLATONE NE PARLA NEL TIMEO E NEL CRITIA
“Popolo gueriero che avrebbe tentato la conquista dell’Europa e dell’Asia ma sarebbe stato vinto dai Greci.
Si sarebbe inabissato 20 TRA 11.000 E 9.000 A.C.


2 - ELEMENTI LEGNO PALI DEA PALI GEOMORFOLOGICI
PALI SACRI

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

PLINIO (23 d.C. Ω 79 d.C.) NATVRALIS HISXORIA III ,16, 120, 121,

...TVSCI EGESTO AMNIS IMPETV
PER TRANSVERSVM IN ATRIANORVM
PALVDES QVAE SEPTEM MARIA
APPELLANTVR, NOBILI PORTV OPPIDI
TVSCORVM ATRIAE A QVO ATIATICVM
MARE ANTE APPELLABATVR QVOD
NVNC HADRIATICVM.



GLI ETRUSCHI DEVIARONO IL CORSO
DEL FIUME IN SENSO TRASVERSALE ,
ENTRO LE LAGUNE ADRIANE DETTE
SETTE MARI AL CELEBRE,
PORTO DI ADRIA, CITTA’ ETRUSCA,
DA CUI IL MARE PRIMA ERA CHIAMATO
ATRIATICVM ORA HADRIATICVM

LAPIDE POSTA IN QUEL DI ADRIA

TRADUZIONE DI RENATO DE PAOLI

...TVS

IMPETO PER

AXRAVERSARE

IN

ADRIA

A
SEXXE MARIA

CHIAMARONO ,

NOBILE

PORTO


OPPIDI

TV

ATRIAE

ADRIATICVM MARE

PRIMA CHIAMAVANO

QUOD

NVNC HADRIATICVM

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

PLUTARCO (50 - 120 d.C.) Cam. XVI

ΦΑΛΛΤΤΑΝ ΑΛΡΙΑΝ ΚΑΛΟΨΣΙΝ ΑΠΟ

ΤΨΡΡΙΝΙΚΗΣ ΠΟΛΕΩΣ


CHIAMANO ADRIAXICO IL MARE
DA ADRIA CITTA ETRVSCA


*****

FALLATTAN ALRIAN KALOISIN APO

XVRRINI

^^^^^^^^^^^^^^^^^
LAPIDE AD ADRIA

^^^^^^^^^^^


GIUSTINO ( II SEC. D.C. ) XX, I, 9

ADRIA QVOQVE ILLIRICO MARI
PROXIMA QUALE ET ADRIATICO MARI
NOMEN DEDIT......

ADRIA, VICINA AL MARE ILLIRICO,
CHE DIEDE IL NOME ANCHE AL MARE
ADRIATICO.....


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(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )
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PALO AVO SILE ( ISOLE )
http://www.parks.it/parco.fiume.sile/iti.html

Libro 1, vv. 81-123 Traduzione Versione Latina "Libro 1, vv. 81-123" de "Eneide" di "Virgilio".

Haec ubi dicta, cavum conversa cuspide montem impulit in latus; ac venti velut agmine facto, qua data porta, ruunt et terras turbine perflant. incubuere mari totumque a sedibus imis una Eurusque Notusque ruunt creberque procellis Africus, et vastos volvunt ad litora fluctus. insequitur clamorque virum stridorque rudentum; omotel eripiunt subito nubes caelumque diemque omot Teucrorum ex oculis; ponto nox incubat atra; intonuere poli et crebris micat ignibus aether praesentemque viris intentant omnia mortem. Extemplo Aeneae solvuntur frigore membra; ingemit et duplicis tendens ad sidera palmas talia voce refert: 'o terque quaterque beati, quis ante ora patrum Troiae sub moenibus altis contigit oppetere. o Danaum fortissime gentis Tydide. mene Iliacis occumbere campis non potuisse tuaque animam hanc effundere dextra saevus ubi Aeacidae telo iacet Hector, ubi ingens Sarpedon, ubi tot Simois correpta sub undis scuta virum galeasque et fortia corpora volvit.' Talia iactanti stridens Aquilone procella velum adversa ferit, fluctusque ad sidera tollit. franguntur remi, tum prora avertit et undis dat latus, insequitur cumulo praeruptus aquae mons. hi summo in fluctu pendent; his unda dehiscens terram inter fluctus aperit, furit aestus harenis. tris Notus abreptas in saxa latentia torquet saxa vocant ITALI (I TALI - TALI - TALIA - OS TILIA - HOS TILIA ) mediis quae in fluctibus Aras, dorsum immane mari summo, tris Eurus ab alto in brevia et Syrtis urget, miserabile visu, inliditque vadis atque aggere cingit harenae. unam, quae Lycios fidumque vehebat Oronten, ipsius ante oculos ingens a vertice pontus in puppim ferit: excutitur pronusque magister volvitur in caput, ast illam ter fluctus ibidem torquet agens circum et rapidus vorat aequore vertex. apparent rari nantes in gurgite vasto, arma virum tabulaeque et Troia gaza per undas. iam validam Ilionei navem, iam fortis Achatae, et qua vectus Abas, et qua grandaevus Aletes, vicit hiems; laxis laterum compagibus omnes accipiunt inimicum imbrem rimisque fatiscunt.


Libro 1, vv. 81-123 Traduzione Versione Latina "Libro 1, vv. 81-123" de "Eneide" di "Virgilio".
Come ciò detto, ribaltata la lancia, colpì alla costa il cavo monte; ed i venti come fatta una schiera dov’ è dato lo sbocco, corrono e flagellano le ISOLE col soffio. Bloccarono il “ MARE ATRIANO “ e tutto dal massimi fondi insieme Euro e Noto – (Eurusque Notusque) vanno ed Africo denso di bufere, e riversano i vasti flutti sui lidi. Ne segue un grido di uomini ed uno stridio di cordami; subito le nubi strappano il cielo ed il giorno dagli occhi dei Teucri; nera sul “ MARE ATRIANO “ sovrasta la notte; Tuonarono i poli e l’etere splende di densi fuochi tutto minaccia sugli uomini una morte imminente. All’istante le membra di Enea si sciolgono dal brivido; geme e tendendo entrambe le mani alle stelle così esprime a voce: “O tre quattro volte felici, cui toccò affrontare la morte davanti ai volti dei padri e sotto le alte mura di Troia. O Tidide, il più forte della razza dei Danai. Io, non aver potuto cadere nelle piane iliache e spendere questa vita per mano tua, dove giace il fiero Ettore (Hector) per l‘arma dell’Eacide, dove Sarpedo gigante, dove sotto l’onde il Simoenta travolge tanti scudi strappati ed elmi e forti spoglie d’eroi.” A lui che grida così un turbine Talia ( TALI A - TALI - A - OS TILIA - HOS TILIA –HOS TALIA OSTILE ) nemico stridendo per Aquilone ferisce la vela e solleva i flutti alle stelle. Si spaccano i remi, poi si rovescia la prora ed offre il fianco alle onde, l’insegue un monte spezzato con la (sua) massa d’acqua.Questi pendono in cima l flutto; a questi un’ onda aprendosi scopre tra i flutti l’ISOLA, il risucchio infuria sulle sabbie. Noto tormenta tre navi strappate nelle rocce latenti rocce che TALIA ( TALI A - TALI - A - OS TILIA - HOS TILIA –HOS TALIA OSTILE ) chiamano Are ( AVE ) in mezzo ai flutti, enorme dorsale in cima al “ MARE ATRIANO “, tre le spinge Euro dall’alto anche negli stretti di Sirte, miserevole (spettacolo) a vedersi e le sbatte nelle secche e le cinge d’un muro di sabbia. Una, che portava i Lici ed il fidato Oronte – ( Oronten ), sotto i suoi occhi l’enorme “ MARE ATRIANO “a la ferisce dall’alto sulla poppa: il pilota bocconi è sbalzato e rotolato a capofitto, ma tre volte il flutto la tortura lì ancora roteandola e un rapido vortice con l’acqua la divora Pochi appaiono nuotando nel vasto vortice, armi d’eroi e tavole e tesori troiani tra le onde. Ormai la robusta nave d’Ilioneo, ormai (quella) del forte Acate, e (quella) da cui (é) portato Abante, e (quella) da cui il vecchio Alete, le ha vinte la bufera; tutte con l’insieme dei fianchi sfasciato accettano la pioggia nemica e per le falle si aprono


(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )

EPOPEA ISOLE ADRIA 12^ LUCOMONIA CON GLI ETRUSCHI 650 a.C. Ω 450 a.C.



Bronzo Finale (1200 Ω / 1150 - 900 a.C.) BF

ETA' DEL FERRO 899 Ω 150 A.C.

Dal 699 Ω 500


CINTURONI ESTE COLOGNA BALDARIA PALO AVI ARGINE ALPON GUA’ FASINE, PIZZON confronta con cinturone Palo Bertin (dal 2 agosto 2007 al Museo di Cologna Veneta)


(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )
http://depaoli.pbwiki.com/PALETTE+VOTIVE++EDRON+MENAGO+COMPARA

Il gruppo veneto ( LAXVEN XK TREGNON ) vanta gli esemplari di maggior pregio artistico . I piu' antichi appartengono al II periodo atestino (VII - VI secolo a.c.) e sono a forma di losanga allungata simile a quella villanoviana. Cosi' un esemplare a este (tomba pela', n. 8), tutto decorato a incisione con doppia spirale nel centro , ai lati due dischi con la stella da cui da cui si dipartono i le onde le correnti i gorghi del mare interno (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ) e particolarmente interessante tre coltelli a lama fiammeggiante con impugnatura ad una delle estremita'; cosi' altra similissimo da baldaria ( lax ven xk n.d.r.) ora a Cologna Veneta museo civico ) con lo stesso motivo a spirale che richiama i gorghi acquatici.
Ma la gloria da Cologna Veneta a Este viene dai grandi cinturoni che nel III periodo sviluppano la modesta placca lievemente elissoidale in una losanga rombica , piU' alta e fastosa, splendidamente ornata.
Il piu' imprtante e' l'esemplare nazari ( cosi' dalla campagna in Este in cui fu trovato nel 1881, avvolto attorno ad una situla fittile che conteneva l'ossuario ) tutto in lamine bronzea, vero corsetto protettivo ; armatura dunque ma , per bellezza e rarita', anche ornamento di persone insignite di comando . la pancera ( cm 48 x 37), suddivisa in cinque romboidi da cordoni rilevati a sbalzo e' tutta decorata a incisione con anatroccoli, cerbiatti, lepri correnti, e palmette negli angoli dei rombi a destra termina nel solito gancetto, a sinistra si sviluppa una fascia rettangolare lunga cm 74, alta cm 11,5 che ha all'estremita' tre anelli, questi di ferro, intervallati , nei quali, secondo le dimensioni del dignitario veniva introdotto il gancio. Anche essa e' fittamente ricoperta di leggerissime delicate incisioni con lepri e cerbiatti. nella parte terminale , che rimaneva nascosta, sotto la pancera , sono incisi due riquadri figurati : due animali araldicamente affrontati tengono sollevati per il collo due cerbiatti, al di sotto e' un cervo pascente , li precede un piccolo cavaliere in groppa a un grande cavallo di cui due belve, dirette in senso opposto, azzannanon le gambe sotto il ventre, a mo di riempitivo e' una grande palmetta : gustosissime scene d'arte veneta (LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI ) antica di indirizzo popolare, mescolate al repertorio orientalizzante che in questa regione si manifesta tardi e permane ancora alla fine del V sec. a.c. Epoca a cui risale il cinturone .
altri bei pezzi consimili sono a este (dai frammenti si individuano piu' di 40 esemplari ); uno di essi (pure nazari, n. 6048) ha al centro della losanga il tipico gruppo di due animali fantastici alati; affrontati, con le teste fuse in un'unica di prospetto. vi sono poi placche di centuroni rettangolari , che si devono ritenere piu' tarde in cui continua per lo piu' LA STESSA DECORAZIONE AD ANIMALETTI INCISI SU FASCIE PARALLELE SOVRAPPOSTE .
sINGOLARE UNA DECORAZIOne SU CINTURONE RITROVATA A OSPEDALETTO EUGANEO ( TRA mONTAGNANA E ESTE ) , CON UCCELLI RAPACI CHE AFFERRANO UN PESCE E UNA TARTARUGA. aLCUNI RESTI DI DI CINTURA A DICHETTI DI BRONZO LEGATI A UNO A MO DI MAGLIA CONSERVANO ANCORA TRATTI DEL CUOIO SU CUI ERANO APPOGGIATI. INFLUENZE VENETA ( LAX VEN X K ) VERSO OCCIDENTE SI NOTAVANO NEI CINTURONI DELLA CIVILTA' DI GOLA SECA', CHE SONO PERO' POVERE COSE DI UN GEOMETRISMO INFANTILE AL VI - V- A.C. OSSIA CONTEMPORANEI AL MASSIMO FIORIRE (LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI N.D.R. ) INTORNO A ESTE.


Dal 599 – 400 Secolo VI Ω - V a.C.


Elmo in bronzo di guerriero a forma conica ritrovata nelle Isole Opean, simbolo dei poteri delle Isole Sparse Venete, finito negli scantinati Medicei del Museo Fiornetino.
V secolo a. C.
 45° >18' e 19'< latitudine nord
 11° > 10' e 13' < longitudine est
Oggi al Museo Archeologico di Firenze. L’elmo porta incisi i disegni cinque cavalli, più un minotauro (centauro alato) per un numero totale di sei.

(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )
Ascia a cannone in bronzo proveniente dalla necropoli di San Pietro Isle Sparse Paleoalveo Natisone (Udine). Secolo VI-V a.C.


Micene nel 468 fu assalita da Argo e spopolata; nel I secolo a.C. era già ridotta in rovina.

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Percorsi, trasporti, comunicazioni, realzioni, lingua, economia, riti, giochi nell'acqua.
Percorsi antichi: lama d’ acqua isole Sparse “meszoacua” : Manto , Lago Grande, Mena’ go, Isolella , Isola Risza, Este, CIOSA, Mestre, Altin e Aquilea Ravenna, Spina.
(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )
Già Plinio il vecchio 1 ci avverte della pratica navigazione endolitoranea che univa il Lago (attuali Valli Grandi) , alvei naturali ed opere umane ancora prima del 77 a.C., dalle acque Adriane verso Concordia e Altino.

A 30 km a sud di Verona
Emersi isole Sparè (sparse) Menago :
Coperchio ossario
Ossari piatti
Ossari a scodella
Fittili oggetti
Ciotola a bordo estroflesso
Ciotole carenate tazze troncoconiche
Anse cornute
Ceramica incornata
Paletta votiva
Fittile /fibbia o fermaglio/plasmato con matrici.
Vaso per inumati
Fibula
Bracciale
Palafitte
Consegnate al Museo di scienze naturali di Verona e
al Museo Fioroni di Legnago.
Così Cipolla e Bosio, Salzani, Bresciani, Signoratti.
Ne riferiscono: in Novi scavi, Villa e castella, Carta archeologica del Veneto.
a Nuovi scavi 1885
• BRESCIANI, Bruno
Terre e Castella delle Basse Veronesi; Bergamo 1933;

(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )

Dai paleoalvei del Menago intorno a Sparè emersero frammenti ceramici sparsi, tronchi di palafitte, macine. E’ attestato che la civiltà del Menago era protetta dal Castello del Lago posto a sud all’imboccatura degli estuari. La navigazione con barche a fondo piatto (volgarmente dette piroghe), consentiva il trasporto d’ingente materiale caricato su zattere.
Ritrovati vasi a bocca quadrata del 4000 3500 a.C. nei paleoalvei Menago attorno alle isole Tarmassia Menago, .
Barche (piroghe ritrovate segnalate intorno al castello del Menago, simili a quella ritrovata nel Lago a Fimon datata al carbonio “ 14 “ circa 2300 anni a.C. .
Quindi, materiali lavorati come il vasellame veniva scambiato con Adria e risulta attestato lo scambio con la civiltà Micenea. (Fimon, Ledro, Tarmasia, Sparè)

Revisione critica
De’Paoli Renato c.p. 274 36100 Vicenza

1Plinio Secondo, Gaio detto il Vecchio (Como 23  Stabile porto vicino Pompei 79 d.C.) Scrittore Latino. Di Rango equestre compì la sua formazione a Roma ed entrò a 23 anni nella carriera amministrativo - militare . Amicus di Vespasiano il 24 agosto 79 accorso con la sua flotta per trarre i salvo la popolazione in fuga dall’eruzione del Vesuvio si spinse troppo vicino per osservare meglio e morì soffocato dai fumi. Scrive Naturalis historia 37 libri dedicata a Tito, tratta da circa cento autori greci e latini un complesso di 20.000 fatti o fenomeni. Geografia e etnografia (III IV libro) grande enciclopedia pervenuta. Miniera insostituibile di dati. In base ad essa ancora oggi s’identificano località, resti archeologici.

(LAX VEN XK ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO ARUSNATI ARILICA MINCIO MANTO GOVERNOLO PO FERARA AESIS ADRIA SPINA RAVENA, TION BONFERRARO, TARTARO NOGARA , TREGNON BIONDE , MENAGO SPARE' CASTEL TARTARO , HOSTILIA FRATTA FRATTESINA NARDE, ADIGE LEGNAGO TERRANEGRA , ATHESIS CUCCA VERONELLA SAN GREGORIO - GUA' - COLOGNA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE ESTE EDRON MEDUACO SETE MARI )

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Il fondatore della questione etrusca è Dionisio D’Alicarnasso, storico greco di età augustea I sec. a.C.). che dedica cinque capitoli (26 -30) del primo libro delle sue Antichità romane all'esame di questo argomento, confutando - con i mezzi critici a sua disposizione - le teorie che identificavano gli Etruschi con i Pelasgi o i Lidi e dichiarandosi favorevole all'ipotesi che fossero un popolo «non venuto di fuori ma autoctono», il cui nome indigeno sarebbe stato Rasenna. (fa rima con Ravenna n.d.r) Scrive lo storico: Dopo che i pelasgi ebbero lasciato la regione, le loro città furono occupate dai popoli che vivevano nelle immediate vicinanze, ma principalmente dai tirreni, che si impadronirono della maggior parte di esse, e delle migliori…Sono convinto che i pelasgi fossero un popolo diverso dai tirreni

EPOPEA ESTE 1200 a.C. Ω 900 a.C.



1.800 a.C. Ω 900 a.C.

ETA’ DEL BRONZO
MOVIMENTI DELLE POPOLAZIONI SI INTERSECANO .
POPOLI DIVERSI SOLCANO IL MARE ADRIATICO LE ISOLE DALMATE E LA PENISOLA ISTRIANA
E S’INCONTRANO NELLE ISOLE SPARSE DELL’ENDOLAGUNA
(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )
II MILLENNIO
EUGANEI ED ENETOI FORSE DI STIRPE ILLIRICA PIU PROBABILMENTE MESCOLATI AI LIGURI
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PROCESSI DI INTEGRAZIONE
MOVIMENTI DI FUGGIASCHI SIA DI INVASORI
ATTRAVERSAMENTO DEI VALICHI ALPINI
PALAFITTICOLI (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ) CONSERVANO LE LORO CARATTERISTICHE MORALI, PROPRI USI, ARTI, LE LINGUE,
PROCESSO INTEGRAZIONE MAI TERMINATO DEFINITIVAMENTE;
COSI’ SCRISSE IL BENUSSI, FACENDO ANCHE PRESENTE CHE GLI ILLIRI NON HANNO NULLA A CHE FARE CON IL POPOLO SLAVO , CHE APPARVE SULLA SCENA ISTRIANA 2000 ANNI PIU’ TARDI, NEL IX SECOLO, DOPO LE INVASIONI BARBARICHE.10
GLI EUGANEI SI STANZIARONO ANCHE IN ISTRIA MA RITORNARONO IN VENETO IN SEGUITO AL SOPRAVVENTO DI UNA POPOLAZIONE ILLIRICA INDOEUROPEA.

ERANO I VENETI CHE VERSO IL X SECOLO A.C. AVANZARONO DA SUD ATTRAVERSO IL DANUBIO E I BALCANI PROVENIENTI DALL’ORIENTE.11

QUASI CONTEMPORANEAMENTE , VI FU UNO SPOSTAMENTO VERSO L’ISTRIA ANCHE DEI LIBURNI , ANTICO POPOLO DI STIRPE FORSE NON ARIANA, ILLIRIZZATO, CHE ERA STANZIATO LUNGO TUTTA LA SPONDA ORIENTALE DELL’ADRIATICO.

I VENETI FURONO GLI APPORTATORI DELLLA CIVILTA’ DEL FERRO MENTRE I LIBURNI PROBABILMENMTE FURONO PORTATORI DELLA LORO CIVILTA’ MEDITERRANEA : LA PASTORIZIA, LA NAVIGAZIONE SUL MARE, LA CONOSCENZA DEL BRONZO.

QUESTI DUE POPOLI (VENETI E LIBURNI) INCONTRARONO NELL’ISTRIA GLI EUGANEI CHE, ALLORA, FORMAVANO ANCORA IL SUBSTRATO DELLA POPOLAZIONE D’ISTRIA.
Micene e i Micenei abitanti di Micene antica ciittà del Peloponneso non lontana da Argo centro di una grande civiltà, nel II millennio a.C. detta appunto civiltà Micenea; residenza degli atridi secondo la tradizione Omerica ; ha ridato alla luce immensi tesori da quando nel 1876 è stata riscoperta da Schliemann; in epoca storica partecipò alla guerra contro i Persiani, ma nel 468 fu assalita da Argo e spopolata; nel I secolo a.C. era già ridotta in rovina.Civiltà in contatto con le
ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO AESIS, TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE ATHESIS GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON.

Bronzo Medio (1600 - Ω 1300 a.C.) BM

Da 1599 Ω 1400 XVI a.C. Ω XV a.C.

LE INUMAZIONI IN ISTRIA SUBISCONO UN CAMBIAMENTO : I CADAVERI VENGONO SEPOLTI NON PIU’ IN POSIZIONE FETALE MA ALLUNGATIA O DISTESA E SOPRA LE TOMBE VENIVANO POSTI GRANDI CUMULI DI SASSI E TERRA , PER CUI L’EPOCA IN CUI AVVENNE QUESTO CAMBIAMENTO PRESE IL NOME DI “CULTURA DELLE TOMBE A TUMULO”12

Nel 1590 a.C.a Legna go Sulle tracce degli Argonavxi , descritti prima da Cesare Campana (Historia del Mondo, Venezia, 1591) , rinovellati da Bruno Bresciani (Terre e Castella 1933) che 3597 anni fa, né di più né di meno, discendenti della stirpe famosa degli Argonauti , scacciati da’ Pelasgi fuor dell’Isola di Lemno , principale dimora di Vulcano , dopo aver attraversato gli Oceani Ioni, Dalmati, Istri, Adriati, bordesando su zate e barche - navi, rimontassero verso nord approdando infine ai lidi sabbiosi che contengono le “SEPXE AVE MARIE,” di Pliniana vecchia memoria. Alla ricerca di ACVA dolce entrando dalle bocche, gli Argonauxi lasciano l’oceano e s’insinuano nell’ arci PE-LAGO dalle bocche (onomatopeiche) “BRONTOLO” intorno alle isole Per cinquanta miglia Gli argonavxi tirarono innanzi tra le isole sconosciute e abbacinati da quel paradiso D’ ACVA DOLCE, tra quelle isole che sembrano disabitate. Così reputandole ottime per clima, BOSCHI, SELVE, LEGNAME, ACVA DOLZSE, CIARA, XRASPARENTE, ”
Prendono contatto con i Principi Isolani Federati (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )e date le loro credenziali di gloria e fama antica riconosciuta anche qui, dopo aver fatto i rituali doni, e essersi assoggettati alle leggi e ai Principi Isolani Sparsi che in queste Isole dimorano, ottengono il permesso di dare fondo alle ancore e di legare le proprie cime alle bricole, di scendere in un'Isola usando le apposite zsaxe o scani o ponti e qui, decisi i Principi Isolani di dare ospitalità agli esuli principi Argonavxi di Lemno, (Oggi diremmo rifugiati politici) di stabilire la loro nuova Isola che non c’era ma che se la dovevano conquistare palmo palmo , piano piano, con le loro fatiche ma anche con il loro ingegno. Qui in mezzo ai palafitticoli indigeni costruiscono le prime loro palafitte, attorno ad una nuova isola da formare governando le CIAVE, l’ ACVA, le ROSXE, le ALZARE. Della buona riuscita dell’evento, chiamarono la nvova isola in divenire, LEMNI – ACON (LEMNI –ACVA – ACVON ; Tanta acqua). In incognito dalla madre Lemno, tornano prosperi tanto che col passare dei secoli diventano un’isola imprendibile, militarmente inespvgnabile , con mirabile porto attrezzato per ricevere Isola ACVA e smistare Isola ACVA molto Legna – go ( Go legna che vuol dire: “ ho legna “). Alto Li/e/gnaggio. (Go è finito nell’inglese che significa appundo andare, come la Legna – va su l’ACVA. Oppure Legna go in dialetto significa : “Ho legna” l’ultimo grande “radarol” moviere e commerciante legna fu appunto Orsolato che conobbi nel millennio scorso quando andavo a far visita alla Sua Villa e alla sua Radio a Terranegra)
PLATONE, Plinio il Vecchio, ( H.N.) Strabone Sette Mari filosofia

Da 1499 Ω 1200 XV a.C. Ω XIII a.C.

Metallurgia raffinata , fiorente commercio fluviale specie oggetti d’ambra.
Ceramica guida: Incornata Isole Sparse Mena’go.
Civiltà che raggiunge un alto livello culturale ricco di una metallurgia raffinata.Ricca documentazione diffusa in quasi tutta la pianura padana.
All’ Isola Miega ( Amica ) , paleoalvei Dugal Alpon Adige, (tra isole Coriano e Isole Ca in acqua.) ceramica scura appartenente a ciotole con anse lobate databili all’età del bronzo ( XV XIII) Abbondante ceramica è indice di un vasto insediamneto, simile a quelli d’intorno che sono attestati da Renato De Paoli nel Lago Fondo Paviani, Castel Menago Tartaro Carpanea.
Virtù divinatorie profetiche , femminili , guida e riferimento del clan poiché iniziava ai grandi misteri della vita. Clan dove si professavano le arti.

Bronzo Recente (1300 - Ω 1200 / 1150) BR




I CASTELLIERI A PALIZZATE - CARPANEA - CASTEL TREGNON MENAGO TARTARO PO
ENTRO E ATORNO ALLA PALIZZATE DISPONGONO I LORO SEPOLCRI DI CREMAZIONE.
L’INCINERAZIONE SOPPIANTA L’INUMAZIONE IN ISTRIA VERSO IL SECOLO XI A.C. E CIO’ PORTO’ ALLA CULTURA DEI CAMPI DI URNE COME NELL’ENDOLAGUNA ATTORNO AL CASTELLIERE CARPANEA MENAGO TREGNON . DOCUMENTO E’ L’INFINITO MATERIALE CERAMICO PRESENTE NEI PALEOALVEI PO TION, TARTARO TREGNON MWNAGO PRESENTI NEI MUSEI IN GAZZO ISOLE SPARSE BOSCO ENDOLAGUNA IPERBOREA PLANIZIALE ISOLE SPARSE, LEGNA GO COLOGNA VENETA VICENZA MONTAGNANA ESTE.
SECONDO TITO LIVIO ANCHE GLI ISTRI SAREBBERO STATI UN POPOLO PREINDOEUROPEO DI ORIGINE MEDITERRANEA ; LIVIO LI CHIAMA “PELASGICI”

E RITENNE CHE FOSSERO EMIGRATI DALLA TRACIA , DALL’ISTRIA PONTICA, E DALL’EGEO, E NAVIGANDO LUNGO LE COSTE ORIENTALI DELL’ADRIATICO , GIA’ NOTE ALLE POPOLAZIONI NEOLITICHE MEDITERRANEE , SI FOSSERO SPINTI FINO ALLA PENISOLOA ISTRIANA CUI DIEDERO IL NOME DI ISTRIA , QUELLO DELLA LORO LONTANA REGIONE DI PROVENEINZA.
NEL II MILLENNIO INIZIARONO GLI SCAMBI DI MERCI FRA DIVERSI POPOLI CON LA CONSEGUENTE FORMAZIONE DI PISTE VENETI CAROVANIERE E ROTTE VENETE MARINARE E ROTTE VENETE ENDOLAGUNARI CON ZATE . DAL BALTICO ARRIVAVA LA PREZIOSA AMBRA , UNA RESINA FOSSILE PRODOTTA DALLE CONIFERE CHE VENIVA USATA COME ORNAMENTO , AMULETO, O MEZZO TERAPEUTICO . DAI PORTI DELLE ISOLE VENIVANO IMBARCATI SU ZATTERE PRODOTTI LACUALI , COME IL SALE, ALCUNI MINERALI, MANUFATTI IN VARI METALLI. ARRIVAVANO AI PORTI DELL’ENDOLAGUNA E IN PARTICOLARE NELLE ISOLE INTORNO AD ADRIA OLTRE CHE IN ISTRIA , VINI DALLE ISOLE GRECHE, LE ANFORE DI CORCIRA, I VASI DI APULIA. I VETRI E LE PERLE DALLA GALLIA.13

2.999 a.C. Ω 2.000 a.C. Isole sparse Veronesi 1900 a. C. Ω 1200 a. C.

2.999 a.C. Ω 2.000 a.C. III MILLENNIO

ENEOLITICO


Con la crea (argilla cotta) le donne modellano e plasmano le ceramiche che cuociono con il fuoco.
Il Museo archeologico in Gazzo veronese ospita anche i ritroamenti nell’Isola Pra dele . Anche qui è stato rinvenuto un esteso abitato palafitticolo attribuito all’ENEOLITICO sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica del Veneto Gruppo Verona
All’ Isola Miega ( Amica ) , paleoalvei Dugal Alpon Adige, (tra isole Coriano e Isole Ca in acqua.) recupero di una accetta in rame e di un tranchet in selce in appezzamento denominato “40 campi”; Una interessante accetta in pietra nera serpentino proviene dal fondo Monzardo, in Isola Giavone ( giovane ) .

L’UOMO CONOSCE ILO CICLO DEI VEGETALI
HA ADDOMESTICATO IL CANE , GLI OVINI, GLI EQUINI, I SUINI, I GALLINACEI.6

2.500 a.C. Ω 1.900 a.C.

PALAFITTE NELLE ISOLE SPRSE VERONESE.




ETA’ DEL RAME DURA 700 ANNI
CADAVERI VENIVANO SEPOLTI IN POSIZIONE RANNICCHIATA CON DELLE LASTRE DI PIETRA APROTEZIONE
CON CORREDI FUNEBRI
INVENTATI L’ARATRO LA AMCINA E LA GIARA.
MIGRAZIONI LENTA DI POPOLI DELL’EUROPA ORIENTALE TRA IL BALTICO E I PALEOALVEI DANUBIANI
QUESTO MOVIMENTO INTERESSO ANCHE LE REGIONI NORD ORIENTALI DELLA PENISOLA ITALIANA.
I CEPPI LINGUISTICI SI MESCOLANO E SI FONDONO
“PROTOITALICI”7

Bronzo Antico (2200 - Ω 1600 a.C.) BA

1800 A. C. 1100 a.C. Ansa cornuta ovvero scudela coi manghi come corni i tute le isole del veronese fin a vicenza al padoan.


1900 a. C. Ω 1200 a. C.
Una parte rilevante della collezione paletnologica (più di un migliaio di pezzi) è costituita dal materiale degli scavi della palafitta di Ledro nel Trentino sud occidentale. L'esplorazione sistematica della zona iniziò nel 1937, diretta dal Battaglia in collaborazione con il Museo Tridentino di Scienze Naturali. Datazioni al radiocarbonio hanno permesso di situare la colonizzazione del lago da parte dei palafitticoli in un periodo compreso tra l'antica e la media età del Bronzo (all'incirca tra il 1900 e il 1200 a.C.), momento in cui l'insediamento fu abbandonato anche a causa di un incendio.
I materiali di cui sopra si trovano con abbondanza anche
(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )

Da Ledro sono pervenute al museo numerose strutture lignee - per lo più pali portanti di abitazioni - manufatti in pietra, selce, corno e osso di cervo, vasellame, frammenti di tessuti, semi di piante e resti alimentari, ai quali si aggiungono molti resti osteologici di fauna (orso, cinghiale, cervidi)come quelli (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ). Un grande plastico, realizzato dal prof. E. Tonini di Trieste, aiuta a visualizzare l'area della palafitta e lo smottamento del fondale del lago, con infissi i resti dei tronchi portanti le capanne.

3000 A.C. 2500 a.C. Fozzati Rosso


6.000 a.C. Ω 4.000 a.C.
PIETRA LEVIGATA
Villaggi Fortificati, con pali e circondati da acqua, palafitticoli paleoalvei Po Menago Adige
Importante civiltà “Carpanea” Castello, Bastion, Casaleon, Castagnaro Castel Baldo.
Insediamenti di grandi dimensioni città palafitticola Carpanea “Pista degli AVI / AVA”
Pila Incula Isola Tarmasia Sul Mengo Il sito è vi furono dei rinvenimenti archeologici (strumenti litici e scarti della lavorazione della selce) attribuibili alla fase finale del Neolitico (V millennio a.C.). È con la metà del V millennio a.C. che in Italia settentrionale si assiste all’affermarsi degli aspetti meandro-spiralici della Cultura dei vasi a bocca quadrata.
(omissis)
Attestano, una frequentazione in un momento antico del terzo stile della Cultura dei vasi a bocca quadrata anche i frammenti ceramici rinvenuti a Pila in Culà Isole Sparse Menago, Isola Madona, Isole Sacaveza, Isole Novarine, Isole San Pierin , Isole Farfusola. Si tratta di vasi a bocca quadrata con decorazione a zig-zag e di frammenti ornati a Fűrchestich (Salzani, 1987). I reperti fittili ornati da motivi con la tecnica a Fűrchestich, ottenuti su recipienti a bocca tonda e quadrata, testimoniano una importazione o una rielaborazione lacuale di elementi nordalpini: contatti con quest’Endolaguna geografica, potrebbero essere stati facilitati, soprattutto nel caso Isole Sparse Bosco Endolaguna Iperborea Planiziale dalla presenza di una importante PALOALVEI ( PALO AVI ) traffico , legna go, zattere , come quella del sistema fluviale dell ‘A
Arte e spiritualità
Piuttosto diffuso durante il Mesolitico è l'utilizzo di sostanze coloranti e di oggetti ornamentali. Si tratta per lo più di conchiglie marine o d'acqua dolce, di vertebre di pesci, canini di cervo, frammenti di ossa o ciottoli, tutti forati per la sospensione come ciondoli di collane o bracciali o per essere cuciti ai capi di vestiario. Essi sono ben documentati a Romagnano III, Pradestel, Vatte, Gaban, Bus de la Vecia, riparo Frea IV e nella grottina dei Covoloni del Broion. Manufatti artistici sono stati rinvenuti al Riparo Gaban, sito in cui oggetti analoghi sono documentati anche nei livelli neolitici. Essi erano stati deposti all'interno di buche rimaneggiate già in età mesolitica (vi si trovano infatti mescolati manufatti sauveterriani e castelnoviani). Una figura femminile è stata ricavata a bassorilievo dalla sezione apicale di un ramo di corno cervino forata longitudinalmente. Una gola al di sotto dell'apice consentiva forse la sospensione, mentre la perforazione longitudinale poteva fungere da immanicatura per uno strumento. Le superfici sono fortemente usurate e combuste. Un oggetto analogo presenta incisioni parallele, motivi a zig-zag e triangoli e residui di ocra rossa. Vi sono poi cilindretti ricavati da sezioni di diafisi di ossa lunghe, decorati a tacche, punti, zig-zag, reticoli. Alcuni punteruoli e un metacarpo di orso decorati a tacche e con tracce d'ocra sono stati recuperati anche a Romagnano Loc III.
Si conoscono inoltre alcune sepolture: la prima è stata messa in luce nel Riparo di Vatte di Zambana; si tratta di un individuo di sesso femminile, alto ca. 1,52 m. e dell'età di cinquant'anni circa. La testa era appoggiata ad un gradino formato dalla roccia e il volto era rivolto a sinistra. Il tronco era adagiato in una fossa poco profonda, con orientamento NW-SE. Le braccia erano stese parallelamente ai fianchi, gli avambracci flessi e le mani si riunivano all'altezza del pube. Un tumulo di pietre ricopriva cranio e tronco. Non è stato ritrovato alcun oggetto di corredo, ma si è notata la presenza di qualche frammento d'ocra al di sotto del cranio. Le datazioni radiometriche ottenute per questa sepoltura oscillano tra 6050±110 e 5790±150 a.C.
Lo scheletro documenta la frattura dell'avambraccio destro guarita senza esiti e una seconda frattura al gomito sinistro guarita in pseudo-artrosi serrata, con conseguenti gravi deformazioni.
Una seconda sepoltura è stata recentemente recuperata nel sito di Mondeval de Sora, in comune di S. Vito di Cadore, a 2150 m. di altitudine. Sotto l'aggetto di un grande masso erratico si sono trovati livelli d'occupazione del Mesolitico antico e recente, dell'età del Rame e di epoca medievale. Nel 1986 fu messa in luce una sepoltura in fossa di età castelnoviana (5380±50 a.C.). L'inumato era un uomo adulto, di circa quarant'anni, alto 1,67 m. e di costituzione robusta. La parte inferiore del corpo era ricoperta di pietre selezionate (pietre vulcaniche e marna calcarea). La mano sinistra, posta verticalmente sul fianco esterno, presentava dita ripiegate come se impugnassero qualcosa. Sul lato destro vi erano tracce di ocra rossa, su quello sinistro un gruppo di 33 reperti, tra cui alcuni strumenti di selce, ciottoli di calcare, un arpione e altri manufatti in osso e corno. Poco più in basso, all'altezza della mano sinistra si sono recuperati altri due gruppi di oggetti litici o in zanna di cinghiale, alcuni dei quali coperti di mastice, e due agglomerati di sostanza organica: il primo costituito per lo più di resine, il secondo di cera d'api e propoli. Si può pensare che questi gruppi di oggetti fossero stati deposti all'interno di contenitori e che costituissero la dotazione d'uso quotidiano.
Facevano inoltre parte del corredo 3 lame in selce gialla, collocate ciascuna su una spalla e la terza sotto il cranio e 7 canini atrofici di cervo; un punteruolo posto sullo sterno e uno tra le ginocchia servivano forse a chiudere una sorta di sudario in pelle.
Lo studio dello scheletro ha evidenziato la frattura di un dito della mano destra perfettamente guarita e una osteopatia deformante all'emitorace sinistro. L'uomo mesolitico di Mondeval de Sora appartiene alla razza di Cro-Magnon, già presente in Europa durante il Paleolitico Superiore.


5999 Ω 4000
NEOLITICO

4900 a.C. osservatorio solare

Un osservatorio solare è stato da poco scoperto in Germania, risalente al 4900 a.C. L'antica struttura millenaria, di cui resta una timida ombra sul terreno, si trova a Goseck. Un ampio cerchio di ben 75 metri di diametro che anticamente consisteva in quattro cerchi concentrici, un tumulo, un fossato e due palizzate lignee, dotato di tre porte rispettivamente poste a sudest, sudovest e nord. Gli archeologi, coadiuvati da astronomi, hanno realizzato che, al solstizio d'inverno, una persona posta al centro della struttura avrebbe potuto osservare il sorgere e il tramontare del Sole attraverso le due porte a sud. La funzione della porta a nord è ancora sconosciuta, sebbene possa essere ricollegata a riti connessi alla rinascita (il nord è sempre stato collegato all'immortalità e agli dèi). Si tratta della più antica struttura circolare nord-europea con tali caratteristiche. Tale scoperta, che si ricollega a quella avvenuta circa un anno fa, di un disco astronomico di bronzo chiamato "il disco di Nebra", evidenzia come queste genti possedessero un profondo legame con il Sole, la Luna e con alcune costellazioni, dato che sul disco sono riportati i due astri principali in associazione alle Pleiadi. Queste ultime sorgevano nel ciclo settentrionale in autunno e tramontavano in primavera, marcando alcuni "tempi" ritualmente importanti per la vita sacra e profana di quella cultura. Queste scoperte abbattono l'idea stereotipata che l'antropologia e l'archeologia possedevano dell'uomo neolitico dell'Europa centrale. Non più un barbaro incolto, ma un individuo perfettamente inserito in un sistema naturale, parte integrante della sua visione vitale. I sacerdoti di questa cultura erano profondamente legati al culto solare, come dimostra il più noto e importante luogo sacro tedesco: Extersteine.

(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )

La presenza del Bronzo antico è documentata nel corso del III millennio ( Bronzo Antico) negli abitati Isolani Sparsi a destra e a sinistra Adige, paleoalvei Fratta – Gua’ è documentata nelle Isole Sparse Santa Giustina, vicino a Isola Baldaria ( Baldoria ) Isola Sant’ Andrea vicino Isola Cologna Veneta e Isole Bernardine isole Coriano ( Coreano = Correvano ),; Farfusola, Asparetto Paleoalvei Menago, ; Gavello (Rovigo ) Paleoalvei Sette Mari (Plinio il Vecchio H.N.), Veronella, Isola Sabionara, Desmontà.( Verona) nella città di Carpanea , al Bastion San Michele. Sito archeologico che segna oggi il confine tra Mantova, Verona, Rovigo ad incrociare le vie fluviali che dal lato orientale del Benaco scende nei paleoalvei Mincio, dove un tempo l’acqua stessa del Lago si confondeva, qui dove erano le Foci Po, Tion, , Tartaro, Tregnon, , menago, Adige, ( Hostium, Ostilia ) Sette mari.

Gli Isolani Sparsi, continuano ad usare accanto al metallo la selce e gli strumenti metallici restano molto rari. L’avvento della metallurgia sembrò incidere più nel campo sociale che su quello tecnologico, le tombe hanno restituito oggetti in metallo , chiaro segno distintivo a valore sociale.

4.000 a.C. Ω 2.500 a.C.

DOPO ATLANTIDE FINO A GIMBUTAS 10.000 a.C. Ω 6.000 a.C.


14.000  12.500 a.C.

L'Epigravettiano nei paleoalvei benacense mincio secia panaro Tion Tartaro Tregnon Menago
(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON)
Il museo Rambotti ( Desenzano) conserva il materiale proveniente dal sito epigravettiano finora scoperto nell'anfiteatro morenico del Benaco , il laghetto di Polecra. L'industria litica epigravettiana è stata raccolta in superficie dal G.A.D. e soprattutto da Silvio Colombo nel corso degli anni Ottanta. Il laghetto si trova poco meno di tre chilometri a S-E di Lonato, sul cordone morenico rissiano, a 220 metri di quota. Un tempo aveva un'espansione di circa 75 metri, ora e ridotto a soli 50. Lungo il versante nord-occidentale del laghetto sono stati raccolti molti manufatti e anche scarti di lavorazione in tre aree distinte. Per quanto si tratti di raccolte di superficie, i dati tipologici indicano l'appartenenza del complesso di Polecra all' Epigravettiano recente quale documentato nelle serie superiori del Riparo Tagliente (tagli 10-6, databile dall'interstadio di Bölling agli inizi di quello di Ållerod, e precedente le ultime manifestazioni dell'Epigravettiano, come quelle di Val Lastari, del Riparo Dalmeri, del riparo Soman (unità 57), di Andalo e di Viotte del Bondone. La datazione calibrata del complesso di Polecra dovrebbe oscillare intorno al 14.000 - 12.500 a.C.


12.500  10.000 a.C

È questo il motivo per cui tra 12.500 e 10.000 a.C. sono frequenti i siti epigravettiani nelle aree montane del Veneto e del Trentino.

(10.000  7.000 a.C.),

Prof. Broglio, quest’area è la più ricca di testimonianze degli uomini della preistoria di tutto l’arco alpino. Come si può spiegare l’alta concentrazione di ritrovamenti?
«Le ricerche preistoriche nei Monti Lessini, iniziate già nella seconda metà dell’Ottocento, hanno effettivamente portato alla luce manufatti del Paleolitico inferiore (700.000 – 130.000 anni dal presente), importanti siti del Paleolitico medio (130.000 – 40.000) frequentati dai Neandertaliani, siti della fase antica e della fase recente del Paleolitico superiore (40.000 – 10.000), del Mesolitico (10.000 – 7000), del Neolitico, dell’Età del Rame e dell’Età del Bronzo, che consentono di tracciare un quadro delle vicende del popolamento preistorico. Questa densità dell’abitato preistorico, che ha pochi equivalenti in Europa, trova una spiegazione nelle risorse offerte dal territorio, che da Cima Carega (2259 m) degrada verso l’ Endolaguna (Arcipelago) Veneto».


11.000 a.C. Ω 9.000 a.C.


ATLANTIDE

ipotesi
(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )con vertici PIAN DELLE FUGAZZE - MARZABOTTO - COPPARO - LONATO - CA DO NEGHE'- PARMENSE REGGIANO -

10.000 a.C. Ω 6.000 a.C.


MESOLITICO
L’UOMO SA COSTRUIRE LE PALAFITTE
SEPELLISCE I CADAVERI
RACCOGLIE CEREALI SEMINATI DAI LIMI
VA A CACCIA
SI MUOVE SULL’A
(ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON )

PRIMA DI ATLANTIDE 11.000 a.C.


Il Paleolitico Medio nell'Italia settentrionale
46.000  40.000
Il Paleolitico Medio è ben documentato soprattutto al Riparo Tagliente in Val pantana e nella Grotta di Fumane, in provincia di Verona, ed in alcune grotte dei Colli Berici, in particolare le grotte del Broione di S. Berardino.( Reperti antropici della grotta del Brojon ( Vicenza ) sono datati tra i 46.000 e 40.000 anni fa.
I resti umani finora rinvenuti e attribuibili all'uomo di Neanderthal sono molto scarsi e si limitano per lo più a denti (Fumane nei Lessini, S. Bernardino nei Berici, Monfera presso Borgosesia) e frammenti della teca cranica (Monfenera).
Soltanto alla Caverna delle Fate presso finale ligure sono stati rinvenuti più consistenti resti del cranio e due mandibole.
I resti faunistici scoperti in associazione a industrie litiche musteriane del Paleolitico Medio in alcuni siti del Veneto dimostrano che l'uomo di Neanderthal cacciava soprattutto lo stambecco, il camoscio, l'orso e il mammuth.

Il Paleolitico Medio nella regione benacense Mincio Secia Panaro Po Tion Tartaro menago
Ritrovamenti del Paleolitico Inferiore e Medio non mancano nel territorio bresciano, come ad es. a Monte Rotondo (Montichiari), sul cordone morenico più esterno - morena di Carpenedolo - risalenti al Pleistocene medio.
A Castenedolo manufatti del Paleolitico Medio e Superiore sono stati raccolti nei depositi di loess tardo pleistocenici, che ricoprono ghiaie fluvioglaciali fortemente pedogenizzate. A Ciliverghe un'industria litica musteriana è stata rinvenuta nella copertura loessica tardo pleistocenica e può essere attribuita al Würm antico. Manufatti ascrivibili al Paleolitico Inferiore e soprattutto Medio sono stati rinvenuti sul Monte Baldo, a quote superiori ai 1110m, nelle zone cioè che non hanno subito l'azione di erosione e distruzione da parte dei ghiacciai durante la grande espansione glaciale Würmiana. È possibile, quindi, che i manufatti di Bornade e di Monte Gabbione, conservati nel Museo, provengano da paleosuperfici pleistoceniche erose e distrutte dal ghiacciaio Würmiano.

La classificazione degli strumenti è una miscela di denominazioni convenzionali, in parte funzionali in parte puramente morfologiche. In realtà non sappiamo con precisione l'uso effettivo a cui erano destinati gli strumenti di pietra scheggiata. Si è sempre supposto che venissero utilizzati per tagliare la carne, confezionare le pelli e lavorare il legno. Gli studi sul significato funzionale delle microtracce d'usura hanno confermato questi diversi usi, ma non sempre in conformità alle denominazioni adottate dagli archeologi per gli strumenti. Le azioni più frequentemente evidenziate sono quelle di decorticazione, piallatura, lisciatura e sagomatura del legno e di taglio, scarnificazione e raschiamento delle pelli.
Le classificazioni comunemente impiegate per gli strumenti del Paleolitico Medio e Superiore, per il Mesolitico e poi anche il Neolitico e in parte l'età del Rame e del Bronzo, comprendono alcune famiglie e gruppi tipologici denominati: bulini, grattatoi, lame a dorso, punte a dorso, troncature, dorsi e troncature, becchi o perforatori, armature geometriche, punte foliate, raschiatoi foliati, punte, raschiatoi, denticolati, pezzi scagliati.


60.000 30.000

Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco Grezzana Vr)

I depositi documentano, due cicli di frequentazione antropica, durante i quali il sito è stato ripetutamente rioccupato: uno più antico, da circa 60.000 a circa 30.000 anni or sono , industrie musteriane ed aurignaziane
 anni fa la Grotta Paina (Mossano) e grotta a Fumane (Lessini ) reperti antropici attribuibili ad una età di 38..000 anni fa, furono riparo per gli abitanti della regione , fino a lambire le Isole sparse planiziali abitate da Alci, cervi, , da crnicori come l’orso delle caverne, , il leone e la Jena. Sono di questo periodo anche le più antiche sculture antropiche dette le “Veneri del Paleolitico”, statuette che riproducono il corpo femminile , esagerandone gli attributi sessuali, sicuramente propiziatori della fecondità.

“Le Veneri del Paleolitico sono state rinvenute in molte comunità in Europa , come quella di Willendorf in Austria e nei paleoalvei Panaro a Savignano (Modena.)


100.000 A.C. 15.000 ultima glaciazione

70.000 A.C.

60.000 A.C.

Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco Grezzana Vr)

I depositi documentano, due cicli di frequentazione antropica, durante i quali il sito è stato ripetutamente rioccupato: uno più antico, da circa 60.000 a circa 30.000 anni or sono , industrie musteriane ed aurignaziane; uno più recente
delle durata di circa 3 millenni, alla fine del Paleolitico superiore, con industrie epigravettiane finali. A quest'ultima fase appartengono strutture d'abitato in eccellente stato di conservazione, una sepoltura ed alcune opere d'arte: il sito, perciò, è di fondamentale importanza per la conoscenza del Paleolitico medio e della fase finale del Paleolitico superiore. Le ricerche in questo grande giacimento si possono ritenere, data la sua estensione, ancora in fase esplorativa: infatti gli scavi hanno sinora intaccato solo una piccola parte dei depositi.



46.000 A.C. LA GROTTA DEL BROJON VICENZA

45.000 A.C LO SCIAMANO A FUMANE ( GRAFFITTO) L’UOMO SVILUPPA IL LINGUAGGIO SIMBOLICO, VIVE IN TRIBU’


40.000 A.C LA GROTTA DEL BROJON VICENZA



38.000 A.C.

Il Proto aurignaciano in Val Padana tra le Alpi e gli Appennini

36.800  34.200

Il Protoaurignaciano è ben documentato nella Grotta di Fumane ( dove sono stati soperti frammenti di pietra staccatisi dal soffitto che sono tra i più antichi reperti di arte paleolitica del mondo. Simboli magici religiosi , propiziatori di eventi come la caccia che comportava numerosi rischi e pericoli per il clan) , nei Lessini (VR), con un'importante serie stratigrafica che si sovrappone al Musetriano finale e che è stata datata per mezzo del C14 tra 36.800 e 34.200 da oggi. Come ha osservato A. Broglio, passando dal livello A4 a quello A3 avviene un cambiamento culturale molto radicale: scompare l'industria litica musteriana e fanno la loro comparsa nuove strutture d'abitato, come buche di palo e focolari ben strutturati, le indistrie su lama, la lavorazione dell'osso, oggetto ornamentali quali conchiglie di origine mediterranea forate per la sospensione e manufatti decorati come costole di erbivori con sequenze di tacche.
Recentissima è la scoperta di alcune schegge di pietra, staccatesi dalla volta, dipinte con ocra rossa, su due delle quali è leggibilie ancora l'immagine di una figura umana e di un animale.
Complessi aurignaciani classici sono presenti sempre a Fumane, nei livelli superiori della sequenza (D3), al Monte Avena in provincia di Belluno, alla Bagaggera in comune di Rovagnate (Lecco).

PALEOLITICO SUPERIORE

35.000 A.C.


Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco )VR
FINE ETA’ FREDDA
CLIMA ODIERNO
PALEOLITICO SUPERIORE
DELLA PIETRA GREZZA DURO’ 30.000 ANNI

35.000  32.000 anni fa

Alberto Broglio dell’Università di Ferrara racconta

una sensazionale scoperta: le pitture rupestri più antiche d’Europa
Sono in Veneto le radici dell’uomo moderno
di Elena Percivaldi
Le pitture rupestri più antiche d’Europa non sono né ad Altamira, in Spagna, né a Lascaux. Sono venete, venetissime, e si trovano nella grotta di Fumane, sui Monti Lessini, tra la Val d’Adige e la Valle del Chiampo, in provincia di Verona. La sensazionale scoperta è stata resa nota qualche giorno fa dal professor Alberto Broglio dell’Università di Ferrara: mentre con un’équipe di studiosi stava ripulendo la superficie di un’area abitata della grotta, accanto alla zona dove sorgeva il focolare si sono imbattuti in quattro pietre che recavano tracce di ocra rossa. Si erano staccate dalla grotta in un’età imprecisata. Dopo la ripulitura, ecco il miracolo: spuntano quattro zampe, un corpo e una testa. È un animale dipinto. Quando? Tra i 35mila e i 32mila anni fa, quando la zona era abitata dai primi esemplari degli uomini moderni.
L’autore delle pitture è un Homo Sapiens sapiens, il nostro diretto antenato, di cui la grotta è uno dei primi insediamenti che si conoscano in Europa. Un’epoca, quella, in cui imperversava ancora l’uomo di Neandertal, specie “cugina” del sapiens, da quest’ultima appunto soppiantata. Abbiamo chiesto al professor Broglio di parlarci di questa scoperta, che potrebbe farci riscrivere una parte consistente della nostra storia. Quella delle nostre origini.


La scoperta di pino cembro a Riparo Tagliente ( Stallavena Bosco ) nei livelli del paleolitico superiore è un’altro dato che conferma la presenza di questa specie a bassa quota durante il Tardiglaciale. Infatti, nonostante il fatto che pollini di pino cembro siano stati trovati in molti depositi tardiglaciali, la possibile presenza di questa specie a bassa quota non è mai stata presa seriamente in considerazione

Le analisi antracologiche hanno mostrato una grande quantità di carboni di conifere appartenenti a Larix decidua (larice), Pinus cembra (pino cembro) e Pinus sylvestris/mugo
Tra i carboni analizzati solo pochi frammenti appartengono a latifoglie. Sono stati determinati i generi Betula (betulla), Rhamnus e Prunus, i quali sono già stati rinvenuti in piccola percentuale in altri siti paleolitici del Nord Italia.

Alcuni dei carboni proveninti da Riparo Tagliente si identificano come Pinus cembra. Questi carboni si trovano in due livelli epigravettiani (liv. 14 e liv.12), nei quali si rinvengono anche numerosi carboni di larice e pochi carboni attribuibili a Pinus sylv./mugo. Gli ultimi livelli epigravettiani di Riparo Tagliente sono stati contrassegnati con il numero 10 ed una lettera (10a, 10b, ecc.). Tali livelli mostrano un incremento dei carboni di Pinus silv./mugo ma ci sono di nuovo parecchi carboni di larice.



Il deposito archeologico di Riparo Tagliente contiene materiali attribuibili a culture musteriane, aurignaziane ed epigravettiane. Questo articolo riguarda solo i livelli epigravettiani di Riparo tagliente, in quanto i livelli più bassi non sono ancora stati scavati.


Il sito di Riparo Tagliente (comune di Grezzana,Verona), scoperto nel 1958 da F. Tagliente, si trova sul versante destro della Valpantena, a 250 m s.l.m. Le ricerche iniziali (1962-64), a cura del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, furono condotte da F. Mezzena sotto la direzione di Francesco Zorzi e A. Pasa. In seguito, gli scavi vennero ripresi nel 1967 da parte dell'Università di Ferrara sotto la direzione inizialmente del prof. P. Leonardi, successivamente del prof. A. Broglio, attualmente del prof. A. Guerreschi .


La storia di Riparo Tagliente è complessa. Il sito sembra essere stato abbandonato alla fine del Tardoglaciale würmiano. Il disboscamento successivo dei versanti favorì il dilavamento degli stessi ed i depositi situati alla base vennero ricoperti da materiale argilloso. Questo ricoprimento fece scomparire quasi totalmente il riparo tanto che ne rimase una fessura tra il soffitto del riparo ed i depositi, sufficiente perché, durante il Medioevo, il riparo venisse individuato e vi venisse scavato un vano, a carico principalmente dei depositi epigravettiani e, in parte, anche di quelli musteriani.


L'unità stratigrafica superiore è separata dall'altra da una superficie di erosione torrentizia e da un banco di ghiaie. Essa ha spessore irregolare, minore nella parte interna e maggiore all'esterno, sia per la presenza di una scarpata erosiva sia per un voluto maggior accumulo antropico. All'esterno la parte basale della sequenza epigravettiana (tagli 18-15) è costituita da una breccia grossolana in matrice loessica; le analisi indicano una vegetazione di ambiente arido freddo. Seguono depositi formati da clasti in matrice loessica (tagli 14-5), fortemente antropizzati, mentre si va affermando una vegetazione di ambiente temperato, caratterizzato da una prateria arborata a conifere e a caducifoglie. Tenendo conto anche delle datazioni radiometriche che vanno dal 13.430±180 BP (tagli 15-16) al 12.040±170 BP (tagli 8-10) la serie epigravettiana di Riparo Tagliente è riferibile al Tardiglaciale würmiano.




dal 28.000  27.000

Dalla fine dell'interpleniglaciale (28.000-27.000 da oggi) fino all'apice del clima freddo nel secondo pleniglaciale Würmiano (22.000-20.000 da oggi) si diffondono in Europa i complessi Gravettiani. Tra le Alpi e gli Appennini Val Padana PALO AVO PO sono stati individuati pochi siti di quest'epoca, probabilmente bivacchi dei cacciatori che nei mesi estivi si spingevano dino a verso le zone perigliaciali. L'incrudimento climatico e la massima avanzata dei ghiacciai alpini deve aver fatto arretrare verso sud il popolamento umano.

dal 22.000 20.000


dal 18.000 10.000 a.C.

Addomesticano gli animali, come il cane, le capre, le pecore, il bue, il maiale. Tessitura con trama e ordito dei telai verticali, scoperta della semina e del raccolto.
Riproduzione controllata, le pecore separate dall’ariete.

dal 16.000 anni a.C.  (15.000 BP in cronologia non calibrata),

Il tardiglaciale e l'Epigravettiano
L'Epigravettiano Tra le Alpi e Appennini Valpadana.
L'Epigravettiano è attestato dai numerosi siti, appartenenti alle fasi evolute e finali, nei Monti Lessini, lungo i PALO AVI Adige - AESIS - ATHESIS - dalla Val Lagarina fino al Trentino-Alto Adige, nell'altopiano Asiago, nell'altopiano Folgaria (VI), nella valle del Cismon nel Bellunese, nell'altopiano di Piancavallo (PN), nel riparo di Biarzo lungo il Natisone. In provincia di Brescia è noto a Cividate Camumo e a Paitone. I siti archeologici più importanti per lo studio dell'Epigravettiano sono il

Riparo Tagliente nei Lessini, il Riparo Villabruna nella valle del Cismon, il Riparo di Biarzo nel Friuli.

Durante il tardiglaciale i cacciatori epigravettiani hanno colonizzato L'ENDOLAGUNA PLANIZIALE AL PIE' DELLE ALPI e si sono spinti fino alle alte quote inseguendo la loro preda preferita, lo stambecco. All'inizio del tardigliaciale lo stambecco e il camoscio erano presenti negli ambienti a prateria e pLANIZIALE ai margini della ARCIPELAGO ENDOLAGUNARE delle Prealpi. Con i profondi cambiamenti ambientali innescati dalla deglaciazione si diffuse nell' ARCIPELAGO ISOLANO ENDOLAGUNARE PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON MENAGO ADIGE EDRON SOTTO LE prealpi e LE Alpi la vegetazione arborea, insieme ad animali come i cervi, i caprioli e i cinghiali, mentre gli stambecchi dal fondovalle si ritirarono nelle aree montane. Durante i mesi estivi gli epigravettiani DALLE ISOLE SPARSE NELL'ENDOLAGUNA PLANIZIALE MIGRAVANO sugli altopiani e nei territori montani, fino al limite tra la vegetazione arborea e la prateria, a quell'epoca intorno a 1.550 m di quota, per dare la caccia agli stambecchi.



Nel successivo tardigliaciale, a partire

da circa 16.000 anni a.C. (15.000 BP in cronologia non calibrata),

il ritiro delle fronti dei ghiacciai è stato molto rapido lungo il versante meridionale delle Alpi (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ) e la regressione dei grandi ghiacciai all'interno di tutte le vallate dell'arco alpino ha consentito il ripopolamento della vegetazione e della fauna e anche dell'uomo.

Il tardiglaciale è scandito da fasi fredde (Dryas I, II, III) e da interstadiali temperati (pre-Bölling, Böolling, Ållerod), durante i quali di alternano rispettivamente clima freddo, arido, steppe, praterie alpine con scarsa vegetazione arborea, specie montane come lo stambecco e l'alce, e clima tempreato, umido, riforestazione e comparsa di specie termofile come il cervo, il capriolo e il cinghiale.
In questi millenni, mentre nell'Europa occidentale si sviluppano le culture soluterana prima e maddaleniana poi, a sud delle Alpi (ISOLE SPARSE ARCIPELAGO ENDOLAGUNA PLANIZIALE PALO AVO MINCIO PO , TION, TARTARO , TREGNON , MENAGO, HOSTILIA, ADIGE GUA EDRON RIVIERE BERICHE EUGANE EDRON ) e in tutto l'ambito mediterraneo prosegue la tradizione gravettiana con complessi di industrie litiche che vengono denominate Epigravettiano.





ATLANTIDE ISOLE SPARSE SPARE CARPANEA


Circa Atlantide ve ne erano ben dieci di cui una vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano , quindi non sono visionari, né fanno speculazioni astratte i credenti nel racconto di Platone nel Crizia. Però Platone passò e passa ancora per visionario, eppure lui che viaggiò molto anche in Egitto e fu iniziato ai misteri di quei tempi, doveva sapere ciò che i profani ignoravano e per doveri di casta, dunque, si servì dell’autorevole nome di Solone per raccontare un fatto storico alla posterità.
Erodoto conferma le inibizioni ingiunte agli iniziati, quando dice che "dei giuramenti solenni suggellano le sue labbra, e che egli trema di dirne una parola". Ma non solo il filosofo greco ci ha parlato delle ISOLE SPARSE dell’ Endolaguna che formano Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano)) . Altri autori dell’antichità ne hanno infatti fatta più o meno diretta menzione, e di seguito ne ricordiamo alcuni.

STRABONE, Geografia
II, iii, 6: D’altra parte, Posidonio giustamente ricorda nella sua opera il fatto che talora la ISOLE SPARSE ENDOLAGUNA PLANIZIALE FREQUENTATE DA PELASGI ARGONAUTI DIOSCURI s’innalza e si assesta, e subisce cambiamenti causati da terremoti (vedi LAX VENE XK EUGANEI = SUGA ENEI - IBERICI ) ed altri simili fenomeni, che ho del pari enumerato più sopra. E a questo proposito egli giustamente cita l’affermazione di Platone, che è possibile che la storia delle ISOLE SPARSE che formano Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) non sia un’invenzione.
A proposito dell’Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) Platone narra che Solone, dopo aver interrogato i sacerdoti egizi, riferì che l’Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) un tempo esisteva, ma scomparve... un’isola non più piccola di un continente; e Posidonio ritiene che è meglio vedere le cose in tal modo che dire dell’Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) : "Il suo inventore l’ha fatta scomparire, come il Poeta fece con il muro degli achei".
E Posidonio congettura ancora che la migrazione dei Cimbri e delle popolazioni loro affini dal loro paese natale avvenne in conseguenza di un’inondazione dal mare, verificatasi all’improvviso

GAIO PLINIO SECONDO, Storia Naturale
II, xcii: Casi di ISOLE SPARSE ENDOLAGUNA PLANIZIALE FREQUENTATE DA PELASGI ARGONAUTI DIOSCURI interamente spazzata via dal mare, sono, innanzi tutto (se accettiamo la storia di Platone) l’immensa area coperta dall’Atlantico e poi, anche nel mare interno

TERTULLIANO, Del mantello degli asceti
Ancora oggi la forma della ISOLE SPARSE ENDOLAGUNA PLANIZIALE FREQUENTATE DA PELASGI ARGONAUTI DIOSCURI subisce mutamenti locali, quando qualche luogo è danneggiato; quando fra le sue ISOLE SPARSE Delo non esiste più, Samo è un mucchio di sabbia, e la Sibilla perciò non ha mentito; quando nell’Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) l’isola eguale per grandezza alla Libia o all’Asia viene cercata invano; quando il fianco d’Italia, spezzato al centro dall’urto del mare Adriatico e del Tirreno, lascia come reliquia la Sicilia...

disse Platone nel Timeo, in un giorno e una notte s’inabissò sotto il mare, in conseguenza di uno straordinario terremoto e dell’inondazione e all’improvviso scomparve, diventando mare non navigabile, ma pieno di abissi e di secche ( come quelle delle ISOLE SPARSE Sparse Mincio, Tion, Tregnon, Menago, Adige Frata, Gua’ Edron ).

PLUTARCO, Vite parallele
Solone, xxxi: Il primo viaggio di Solone fu in Egitto, e là visse, come dice egli stesso, "presso la foce del Nilo, sulla bella spiaggia di Canopo", e trascorse qualche tempo studiando con Psenophis di Eliopoli, e Sonchis il Saita, il più dotto di tutti i sacerdoti, dal quale, come dice Platone, acquisita conoscenza della storia dell’Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) , la volse in un poema, riproponendosi di farlo conoscere ai greci... Ora Solone, avendo iniziato la grande opera, la storia o favola dell’Isola Atlantica, che aveva appreso dai saggi di Sais e aveva giudicato giusto far conoscere agli ateniesi, l’abbandonò; non già come dice Platone, per mancanza di tempo, ma a causa dell’età e scoraggiato dalla grandezza del compito... Platone, desiderando migliorare la storia dell’Isola Atlantica, come se fosse una bella tenuta di cui era erede e spettasse di buon diritto a lui, veramente formò atri maestosi, nobili sale, larghi cortili, quali mai erano stati introdotti in una storia; ma incominciandola tardi, termina la vita prima dell’opera; e il rammarico del lettore per la parte incompiuta è tanto più grande, perché la soddisfazione che trae da quanto è completo è straordinaria. Perché, come la città di Atene lasciò incompiuto solo il tempio di Zeus Olimpio, così Platone, tra tutte le sue opere eccellenti, lasciò incompiuto solo questo scritto sull’Isola Atlantica.
Ma forse il più significativo di tutti resta Lisio Proclo, che rimanda allo storico etiopico Marcello.
I passaggi conservati di Ethiopica sono stati pubblicati nell’edizione Didot Muller dei Fragmenta Historicum Graecorum (Vol. IV. p. 413).
LISIO PROCLO, Commenti sul Timeo di Platone
I: Per riprendere il discorso sulla politica, e la narrazione relativa all’Isola Atlantica, essa rivela attraverso immagini la teoria del mondo...
Là perciò, il conciso racconto di una politica anteriore alla fisiologia, ironicamente ci colloca nella fabbricazione dell’universo; ma la storia degli atlantidi fa questo simbolicamente... Riguardo l’intera narrazione sugli atlantidi, alcuni dicono che è storia vera, com’era opinione di Crantore, il primo interprete di Platone, il quale dice che Platone venne deriso da quella del suo tempo per non essere l’inventore della "Repubblica", per aver solo trascritto ciò che gli egizi avevano scritto sull’argomento; e che tanto considera quanto dicevano i derisori da riferire agli egizi questa storia sugli ateniesi e gli atlantidi, e da credere che gli ateniesi vivessero secondo questa politica. Crantore aggiunge che questo è attestato dai profeti degli egizi, i quali affermano che i particolari narrati da Platone sono scritti su colonne ancora conservate.

Di questa opinione è perciò l’illustre Amelio, che con veemenza afferma che così deve essere perché è chiaramente detto nel Crizia che l’isola atlantica era divisa in sette cerchi, sette porte,(vedi De Bon e Anna Maria Ronchin ..nel tempo della Dea 2006 Vicenza) sei lati di 25 miglia l’uno.

Ma Origene dice che la narrazione è in realtà un’invenzione, e fin qui egli concorda con Numanzio ed i suoi seguaci, ma non concorda con Longino che fosse ideata per dare piacere. Che un’isola così grande un tempo esistesse, è evidente da quanto è detto da certi storici a proposito del mare esterno.
Perché secondo loro, vi erano sette ISOLE SPARSE in quel mare, ai loro tempi, sacre a Persefone, e anche altre tre d’immensa grandezza, una delle quali era sacra a Plutone, un’altra ad Ammone, e quella di mezzo (o seconda) a Poseidone, e la sua grandezza era di mille stadi. Essi aggiungono che i suoi abitanti conservarono il ricordo dei loro antenati, o dell’isola Atlantica che là esisteva, e che era in verità prodigiosamente grande; che per molti periodi ebbe il dominio su tutte le ISOLE SPARSE del Mare Atlantico, e anch’essa era sacra a Poseidone

Il significato Greco della parola EVETOY è: degni di lode, o lodevoli
Veneti sarebbero gli ultimi superstiti di Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) . Non a caso - dice Ammiano Marcellino - adorano Poseidone e i Dioscuri.

Secondo Diodoro Siculo il culto stesso dei Dioscuri è stato introdotto in Europa dai "Veneti di Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano = Mare Aperto in opposizione a Mare chiuso dalle lagune appunto dei litorali sabbiosi Veneti) ". I Dioscuri rappresentavano, tra l'altro, i numi tutelari dei marinai e venivano invocati frequentemente negli scongiuri di rito che venivano compiuti prima di affrontare il mare aperto ( in antichità si chiamava Oceano); di tali usanze fanno fede i testi di Strabone, di Diodoro Siculo e dello stesso Aristotele che ricordano, anche loro, come tale culto sia precipuo dei Veneti.

Non è da meravigliarsi se taluni antichi storici associano i Veneti agli antichi abitanti della mitica "Atlantide (vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) ", come già accennato poc'anzi. Lo stesso Platone, uno dei fondatori del pensiero razionale occidentale vissuto nel VI sec. a.C., narra di aver sentito da un vecchio sacerdote egizio dell'esistenza di Atlantide ( vicina alla Leggenda della Carpanea Castel Menago Tartaro alle Sette AVE Mari a Ostlia Foce Mare Adria Colonne D’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA Adria Attico = Oceano) , e ce tramanda un'ampia descrizione. Vi è, però una "anomalia": lui la pone dopo le "Colonne d’Ercole ERACLE NUOVA TROIA (VEDI TROIA NUOVA VICINO A MESTRE ALTINO SAN DONA’ NEL PALEOALVEO PIAVE , VEDI MANTO - VA FONDATA DALLA EX PRINCIPESSA MANTO FIGLIA DI TIRESIA ESULE DALLA TEBE ELLENICA) ) CLODIO CIOSZA . Ma recenti ricerche fatte da oceanografi non ne trovano alcuna traccia.

Ciò è confermato anche da Strabone, come già accennato. La memoria di Antenore (fondatore ISOLE SPARSE Padoa), quindi, è ampiamente connessa all'Endolaguna Veneta, dove è testimoniato anche il culto dell'eroe: in particolare alla foce del Timavo, all’ Endolaguna ISOLE SPARSE Padoa e nelle riviere Euganee ( S UGA ENEE ). La tradizione celebra Antenore come fondatore delle ISOLE SPARSE Padoa, e chiama il fiume Timavo come fiume "Antenoreus" o "Phyrgius", cioè Troia (Vedi Troia Nuova vicino a Mestre Altino San DONA’ nel Paleoalveo PIAVE , vedi Manto - va fondata dalla ex Principessa Manto figlia di Tiresia esule dalla TEBE Ellenica) )no.

Abbiamo così rese diverse testimonianze della venuta degli HENETI, e del loro insediamento nell'attuale Veneto, da Troia (Vedi Troia Nuova vicino a Mestre Altino San DONA’ nel Paleoalveo PIAVE , vedi Manto - va fondata dalla ex Principessa Manto figlia di Tiresia esule dalla TEBE Ellenica) ) NUOVA vicino a Mestre: oltre che con il culto di Diomede e con quello di Antenore. Dalla lettura dei nòstoi: cioè dei travagliati ritorni o delle sofferenti navigazioni dei re Achei, o dei sopravvissuti eroi Troia (Vedi Troia Nuova vicino a Mestre Altino San DONA’ nel Paleoalveo PIAVE , vedi Manto - va fondata dalla ex Principessa Manto figlia di Tiresia esule dalla TEBE Ellenica) )ni (ma anche da Tebe vedi Manto - Mantova - ) desiderosi di trasmigrare in nuove sedi, abbiamo quindi appreso che tutta la nostra testimonianza si ricollega alla saga Omerica.

Continuando a leggere l'Eneide, si apprende che i Romani, discendenti di Enea, vendicano la distruzione di Troia (Vedi Troia Nuova vicino a Mestre Altino San DONA’ nel Paleoalveo PIAVE , vedi Manto - va fondata dalla ex Principessa Manto figlia di Tiresia esule dalla TEBE Ellenica) asservendo le città dei re achei, così i PADOANI – discendenti di Antenore – lavano nel sangue l'antica offesa sconfiggendo il principe spartano Cleonimo già prima di essere romanizzati. Il primo episodio è narrato da Virgilio nell'Eneide 1,283-285, nel contesto proemiale della celebrazione dei destini di Roma. Il secondo episodio è narrato da Tito Livio 10, 2 nel suo più celebre excursus di storia patria, interessato a celebrare le vittoria riportata dai Patavini nel 302 a.C., nelle acque del Medoaco ( o Brenta), sul principe spartano Cleonimo, spintosi avventurosamente in alto Adriatico e approdato in Endolaguna Veneto:

Circumvectus inde brundisii promontorium medioque sinum Hadriatico ventis latus, cum laeva importuosa Italiae litora, dextra Illyrii Liburnique ed Histri, gentes ferae et magna ex parte latrociniis maritimis infames, terrerent, penitus ad litora Venetorum pervent.

(doppiato un promontorio intorno a Brindisi, portato dal vento al largo del mare Adriatico, paventando a sinistra le coste impetuose dell'Italia, e a destra le popolazioni degli Illiri, dei Liburni e degli Istri, selvagge e quasi tutte famose per brigantaggio marittimo, si spinse fino alle spiagge dei Veneti).

Livio 10, 2, 14 poi ci informa che, essendosi dato il principe spartano all'incendio, e alla razzia di uomini ed animali, LE ISOLE SPARSE PADOANE VERONESI VISENTINE gli si opposero in armi, infliggendogli tale sconfitta da indurlo a ritornarsene precipitosamente in patria:

Cleonymus vix quinta parte
navium incolumi,
nulla regioni mari Hadriatici
prospere adita, discessist.
Rostra navium spoliaque
Laconum in aede Iunonis veteri fixa,
multi supersunt qui viderunt Patavii.

(Salvata appena la quinta parte delle navi Cleonimo se ne partì senza avere potuto riportare il benchè minimo successo in alcuna regione del mare Adriatico. NELL’ Endolaguna ISOLE SPARSE Padoa sono ancora in vita molti che videro appesi nel tempio vecchio didicato a Giunone i rostri delle navi e le spoglie tolte agli Spartani).

Ciò è confermato anche da Tacito [ann. 16, 21, 1], e ciò comporta una relazione definitiva nella leggenda di Antenore, che, da ora in poi associa per sempre Roma e l’ Endolaguna ISOLE SPARSE Padoa nella comune gemellanza di sangue Troia (Vedi Troia Nuova vicino a Mestre Altino San DONA’ nel Paleoalveo PIAVE , vedi Manto - va fondata dalla ex Principessa Manto figlia di Tiresia esule dalla TEBE Ellenica )no.

Di particolare rilievo, ai fini del nostro discorso, è, ovviamente, il ritrovamento delle ambra di Frattesina di provenienza baltica, come quella raccolta da Paolo Bertin nelle Isole Sparse attorno a Albaredo Adige Veronella e consegnata al Museo in Cologna Veneta il 2 agosto 2007 insieme alla grande raccolta. Il ritrovamento conferma in pieno la tradizione leggendaria di un antichissimo mercato presso il delta padano (delta padano era tra Gustalla Mantova Ostiglia Lago grande (LAX VENE X K Ponte Molin Ronchetrin Macari Bastion San Michele Castel Menago Tartaro Toreta Vilabartolomea Mena’ Badia). Tradizione particolarmente cara ai ai poeti antichi, che presso il delta padano hanno ubicato le misteriose ISOLE SPARSE Elettridi (ISOLE SPARSE dell'èlektron, cioè "ISOLE SPARSE dell'ambra"); o ambientando la tragedia di Fetonte, con conseguente metamorfosi delle sorelle Eliadi ( o: Erinni)in pioppi che eternamente trasudano lacrime d'ambra.

(Secondo una tradizione assai antica, Fetonte fuggì sul carro del sole di Zeus, fu colpito da un fulmine e precipitato nell'Eridano. L'Eridano è il Po ((delta padano era tra Gustalla Mantova Ostiglia Lago grande (LAX VENE X K Ponte Molin Ronchetrin Macari Bastion San Michele Castel Menago Tartaro Toreta Vilabartolomea Mena’ Badia). Comunque questa tradizione è già molto nota anche ad Eschilo [fr. 104 M.]. Le Elettridi, o Erinni, sono le mitiche sorelle di Fetonte che piangono la sua morte con lacrime d'ambra, e trasformate nelle ISOLE SPARSE della foce del Po (delta padano era tra Gustalla Mantova Ostiglia Lago grande (LAX VENE X K Ponte Molin Ronchetrin Macari Bastion San Michele Castel Menago Tartaro Toreta Vilabartolomea Mena’ Badia Este Monselice Abano = APONIO). Li presso, leggiamo nel "De mirabilibus ausultationibus", vi è un lago che ha dell'acqua calda: da esso spira un odore greve e dannoso e nessun animale beve la sua acqua, nessun uccello lo sorvola; il lago ha un perimetro di duecento stadi e una larghezza di dieci stadi).

In seguito, (VIII sec. a C.) ai Veneti si aggiunsero popoli Celtici, i Carni, e ben presto si integrarono fra di loro, costituendo nuovi insediamenti nell'attuale Friuli e in tutta l’ Endolaguna Padoana Veronese orientale.

L’ Endolaguna ISOLE SPARSE Menago Adige Guà Euganeo Iberico - Veneto, comunque, era già abitato fin dalla preistoria. I moltissimi ritrovamenti e gli innumerevoli reperti di cui la grande raccolta collezione di Paolo Bertin (nato a Milano nel 1956) , dal 2 agosto 2007 al Museo Isola Cologna Veneta, lo dimostrano e lo confermano: le comparazioni della raccolta Bertin Paolo , benemerito volontario , studioso , archeologo per diletto, che con la sua grande raccolta è riuscito a coprire un tempo, in ordine cronologico, che va da quello dell'uomo del Similaum risalente a circa seimila anni fa fino ai tempo contemporaneo. La grande raccolta collezionata nelle Isole Sparse grazie a Bertin Paolo presenta resti di utensili, armi ed ossa lavorate simili anche a quelle di Ursus spelaeus (caverna di Pocala, presso Aurisina, Trieste) risalgono all'ultima avanzata dei ghiacciai alpini nel periodo Würmiano. I cacciatori d'orsi delle Isole Sparse Menago Adige Guà Edron avevano una industria litica inquadrabile nel ciclo della scheggia levigata (Mousteriano alpino). Nell’ Endolaguna Isole Sparse Menago Adige, Guà Edron, oltre a resti neolitici, più frequenti si presentano quelli di età neoneolitica con molte sedi di civiltà troglodita (abitazione in caverne, palfitte, caccia, pesca, navigazione).

Grazie alla grande raccolta - collezione - repertoriata - fatta tra i Paleoalvei del Menago , Paleoalvei Adige, paleoalvei Flumen Novo, Guà, fatta dall’ardente autodidatta – studioso Paolo Bertin che ha dal 2 agosto 2007 i suoi reperti al Museo Isole Colonie Venete li possiamo confrontare con i resti della civiltà "protovillanoviana" nei pressi delle Isole Sparse Paleoalveo Adige Franzine Villabartolomea (VR), anche qui conferme per le importanti necropoli "protovenete" comparabili con Alpago, Cavarzano, Pozzale, Lozzo, (BELLUNO) e le Isole dei Paleoalvei intorno al Lago Montebelluna e Biordo d'Asolo (TV), alle Isole Altino e Isole S. Vito al Tagliamento (VENEZIA), in tutte le Riviere Euganei e le Riviere Bericche, e sulle sponde del Benacense. Innumerevoli ed estesissimi sono gli abitati palafitticoli protoveneti attestai in tutto il Veneto e il Friuli (Battaglia, Zorzi, Ronchin 2006).

Nell’ Endolaguna Isole Sparse specialmente Asparetto sul Menago e nelle Isole Sparse intorno all’Isola Venezia vengono rinvenuti dal 1933 (vedi Bresciani Bruno Terra e castella, e Anna Maria Ronchin nel tempo della Dea 2006) resti e piroghe intere scavate in tronchi d'albero. Si sa per certo che gli antichi Veneti commerciavano con i Miceni e gli Achei, e che i loro traffici erano imperniati sulla lavorazione dell'Ambra, proveniente dal Baltico, e dei metalli. Essi erano famosissimi per l'allevamento dei cavallo Bianco. Nell’Endolaguna oltre ai commerci, favoriti dalle comunicazioni su acqua non profonda e protetta dai lidi sabbiosi si era dèditi anche alla spigolatura, ed all’allevamento.

Le notizie che abbiamo sulla loro religione provengono da alcune fonti classiche, da iscrizioni Venetiche, dal materiale archeologico raccolto nelle stipi votive.

Santuari in struttura lignea sparsi nelle radure fra gli alberi, spesso accanto a fiumi, a laghetti e a sorgenti. Altri sorsero, invece, su alture e furono comunque "luci", centri di culto all'aperto. Sembra che ciascun santuario abbia avuto la sua forma tipica connessa con riti acquatici e con la divinità venerata nei suoi molteplici aspetti. Molte di queste divinità acquatiche non risultano chiaramente determinate. Nelle Isole Sparse si onoravano vari divinità e anche l'eroe Diomede al quale si offriva un cavallo bianco.

Altri due distinti santuari nelle Isole Sparse Paleoalvei Menago Isola San Zen – Isola Barbugine – San Vito – Peagni - attestate da Renato De Paoli nel 2006 e quella attestata Luciano Salzani a Villabartolomea Paleoalvei Adige, 20 settembre 2007, (Isole luci = fari per a navigazione) erano come quelle dedicate a Era Argiva, e a Artemide Etolica.
Queste Dee erano le protettrici delle fiere, della caccia e della vegetazione. La Dea principale, per non dire l'unica, il cui nome ricorre sovente nelle tavolette alfabetiche della stipe di Baratella, (IX-VIII sec. a.C.) è Reitia. L'etimologìa del nome è stata collegata con rekt, dritto, la Dea "raddrizzatrice" (dei neonati), parallela alla Spartana Orthia. Altre Dee erano Sainati, dea della salute; Vebele, dea tessitrice e guerriera; Pora, dea della fertilità.

Ad un'altra divinità non ben definita offrivano, nei periodi delle semine, ai corvi delle focacce per propiziarsi un buon raccolto. Ed inoltre adoravano diversi altri Dei (del mare, delle Isole, dei confini, dei monti, delle acque, ecc.ecc.).