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domenica 27 giugno 2010

Za Cinto de acoa o Zacinto o Giacinto

Nè mai più tocarò le sacre sponde
in doe el me corpo da butin le nato
Za cinto mia, che te te spei nele onde
del greco oceano da in doe vergine l'è nata
Venere, ela l'à fato quele isole feconde
col so primo ridar, alora no a tasuo
le to limpide nuvole e le to fronde
l'inclito parlar de quel che l'acoa
a cantà causa de tuto, e el diverso esilio,
par quelo belo de fama e de sventura
l'ì à basà là piena de piere Itaca Odisseo.
Ti no altro che el canto te gavarè de fiol,
o oceano me isola , a noantri l'avea dito prima
el destin, senza lagreme sepelio.

Traduzion de Renato De Paoli
PLENIPOTENZIARIO ISOLE.

1802 1803 Scita dal fiol de Diamantina Spatis PAYIZIA Greca, e Andrea B/Foscolo medico de nave de antica fameia VeneXia. Fiol ciamà Nicolò che dopo el sa meso el nome d'arte Ugò.

Ecco chi è Mario Draghi e che cosa ha fatto all'Italia

Isole Sparè Venexia

Dea tra dee Te vivi in mezo a l'acoa
tra el mar drento riparà da l'oceano
che te slusi come el sol rifleso
sui orli del bosco sacro de acoa dolze
bela trasparente ciara
insoniarse de inventarne altre ancora
con l'alta e la basa marea
do al giorno che tuto cambia e fa novo
anca quel che emo sempre visto
con la spiaia da na parte e
l'acoa fonda da l'altra
con la barca tacà
reson straordinaria
in ponta de piè
sconta dal ziel
sciopa de ciasso e de memorie.

Re Nato De Paoli Plenipotenziario Isole Sparse

sabato 26 giugno 2010

ISOLE SPARSE MENAGO Cesa San Zen Salve Regina.wmv

L'asino d'oro

" amore e psiche " la favola de l'asino d'oro di apuleio

Paolo Poli da L'asino d'oro di Apuleio

CultBook - I sillabari (Goffredo Parise)

Goffredo Parise: l'analisi stilistica

Segreti sulla Massoneria

NO ALL'EUROPA DEGLI ILLUMINATI - SAY NO TO ILLUMINATI E.U.

IL LINGUAGGIO SEGRETO DELL'ELITE -(1/4)

SAN PAOLO e L'inizio della Chiesa cristiana - 2/6 - mai trasmesso in Italia

ATLANTIDE E VANGELI APOCRIFI - 9/10 - con Malanga,Sibaldi,Wilson

Marangoni Isole Sparse Remo e Vasco Merlin

IL CORRIERE DELLA SERA 19 – 20 maggio 1949



Gareggiano in bravura i marangoni,sparsi in molte Isole del Menago in Veneto ,


Riconfermate le superiori qualità della nostra stirpe.
Si rinnova e perpetuano le glorie e i fasti di una millenaria e intramontabile civiltà”



“La loro tecnica, la bravura e il buon gusto degli artigiani di Asparetto sono notevoli e si rivelano specialmente nei mobili di grande mole a complesse raffigurazioni di paesaggio, di persone e geometrie, oppure nei mobiletti piccoli dove la finezza e la precisione del lavoro hanno da essere ancora più perfette.I legni più comunemente adoperati sono quelli della zona alpina e alcuni esotici :l'acero, il noce, l'olivo, il ciliegio, il pero, il melo, il palissandro, il mogano, il bosso.Essi vengono ritagliati in tavolette di varia grandezza e assai sottili di tre millimetri di spessore.I risultati sono tali da non avere niente da invidiare agli esemplari antichi.Il genio dei “remesseri veneziani”, che portarono l'arte del mobilio alle più alte e ardite espressioni, rivive così in questo angolo tranquillo ed agreste della pianura veronese, ad opera di modesti artigiani, i quali gareggiano in bravura con altri loro compagni,sparsi in molte zone del Veneto e d'Italia, a riconfermare le superiori qualità della nostra stirpe, che sa rinnovare e perpetuar le glorie e i fasti di una millenaria e intramontabile civiltà”



IL CORRIERE DELLA SERA 19 – 20 maggio 1949
Dal sito http://www.mobilimerlin.it/it/home.php?l=mission

La Prussia consegna il Veneto ai Savoia 1866 , 3 luglio da Gigio Zanon

26 GIUGNO 1866: L'ESERCITO AUSTRO-VENETO LE SUONA A QUELLO ITALO-SARDO-PIEMONTESE!

Breve riassunto dal mio libro sulla violenta annessione del Veneto al regno sardo-italiota.

MA TORNIAMO ALL'INIZIO DELLA GUERRA

16 GIUGNO - La Prussia dichiara guerra all'Austria e passa la frontiera.
In contemporanea dovrebbero muoversi anche gli italiani, almeno così era stato concordato in un sommario piano strategico.
17 GIUGNO - La Marmora lascia Firenze dopo che si è incontrato con Cialdini, per portarsi sul Mincio a compiere il primo attacco diversivo.
18 GIUGNO - Lo Stato Maggiore che ha già preparato la dichiarazione di guerra e la sta consegnando all'Austria, viene fermato dal Re. La vuole ritardare di due giorni.
I Prussiani non capiscono perché.
20 GIUGNO - Viene ufficialmente presentata a Verona la dichiarazione di guerra all'Austria. Il Re si porta a Cremona per assumere il comando delle operazioni, fa poi il proclama ai soldati, ed approva il piano di guerra che gli presenta La Marmora (che è poi quello di Cialdini).
Il Re trova anche una nota prussiana di Usedom (piuttosto allarmato per il grave ritardo dell'entrata in guerra dell'Italia) che prescrivere quali prime operazioni dovesse fare l'esercito italiano. E fra le altre cose indica l'attacco al Quadrilatero, anche se non dice come; a Berlino pensano, sapranno bene come farlo i generali italiani, la zona la conoscono meglio di noi.
Qui forse aveva ragione l'Oldofredi scrivendo al Castelli ancora il 6 giugno "Il La Maromora ed il Re sono ubriachi di sicurezza, di entusiasmo e di testardaggine, qualcuno cerca di far comprendere che non si gioca il Paese ai dadi: ma essi rispondono come se il consiglio venisse loro da cretini".
Ed infatti letta la nota di Usedom a chi gliela presentò il Re rispose "Non stia a rispondere. Delle operazioni militari rispondo io. Non ho bisogno che i diplomatici tedeschi mi insegnino a fare la guerra".
Il 21 GIUGNO - Vengono organizzati i reparti di La Marmora verso il Mincio per la diversione, mentre il Cialdini avanza disseminando i suoi reparti, circondando Mantova e Peschiera con forze superiori alla reale importanza delle due piazzeforti (quasi prive di difese consistenti).
22 GIUGNO - Da Canneto il Re telegrafa al Ricasoli (che ha preso a Firenze il posto di La Marmora al Governo come Primo Ministro) "Domani passo il Mincio con dieci divisioni".
Ma già la sera prima ha avuto dei dubbi. Alcune vaghe informazioni dicevano che gli Austriaci erano oltre l'Adige (infatti erano a Lonigo) e che quindi se fra il Mincio e l'Adige non c'era nessuno, la diversione sul Mincio non serviva a nulla, ma semmai bisognava avanzare. Cioè prendere l'iniziativa dell'offensiva (cioè quello che avrebbe dovuto fare il Cialdini due giorni dopo partendo dal Po a diversione avvenuta).
Il Petitti telegrafa che -secondo lui- il nemico è in ritirata. Il Re telegrafa a Cialdini che poche truppe austriache occupano Valeggio sul Mincio, Villafranca e Roverbella. E il Cialdini a sua volta telegrafa che dopo la loro diversione sul Mincio lui intende attraversare il Po la notte del 25. Ma nessuno gli dice che la diversione non è più tale ma - nonostante l'inferiorità numerica - è già in atto un attacco, cioè un inseguimento del nemico in ritirata. Né tanto meno gli si dice in quale direzione. Anche perchè né il Re né La Marmora ignorano dove il grosso del nemico si trova.
Il servizio informazioni italiano è così male organizzato che in breve tempo non solo non sa dove si trova il nemico, ma non riesce nemmeno a comunicare con i suoi capi d'armata, non li trova dove dovrebbero essere. E loro non sanno dove è il Re.
Mentre l'Arciduca Alberto non solo ha compreso il piano dell'attacco sul Po e della diversione sul Mincio, ma ha già deciso di attaccare prima. E ha anche deciso di andare a cercare il nemico o tra Mincio ed Adige, o se necessario, sulla destra del Mincio. E per ingannare il Comando italiano architetta un bel piano.
23 GIUGNO - La Marmora sollecitato da Re (pieno di dubbi) a fare una manovra offensiva invece della diversione, si muove. La Marmora avanzando, rilevò una cosa molto strana; che i ponti gli austriaci ritirandosi non li avevano rotti, quindi pensò che gli Austriaci da quella parte si sarebbero fatti nuovamente vivi con una controffensiva. Mentre sappiamo che i ponti gli Austriaci li lasciarono intatti proprio per farli cadere in inganno, mentre in tutta segretezza stavano occupando il retro delle colline del Garda da Castelnuovo a Custoza; il 23 già erano a sud-ovest di Sona, a Santa Giustina e Santa Lucia; cioè su quelle colline che il La Marmora additava come meta ai suoi reparti per il giorno dopo, il 24. Cioè gli Austriaci li stavano attendendo su posizioni prestabilite in attesa di fare la sorpresa, su un fronte perpendicolare al Mincio, mentre il La Marmora era più che mai convinto che nessuno combattimento poteva avvenire - in mezzo - prima di arrivare sulle colline.
I Generali, il Re, i vari comandanti iniziano a commettere tante ingenuità; perchè non conoscono le posizioni del nemico. Varie divisioni italiane vennero di sorpresa a contatto con forze nemiche già schierate sulle colline ai lati, cosicchè ci furono una serie di operazioni slegate, senza che i comandi sapessero quello che avveniva alla loro destra e sinistra.
Il Re attraversò il Mincio al ponte di barche di Pozzolo, poi per Valeggio prese la via di Villafranca. Udì i cannoni da quella parte, pensò che fossero le sue batterie, mandò a prendere informazioni; ma non le ebbe. Salì sulla collina di Monte Torre, ma appena comparve sul cucuzzolo incominciarono a piovere granate austriache, così capì subito di chi erano. E sotto le granate comparve pure il Comando Supremo con La Marmora non infuriato ma ancora pieno di speranze, anche se non aveva idea di cosa fare; il Re era inquieto per l'attacco alle posizioni di Custoza, invece ora scopriva che il La Marmora era in giro per il campo, e questo voleva dire che nessuno poteva comunicare con lui. Fra lui e il re sorse un battibecco. Alla fine si decise di andare a raccogliere gli sbandati che scendevano da Monte Torre e Monte Croce. Ma non è che La Marmora si era reso conto ancora della situazione.
Anche il Re sul ponte Tione andò a dare man forte per riunire gli sbandati della divisione Brignone. Oltre che il triste spettacolo, nessun soldato ubbidiva perchè nessuno lo conosceva, né voleva prendeva ordini da lui in un momento così pericoloso; fin quando l'ufficiale di scorta lo convinse a ritirarsi dal pericolo, fra l'altro comunicandogli che suo figlio Amedeo era stato ferito. "Meglio ferito o morto piuttosto che prigioniero" commentò e prese la via per Valeggio, per incontrarsi nuovamente con il La Marmora, ma trovò una tale confusione che proseguì per Cerlongo. Poco dopo a Valeggio arrivò La Marmora ma invece di andare al Quartier Generale di Cerlongo a incontrare il Re proseguì per Goito in mezzo al caos.
Fu a quel punto che il La Marmora finalmente resosi conto, impressionato dalla rovina, andava dicendo "che disfatta, che catastrofe, peggio del 1849!", "Le truppe non tengono!", quando invece -lo riconobbero gli stessi austriaci- gli italiani avevano combattuto bene, e che sarebbe bastato un contrattacco per essere da loro sconfitti.
Dunque la situazione non era del tutto sfavorevole, bastava valutarla; ed occorreva solo dare ordini per attaccare a fondo i nemici ormai esausti e pronti a cedere. Furono invece lasciati in pace a riprendere le forze.
Ma sia il La Marmora che il Cialdini (quest'ultimo non si era ancora nemmeno mosso dal Po) avevano la convinzione che la situazione fosse molto grave ed agirono sotto tale influsso. Il primo voleva ritirarsi, e l'altro intimorito invece di attaccare non solo non si mosse, ma iniziò a ritirarsi pure lui verso Modena.
Solo allora il re maledisse i suoi errori: quello di aver fatto due eserciti, e che ora si trovava a non comandarne nemmeno uno. Anzi, a vederne nemmeno uno!
Il 24 GIUGNO l'esercito piemontese viene così sconfitto nella Battaglia di Custoza (VR) dal duca ALBERTO d'ASBURGO con un esercito composto da poco più di 70.000 uomini, dei quali circa 25.000 Veneti.
I soldati di La Marmora, più che essere stati battuti in un vero e proprio scontro si sono fatti sorprendere dagli austriaci prima ancora di iniziare, non conoscendo la dislocazione, i vari punti strategici del nemico, né dove dirigersi. La Marmora perde sul campo 714 soldati; poi subito preso dal panico ordina la immediata ritirata che si tramuta in un disastro. Si ritira sbandandosi sul Mincio, e non predispone una difesa nella grande e ciclopica fortezza di Valeggio (oggi, ancora integra e visitabile) sul lungo ponte che invece avrebbe dovuto bloccare con un valido presidio, ma arretra fino alla linea del fiume Oglio. Lo stesso Cialdini invece di correre in aiuto a La Marmora sul Mincio e contrattaccare, arretra fino a Modena.
Un disastro!
Narrare l'intera battaglia che si svolse a Custoza è piuttosto noiosa, per i molteplici movimenti, le numerose azioni, gli attacchi e i contrattacchi di entrambi i due eserciti.
Di solito si attribuisce la ritirata dell'esercito di La Marmora sul Mincio alla ritirata dell'esercito di Cialdini dal Po, ma questo non è vero: il La Marmora aveva già deciso ed aveva provvisto alla ritirata la sera del 24 giugno. E il Cialdini lo stesso 24 già si ritirava su Cremona "perchè pericoloso rimanere sul Po".
Ciascuno attribuì all'altro la responsabilità della triste iniziativa della ritirata, ma ciascuno fu invece responsabile della propria.
25 GIUGNO - Il disastro era compiuto. Il Re si lagnò amaramente di tutti i generali, specialmente di La Marmora. Il Della Rocca nella sua autobiografia, afferma che il giorno 25 davanti al Re il La Marmora si assumeva le responsabilità dell'operato come Capo di Stato Maggiore ma nel farlo intendeva prima cacciare tutti i generali incapaci. Altrimenti avrebbe dato le dimissioni. Nasceva una polemica.
26 GIUGNO - Non ottenendo ciò che voleva, le dimissioni le diede il giorno dopo. Ma più tardi nella sua prima relazione del 1868, il La Marmora diede la colpa di quanto era successo tutto al Re "Ero stato nominato Capo di Stato maggiore, in tale carica io potevo proporre, suggerire, consigliare, invece mi si vietava di agire di proprio impulso, di emanare ordini chiari, precisi, assoluti, come è nella mia natura...e mi si costringeva sovente di tacere, cedere, transigere".
In realtà La Marmora agì sempre in piena libertà. E anche la ritirata fu decisa da lui, e non imposta dal Re, che addirittura ubbidì perfino lui ai suoi ordini, mentre il La Marmora non ubbidì a quelli del Re. Inoltre resta il telegramma inviato a Cialdini giustificando le sue dimissioni "...Perchè siamo troppi a comandare. Propongo che prendiate Voi il comando con ampia facoltà di far tutte le nomine che credete".
Questo era il colmo! fa lui il capo e il sovrano!
Insomma La Marmora si azzardava pure a esautorare il Re. Ma il Re nel frattempo aveva telegrafato a Cialdini per un incontro e per fare il giorno 27 il punto sulla situazione. E Cialdini con molta disinvoltura (rivincita non trattenuta) si affrettò a svelare allo sbigottito La Marmora l'invito regio. Questo era il clima di collaborazione!
Seguirono dopo la disfatta, tante polemiche e reciproci rimproveri; chi diceva che il La Marmora "ormai non godeva più la fiducia nell'esercito" (il 28 Vincenzo Ricasoli, colonnello di Stato Maggiore, scrivendo al fratello Bettino a Firenze); e chi che "bisognava dare il comando a Cialdini per risollevare il morale delle truppe" (il generale Menabrea); Ma Cialdini fece sapere che non accettava l'incarico finché il Re non abbandonava l'armata; e le stesse condizioni chiese poi il La Marmora quando il Re dopo aver prima accettato le dimissioni, poi respinte, gli ripropose di guidare l'esercito. Promettendogli però di "...lasciar fare e di astenersi da ogni atto che possa disturbare, purchè si salvino le convenienze verso di lui dirimpetto all'esercito ed alla nazione, perchè quando un re di Prussia ha il comando supremo dell'esercito, il Re d'Italia non può essere da meno".
29 GIUGNO - La sera del 29 giugno a Parma la crisi del comando fu risolta. Il La Marmora dopo aver accettato di prendere il Comando, conveniva con il Cialdini nell'idea di sferrare l'offensiva il 5 luglio partendo dall'Oglio, mentre il Cialdini contemporaneamente avrebbe dovuto attaccare Borgoforte. Ma il La Marmora nella notte tra il 2 e il 3, senza avvertire il Cialdini, tornò a fare il "La Marmora". Agendo da solo e senza informarlo fece fare una ricognizione in forze oltre l'Oglio (ma non sapremo mai cosa avesse in mente di fare il 5, giorno fissato per l'attacco)
3 LUGLIO - Fu il giorno dell'imprevisto. L'esercito prussiano a Koniggratz (Sodowa, in Boemia) decideva le sorti della guerra dopo aver battuto l'esercito austriaco. Vienna il giorno dopo chiedeva una mediazione di Napoleone III per far cessare le ostilità in Italia, anticipando che in cambio avrebbe ceduto il Veneto.
Per due giorni l'Italia rimase senza notizie.
5 LUGLIO - Invece di sferrare l'offensiva il giorno 5, tutti i generali furono chiamati al Quartier Generale del Re a Cicognolo. Era giunto infatti un telegramma da Parigi di Napoleone III che comunicava a Vittorio Emanuele avere Francesco Giuseppe ceduto a lui il Veneto, dichiarandosi disposto ad accettare la sua mediazione per il ristabilimento della pace".
L'Imperatore chiedeva al Re di "acconsentire ad un armistizio, potendo l'Italia raggiungere onorevolmente la meta delle sue aspirazioni con un arrangement con la Francia su cui sarebbe stato facile intendersi".
La notizia oltre che turbare il re e lo Stato Maggiore, questa offerta dell'Imperatore il Monitor l'aveva già resa pubblica. Ed era un bel pasticcio.
Inoltre l'Arciduca Alberto che stava preparandosi a fronteggiare il nuovo attacco tra il Mincio e l'Adige, aveva già ricevuto ordini per inviare a Vienna per ferrovia un corpo d'Armata; quindi il cessate il fuoco e lo sgombero del Veneto, iniziando da Verona era già in atto. Alle fortezze rimasero solo alcuni presidi austriaci.
A creare il pasticcio ancora più grosso ci si mise il Principe Napoleone con un altro telegramma al Re (suo suocero) suggerendogli di scrivere all'Imperatore "...di ringraziarlo per la mediazione, ma nel contempo avvertirlo che non poteva far nulla senza l'intesa con il governo alleato di Berlino, e di continuare ad attaccare energicamente " E non aveva nemmeno tutti i torti (legali e morali) : l'8 aprile l'Italia aveva firmato il trattato di alleanza con la Prussia, dove si diceva che "nessuna delle due potenze avrebbe firmato la pace o l'armistizio senza il consenso dell'altra".
Nè questa volta l'orgoglio di La Marmora era fuori luogo quando telegrafò a Nigra che " ..ricevere il Veneto in regalo dalla Francia è umiliante per noi, tutti crederanno che noi abbiamo tradito la Prussia". In effetti questo si stava facendo.


Garibaldi incazzato nero perchè i Veneti non si erano alleati alle sue bande!
Mazzini dirà che l'unità d'itaglia è fatta solo per l'intervento degli eserciti stranieri ...

NE' SCHIAVI DI ROMA E NE' SERVI DI MILANO!!!
PADRONI IN CASA NOSTRA: VENETO LIBERO E INDIPENDENTE!

mercoledì 23 giugno 2010

Verona San Zenon Minerbe "IL SOGNO" BROLO D'ARTISTA 2010 X^ edizione

BROLO D'ARTISTA X EDIZIONE
SAN ZENON MINERBE VERONA
ore 18,00 aperto agli invitati

26 giugno 2010

-Il sogno-


L'evento “Brolo d'Artista 2010” presenta l'opera della scrittrice e fotografa veneziana Antonella Barina.

Lo spazio che l’arte gradisce è quello en plein air, dove i sogni e i bisogni trovano ascolto e diventano la molla del cambiamento, dove l’atto creativo si manifesta trasformando il punto di vista collettivo.

L'associazione Annette Ronchin crea il dialogo, lo scambio, il dono per una visione di sviluppo sostenibile che metta a sistema tutte le risorse potenziali e disponibili.
La mappa dell'isola di San Zenone di Minerbe, Verona porta i segni del suo potenziale futuro, come il DNA di una persona, interagisce con il suo unicum così il genius loci nell'estemporanea d’arte contemporanea:”Brolo d'Artista” crea l’arte relazionale, in un'area-riuso, potenziale museo o istituzione di promozione della “Civiltà fluviale”.

L'inizio dell'estemporanea del Brolo d'Artista 2010 è per le ore 18 del 26 giugno 2010 con la presentazione del tema di quest'anno, -Il sogno-. potente strumento di sopravvivenza, è risorsa personale,seguirlo appartiene all'etica di ognuno e renderlo comune è un atto generoso, di estremo coraggio.
Gli artisti ne rappresenteranno i diversi punti di vista durante l'estemporanea e previa adesione,saranno filmati; i brevi happenings così raccolti diventeranno un videoclip trasmesso in rete.

Il grande obiettivo dell'Associazione Annette Ronchin è quello di innescare processi creativi collettivi rivolti alla costruzione di un bene (benessere) comune, le informazioni sui singoli progetti realizzati sono disponibili in www.artedepaolironchin.org .Antonella Barina – Poeta, drammaturga, scrittrice, ideatrice di progetti editoriali. Viaggiatrice. Lavora con la fotografia e nel giornalismo. Nata a Venezia-Mestre nel 1954, vive nel centro storico di Venezia, con il cuore a Mistretta, in Sicilia, paese di sua madre. Dagli anni Settanta studia il mito – sul divino femminile in particolare – con ricerche e viaggi documentati fotograficamente.
La sua principale attività è da sempre la poesia (in tre i filoni: poesia dell’identità, poesia del territorio, poesia di viaggio);dall’inizio degli anni Novanta pratica quella che ha chiamato poesia olistica nella modalità specifica della shatzu-poesia. Nello stesso spirito, dopo esperienze di teatro di strada, radiofonico e per compagnie teatrali, dagli anni Ottanta promuove azioni teatrali a Venezia e in terraferma. Dagli anni Settanta edita su diverse testate racconti spesso legati ad azioni di empowerment.
Laureata operatrice culturale nel 1979 con il massimo dei voti in Comunicazioni di Massa con una tesi sul cinema all’Università di Bologna presso il Dams (Disciplina Arti, Musica, Spettacolo). Come fotografa ha tra l’altro documentato, attraversandolo, il movimento delle donne. Ha collaborato con diversi periodici, tra i quali soprattutto le testate delle donne, e lavora tuttora come giornalista professionista presso un’agenzia di stampa nazionale.
Nel tempo ha ideato diversi progetti editoriali realizzati in autoproduzione e non, tra questi la rivista multidisciplinare sulla nascita Istar e il dossier Ansa sulla Quarta conferenza mondiale Onu sulla Donna (Pechino 1995).
Dai primi anni Duemila sotto la voce Edizione dell’Autrice autoedita la propria produzione poetica e letteraria. Dal 2005, iscritta la testata come periodico bimensile al Tribunale di Venezia (aut.1503 del 10/3/2005), Edizione dell’Autrice è uscita in oltre trenta numeri e una decina di supplementi nelle collane Samizdat Poesia, Racconti per Venezia e Libretti Rotanti.

Il recital sarà accompagnato bdalle musiche originali di Franco Guidetti per chitarra acustica a tre manici: -Policromie d'ambiente-

lunedì 21 giugno 2010

ADIGE.TV - Venezia - Ecco la Legge speciale di Brunetta Contributi solo se ci sono progetti - Videonotizie on-line del nordest

ADIGE.TV - Venezia - Ecco la Legge speciale di Brunetta Contributi solo se ci sono progetti - Videonotizie on-line del nordest

Sulle rotte di Dante XX^ canto 1^ canzone Divina commedia.

Reduci dal viaggio Dantesco da Verona Peschiera Benaco - Garda- Mincio Mantova (vedi avvenimenti in Facebook). Causa la pioggia fastidiosa e battente le riprese del film non si sono potute svolgere nella lora interezza. Siamo riusciti a girare molti pezzi del mio Dante in lingua Isolana Veronese nei giorni 18 e 19 giugno 2010.

http://depaoli.pbworks.com/VENETO+DANTE++canto+xx+-xxi+-+xxiii+-+traduzione+Renato+De+Paoli?SearchFor=dante+xx&sp=1



Abbiamo comunque girato belle e significative immagini del viaggio del XX - XXI - XXII - canto della 1^ canzone e il XVII^ della 3^ canzone del Poema di Dante poi Commedia , Divina. Siamo stati a lungo a Verona nella chiesa dove Dante nel 1320 espose il suo trattato filosofico "De Tera e de Acoa" (de Terra e di Acqua). Riprenderemo il viaggio e le riprese in estate , tempo permettendo per concludere il XX canto, della 1^ canzone e dar inizio al XXI^ sempre della 1^ canzone, che ci vedrà davanti all'arsenale Venexia.

giovedì 10 giugno 2010

DE TERA E DE ACOA ISOLE SPARSE IN DANTE ALIGHIERI

Inizio:
venerdì 18 giugno 2010 alle ore 17.00
Fine:
sabato 19 giugno 2010 alle ore 23.30
Luogo:
Itinerante Verona Peschiera Mincio Manto Governol Isole Sparse Tartaro Venezia Confine Margraviato Isole Sparse Veronese, Papato, Venexia sec XIV.
Descrizione
Sulle Tracce di Dante nel XX^ XXI^ XXII^ canto I cantica. DAnte poeta Veneto. Tradotto in Veneto da RE NATO A SPARE' (Renato De Paoli). Da Verona (arche scaligere) omaggio a Cangrande I Scala con il 17^ canto III cantica, poi a Peschiera, Benaco, Mincio, Manto (a) , Governo (l) Tartaro le ISOLE SPARSE I SPARTI, e poi a Venezia davanti all'arsenale.(PEGOLA).
Poeta Renato De Paoli In collaborazione e
Con la starordinaria presenza ballerina professionista - filmaker - dantista - Ghislaine Avan
Con la straordinaria presenza di Annette Ronchin Storica - Artista
Critica -
Con la straordinaria presenza della Cantora Venexa Fiammetta Rettondini
Con la straordinaria presenza della poetessa Gloria Marigo
Con la straordinaria presenza della passionaria Veneta Lidia Berlose
Con la traordinaria presenza della Bottura, Chiara, Fresca, Bella,Trasparente , Dolce, nettunina , Principessa dell'Isola del Lago,

Riprese Ghislaine Avan - Edoardo Ferrarese -

Regia Renato De Paoli
Edarproduction Isole Sparse Venexia
Plenipotenziario Isole Sparse

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http://depaoli.pbworks.com/VENETO+DANTE++canto+xx+-xxi+-+xxiii+-+traduzione+Renato+De+Paoli

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http://www.youtube.com/watch?v=ttzbGqyHxPA&feature=player_embedded

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http://www.youtube.com/watch?v=ZgDGQKxTEW0&feature=related

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http://www.youtube.com/my_videos_edit?ns=1&video_id=6VWIFwxOOkg&next=%2Fmy_videos


DE TERA E DE ACOA

Questa questione filosofica fu definita da me, Dante Alighieri, il minimo dei filosofi, durante il dominio dell'invitto Signore messer Cangrande della Scala, Vicario del Sacro Romano Impero, nell'inclita città di Verona, nel tempietto della gloriosa Elena , davanti a tutto il clero veronese, fatta eccezione di alcuni ...che, ardendo di troppa carità, non accettano gli inviti degli altri
e, per troppa umiltà poveri di Spirito Santo, rifuggono
dall'intervenire ai loro discorsi per non sembrare riconoscere
l'eccellenza degli altri.
Ciò avvenne nell'anno 1320
dalla nascita di nostro Signore Gesù Cristo, nel giorno di domenica —
che il suddetto Salvatore nostro, mediante la sua gloriosa nascita e la
sua mirabile resurrezione, ci indicò come giorno da venerare — il quale
allora cadeva il 20 gennaio

ATTUALITA' : DE TERA E DE ACOA 1752 1764 TRATTATO DE OSTILIA

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http://depaoli.pbworks.com/convenzione-ostilia-1752-1764-HOS-TILIA?SearchFor=trattato+dio+ostiglia&sp=2

ISOLE SPARSE VENEXIA LEGGE LAPIDARIA
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http://traceletarearte.blogspot.com/2010/06/isole-sparse-venexia-invitte-legge.html
Invitati confermati

vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

20 gennaio 1320 in Verona : vai in fondo


Dante Alighieri

QUESTIO DE AQUA ET TERRA

IL LUOGO E LA FORMA DEI DUE ELEMENTI

DELL'ACQUA E DELLA TERRA

versione italiana di Pio Gaja

Edizione di riferimento:
Opere minori di Dante Alighieri, vol. II, UTET, Torino 1986
IL LUOGO E LA FORMA DEI DUE ELEMENTI
DELL'ACQUA E DELLA TERRA
I
Sia manifesto a tutti voi che, mentre io mi trovavo a Mantova 1, venne sollevata una questione la quale, pur essendo stata già molte volte accanitamente dibattuta con l'animo rivolto più all'apparenza che alla verità, era rimasta insoluta. Pertanto io, essendomi costantemente nutrito dell'amore della verità fin dalla mia fanciullezza, non potei rinunciare a discutere la suddetta questione, ma volli indicarne la vera soluzione, nonché confutare gli argomenti addotti in contrario, sia per amore della verità che per odio della falsità. Inoltre, per evitare che il livore dei molti che sogliono fingere menzogne in assenza delle persone invidiate deformasse, dietro le spalle, le mie giuste argomentazioni, volli consegnare a queste pagine 2 stese di mio pugno, la soluzione da me data, e delineare per iscritto lo svolgimento organico di tutta la disputa.
II
La questione dibattuta riguardava il luogo e la figura o (meglio) la forma dei due elementi dell'acqua e della terra; intendo qui per « forma » quella che il Filosofo nei Predicamenta pone nella quarta specie di qualità. La questione venne circoscritta all'esame di questo punto considerato fondamentale per la ricerca della verità: se l'acqua nella sua sfera, cioè nella sua superficie naturale, fosse in qualche parte più alta della terra che emerge dalle acque e che noi comunemente chiamiamo la « quarta (parte) abitabile » 3. La risposta affermativa veniva provata con molti argomenti, io ne presi in esame cinque perché mi sembrava avessero qualche valore, mentre ne tralasciai alcuni altri per la loro scarsa consistenza.
III
Il primo argomento era questo: «È impossibile che due superfici sferiche non equidistanti tra loro abbiano lo stesso centro; ora la superficie sferica dell'acqua e la superfìcie sferica della terra non sono equidistanti tra loro; quindi (non hanno lo stesso centro)». Poi si proseguiva: «Poiché il centro della terra è il centro dell'universo — come viene ammesso da tutti — e poiché tutto ciò che nel mondo occupa una posizione diversa da tale centro è più alto, è logico concludere che la superficie dell'acqua è più alta della superficie della terra, dato che una superficie sferica in ogni suo punto è equidistante dal centro ». La premessa maggiore del primo sillogismo sembrava chiara in forza di quanto vien dimostrato in geometria; la premessa minore sembrava evidente in base all'esperienza sensibile, in quanto noi vediamo che la sfera della terra in qualche parte è interna alla sfera dell'acqua, mentre in qualche altra parte le è esterna.
IV
Il secondo argomento era questo: «A corpo più nobile compete luogo più nobile; ora l'acqua è corpo più nobile della terra; quindi all'acqua compete un luogo più nobile. E poiché un luogo è tanto più nobile quanto è più alto, per la sua maggior vicinanza al nobilissimo corpo onniabbracciante che è il primo cielo 4, ne consegue che il luogo dell'acqua è più alto del luogo della terra, e di conseguenza che l'acqua è più alta della terra, non essendoci differenza tra la posizione del luogo e quella del corpo che lo occupa» 5. Le premesse maggiore e minore del primo sillogismo di questa io argomentazione venivano ammesse come evidenti.
V
Il terzo argomento era questo: «Ogni opinione che contraddice ai sensi è un'opinione erronea; ora credere che l'acqua non sia più alta della terra contraddice ai sensi; quindi è un'opinione erronea». La premessa maggiore si diceva risultare da quanto afferma il Commentatore del terzo libro del De Anima; la seconda premessa, cioè la minore, si diceva risultare dall'esperienza dei marinai i quali, trovandosi in mare, vedono i monti sotto di sé, e lo comprovano col dire che salendo sull'albero della nave li vedono, mentre stando sulla tolda della nave non li vedono, il che sembra accadere per il fatto che la terra è molto più bassa e depressa rispetto al dorso del mare.
VI
Il quarto argomento era questo: « Se la terra non fosse più bassa dell'acqua, la terra sarebbe totalmente senza acque — almeno nella parte emersa della quale appunto si discute —, e quindi non vi sarebbero sorgenti, né fiumi, né laghi. Ma noi vediamo il contrario di ciò, e quindi è vero il contrario di quell'ipotesi da cui derivava quella conseguenza, cioè è vero che l'acqua è più alta della terra ». Questa conclusione veniva comprovata dal fatto che l'acqua scorre naturalmente verso il basso, ed essendo il mare il principio di tutte le acque — come afferma il Filosofo nella sua Meteorologia —, se il mare non fosse più alto della terra, l'acqua non scorrerebbe verso la terra, dato che in ogni movimento naturale dell'acqua la sorgente dev'essere più alta.
VII
Il quinto argomento era questo: « L'acqua sembra seguire perfettamente il moto della luna, come risulta dal flusso e riflusso del mare 6; ora, essendo l'orbita lunare eccentrica 7, sembra logico che l'acqua nella sua sfera imiti l'eccentricità dell'orbita lunare e di conseguenza sia eccentrica 8, e poiché ciò non può verificarsi se l'acqua non è più alta della terra, come si è dimostrato nel primo argomento, ne consegue quella medesima conclusione ».
VIII
Con simili argomenti dunque — e con altri non degni di considerazione — i sostenitori della tesi che l'acqua è più alta della terra emersa o abitabile cercano di dimostrare la verità della loro opinione, benché in contrasto con essa stiano il senso e la ragione. Riguardo al senso infatti, noi vediamo che in ogni parte della terra, sia meridionale che settentrionale, sia orientale che occidentale, i fiumi discendono verso il mare, il che non avverrebbe se le sorgenti dei fiumi ed i corsi dei loro alvei non fossero più alti della superficie del mare. Riguardo poi alla ragione, la nostra tesi risulterà chiara più avanti quando sarà dimostrata con molti argomenti.
IX
Nell'indicare la (vera) soluzione del problema del luogo e della forma dei due elementi, cui si accennava sopra, si seguirà quest'ordine: in primo luogo si dimostrerà essere impossibile che l'acqua, in qualche parte della sua superfìcie, sia più alta della terra emergente o asciutta; in secondo luogo si dimostrerà che la terra emergente è ovunque più alta dell'intera superficie del mare; in terzo luogo si prospetterà un'obiezione contro la dimostrazione di questa tesi e si risolverà l'obiezione; in quarto luogo sarà indicata la causa finale e la causa efficiente del sollevamento o emersione della terra; in quinto luogo si confuteranno gli argomenti addotti sopra.
X
Riguardo dunque al primo, punto affermo che se l'acqua, in qualche parte della sua superfìcie sferica, fosse più alta della terra, ciò si verificherebbe necessariamente in uno di questi due modi: o perché l'acqua sarebbe eccentrica (nei confronti della terra), come si concludeva nel primo e nel quinto argomento, o perché, pur essendo concentrica, presenterebbe in qualche parte una gibbosità nella quale appunto sarebbe più alta della terra. Non potrebbero esserci altri modi (di emersione), come risulta sufficientemente chiaro a chi sappia penetrare con acutezza nell'argomento. Ora nessuno di quei due modi alternativi è possibile, e quindi non è possibile neppure quell'ipotesi (dell'acqua più alta della terra), dalla quale scaturivano quei due modi alternativi (di realizzazione). La consequenzialità logica (del sillogismo) è evidente in base al « locus », come si dice, della sufficiente divisione dell'oggetto in questione; la conclusione dell'impossibilità (della suddetta ipotesi) risulterà chiara da quanto si verrà dimostrando.
XI
Per chiarire la verità del nostro assunto dobbiamo partire da due presupposti: primo, che l'acqua per natura si muove verso il basso; secondo, che l'acqua per natura è un corpo fluido e di per sé non pone limiti al suo corso. Se qualcuno negasse questi due princìpi o uno dei due, non sarebbe più possibile discutere con lui, poiché con chi nega i princìpi di una scienza non si deve discutere nell'ambito di quella scienza, come risulta dal primo libro della Physica. Quei princìpi infatti sono stati scoperti col metodo induttivo—sperimentale, la cui funzione è proprio quella di scoprire i princìpi, come risulta dal primo libro Ad Nicomachum.
XII
Dunque, per invalidare il primo modo alternativo accennato nella conclusione (del precedente sillogismo), affermo che è impossibile che l'acqua sia eccentrica (rispetto alla terra), e lo dimostro nel modo seguente: se l'acqua fosse eccentrica ne deriverebbero tre conseguenze impossibili, primo che l'acqua per sua natura scorrerebbe sia verso l'alto che verso il basso; secondo che l'acqua non scorrerebbe verso il basso nella stessa direzione della terra; terzo che il concetto di « gravità » si attribuirebbe ai due elementi in senso equivoco. Tutte queste conseguenze sono evidentemente non soltanto false, ma impossibili. Tali conseguenze si possono illustrare nel modo seguente: il cielo sia la circonferenza segnata con tre croci, l'acqua quella con due, la terra quella con una, inoltre il centro del cielo e della terra sia il punto A e il centro dell'acqua eccentrica il punto B, come appare nella figura disegnata 9.

Ora, dato che vi sia acqua in A ed abbia possibilità di passaggio, dico che essa per sua natura fluirà verso B, poiché ogni corpo grave tende per sua natura a spostarsi al centro della propria sfera 10; e poiché il muoversi da A a B è un movimento dal basso verso l'alto — essendo A il punto assolutamente più basso rispetto a tutte le cose 11 —, l'acqua si muoverà per sua natura dal basso verso l'alto, e questo era la prima conseguenza impossibile di cui si parlava. Supponiamo inoltre che nel punto Z vi sia una zolla di terra e nello stesso punto una certa quantità d'acqua, e che manchi ogni ostacolo (al loro movimento): siccome ogni corpo grave tende al centro della propria sfera, come si è detto, la zolla di terra si muoverà in linea retta verso A e l'acqua in linea retta verso B, prendendo necessariamente direzioni diverse — come risulta nella figura tracciata —, e ciò non solo è impossibile, ma ne riderebbe Aristotele, se l'udisse. Questa era la seconda conseguenza che si doveva illustrare. La terza conseguenza infine la illustro nel modo seguente: la gravità e la leggerezza sono qualità proprie dei corpi semplici che si muovono con moto rettilineo, quelli leggeri verso l'alto, quelli pesanti invece verso il basso — intendo infatti per grave e leggero il corpo mobile, come vuole il Filosofo nel De coelo et mundo. Pertanto se l'acqua si muovesse verso B e la terra invece verso A, essendo ambedue corpi pesanti si muoverebbero bensì dall'alto verso il basso, ma in direzione di punti diversi, e tali punti finali diversi non possono avere un'identica natura essenziale, poiché uno è basso in senso assoluto, l'altro invece in senso relativo. E poiché la diversità essenziale dei fini comporta una diversità in ciò che serve a raggiungerli, è chiaro che nell'acqua e nella terra sarà presente una diversa essenza di gravità. E poiché esprimere essenze diverse con un nome identico genera equivoco — come dimostra il Filosofo negli Antepraedicamenta —, ne consegue che il termine «gravità» viene attribuito all'acqua e alla terra in modo equivoco; e questa era la terza conseguenza che andava chiarita. In tal modo quindi, in base ad una vera dimostrazione — del genere di quelle che dimostrano l'impossibilità di una cosa — risulta chiaro che l'acqua non è accentrica. E così viene invalidato, come si doveva, il primo modo alternativo (di realizzazione dell'ipotesi) indicato nella conclusione della prima argomentazione.
XIII
Per invalidare il secondo modo accennato nella stessa conclusione del primo sillogismo, affermo che è perfino impossibile che l'acqua presenti una gibbosità, e lo dimostro nel modo seguente: il cerchio indicato con quattro croci sia il cielo, quello con tre l'acqua, quello con due la terra, e D sia il centro della terra, dell'acqua concentrica e del cielo. Bisogna premettere che l'acqua non può essere concentrica alla terra se la terra stessa, dato che in qualche parte emerge sulla superficie dell'acqua, non presentasse in quella parte una gibbosità sporgente sulla propria regolare superficie sferica, com'è ben noto agli esperti in matematica 12. Indi chiamo dunque con H la gibbosità dell'acqua e con G la gibbosità della terra e poi tiriamo una linea da D ad H ed un'altra da D a F.

È chiaro che la linea che va da D ad H è più lunga di quella che va da D a F, e perciò l'estremità della prima linea è più alta dell'estremità della seconda, e poiché ambedue le estremità toccano la superficie dell'acqua senza oltrepassarla, è evidente che l'acqua formante la gibbosità sarà più in alto rispetto alla superfìcie dove è il punto F. Se sono veri i presupposti accennati sopra, l'acqua della gibbosità, in assenza di ostacoli, fluirà verso il basso fino a formare una superficie sferica regolare, cioè equidistante dal centro D; sarà così impossibile che possa permanere od esistere una gibbosità dell'acqua, e questo è quanto si doveva dimostrare. Oltre questa dimostrazione apodittica, c'è anche un'argomentazione probabile con cui si può dimostrare che l'acqua non ha una gibbosità che emerga fuori dalla sua superfìcie sferica regolare. Infatti, ciò che può ottenersi con una sola causa è meglio che si ottenga con quella sola che con più; ora tutto il fenomeno considerato può verificarsi ammettendo la sola gibbosità della terra, come apparirà in seguito; quindi non c'è gibbosità nell'acqua, poiché Dio insieme alla natura fa e vuole 13 sempre ciò che è meglio, come è dimostrato dal Filosofo nel libro primo del De coelo et mundo e nel secondo del De generatione animalium. Pertanto risulta sufficientemente chiaro quanto riguarda il primo punto, cioè che è impossibile che l'acqua, in qualche parte della sua superficie sferica, sia più alta — cioè più distante dal centro del mondo — di quanto lo sia la superficie della terra abitabile. Questo era, nell'ordine suindicato, il primo punto da svolgere.
XIV
Se dunque è impossibile che l'acqua sia eccentrica —come si è dimostrato con la prima figura —, e che presenti qualche gibbosità — come si è dimostrato con la seconda —, è necessario che essa sia concentrica e sferica, cioè equidistante, in ogni parte della sua superficie sferica, dal centro del mondo, come risulta di per sé evidente.
XV
Ed ora ecco la mia dimostrazione: qualunque elevazione in qualche parte di una superficie sferica equidistante dal centro è più distante da tale centro di qualunque altra parte della stessa superficie sferica; ora tutte le spiagge, sia dell'oceano che dei mari mediterranei 14, sono sopraelevate rispetto alla superficie del mare che le lambisce, come risulta a colpo d'occhio; quindi tutte le spiagge sono più distanti dal centro del mondo in quanto il centro del mondo coincide, come si è visto, con il centro del mare, e le superfici marine contigue alle spiagge sono parti della superficie totale del mare. E poiché ogni cosa più distante dal centro del mondo è più alta, ne consegue che tutte le spiagge sono più alte rispetto a tutto il mare, e se lo sono le spiagge, tanto più lo sono le altre regioni della terra, essendo le spiagge le parti più basse della terra, come lo dimostrano i fiumi che ad esse discendono. La premessa maggiore di questa dimostrazione è provata in base a teoremi geometrici 15; la dimostrazione poi è ostensiva, sebbene abbia una sua forza cogente analoga alle precedenti dimostrazioni per assurdo. Si è chiarito in tal modo quanto concerne il secondo punto.
XVI
Ma contro il risultato della mia argomentazione si può sollevare questa obiezione: il corpo più pesante tende al centro in modo uguale in ogni sua parte ed in modo massimo: ora la terra è il corpo più pesante; quindi la terra tende al centro in modo uguale in ogni sua parte ed in modo massimo. Da questa conclusione consegue, come spiegherò, che la terra, tendendo al centro «in modo uguale», dev'essere equidistante dal centro in ogni parte dalla sua superficie sferica, e tendendovi «in ogni massimo», dev'essere più bassa di tutti i corpi, col risultato che la terra — qualora l'acqua fosse concentrica, come dicono — sarebbe dappertutto sommersa e coperta dalle acque, mentre noi vediamo il contrario. Che tali conseguenze derivino dalla conclusione (del sillogismo) lo illustro nel modo seguente: supponiamo il contrario o (meglio) l'opposto di quella prima conseguenza che è l'equidistanza in ogni parte, e diciamo che (la terra) non è equidistante (dal centro); supponiamo inoltre che la superficie della terra da una parte disti (dal centro) venti stadi e dall'altra dieci, in questo caso un suo emisfero 16 avrà un volume maggiore dell'altro; non ha alcuna importanza se le loro distanze (dal centro) differiscano poco o molto, purché differiscano. Pertanto, siccome un maggior volume di terra ha maggior peso, l'emisfero maggiore, per la prevalente forza del suo peso, premerà sull'emisfero minore finché i volumi di ambedue si pareggino e, attraverso tale livellamento, si pareggino pure i pesi — come vediamo (accadere) nella pesatura con il pareggiamento dei pesi sulle bilance — e così ogni parte si ridurrà alla distanza di quindici stadi. È quindi evidentemente impossibile che la terra, tendendo al centro in modo uguale, disti da esso in modo diverso o disuguale nella sua superficie sferica. Quindi, dato che la terra dista (dal centro), è necessario ammettere l'opposto del «distare in modo disuguale», cioè appunto il «distare in modo uguale». E così è spiegata la suddetta conseguenza per la parte che riguarda l'equidistanza. Che inoltre la terra sia il più basso di tutti i corpi — come conseguenza che si diceva derivare anch'essa dalla conclusione (del sillogismo) — lo spiego nel seguente modo: la massima forza raggiunge il fine in massimo grado — infatti tale forza è detta «massima» appunto perché può raggiungere il fine nel modo più rapido e facile —; ora la massima forza di gravità è insita nel corpo che tende al centro in massimo grado e tale corpo è appunto la terra; quindi la terra raggiunge in massimo grado il punto finale della gravità, che è il centro del mondo; quindi la terra, raggiungendo in massimo grado il centro (del mondo), sarà la più bassa di tutti i corpi. E questa era la seconda conseguenza da spiegare. Così dunque pare chiaramente impossibile che l'acqua sia concentrica alla terra, il che contrasta con i risultati della mia argomentazione.
XVII
Tuttavia quel ragionamento (dell'obiezione) non sembra probante poiché la premessa maggiore del primo sillogismo non sembra possedere carattere di necessità. Vi si diceva infatti: «il corpo più pesante tende al centro in modo uguale in ogni sua parte ed in modo massimo», ma tale proposizione non sembra essere necessaria poiché, sebbene la terra in rapporto ad altri corpi sia quello più pesante, considerata invece in se stessa nelle sue parti, può essere e non essere il più pesante, in quanto potrebbe essere più pesante da una parte che dall'altra. Infatti, poiché il bilanciamento di un corpo grave non avviene in base al volume in quanto, tale ma in base al peso, vi potrà essere parità di peso senza che vi sia parità di volume. E così quella dimostrazione resta apparente ed insussistente 17.
XVIII
Ma tale istanza (all'obiezione) non ha valore poiché procede da ignoranza circa la natura dei corpi omogenei e dei corpi semplici. Infatti i corpi omogenei e quelli semplici —omogenei come l'oro allo stato puro e semplici come il fuoco e la terra — hanno tutte le loro qualità naturali uniformemente distribuite nelle loro parti. Pertanto, essendo la terra un corpo semplice, essa, per natura e assolutamente parlando, possiede le sue qualità uniformemente distribuite nelle varie parti. Quindi, dato che la gravità è insita per natura nella terra, e dato che la terra è un corpo semplice, è necessario che essa abbia in tutte le sue parti una gravità uniforme, cioè distribuita nella stessa proporzione in tutto il suo volume. Ma se è così, il ragionamento della prima obiezione resta ancora valido 18. Pertanto bisogna rispondere che il ragionamento di questa obiezione è sofistico in quanto confonde il senso relativo con il senso assoluto 19. Bisogna infatti sapere che la Natura universale non viene mai frustrata nel suo fine per cui, quand'anche una natura particolare possa talvolta, per la resistenza della materia, venir meno al fine inteso, la Natura Universale invece non può in nessun modo fallire il suo intento, poiché ad essa sono ugualmente sottomessi l'atto e la potenza delle cose contingenti. Ora l'intento della Natura universale è che tutte le forme che sono in potenza nella materia prima si traducano in atto, e siano attuate secondo la natura della loro specie, cosicché la materia prima nella sua totalità sia il substrato di tutte le forme materiali, sebbene, nelle sue determinazioni particolari, sia soggetta alla privazione di tutte le forme, eccetto una 20. Infatti, poiché tutte le forme, che sono in potenza nella materia, sono in atto, in quanto idee, nel Motore del cielo — come dice il Commentatore nel De substantia orbis —, se tutte queste forme non fossero sempre in atto, al Motore del cielo verrebbe a mancare l'integrale diffusione della sua bontà, affermazione questa inammissibile. E poiché tutte le forme materiali degli esseri generabili e corruttibili, eccetto le forme degli elementi, richiedono un soggetto materiale misto e articolato, a formare il quale sono finalisticamente ordinati gli elementi in quanto tali, e non potendo esserci mescolanza se le cose mescolabili non possono trovarsi riunite insieme, come è di per sé evidente, è necessario che nell'universo esista una parte dove tutte le cose mescolabili, cioè gli elementi, possano venire a contatto, ma questa non potrebbe esistere se la terra non emergesse in qualche parte, come risulta evidente a chi è capace di intuizione. Quindi, siccome ogni natura obbedisce all'intento della Natura universale, fu necessario che la terra, oltre alla propria natura semplice che la porta a stare in basso, possedesse anche un'altra natura per la quale potesse obbedire all'intento della Natura universale, diventando suscettibile di un'elevazione in qualche parte ad opera della forza del cielo, quasi ubbidendo ad un atto di comando, come vediamo a proposito dell'appetito concupiscibile e irascibile nell'uomo, i quali, quantunque siano portati, secondo il proprio impulso, a seguire la passione sensibile, secondo invece la loro disposizione obedienziale verso la ragione, sono talvolta trattenuti dal seguire il proprio impulso, come risulta dal primo libro dell’Ethica.
XIX
Dunque la terra, sebbene, secondo la sua natura semplice, tenda al centro in modo uniforme come si diceva nel ragionamento dell'obiezione, secondo invece una natura diversa, subisce un'elevazione in una sua parte per rendere possibile la mescolanza (degli elementi), in obbedienza alla Natura universale. Con questo si salva la concentricità della terra e dell'acqua — senza incorrere in conseguenze inaccettabili per coloro che filosofano nettamente —, come risulta da questa figura, nella quale il cielo è il cerchio indicato da A,
l'acqua quello indicato da B e la terra quello indicato da C. E non importa, per la verità della tesi proposta, che l'acqua sembri distare poco o molto dalla terra. Bisogna inoltre riconoscere che questa figura è la vera, perché riflette la forma e la posizione dei due elementi, mentre le altre due precedenti sono false, e furono tracciate non perché le cose stiano a quel modo, ma perché chi vuole apprendere possa servirsi di un'intuizione sensibile, come dice Aristotele nel primo libro degli Analytica Priora. E che la terra emerga per una gibbosità 21, e non con la sua superficie sferica regolare, risulta in modo inequivocabile considerando la figura della terra emergente: tale figura infatti presenta la forma di mezzaluna 22, quale non potrebbe assolutamente essere, se emergesse secondo la sua superficie sferica regolare, cioè equidistante dal centro; infatti, come è dimostrato nei teoremi di matematica 23, la superficie regolare di una sfera deve sempre emergere con un contorno circolare da una superficie piana oppure da una superficie sferica, quale dev'essere quella dell'acqua. E che la terra emergente abbia una figura simile alla mezzaluna risulta chiaro sia dai naturalisti che ne trattano, sia dagli astronomi che ne descrivono le zone climatiche, e sia dai cosmografi che delimitano le regioni della terra in tutte le parti del mondo. Infatti è comunemente risaputo da tutti che questa terra abitabile si estende in longitudine da Cadice — fondata da Ercole e situata sui confini occidentali — fino alla foce del fiume Gange, come scrive Orosio 24. Questa longitudine si estende tanto che quando il sole, durante l'equinozio, tramonta per gli abitanti che si trovano in uno dei punti estremi, sorge per quelli che si trovano nell'altro punto, come è stato scoperto dagli astronomi studiando le eclissi lunari. Pertanto i punti estremi della predetta longitudine devono distare 180 gradi, che è la metà della lunghezza dell'intera circonferenza. Per quanto riguarda invece la linea della latitudine, i medesimi esperti comunemente sostengono che (la terra abitabile) si estende da quegli abitanti per i quali lo zenit è l'equatore fino a quelli per i quali lo zenit è il circolo (polare artico) descritto dal polo zodiacale attorno al polo del mondo, e tale circolo dista dal polo del mondo circa 23 gradi, e pertanto l'estensione della latitudine è di circa 67 gradi e non oltre, come risulta chiaro a chi è dotato di intuito. E così è manifesto che la terra emergente deve avere la figura di una mezzaluna o quasi, poiché tale figura è palesemente il risultato di quelle misure di latitudine e di longitudine. Se avesse invece un contorno circolare, avrebbe la figura di una calotta sferica, ed in tal caso longitudine e latitudine non differirebbero nella distanza dei punti estremi, come può essere chiaro perfino alle donne. E così si è chiarito il terzo punto indicato nell'ordine delle cose da trattare.
XX
Resta ora da esaminare la causa finale e la causa efficiente di questo sollevamento della terra, la cui esistenza è già stata sufficientemente dimostrata seguendo il metodo scientifico, per il quale la questione dell'esistenza (di una cosa) deve precedere la questione della causa di essa. Riguardo alla causa finale basti quanto si è detto nella distinzione precedente 25. Per indagare invece la causa efficiente va premesso che la presente trattazione si limita alla materia naturale, poiché riguarda l'ente mobile cioè l'acqua e la terra, che sono appunto corpi naturali. Perciò bisogna prefiggersi solo quella certezza raggiungibile nella sfera del mondo fisico, qual è questo che si investiga 26, poiché studiando qualsiasi genere di oggetti si deve cercare quel grado di certezza consentito dalla natura dell'oggetto stesso, come risulta dal primo libro dell'Ethica. Poiché dunque nella ricerca della verità circa le realtà naturali ci è innato il metodo di partire dalle cose più note a noi ma meno note in sé per giungere alle cose più certe e più note in sé — come risulta dal primo libro della Physica —, e poiché nelle realtà naturali sono più noti a noi gli effetti che le cause tanto che attraverso quelli siamo condotti alla conoscenza delle cause — come risulta dal fatto che l'eclissi di sole portò alla conoscenza dell'interposizione della luna, onde per lo stupore gli uomini cominciarono a filosofare —, è necessario che il metodo di ricerca nel campo delle realtà naturali sia quello che va dagli effetti alle cause. Questo metodo invero, sebbene abbia una sufficiente certezza, non ne ha però tanta quanto il metodo di ricerca in matematica, che parte dalle cause, cioè da ciò che è prima, per andare agli effetti, cioè a ciò che è dopo; ad ogni modo bisogna prefiggersi quella certezza che si può raggiungere col metodo di dimostrazione consentito. Affermo pertanto che la causa efficiente del sollevamento della terra non può essere la terra stessa, poiché se sollevarsi significa portarsi in alto e se il portarsi in alto è contro la natura della terra — e nessuna cosa assolutamente parlando può essere causa di ciò che è contro la propria natura —, è logico che la terra non può essere la causa efficiente di quel sollevamento. E similmente non lo può essere neppure l'acqua, poiché, essendo l'acqua un corpo omogeneo, la sua forza dev'essere, assolutamente parlando, distribuita in modo uniforme in ogni sua parte, e così non vi sarebbe più ragione del fatto che abbia sollevato (la terra) in questo punto piuttosto che in un altro. Questa stessa ragione esclude anche l'aria ed il fuoco dall'essere causa efficiente, e siccome non ci rimane altro elemento che il cielo, ad esso come a causa propria va ricondotto quell'effetto (del sollevamento). Ma essendoci più cieli, resta ancora da indagare a quale di essi si debba ricondurre come a causa specifica: non al cielo della luna, poiché essendo la luna stessa strumento della propria forza o influsso, e declinando essa, per lo zodiaco, dall'equatore tanto verso il polo antartico quanto verso il polo artico, avrebbe sollevato la terra così al di là come al di qua dell'equatore, il che non avvenne 27; né vale dire che il sollevamento dall'altra parte non potè verificarsi per la maggior vicinanza della luna alla terra a causa dell'eccentricità (dell'orbita lunare) 28, poiché se nella luna ci fosse stata questa forza sollevatrice, avrebbe sollevato più di là (dell'equatore) che di qua, dato che gli agenti più vicini agiscono con più efficacia.
XXI
Quello stesso motivo esclude da siffatta causalità tutte le 68 sfere dei pianeti 29. E poiché il primo mobile, cioè la nona sfera, è dappertutto uniforme 30, e di conseguenza è dotato di forze uniformemente diffuse in ogni sua parte, non vi è ragione perché abbia sollevato da questa parte piuttosto che da un'altra. Non essendoci pertanto altri corpi mobili fuorché il cielo stellato che costituisce l'ottava sfera, è necessario riportare unicamente ad esso quell'effetto (del sollevamento) 31. Al fine di chiarire ciò, bisogna sapere che, sebbene il cielo stellato abbia unità di sostanza, ha tuttavia molteplicità di forze 32; pertanto fu necessario che tale varietà di forze fosse distribuita nelle sue parti a noi visibili (cioè le stelle), onde potesse sprigionare influssi diversi attraverso organi diversi; e chi non sappia afferrare ciò deve considerarsi fuori dall'ambito della filosofia 33. Nel cielo stellato infatti noi vediamo differenze nella grandezza e nella luce delle stelle, nelle figure e nelle immagini delle costellazioni, e tali differenze non possono esistere senza scopo, come dev'essere lampante per tutte le persone colte in filosofia. Pertanto diverso è l'influsso di questa o di quella stella, diverso l'influsso di questa o di quella costellazione, diverso l'influsso delle stelle che sono al di qua e di quelle che sono al di là dell'equatore. E poiché i volti terrestri sono simili ai volti celesti, come dice Tolomeo, ne consegue che, dovendosi ricondurre quell'effetto al cielo stellato, come si è visto, la corrispondente causa di tale influsso (sollevante) deve trovarsi in quella regione del cielo che copre questa terra emersa. E poiché questa terra emersa si estende dall'equatore fino alla linea che il polo dello zodiaco descrive attorno al polo del mondo, come si è detto sopra, è chiaro che l'influsso che solleva (la terra) — sia che la sollevi per attrazione, come la calamita attrae il ferro 34, oppure per spinta, generando dei vapori che la spingano in su, come avviene in certe zone montuose 35 — promana da quelle stelle che sono nella regione del cielo compresa tra quei due circoli. Ma ora ci si domanda: dato che quella regione del cielo si muove circolarmente, perché quel sollevamento non fu circolare? Rispondo che non fu circolare perché la materia era inadeguata ad un sollevamento così enorme 36. Ma allora si potrà muovere una più forte obiezione chiedendosi: perché il sollevamento avvenne nel nostro emisfero piuttosto che nell'altro? A tale questione bisogna rispondere con ciò che il filosofo afferma nel secondo libro del De coelo, quando si chiede perché il cielo si muove da oriente verso occidente e non viceversa. Ivi infatti dice che simili questioni derivano o da molta stoltezza o da grande presunzione, poiché sono al di sopra del nostro intelletto. Pertanto riguardo al suddetto quesito, bisogna dire che quel Dio, glorioso dispensatore (di tutte le cose), che predispose il luogo dei poli, il luogo del centro del mondo, la distanza dell'ultima sfera dell'universo dal centro di esso ed altre cose simili, fece quel sollevamento — come anche tutte le cose suddette — secondo il meglio. Onde, quando Dio disse: «Si raccolgano le acque in un sol luogo e appaia la terra asciutta», allora simultaneamente il cielo fu dotato di influssi attivi e la terra della potenza passiva di riceverli.
XXII
Cessino dunque, cessino gli uomini di ricercare ciò che li trascende e indaghino fin dove possono, per avvicinarsi alle cose immortali e divine nei limiti delle loro possibilità, tralasciando le cose più grandi di loro. Ascoltino l'amico di Giobbe che dice: «Comprenderai tu forse le vestigia di Dio e conoscerai l'Onnipotente in modo perfetto?». Ascoltino il Salmista che dice: «Meravigliosa è per me la tua scienza, è troppo alta e non potrò giungere ad essa». Ascoltino Isaia il quale, raffigurando Dio che parla agli uomini, dice: « Quanto distano i cieli dalla terra, altrettanto distano le mie vie dalle vostre». Ascoltino la voce dell'Apostolo nell'epistola Ad Romanos: «O profondità delle ricchezze della scienza e sapienza di Dio: quanto incomprensibili sono i suoi giudizi e imperscrutabili le sue vie!». Ed infine ascoltino la voce stessa del Creatore che dice: «Dove io vado voi non potete venire». E qui mettiamo termine alla ricerca della verità che intendevamo raggiungere.
XXIII
Dopo le considerazioni fatte è facile confutare gli argomenti in contrario addotti sopra, e questo era il quinto punto che ci proponevamo di svolgere. Quando dunque si affermava: «È impossibile che due superfici sferiche non equidistanti tra loro abbiano lo stesso centro», si diceva il vero, lo ammetto, ma solo se le superfici sferiche siano regolari, senza una o più gibbosità; e quando nella premessa minore si afferma che le superfici dell'acqua e della terra sono regolari, dico che ciò non è vero, se non altro per la gibbosità presente nella terra, e pertanto il ragionamento non corre. Riguardo al secondo argomento, la proposizione « A corpo più nobile spetta luogo più nobile » è vera, considerando unicamente la natura propria (dei corpi), e sono anche d'accordo sulla premessa minore, e quindi la conclusione che l'acqua deve trovarsi in luogo più alto è vera relativamente alla natura propria di entrambi i corpi, ma per una causa superiore, come si disse sopra, avviene che in questa parte la terra è più alta; e così il ragionamento faceva difetto già nella premessa maggiore. Riguardo al terzo argomento che così inizia: «Ogni opinione che contraddice al senso è un'opinione erronea», affermo che il ragionamento che ne segue procede da una falsa immaginazione; infatti i naviganti immaginano che stando in mare non vedono la terra dalla nave, perché il mare sarebbe più alto della terra, ma non è così, anzi avverrebbe il contrario, poiché vedrebbero di più la terra. La vera ragione invece è che il raggio visivo rettilineo che corre tra l'oggetto e l'occhio viene interrotto dalla convessità dell'acqua; infatti dovendo la superfìcie dell'acqua assumere ovunque una forma sferica attorno al centro, è fatale che, ad una certa distanza, essa stessa venga a costituire l'ostacolo di un corpo convesso. Per il quarto argomento che così inizia: « Se la terra non fosse più bassa, ecc. », affermo che il ragionamento svolto si fonda sul falso e quindi è nullo. Infatti il volgo e le persone che ignorano i trattati dei fisici 37 credono che l'acqua salga, proprio sotto forma di acqua, fino alle cime dei monti e al luogo delle sorgenti, ma ciò è assai puerile, poiché quivi le acque si formano per l'evaporazione della materia, come risulta dalla Meteorologia del Filosofo. Riguardo al quinto argomento, nel quale si afferma che l'acqua è un corpo che imita l'orbita lunare, e quindi, siccome l'orbita lunare è eccentrica, si conclude che lo debba essere anche l'acqua, dico che tale ragionamento non possiede carattere di necessità, in quanto anche se una cosa imita un'altra in una proprietà, non per questo la deve imitare necessariamente in tutte: noi vediamo il fuoco imitare l'orbita del cielo 38 e tuttavia non imita questo nel movimento non rettilineo, né nel non avere qualità contrarie (di movimento) 39, e perciò il ragionamento non regge. In tal modo si sono confutati gli argomenti (contrari).
Così vien portata a termine la trattazione e la soluzione del problema relativo alla forma ed al luogo dei due elementi, come sopra si propose di fare.
XXIV

Questa questione filosofica 40 fu definita da me, Dante Alighieri, il minimo dei filosofi, durante il dominio dell'invitto Signore messer Cangrande della Scala, Vicario del Sacro Romano Impero, nell'inclita città di Verona, nel tempietto della gloriosa Elena 41, davanti a tutto il clero veronese 42, fatta eccezione di alcuni che, ardendo di troppa carità, non accettano gli inviti degli altri 43 e, per troppa umiltà poveri di Spirito Santo, rifuggono dall'intervenire ai loro discorsi per non sembrare riconoscere l'eccellenza degli altri 44.

Ciò avvenne nell'anno 1320 dalla nascita di nostro Signore Gesù Cristo, nel giorno di domenica — che il suddetto Salvatore nostro, mediante la sua gloriosa nascita e la sua mirabile resurrezione, ci indicò come giorno da venerare — il quale allora cadeva il 20 gennaio 45.

lunedì 7 giugno 2010

Massimo Bubola - Dall'altra parte del vento - Scalo76 3.1.08

Paolo Conte Via Con me ((t's wonderful)

AVOGADOR RENZO FOGLIATA AL GAZZETTINO DEL 7 GIUGNO 2010

L'INTERVISTA DELL'AVOGADOR RENZO FOGLIATA AL GAZZETTINO DEL 7 GIUGNO
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Oggi alle 17.26
Appassionato e studioso di storia, ma soprattutto avvocato. Difensore veneziano di due "Serenissimi", Renzo Fogliata ha vissuto il processo Ludwig e i processi alla mala del Brenta.
Avvocato Fogliata, sono passati tredici anni e un mese dall’assalto al campanile di San Marco. Ce ne sono voluti 10 per fare assolvere i "Serenissimi"...
«Sì, un organo collegiale e popolare come la Corte d’assise ha capovolto le tesi delle Procure di Padova, Verona e della Procura Generale di Venezia. Del resto è la forza del contraddittorio tra accusa e difesa e della giuria popolare, in cui io credo fermamente. Il giudice monocratico è un retaggio del feudalesimo».
Anche la Repubblica Veneta si fondava sui giudizi della collegialità...
«Il feudalesimo sanzionava la potenza individuale e solitaria, la forza personale. E come tutti sanno Venezia non lo ha mai accettato. La Serenissima non concedeva diritti e privilegi sovrani al singolo. Più giudici, ancor meglio se popolari, giudicano secondo la legge guidati dal buon senso e dal senso di giustizia».
La prova?
«L’assoluzione dei Serenissimi giudicati in fatto e diritto da una giuria: non terroristi, non colpevoli di eversione. Di fatto non c’era un progetto eversivo, ma solo un progetto rivendicativo di un diritto riconosciuto dallo Stato, l’autogoverno del popolo Veneto, che è legge costituzionale. L’obiettivo dei Serenissimi, scritto nei loro proclami, era ed è un Veneto indipendente, quantomeno in una Confederazione italiana. Rivendicare questo, non è sovversivo, e se lo è, come scrisse Giorgio Lago, allora nel Veneto c’è qualche milione di sovversivi».
Come si sente quando indossa la toga?
«Quando succede mi prende un’ebbrezza particolare, ma non dimentico che difendo un essere umano».
Lei è anche uno storico. Quando è cominciato questo suo interesse?
«Ero un ragazzo. Deve essere stato prima di andare al ginnasio. Davanti a un libro di Alvise Zorzi ("La Repubblica del Leone") scattò nella mia testa una domanda: "Perché la storia di Venezia non la studio a scuola?". In quel libro c’erano nomi di città e di isole che cercai sul mappamondo. Mi nacque dentro una sorta di frustrazione: mi avevano nascosto una straordinaria storia civile e politica».
E così è nata in lei questa passione storica?
«Deve essere stato così. Mi sono messo di buzzo buono, ho letto libri su libri e mi piacerebbe che i veneziani conoscessero la storia della propria città non soltanto per aneddoti folkloristici...».
E allora?
«Allora mi spendo per amore di Venezia, faccio presentazioni, incontri, conversazioni che hanno per tema la città intesa come Stato».
Se intesa come Comune invece?
«Non mi faccia la domanda se sono favorevole o meno alla separazione tra queste due realtà, Venezia e Mestre intendo. Tutti sanno che sono due cose completamente diverse, è un’offesa all’intelligenza parlarne. I referendum sono stati bocciati nel senso più basso, quello politico».
Cosa le piace di Venezia?
«Non saprei dove cominciare. Venezia e il Veneto hanno bisogno di un respiro internazionale. Montanelli lo sosteneva apertamente, diceva che la storia veneta non è una storia italiana, Meccoli chiedeva di ritornare almeno al vecchio Dogado. Io potevo esercitare la professione a Padova, ma stare lontano dalla mia città mi procurava una sorta di depressione e così ho seguito un mio impulso naturale: svegliarmi al mattino, aprire la finestra e respirare le pietre di Venezia.
Cosa fa nel tempo libero?
«Agonismo. Regate di voga alla veneta. Lo sport mi fa vivere la Laguna che per un veneziano è imprescindibile. È come una calamita, ti attira, ti mette dentro l’ansia di viverla. Mi piacciono i suoi colori, amo vedere come si trasforma».
Chi è il prototipo del veneziano?
«Veneziano non è chi è nato qui, è veneziano chi ama la città, chi la vive, chi onora le tradizioni e la cultura veneta».
Come vive il 150° anniversario dell’unità d’Italia?
«Venezia e il Veneto furono annessi nel 1866 e Roma nel 1870. Con questo anniversario non c’entrano niente. Lo stesso Garibaldi si lamentò che nel Veneto nessuno insorse a favore dell’Italia. Nel 1866 i Savoia si appropriarono di un bene prezioso, Venezia e il Veneto, dopo aver perso due battaglie, una terrestre a Custoza, l’altra navale a Lissa, dove i vincitori furono soprattutto veneti, friulani e istro-dalmati. "Chi controlla il presente controlla il passato" scrisse George Orwell e sulla grandezza della Serenissima fu steso un velo: i Savoia non avevano una storia che potesse starvi accanto. L’appropriazione avvenne in una stanza d’albergo sul Canal Grande e fu salutata da un trafiletto del quotidiano locale: "Questa mattina in una camera dell’albergo Europa si è fatta la cessione del Veneto". Da allora la solita storia: tutto ciò che riguarda Venezia e il Veneto val bene un trafiletto, mentre sappiamo che per episodi insignificanti o quasi, come i Ciompi, o la disfida di Barletta, o Pier Capponi, pagine su pagine. Poche righe sono dedicate alla Battaglia di Lepanto (1571), che bloccò l’invasione turca dell’Europa, e alla rivoluzione veneziana (marzo 1848-agosto 1849), altro che Cinque giornate di Milano».

Les Bleus Vénitiens mostra fotografica di Fabrizio Ulliana - Castiglione Stiviere

Les Bleus Vénitiens

Villa Brescianelli, via Moscati 27 - Castiglione delle Stiviere (MN)

9 giugno – 8 luglio 2010

Apertura in orari uffici o previo accordo con guida info: 0376 946811



Venezia è città d'immagine per eccellenza; la sua bellezza ha ispirato pittori e poeti sin dall'antichità.

La fotografia, ultima nata tra le arti figurative, ha trovato nelle mille situazioni che il territorio lagunare offre al piacere dello sguardo, terreno fertile per la sua applicazione; così è stato sin dall'origine e si può ben dire che con essa il mito di Venezia abbia trovato la definitiva consacrazione. Tutti coloro che per qualsiasi ragione sono entrati in contatto con la città lagunare non hanno potuto sottrarsi al suo fascino e all'obbligo di riportarne un ricordo duraturo spesso rappresentato dall'immagine fotografica.

Lunga è stata la schiera degli autori che nel tempo hanno fornito versioni diverse ma sempre originali e coinvolgenti.

Così è stato anche nella tradizione del grande Circolo La Gondola, di cui Fabrizio Uliana fa parte. Una tradizione risalente all'immediato dopoguerra che consentì, grazie all'obiettivo dei suoi innumerevoli campioni - Paolo Monti, Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter e tanti altri - di rinnovare il percorso figurativo allargandolo agli spazi meno conosciuti ma ugualmente pieni di poesia e di fascino.

E così è anche per Fabrizio Uliana il quale, segnando il suo itinerario descrittivo con una traccia di "bleu", si cimenta con alcune tematiche tra le più classiche e caratteristiche.

Vengono raccontati la barena, luogo primario della nascita della città, le strette calli con le inedite prospettive, i piccoli episodi della vita quotidiana, gli eventi atmosferici che a Venezia assumono sempre una connotazione speciale. Non manca il confronto con la modernità: le grandi navi, le nuove forme d'arte che sembrano in ogni caso adattarsi a un contesto unico al mondo. Lo sguardo dell'Autore si propone con un taglio classico, senza virtuosismi e con grande padronanza del mezzo tecnico, cercando di contemperare l'oggetto dell'immagine con lo spirito creativo.

Tutto, nelle fotografie di Uliana, assume una suggestione fiabesca, un'aura speciale che ci rimanda in fondo alla vera essenza di questo luogo, sognato e amato da tutti anche da coloro che non l'hanno mai potuto visitare ma di cui grazie alla fotografia, anche a quella di Fabrizio Uliana, possono assaporarne un frammento, un'impressione.

Non è cosa da poco.



Manfredo Manfroi

Presidente del Circolo Fotografico “La Gondola” di Venezia

e-mail: manfredo.manfroi@alice.it

www.cflagondola.it



Venezia, maggio 2010



Fabrizio Uliana nasce nel 1954 a Roma dove rimane fino al 1969. Dopo aver abitato in varie località italiane, attualmente vive tra Venezia e Dinard in Bretagna.

Per impegno sociale si è sempre interessato ai diritti umani e civili e in particolare a quelli dei minori e dei disabili; laureato in scienze sociali, si specializza con due master in “Europrogettazione” e “Immigrazioni, fenomeni migratori e trasformazioni sociali”; per professione si occupa di studi, ricerche, progettazione e organizzazione di servizi sociali.

Fin da piccolo appassionato di fotografia, nel 1998 diventa socio del Circolo “La Gondola” di Venezia. Dal 2005 al 2009 è stato uno dei quattro curatori della Galleria Fotografica “Al Bacaro” di Venezia dove si sono avvicendate presentazioni di autori contemporanei e storici, che hanno offerto al pubblico veneziano e internazionale un’opportunità di conoscere sia la tradizione che la contemporaneità della fotografia.

Sue Fotografie sono visibili sul sito www.cflagondola.it e pubblicate su cataloghi, riviste, giornali e libri. Ha partecipato a numerose collettive e prodotto varie personali.

e-mail: fabrizio.uliana@tin.it

sabato 5 giugno 2010

ISOLE SPARSE VENEXIA INVITTE LEGGE LAPIDARIA

LE ISOLE DEI VENETI PER VOLERE DELLA DIVINA PROVVIDENZA
FONDATE SULLE ACQUE, E CIRCONDATE DALLE ACQUE SONO PROTETTE DA ACQUE IN LUOGO DI MURA: CHIUNQUE PERTANTO OSERA’ ARRECARE
NOCUMENTO IN QUALSIASI MODO ALLE ACQUE PUBBLICHE SIA CONDANNATO COME NEMICO DELLA PATRIA E SIA PUNITO
NON MENO GRAVEMENTE DI COLUI CHE ABBIA VIOLATO LE SANTE MURA DELLA PATRIA.
IL DIRITTO DI QUESTO EDITTO SIA IMMUTABILE E PERPETUO.


VVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVV
MMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM

VENETORUM URBS DIVINA DISPONENTE
PROVIDENTIA IN AQUIS FUNDATA, AQUARUM
AMBITU CIRCUMSEPTA, AQUIS PRO MURO
MUNITUR: QUISQUIS IGITUR QUOQUOMODO
DETRIMENTU PUBLICIS AQUIS INFERRE
AUSUS FUERIT, ET HOSTIS PATRIAE
IUDICETUR: NEC MINORE PAENA
QUA QUI SANCTOS MUROS PATIAE VIOLASSET:
HUIUS EDICTI IUS RATUM PERPETUUM
ESTO

Dettata dall'Umanista

GIOVANBATTISTA CIPELLI

Detto L' EGNAZIO

(Venezia 1473-1553)



VVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVV

VENETORUM VRBS DIVINA DISPONENTE

PROVIDENTIA IN AQUIS FVNDATA , AQVARVM

AMBITV CIRCUMSEPTA , AQVIS PRO MVRO

MVNITVR: QVISQVIS IGITVR QVOQVOMODO

DETRIMENTV PVBLICIS AQVIS INFERRE

AVSVS FVERIT , ET HOSTIS PATRIAE

IVDICETVR: NEC MINORE PAENA

QUA QUI SANCTOS MUROS PATIAE VIOLASSET: ...



OGGI AL MVSEO CORRER ISOLA VENXIA



Iscrizione in marmo nero con lettere incise dorate ,

era posta sopra gli stalli dei MAGISTRATI ALLE ACQUE

IN RIO ALTO

MAGISTRATURA ISTITUITA DALLA REPVBBLICA ISOLE VENEXIA

NEL 1505

Vista da Renato De Paoli al Museo Correr Venezia il dicembre 2008 un giorno prima della festa del Tabarro.(12 €uro d'ingresso).







TRADUZIONE RENATO DE PAOLI



ISOLE VENEXIA VRBES DIVINE DISPOSTE

PROVVIDENZIALMENTE ACQUA FONDA,

ACQUATICI AMBITI CIRCE SETTE

AQVE PRO MVRI MVNITE:

CHIVNQUE OSERA' IN MODO QUALVNQUE

DETRIMENTO PVBBLICHE ACQUE

INFERNALI SI FARANNO

E FOCI PATRIAE INVITTE

NON MINORE PENA

QUA QUI SANTO MURO PATITE VIOLASSE.



TRADUZIONE RENATO DE PAOLI



ISOLE SPAMPINE' VENEXIA

LE ISOLE SPAMPINE' SOTO EL BOSCO
ISOLE SACRE COSITA FATE DA DIO

E PROVIDENZIALMENTE CON ACOA FONDA,E SPIAIA

NELA ACOA TANTA CHE TUTI NE INVIDIA CIRCE SETE MARI

A COE AL POSTO DE MVRI LA GA':

CHIVNQUE GAVARA' EL CORAIO' IN MODO QUALVNQUE

DE TIRAR VIA L'ACOA

FINIRA' INFERNALMENTE TRATA' CI SUGARA' E SE FARA' SUGAFOSI

DA IN DOE NASE L'ACOA A IN DOE SU L'OSTIA VEN FORA

E IN MEZO GH'E' LE ISOLE TUTE PATRIAE MAI VENZE

E NO SARA' DATA MANCO STAR MAL IN VITA E IN ZIEL

A CI L'ACOA A TIRA' CHE L'E' LA PROTEZION SANTA

E STAR TANTO MAL A CI A IMBROIA' LE CARTE NO FAR

QUEL CHE STA LEGE LAPIDARIA OBLIGAVA E OBLIGA.

DE TERA E DE ACOA / I COSTI DELLA MODIFICA/ TRON TRATATO OSTILIA 1765 ANDREA TRON GENERALE PLENIPOTENZIARIO REPUBLICA VENETA

Provveditori Sopraintendenti alla Camara dei Confini Busta 55 A.S.V.


N.6 COMMISSARIO AL TARTARO DAL PRIMO GENNAIO 1765 SINO AL 2 GIUGNO 1765

GENERALE ANDREA TRON K.R.


DISPACCIO INVIATO

DAL COLL , TRON

DA MANTOVA IL 19 GENNAIO 1765

ALLA ECC.MA SIG. DI VENEZIA



CIRCA IL TRATTATO DEL TARTARO



“I LAVORI NON PROCEDONO CON QUELLA FELICITA’ COLLA QUALE SAREBBE DESIDERABILE CHE LI MEDESIMI S’INCAMMINASSERO” A



PER VARI MOTIVI



“A CAUSA DELLA STRAVAGANZA DELL’ ARGINE ”



“STAGIONE OSTINATA”



“ACQUATORIO DELLE ISOLE”



(LACERTI DI PAGINE)



“IL MALE DERIVA DAL SEGUENTE PRINCIPIO”



DURANTE IL CONGRESSO DI OSTILIA QUESTO SIG. COMM.SSO: AUSTRIACO ERA MUNITO DI PIENISSIMA AUTORITA’ MA DIPENDEVA CHA DAL SOLO UFFICIO DELLA SUA CORTE COME IL COMMISARIO NON RICONOSCE ALTRA DIPENDENZA CHE DALL’ECCE.MO SENATO VENETO.



COLLA SUA SOLITA MATURITA’ E PADRONANZA ; MA NON VASTA (ITALIANO DI NASCITA NON FU MAI PERSONALMENTE A VIENNA, E CHE MANCA DI APPOGGI DI LAVANTELLA ...... E SOTTO FAMA DI PROBITA’N E VIRTU’.



(LACERTO DI PAGINA)



DIPENDE DA ALTRE COMMISSIONI GLI INGEGNERI MATEMATICI LE QUALI GIUNGONO LORO DAL GOVERNO DI MILANO

QUALI COMMISSIONI RAPPRESENTINO NO E’ DEGNO DI SAPERLO



(LACERI DI PAGINA) PARTENZA ESPRESSO PUBBLICAMENTE CHE LA SUA COMMISSIONE AVEVA PORTATA .. DIFFERIRONO .....

FURONO OBBLIGATI A PARTIRE PER MANTOVA...



....ISOLA DELLA SCALA...

E INUTILMENTE CHIAMATI REPLICATAMENTE PER MIA COMMISSIONE DA MANTOVANO FOSSI A SPIEGARSI SULL’ARTICOLO MODULAZIONE DELLA BOCCA ....

PUO’ TRASPARIRE IL LORO MODO DI PENSARE O SIA CHE ABBIANO QUALCHE ALTRO FINE, OSSIA PERCHE’ AVENDO PROPOSTE MOLTE COSE SI TROVINO AFFATTO INGANNATI , SAPPIANO COSA DEBBANO RAGIONEVOLMENTE PROPORRE, TANTO PIU’ CHE IL SIGNOR AGI NON HA NESSUNA IMMAGINABILE PRATICA DI COSE DI ACQUA, ED ANCHE IL TENETE BOSCHIERO E’ UN GRAN RAGIONATORE, MA INFATTI



(LACERTO DI PAGINA)



.....

PUO ESSERE CHE QUESTO AFFARE IN PROGRESSO ...D’UN CAPO POSSA ESSER REGOLATO...



.............

VI E’ CHI PENSA CON QUALCHE FONDAMENTO CHE IL PRINCIPALE DEGLI INGEGNERI CHE ORA SI E’ QUASI ERETTO IN MINISTRO NON AMI DI VEDER IN ORA TERMINATO IN QUESTO AFFARE MA PENSI DI REGOLARLO EGLI SOLO DOPO TERMINATO IL COMMISSARIATO.

INFATTI SONO CERTO EGLI ABBIA SPEDITO IN MILANO UN DISEGNO CON UN PROGETTO DI SOCCORRERE LE RISARE DI OSTILIESI CON ALCUNA DELLA ACQUA DELLA MOLINELLA E DAL CAVO NUOVO , PROGETTO CHE NON FU MAI POSTO DAVANTI LA COMMISSIONE.

PUO’ ESSERE CHE VI SIANO DEI FINI SEGRETI , COME TANTE VOLTE MI DISSE CON LA SOLITA SUA SINCERITA’

E IL SIGNOR. COMMISSARIO AUSTRIACO CHE NON SI VOGLIA CHE QUESTO AFFARE I SUOI AUSPICI CONDUCANO A BUON FINE. PER FARSI



(LACERO DI PAGINA)



.. QUESTE PARTICOLARI PASSIONI , questo contrasto fra loro dai principali Ministri di casa d’Austria in Italia hanno disturbato e disturbano l’affetto della volta intonazioni da’ Anpi.

Io stesso ho tentato di far sul Trattato della sosta, ma sul medesimo il signor commissario seppe difendersi con tal bravura , e così chiare ragioni, che sullo stesso si provvede e provvederà alla esecuzione.

Per concludere, questo Commisario Austriaco avese in MANTOVA la stessa autorità che egli aveva in Ostilia sul Trattato di massima , tutto anderebbe bene perchè li Ingegneri si metterebbero ....



(lacerto di pagina)



..Sua Corte, da quelo egli supplicante mi disse gli comandarono di valersi delli predetti Ingegnere Afagi, e Tenete colonello Boschiera, e non di altri. A far questo io non posso formular pronostici d’un asito fativo, valutando che si consuma il tempo inutilmente , che è preziosissimo.



L’avaro, che col Trattato di massima si sono conseguiti molti vantaggi ; si sono difesi i diritti dei sudditi innoranti; si è stabilita chiaramente e senza equivoco che il Senato assistar debba sulle acque della Molinella, stessa Giurisdizione che egli esercita , sopra quelli del Trattatato



pos scriptum ( sul registratore) : sunto: Tron vede e parla con il delegato Austriaco , lo trova risollevato, per via di lettere ricevute da Milano e da Mantova,

Tron si ripropone di proseguire nell’affre aggiungendo però che il vento, le piogge e le acque sono inclemeti per poter svolgere buoni uffici.



il P.S.



è fatto in Mantova l’8 gennaio 1765



Andrea Tron



Promemoria



Isola della Scala il dì primo del 1765

Franco Maria De Ragi

pubblico proff.re di San Marco

al Senato della Serenissima

.......(concludendo)....gli Ing.ri Austriaci si pongano alla ragione .. ogni studio.. e ogni fatica .... ed alta ragione par concludar a buon fine questo scabroso Negozio. Grazia



Mantova 15 gennaio 1765

Andrea Tron

continuano le relazioni

di febbraio

di aprile

di maggio

e le spese
Avendomi comandato di investigare...

Sul tema dell’acqua da prendersi per la Borghesana a favore dei supplicanti Tommaso e Fratelli Michiel (la relazione) che ultime di tutte le risare si mantovane che veronesi che prendono acqua dal fiume Tartaro “scarseggia l’acqua per le risare , (relazionano) e cercano acque sussidiarie... per la Borghesana dei signori Michiel... sono fonti : l’Adige, e l’altro il Busse,

Conosciuti luoghi da Cristofoli e da Barrai, che lo scorso autunno (1764) hanno praticato notevoli livellazioni... per rilevare il declivio delle acque del basso Tartaro.

Abbiamo convenuto che l’acqua potrebbe esser cavata dal Busse mediante il Piganzo di Isola Porcarizza da aprile a settemmbre.

“Il Piganzo sono più che in altro ricchi , e abbondanti per le acque che concorrono dagli scoli superiori de’ Minerbesi Sagramoso, de Conti Pompei, Miniscalchi, Muysati, Seriman, ed altri molti altri che servono a renderlo non solo pieno , ma incommodo.”

Per dar corpo all’affare e rassegnar all:E.V: qualche cosa in più , che una semplice idea generale chiamato Domenico Frattini agente de suddetti N:N: E:E: suoi Padroni di supplire alle spese preparatorie di visite , e disegni , ma ancora di dar parola per quelle che dovessero occorrere in cavamenti Ponti, Botti sotterranee, e nel pagamento del terreno da occuparsi nel capo che fosse addottata la massima di un nuovo condotto” Eletto da Lui il Perito Simon Bombieri, gli abbiamo in primo luogo ordinato di rintracciare fra i termini , che gli si sono prescritti quelle direzioni, che tener dovessereo le suddette acque dal ...Piganzo e tracciare un nuovo condotto dal Piganzo.

Propone Bonbieri di introdurle nella fossa Canossa di ragione del Marchese Carlo di Canossa per divioderle convenientemente. Ma in materia di acque non è facile.

Quindi bombieri ha nel suo disegno rimarcato altre due linee per prendere le acque di Bussè mediante il Piganzo raccogliesero in camino tutte “le scoladizze di Malavicina di ragione dei suddetti Michiel, parte al Ponte dei Lagosoli e parte in confine ai Piattoni di Ragione del Conte Franco, e poi prenderle dalle scoladizze valli.

Tutte le suddette acque sono segnate in rosso nel disegno.

La presente perizia giurata da Barrai e Cristofoli...rasegnamo...

Insorgeranno contradizzioni per attraversare i terreni privati , ma usandosi gli opportuni espedienti e ripieghi voluti dall’equità e dalla giustizia sarebbero facilmente ritirate.

Queste acque condotte alla Borghesana non possono sugara quelle del Tartaro,
trovatele uniformi e convenienti
le sottoscrivono

e firmano



Mantova 12 maggio 1765





sottoscrivono



Gioseffo Rossi pubb. matematico

pubb. ing.re. Adriano Cristofoli

pubb. ing re .Leonardo Barrai

Andrea Tron commissario al Tartaro
il giorno 13 maggio 1765
fa sua la suesposta relazione e

spedisce la sopra proposta relazione da Mantova alla Serenissima Repubblica di Venezia in favore dei MICHIEL per l’acqua della Borghesana.



(Il trattato di Ostiglia si stava trasformando in un lucroso affare?! n.d.r)

L’obiettivo iniziale si stava stemperando in favore di matematici, Ingegneri, Supplicanti e anche per i plenipotenziari?!

27 maggio 1765 Tron scrive al Maggiore te di Mantova.

a Mantova una relazione

e acclude la nota spese

accompaganata dalla nota spese che lievita



questa polizza allegata simile alle precedenti nelle voci cita le spese per



cavalli £ 460

cibarie di Roverbella e di Ostiglia £ 682

TAVOLA FATTA A NUOVO 182

TELA PER MAPPE 68

Polizza all’Alfier Ferro 450

Messi spediti in varie parti 47

noli utensi da letto 80

Ingegneri cristofoli e Barrai

per giornate 44 a lire 10 l’una 880

due periti starordinari

giornate 44 alire 14 per cadauno 1232



_____________



£ 4081

Tron scrive ancora il 4 giugno 1765

da Mantova a Mantova

a Semo Aspre

scrive ancora da Mantova a Mantova

Tron

l’11 giugno 1765

di sette pagine

scrive ancora da Mantova a Mantova

Tron

il 20 giugno 1765

di molte pagine

e un disegno

supplemento delli trattati

fra Sua Maestà l’Imperatrice Regina Apostolica

e

la Serenissima Repubblica


per dare esecuzione al trattato firmato in Ostiglia li 25 giugno 1764 ed egli altri precedenti, essendosi d’ordine de’ rispettivi Sovrani riunirsi in queta Città Ill.Mo don Paolo de Signori del la Silva Patrizio milanese , Consigliere Intimo attuale di Stato , e Consultore presso il Supremo Governo della Lombardia Austriaca , Commissario Plenipotenziario per parte di Sua Maestà L’Augustissima Imperatrice Regina Duchessa di Mantova E Ill. Mo Cavaliere Andrea Tron fu savio del Consiglio, e Commissario Plenipotenziario per parte della Serenissima Repubblica di Venezia;...



Ratifiche di detto trattato 6 dicembre 1764.



A Seguito li Matematici Austriaci Padre Francesco MARIA DE REGI DE’ CHIERICI Regolatori di San Paolo ed il Tenete colonnello Don Nicola de Baschiera con il Matematico Veneto Joseffo Antonio Rossi, avendo concordemente conciliato le massime con cui regola le modulazioni delle bocche Irrigatorie a norma de trattati e chiarimenti suddetti, .. si aggiungono questi 8 articoli... approvati dalla commissione...



II

....ommissis..

atto a tirare dal tartaro e affluenti veronese e mantovani acqua a beneficio di Pile Molini ed altri Edifici, o Briglie, Soglie, Stramazzi, qualunque altro regolatore, e livello



V

Essendosi coll’art. III del Trattato del 1752 e colla dichiarazipone di Roveredo art. II egulamente li due Principi, di non fare alcuna concessione di acqua derivabili dal Tartaro e suoi affluenti, ..



VII



Li sgarbamenti del Tartarello abbiano a farsi a spese de soli Utenti Mantovani e quelli del basso Tartaro incominciando dallo sbocco del Busatello , si bebbano fare a spese pure degli Utenti Mantovani fino alla Bocca chiamata del Lupo di Ragione di Ponte Molino e da questo Ponte in giu’ dal solo Possessore della Borghesana.

Sovrintenderanno i periti dei rispettivi Governi.



VIII



... il Mulino pellegrini....Canale della Pilla Pindemonti in Piganzo Chiaviconi in Isola della Scala tutti nello Stato Veronese e così la fossa Pozzola nello Stato Mantovano...



IX



visitatori di ogni anno nei mesi di luglio e di agosto alla visita del Tartaro ai contravventore... e relazione ai rispettivi governi



Dato in Mantova

19 giugno 1765

Barone

da c la filcca ?(Feluca)

Andrea Tron

doppio sigillo con ceralacca e spago giallo e nero.

........+++++++++..............____+++++++++++++++++++

allegata una relazione VII datata Mantova 10 Novembre 1764

a firma Franco Cronomasi

Prefetto delle Acque.

____________+++++++++

allegata pure:





ISTRUZIONI

Che si rilasciano dala Ecc. Ma Commissione alli Matematici Mantovani e Veneti per l’esecuzione delle Opere a Farsi per l’esecuzione sul Tartaro a norma de



sotto il ponte de li Domenicani...

marchese ... Ferdinando Cavriani..



Mantova li primo settembre 1764

Paolo de Silva Andrea Tron



minuta dell’editto comune

da pubblicarsi nelli stati di Mantova e di Verona per per l’esecuzione de trattati sopra l’uso delle acque del Tartaro e suoi affluenti Mantovani e Veonesi



*



XV articoli



atti diplomatici 73/ 74 miscellanea

rinnovo della convenzione dal 1775 per altri 5 anni per la reciproca consegna di delinquenti.

Maria Theresia

Ferdinando principe reale d’ungheria luogotenete governatore e capitano generale nella lombardia austriaca



convenzione

per l’arresto dei banditi

tra la Lombardia e gli stati dipendenti dalla Serenissima Repubblica.

pubblicato a stampa il 25 ottobre 1780

Ferdinando



v firmian.

v Conradus Olivera Bovara

miscellanea

ARCHIVIO STATO VENEXIA

ATTI DIPLOMATICI

E PRIVATI

B. 73 E 74

1786, 22 APRILE VIENNA

L’IMPERATORE GIUSEPPE II

RATIFICA IL TRATTATO DI MILANO 3 AGOSTO 1785 CONCERNENTE LA CORRISPONDENZA FRA L’UFFICIO DI CORRIERI DUCATO DI MILANO, DELLA REPUBBLICA VENETA, MARCHESATO DI MANTOVA E REPUBBLICA VENETA.

miscellanea

ATTI DIPLOMATICI

E PRIVATI

B. 73 E 74



1791 19 OTTOBRE

TRATTATO DI ALLEANZA TRA IMPERATORE RUSSA E RE DI SVEZIA

IN LINGUA FRACESE

COMPOSTO DI 20 ARTICOLI

miscellanea

ATTI DIPLOMATICI

E PRIVATI

B. 73 E 74



1794

CERTIFICATO DI ONORABILITA’ A SCOPO DI RACCOMANDAZIONE

NOUS LE BANNERET ET CONSEIL DE LA VILLE DE MONDAIN

RILASCIATO DAL CONSIGLIO DELLA CITTA MONDAN



CON DOPPIA AUTENTICAZIONE



LIBERTE’ VIRTU’ VERITE’

CANTONE DI BERNA

FIMA DELL’AMBASCIATORE

SIGILLO A CERALACCA DELLA REPUBBLICA FRANCESE





miscellanea

ATTI DIPLOMATICI

E PRIVATI

B. 73 E 74



COPIA TRATA DAL REGISTRO DEL CONSIGLIO CITTA’ DI (ISOLA ) DI ZANTE





L.D. 1795 ADDI’ 16 LUGLIO

SCOMPARSA DI LEONARDO CORRER

CAPO DA MAR PATRONA ED ELETTO ALMIRANTE



NICCOLO FOSCARDI SINDICO

....------------------

miscellanea

ATTI DIPLOMATICI

E PRIVATI

B. 73 E 74

2148

TRATTATO ORIGINALE DI PACE ED ARTICOLI SECRETI 16 MAGGIO 1977 CONCLUSO TRA LA REPUBBLICA Francese di Venezia fatto e segnato in Milano con altre Carte originali attinenti alla esecuzione del medesimo.





Nota de prezzi de pitura et scultura consegnatoi al cittasdino Pietro Edroards (evarist) per commissione della repubblica francese giusto loro ricevuta del 28 fruttifero , anno V . della repubblica francese.



Dalla casa della comune disfaccti , e consegnati



1 Un quadro di Paolo Veronese rappresntante il Ratto di Europa, quadro raffigurato ch’esisteva nella paleta

2 Un quadro di Tiziano rappresentante la fede iun gloria S. marco il Doge antonio Grimani in ginocchio , con altri ...

3...

4 Un quadro di Paolo Veronese rappresentante Giove che fulmina i Vizi quadro restaurato nella sala dei X in sofito

5

6

7 un quadro di Tiziano Il martirio di San Lorenzo

8 un quadro di giACOMO Tintoretto “Verginella Agnese che prega per il figlio del Prefetto

9

10

11

12

13 un quadro d’altare di Paolo Veronese Beata Vergine col Bambino Giovanni Fanciullo, S.ta Caterina, San francesco conservatissimo.



14 un quadro di paolo Veronese “Maddalena in casa del Fariseo”

15

16 Un quadro di giacomo Tintoretto “Marco in Livrea uno schiavo dai tormenti del Martirio”

17

18 Un quadro di Paolo Veronese “Nozze di cana in galilea”

19

20

pietro Eduarrsos

in francese



Commissione delle scienze ed arti



Armata d’italia

Libertè Egalitè



Le commissioni del Governo Francese per le ricerche degli oggetti di scienza e arte in Italia

....

28 fructidor 5 de republique francaise

nerlheus

berthollet

coururier

segretario

documento in francese

1797 le 27 florial (16 marzo)

Art.

tra la repubblica Francese e quella di venezia



Articolo primo

La repubblica Francese e quella di Venexia s’intendono per i loro rispetivi differenti territori

art secondo



la repubblica di Venezia verserà nelle casse per pagare l’armata Italiana , tre milioni Jurnois en in numeraire, favorire un milione nel mese di Praizial prossimo, un secondo milione nel mese di Mesidor, e il terzo milione durante il governo provvisorio sarà interamnete organizzato



art. terzo



la Rep. Veneta fornirà per il valore di altri tre milioni p’er noi in chanvres, cordages, argres, e altri oggetti necessari alla marina ....



at. quarto



La Rep.Veneta fornirà in altre tre vaifseaux de ligne e di fregate in buono stato armate d’equipaggio e di tutto il necessario fans comprendere l’equipaggio.... la medicazione della repubblica francese pour terminer prontamente le differenze pervenute da quella di Venezia e della reggenza di Algeri.



art. quinto



....

Infine per la resa convenuta a favore del mondo La repubblica francese , per mezzo le citojen Bonaparte, generale in capo dell’armata d’Italia e parte le citajen Lallemant ministro plenipotenziario della Repubblica presso quella di Venezia a nome del direttorio esecutivo.

...............

Scritto e sottoscritto a Milano le Vignal sept floreal au cinquime del la Republique Francaise (16 marzo 1797 V. el)



Francesco Dona

Leonardo Zuffiniani

Alocce Mocenigo



Bonaparte

// Lallement

..............

altro documento



trattato di pace tra la Repubblica Veneta e la Repubblica Francese.





Il Direttorio esecutivo della repubblica francese e tra il Gran consiglio della Repubblica di Venzia vogliono ristabilire tra di loro l’armonia e le buone intelligenze che regnano dentro di loro esse Condividono gli art, successivi.

art. primo



cessino le ostilità tra la Repubblica Veneta e la Repubblica di Francia

art. secondo



il Gran consiglio di Venezia non preenderà nulla dai francesi rinuncia

del governo dovrà abdicare...

il nuovo governo garantirà la detta pubblica nazione...



art. terzo



Venezia fornirà una divisione di truppe per mantenere l’ordine pubblico



art. quarto



quando venezia

dichiarerà di non aver bisogno di assistenza libereremo il territorio



articolo quinto

il primo foin del Governo provvisorio sarà di far terminare i procesi degli inquisiti Leur e dei comandanti del forte di Lida prevenuti di essere gli autori e istigatori delle pasque Veronesi e de gli assassini commessi nella porte di Venezia il defavourea daillieurs queti fatti nella maniera più conveninte alle più fastisfaifante per il Governo Francese

Art. Sesto

il Direttorio esecutivo attraverso l’organo del generale in capo all’armata accorda ...la messa in libertà dei prigionieri



daranno esecuzione

a Venezia

Scritto e sottoscritto a Milano le Vignal sept floreal au cinquime del la Republique Francaise (16 marzo 1797 V. el)



Francesco Dona

Leonardo Zuffiniani

Alocce Mocenigo



Bonaparte

// Lallement

documento / credenziali su pergamena



Libertà Eguaglianza

il governo provvisorio della Repubblica di Venezia

alli ministri plenipotenziari di sua maestà Imperiale , Reale, Apostolica

presenta le credenziali



Francesco Battaglia ... munito di tutto il potere..

30 giugno 1797

Francesco Battaglia ... munito di tutto il potere..

Venezia 12 mesidor (30 giugno 1797) anno primo della libertà Italiana.



Gio Beyorvch Presidente

Carminati Segretario della municipalità

su pergamena senza timbri

documento / credenziali su pergamena



Libertà Eguaglianza

il governo provvisorio della Repubblica di Venezia

alli ministri plenipotenziari della repubblica Francese.

io Beyorvch Presidente

Carminati Segretario della municipalità

su pergamena senza timbri



documento / supplica su pergamena



Libertà Eguaglianza

il governo provvisorio di Venezia al Direttorio Esecutivo della repubblica Francese.

Cittadini Direttori Deputati Vincenzo Dandolo, Andrea Sordina, Pietro Giovanni Carmianti, Zuanne Vidman, giuseppe Andrea giuliani, Antonio Buratti...





Venezia li 8 brumaio / 29 settembre 1797

1764 , 24 settembre Vienna

Maria Teresa d’Austria ratifica il Trattato di Ostilia il 25 luglio 1764 concluso con la Repubblica di Venezia sull’uso della acqua e del Tartaro, e suoi affluenti..



XXVIII articoli

siccome il trattato del 1752 e dchiarazione di Roveredo.



olivetani padri che custodiscono le chiavi della Borghesana ( 1764)



sigillo imperiale a secco con quattro cordoncini gialli e marron con foglio come quello in ASVR.

supplicanti e coinvolti (attesta Tron)



Michiel - Cagali - olivetani padri che custodiscono le chiavi della Borghesana ( 1764)- Giusti - Pellegrini - Cappelli - Tron Andrea - Ferrarini - Simon Bomberi perito - Conti Pompei - Marchesi Sagramoso - Musari - Seriman - ing. Cristofoli perito - Barrai ingegnere -



Ludovico Manin nacque a (in friuli o a Siena?) nel 1726 e morì presumiblmente a Venezia nel 1802 all’ età di settantasei anni. Sposò una Grimani. (morì con un patrimonio terriero di 5.000 ettari e la moglie con 2.000 ettari )( cedar la sovranità par tegner la proprietà ..principio massonico applicato alla Republica Veneta. Le Isole fondate sull'acqua hanno come difesa in luogo di mura l'acqua chi violerà il diritto delle acque sarà traditore della patria... Museo Correr)( * finalmete staccano le Idrovore E RITORNA L'ACQUA SACRA E CON ESSA LE ISOLE E L'ENDOLAGUNA PER I VENETI UN RISPARMIO DI 6 MILIONI DI EURO ALL'ANNO; I VENTI ISOLANI NON FORAGGERANNO PIU' LE CASSE DEI LATIFONDISTI; I CONSORZI ESTORCONO CONTRIBUTI PER FARE I LAVORI PRO DOMO PROPRIO. OPERE SCONOSCIUTE E CHE NON SONO SOTTO IL CONTROLLO DELL'OPINIONE PUBBLICA E DEI CONTRIBUENTI.

ECCO I DATI fonte IL VICENZA 22 FEBBRAIO 2007 .

TRECENTO MILIONI DI EURO ALL'ANNO dalle tasche dei cittadini vanno a favore deLL'AGRICOLTURA VENETA:

DI CUI :

OTTANTA MILIONI DI EURO VENGONO SBORSATI DALLA REGIONE VENETO E PRELEVATI DALLE TASCHE DEGLI ISOLANI VENETI.

CON L'ESENZIONE GLI ISOLANI VENETI RISPARMIERANNO APPENA sei MILIONI DI Euro. ]

* ALVISE CORNARO MESSO FUORI LEGGE NELLE ISOLE VENETIA SI RIFUGIA IN ISOLA PADOA SOTTO LA PROTEZIONE DEI BENEDITTINI IN SANTA GIUSTINA. CORNARO RIFIUTA LA NAVIGAZIONE E IL COMMERCIO IN NOME DELLA " SANTA AGRICOLTURA ".

I BENEDETTINI A PADOA SOSTENNERO ALVISE CORNARO CONTRO L'INGEGNERE POETA CRISTOFORO SABBADINO CHE DENUNCIO' CON FORZA, CON ALTRI CHE LE ISOLE VENETIA SAREBBERO RIMASTE SENZA DIFESE SE SI TOGLIEVA L'ACQUA. SABBADINO "VINSE LA BATTAGLIA MA PERSE LA GUERRA" PERSE E VINSERO I BENEDETTINI. COSI' I PALEOALVEI SOTTRATTI ALL'ACQUA E AI BOSC'AVI (DEMANIO) SONO SPARTITI PER LA RICCHEZZA DI CORNARO E SUOI SODALI. LE ISOLE VENETE (INVITTE) FINIRANNO IN SERVAGGIO DAL 1797 AD OGGI PER QUESTA PRIMA CAUSA. )LE ISOLE DEI VENETI PER VOLERE DELLA DIVINA PROVVIDENZA
FONDATE SULLE ACQUE, E CIRCONDATE DALLE ACQUE SONO PROTETTE DA ACQUE IN LUOGO DI MURA: CHIUNQUE PERTANTO OSERA’ ARRECARE
NOCUMENTO IN QUALSIASI MODO ALLE ACQUE PUBBLICHE SIA CONDANNATO COME NEMICO DELLA PATRIA E SIA PUNITO
NON MENO GRAVEMENTE DI COLUI CHE ABBIA VIOLATO LE SANTE MURA DELLA PATRIA.
IL DIRITTO DI QUESTO EDITTO SIA IMMUTABILE E PERPETUO.







VENETORUM URBS DIVINA DISPONENTE
PROVIDENTIA IN AQUIS FUNDATA, AQUARUM
AMBITU CIRCUMSEPTA, AQUIS PRO MURO
MUNITUR: QUISQUIS IGITUR QUOQUOMODO
DETRIMENTU PUBLICIS AQUIS INFERRE
AUSUS FUERIT, ET HOSTIS PATRIAE
IUDICETUR: NEC MINORE PAENA
QUA QUI SANCTOS MUROS PATIAE VIOLASSET:
HUIUS EDICTI IUS RATUM PERPETUUM
ESTO

Dettata dall'Umanista

GIOVANBATTISTA CIPELLI

Detto L' EGNAZIO

(Venezia 1473-1553)



VVVVVVVVV

VENETORUM VRBS DIVINA DISPONENTE

PROVIDENTIA IN AQUIS FVNDATA , AQVARVM

AMBITV CIRCUMSEPTA , AQVIS PRO MVRO

MVNITVR: QVISQVIS IGITVR QVOQVOMODO

DETRIMENTV PVBLICIS AQVIS INFERRE

AVSVS FVERIT , ET HOSTIS PATRIAE

IVDICETVR: NEC MINORE PAENA

QUA QUI SANCTOS MUROS PATIAE VIOLASSET: ...



OGGI AL MVSEO CORRER ISOLA VENXIA



Iscrizione in marmo nero con lettere incise dorate ,

era posta sopra gli stalli dei MAGISTRATI ALLE ACQUE

IN RIO ALTO

MAGISTRATURA ISTITUITA DALLA REPVBBLICA ISOLE VENEXIA

NEL 1505

Vista da Reanto De Paoli al Museo Correr Venezia il dicembre 2008 un giorno prima della festa del Tabarro.(12 €uro d'ingresso).







TRADUZIONE RENATO DE PAOLI



ISOLE VENEXIA VRBES DIVINE DISPOSTE

PROVVIDENZIALMENTE ACQUA FONDA,

ACQUATICI AMBITI CIRCE SETTE

AQVE PRO MVRI MVNITE:

CHIVNQUE OSERA' IN MODO QUALVNQUE

DETRIMENTO PVBBLICHE ACQUE

INFERNALI VSI FARANNO

E FOCI PATRIAE INVITTE

NON MINORE PENA

QUA QUI SANTO MURO PATITE VIOLASSE.



LUDOVICO MANIN si occuppò DI RICOPRIRE LA CARICA di “Procuratore” della Repubblica Veneta prima di salire alla carica di Doge nel 1789.

Successe al Doge Paolo Venier.

Ludovico Manin era stato “Procuratore “ a Vicenza cinque anni ; dal 1752 al 1757.Nominato a cinquanta anni a questo questo ufficio lo mantenne in varie città della Repubblica Veneta per 35 anni.





Poi per sette anni fu “Procuratore” a Verona, dal 1757 al 1764;

passò ventitrè anni a Brescia dal 1764 al 1789.

Nel periodo Veronese Ludovico Manin partecipA AI MANEGGI DI LORGNA, DISCEPOLO DI VIENNA, AI CAPPELLI CHE NEI FATTI TRAGICI DEL 1794 1796 / 97 PRENDONO L’AMBASCIA DI LONDRA LASCIANDO IL TEATRO PARIGINO CHE LI INTRIGA, LASCIANDO SENZA NOTIZIE DI PROIMA MANO VENEZIA. L’INTRIGO RIVOLUZIONARIO PARIGINO NON PUO’ NON AVER ACCESO GLI INTERESSI DELLE CORONE CONTINENTALI ED ISOLANE.

Finanziato dall’inghilterra , Giuseppe II Asburgo, ha già messo l’ipoteca sullo Stato Veneto, organizzando gli “illuminati “

Il Doge Ludovico Manin messo al corrente dell’affare cosa fa? Nasce il sospetto che egli sia stato proprio l’ultimo strumento in mano nemica, e quindi nominato “liquidatore” per conto di Vienna e di Londra?. Il boccone per l’oltremanica era assai ghiotto e significava il dominio incontrastato del mediterraneo.

Dal 1789 al 1796/97 e per sei sette anni porta alla disfatta la Repubblica Veneta.

“Tamiazzo nota la presenza a Venezia del Marchese Romano Vivaldi che con credenziali austriache tiene le fila della compagnia degli illuminati. “

Nel 1796 non è chiaro a chi lascia il potere.

Con il senno di poi si capisce che una organizzazione complessa politicamente”illuminata” agiva dietro le quinte in acque venete?

Una disfatta organizzata, concepita percepita fin dal 1764.

Il 24 giugno 1764 (46) delegati di Maria Teresa Asburgo, 1 d’Austria e del Ducato di Mantova - Guastalla, stilano la convenzione di Ostiglia per transare le annose questioni d’acqua, di confine, di navigazione che sono spine nel fianco della Repubblica Veneta.

Famoso e nascosto atto transativo .



SI TRATTA IN PREMESSA DI UNA LUNGA TRATTATIVA CHE ERA SEGUITA DA TRON GIA’ DAL 1763 PER INCARICO UFFICIALE DELLA VENETA REPUBBLICA, PER VEDERE E CAPIRE COME MAI I MOLI ERANO DIVENTATI MOLINI, E I LIDI SI ERANO TRASFORMATE IN LITI.



GLI ATTI TRANSATIVI COMPOSTI DA TRE CONVENZIONI FURO FIRMATI E SOTTOSCRITTI DAI DELEGATI TRON





ARCHIVIO DI STATO DI VENEZIA

SULLE TRACCE DI

ANDREA TRON RINOVELLATO DA PAOLO PRETO IN SPIE D’ACQUA BUSTA 50 “PROVVEDITORI ALLA CAMARA DEI CONFINI”

I DELEGATI DELLA IMPERATRICE MARIA TERESA ASBURGO IMPERATRICE D’AUSTRIA DUCATO DI MANTOVA E MILANO.



PROVVEDITORI ALLA CAMARA DEI CONFINI



ESAME DELLA BUSTA 50



N. 5



COMMISSARIO AL TARTARO DALL’APRILE 1764 SINO AL 25 OTTOBRE 1764

G. ANDREA TRON K.









+++++++++++++++++++++++++++

COPIA N. 2



LETTERA 18 FEBBRAIO 1763

AL BARON PAOLO ........

MILANO



ECCELLENZA,



DESTINATA LA MIA PERSONA AL CARICO DI COMMISSARIO PER LA TRATTAZIONE DI NOTI AFFARI CHE CORRONO TRA SUA MAESTA’ L’IMPERATRICE E LA SERENISSIMA REPUBBLICA COMPIACIMENTO PER SIGNORIA VOSTRA ECCELLENTISSIMA PER CONFERIR MECO PER ATTENDERE NOBILE OGGETTO DEL VICENDEVOLE SERVIGGIO DEI NOSTRI SOVRANI , ONDE VASO DARE LA QUIETE , L’ARMONIA FRA I DUE DOMINI.

.....FECI QUALCHE ANNO FA ALLA CORTE DI VIENNA HO POTUTO CONOSCERE LE VETTE MASSIME DI SUA MAESTA’ L’IMPERATRICE E DEL SUO MINISTERO E COME EGUALI CERTAMENTE I SENTIMENTI E LI MODI DEL PENSARE DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA; COSI’ MI LUSINGO DI SECONDANDO IL DESIDERIO DE NOSTRI SOVRANI POTREMO ALLA FINE RIMEDIARE AD OGNI INCONVENIENTE E LIBERARE LI PRINCIPI E LI SUDDITI DAI RECIPROCHI IMBARAZZI .

IO FRATTANTO VADO DISPONENDO OGNI COSA PER ESSERE PRIMA DELLO SPIRARE DEL MESE DI MARZO IN OSTIGLIA ... ED A CONCORRERE CON EQUITA’ A TUTTO CIO’ CHE POTRA’ PROCURARE COMUNE BENEFICIO L’ARMONIA E LA QUIETE FRA LI DUE STATI E CON VERA STIMA HO L’ONORE DI PROTTESTARMI DELL0 ECCELLENZA VOSTRA

18 FEBBRAIO 1763 VENEZIA2





LA CARTA DELLA LETTERA IN TRASPARENZA PORTA UNO SCUDO CON DUE CHIAVI CON IMPUGNATURA A FORMA DI CUORE.

DOCUMENTO DI MOLTE PAGINE



PERIZIA



PRELIMINARE DI CONVENZIONE CON 313 ARTICOLI CHE DESCRIVONO MINUZIOSAMENTE I GIORNI TRASCORSI PER PERITARE, BOCCHE STRAMAZZI, SERIOLE, ROSTE , CANALI VECCHI E NUOVI INTORNO AL TARTARO, IL TIONE IL PO.

INTORNO A GOVERNOLO OSTIGLIA



ARTICOLI PREPARATI CON SOPRALLUOGHI ANTECEDENTI AL PRIMO MAGGIO 1764



IL DOCUMENTO SI APRE

CON LE DATE

30 MARZO 1764

4 APRILE 1764



°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°



VISITA DELLE ACQUE

VERONESI E MANTOVANE









OSTIGLIA IL PRIMO MAGGIO 1764





ALTRI......









MANCANO I PRIMI 36 ARTICOLI NON SONO IN QUESTA BUSTA.

IL FASCICOLO DI PERIZIA SI APRE CON IL PUNTO 37 SI CONCLUDE CON IL PUNTO 313.





CONTINUAZIONE



30 MARZO 1764



.................



37

.....................

38

.....

39

.....

40

.....







85

......

SI RICONOBBERO LE FONTANE DEL PIGANZO E SI RITROVARONO IN BUONO STATO.





ADDI 4 APRILE 1764





94

......PIGANZO NELLA SERIOLA PELLEGRINI.

ADDì 5 APRILE 1764



118

.SI RIMONTO’ IL TARTARO ...GIUNGE ALLA BOCCA FESTIVA....



121

SI GIUNGE DI SOPRA IL MOLINO RENIER SOPRA IL TARTARELLO A ISOLA ALTA .....

.....



144

SOTTO LA CORTE PELLEGRINI....



148

SI DISCESE POI AL MULINO DI ERBE’.....







150

.....PERPENDICOLARI ALLO STESSO ARGINE PER I QUALI PUò ESSER DEVIATA DEVIATA L’ACQUA DEL TIONE

ADDI’ 13 APRILE 1764



151

SCENDENDO IL TIONE...







160

SI ARRIVO’ POI AL MULINO DI VILLIMPENTA SPETTANTE AL SIGNOR EMILI AL QUALE PURE APPARTENGONO LE SOPRA DESCRITTE PILE......

...L’ACQUA APPOGGIATA E RA IN ALTEZZA DI 6 ONCE 29, E L’USCIARA ERANO ALZATE OGNI 12 IL VASO MOSTRA CHIUSO.



161



LE CONVENZIONI FRA IL SIGNOR CONTE EMILI E L’ABBAZIA DI SAN ZENO, SONO CHE IN CASO DI SCARSEZZA, D’ACQUA CHE SIA PER QUESTO MULINO. CON UNO MACINARE... UNA SCORTA NE CEDE A SUFFICIENZA S, ZENO, E QUANDO NON POL MACINARE UNA rUOTA , SEI GIORNI L’ACQUA CHE SCARICA SERVE S.ZENO E SETTE PER IL DETTO SIG.R EMILI



162



SI SCESE POI AL TIONE E SI VENNE AL SOSTEGNO DI S. PIETRO IN VALLE , IN QUEL LUOGO DETTO FIUME SI DIVIDE IN TRE CANALI

QUELLO DESTRO SALPA ALLE RISARE SAN PIETRO IN VALLE

QUELLO DI MEZZO E’ IL RAMO MAESTRO, CHE VA IN TARTARO,

E QUELLO DI SINISTRA SERVE ALLA PILA E MULINO DI DETTA AFF.TE (?) DI QUESTO CANALE NON SERVA IN TEMPO DALLE IRRIGAZIONI VENENDO CHIUSO CON UNA ROSTA IN BENEFICIO DELLE RISARE.

IL SOSTEGNO DEVE SOSTENERE ONCE 24 DI ACQUA PER USO DELLE IRRIGAZIONI.

OGGI NE SOSTENEVA ONCE 29 MA E’ LARGO B.- 8 IN CATTIVO STATO.



163



SI VISITO’ LA BOCCA IRRIGATORIA DI ST A ZENE E SIA S. PIETRO IN VALLE E SI VISITO’PER FAR DI MURO E DI MARMO.

LA LUCE DESTRA LARGA ONCE 19:6 , E LA SINISTRA ONCE 19, A L’ACQUA SOPRA LA SUA SOGLIA ERA ALTA ONIERA ED SPOSTATA UNA USCIVA ONCE 5.



ADDI’ 14 APRILE 1764



165



SI RIMONTO’ IN AP PO L’OSONE INFLUENTE DEL TIONE RICONOSCERNE LO STATO E SITROVO’ INTERROTTO EPIENO D’ERBE SI CHE MODO RICHIEDE CHE VENGA SCAVATO E SPURGATO OPERAZIONE CHE DA FARSI NELL’ANNO ENTRO.



addì 15 APRILE 1796



S’INCOMINCI0’LA VISITA DELLA MOLINELLA....





166

............

167

.............

173





....



ADDI’ 16 APRILE 1764



174

S’INCOMINCIO’ LA VISITA ALL SOCCORSO ....



175

......

SIG. PRINCIPE NICOLA GONZAGA E COLOMBAROLA DEL SIG.R BARONE CAVRIANI



176

....

183

.....



185

...........

RIMONTANDO LA MOLINELLA SI GIUNGE ALLA BOCCA DELLA RISARA STROZZI LA QUALE E’ NUOVA...

....



MOLINELLA NUOVA



186

.......



194



AL MULINO DI BIGARELLO LO STAMAZZO....





195



....AL MULINO DI DUE CASTELLI ALLORA SI VOLEVA FAR PRINCIPIO ALLA COSTRUZIONE DEL STARMAZZO...



196



...FOSSA DI GOVERNOLO...



......E’ FATTO IN LODEVOLE FORMA.



ADDI’ 19 APRILE 1764



197



AL PRINCIPIO LA VISITA DELLA FOSA DI POZZOLO AL PONTE DI



201



POCO DISTANTE SI RITROVO’ LA SECONDA BOCCA COSTIERA DELLA DESTRA DELL’ARGINE E DELLA FOSA DI POZZOLO......



204



AL FINO DI QUESTO STRAMAZZO LATO PO DI POZZOLO E’ STATA SCAVATA......



220



.....POZZOLO DAL PONTE...

........ALLA BOCCA DI MOLINELLA .....



DI 20 APRILE 1764





221



SI FA A PO RICONOSCERE L’EDIFICO DI GOVERNOLO COSA CHE NON SI POTE’ FARE IL DI 18 PER IL GAGLIARDO VENTO CHE SOFFIAVA.

......

CHE IN 4 PALI IN TEMPO DI SCARSEZZA D’ACQUA .........

........

IN QUESTO GIORNO

L’ACQUA DEL

MINCIO ERA MAGRO.





222



260

..................

26 APRILE 1764



261



RIPRENDE LA VISITA AL MOLINO GUERRIERI.......



262



A DISTANZA DI PERTICHE DA DETTA BOCCA VI E’ UN SOSTEGNO DI MURO ..............





282



SI MISURO’ POI L’ACQUA ESISTENTE SOPRA LA SOGLIA DEL BOCCHELLO CHE IRRIGA LA RISARA DEL BORELLO SPETTANTE ALLA SIGNORA DUCHESSA DI MAISA E SI RITROVO’ E PER IN ALTEZZA D’ONCIA 23



283











313

TUTTE LE BOCCHE DI POZZOLO SONO STATE RILEVATE CHE NELLA MOLINELLA DAL DI 25 APRILE ? AVANTI? AD OGGI



GIUSEPPE PAPI ANT.O

PUBBLICO MOTTEM.LO



N. BAVRAI ING.E VENTO



SOTTOTENETE DE BOSCHIERA

FRANCESCO CREMONESI PREFETTO



DE WALTER TENETE INGEGNERE

MICHIEL ANGELO FERRARINI VICE PREFETTO

ECCELLENZA

....

CONVENIENTI FRUTTI



ANDREA TRON

MANTOVA 18 MAGGIO 1764

DOCUMENTO













CONVENZIONE FRA SUA MAESTA’ IMPERIALE REGIA APOSTOLICA E LA REPUBBLICA DI VENEZIA PER REGOLA DEGLI UFFICI DE CORRIERI

DEGLI STATI DI MILANO E MANTOVA

E L’UFFICIO DELLA CORRIERA VENETA









PLENIPOTENZIARI HANNO SEGNATI DI PROPRIO PUGNO LE PRESENTI CONVENZIONI





PER LA CORRISPONDENZA DEL REGNO UFFICIO DI MANTOVA CON L’UFFICIO DEI CORRIERI VENETI





ARTICOLO



I

IL CORIERE ORDINARIO DI MANTOVA....



II



I CORRIERI MANTOVANI...



III



TUTTE LE LETTERE....



...

XI

...







I CORRIERI DI MANTOVA NON POTRANNO LIBERAMENTE RICEVERE IN VENEZIA O STATO VENETO LETTERE O PACHETTI DIRETTI A MANTOVA APPARTENENTI ALLA CORRERIA DI VENEZIA PER ROMA, ROMAGNA E NAPOLI E PER MILANO, E SUO STATO,



XV



NEL CASO CHE PER RISOLUZIONE DELLE COSE D’ITALIA O PUBBLICA CALAMITA’ CHE DIO TENGA LONTANA DA NOI....CORTI DI MILANO E DI MANTOVA....E QUELLA DELLA FORERIA VENETA..

LETTERE.. DI GERMANIA....



XV ARTICOLI





DATI IN OSTIGLIA LI 22 MAGGIO 1764

















DOPPIO TIMBRO IN CERALACCA CON LO SPAGO MARRON E GIALLO



CARLO DELILUCA ANDREATRON K





^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^



OSTIGLIA 26 MAGGIO 1764



NOTA DELLE RISARE E SUA MISURA CHE S’IRRIGANO DALL’ACQUA DEL TERTARO TANTO DI QUELLE VERONESI MANTOVANE NELL’OSTIGLIESE CHE TUTT’ORA SONO STATE RILLEVATE PER ORDINE DELL’ECC.TTA’ COMMISSIONE AL CONGRESSO IN OSTILIA SONO COME SEGUE

RISARE MANTOVANE CHE S’IRRIGANO COLL’ACQUA DEL TARTARO.









......OMISSIS..





RONCA NUOVA PADRI DI SANTA MARIA IN ORGANO 305,2

GAZZO

PRADELLE CONTI MONTANARI 506:J

CAMPALANO

MACACCARI CAPPELLO 87.16

NOGARA CONTI VERITA’ ABAZIA SAN SILVESTRO 17,J



N. J846:23





MICHEL ANGELO FERRARINI LEONARDO SCARELLO

VICE PREFETTO ACQUE MANTOVANE







òòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò òòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòò



HIDROGRAFIA DEL TARTARO E PIGANZO NEL3

TERRITORIO VERONESE



5

S.E.A. TARTARO 170/1

NOGARA

RISARA POETA=MAZONI MULINI BIBLIOTECA contesa momoli. 1988.

PERIZIA DE’ PAOLI RENATO













6

S.E.A.

TARTARO 170/1

VILLA DI GAZO

DELLA FAMIGLIA DEI SS.RI CONTI GIUSTI

VILLA DI PRADELLE

DELLI SIGNORI CONTI MONTANARI



RISARE DELLI SIGNORI CONTI MONTANARI

TARTARO

SERIOLA



FINE DEGLI APPUNTI DALLA BUSTA 50.



ESAME MAPPE





7



S.E.A. 170 /2



DISEGNO DELLA NUOVA NAVIGAZIONE PROPOSTA ET INVENTATA DA GABRIEL BENEZZELO ET PRETESO SULLE ACQUE NELLO STATO DI MANTOVA DA VENEZIA NELLA SUPERIOREZAMPARIA.

IL CORSO DELLA QUALE VIENE MIGRARE IN COMUNANZE LIDO DELLE BARCHE DE DELL0ANTICO PER CAVE NUOVE DELLA NICHESOLA DI LEGNAGO BOARA TARTARO FIUME DI OSTIGLIA CAVE NUOVE DI DARSENA ET FISERO PER ANO GOVERNOLO TINTEGIATE SI VEDE



AL SERENISSIMO PRINCIPE E POTENTISSIMA REPUBBLICA DI VENEZIA



1759 ? IN VERONA



MANTOVA

CERESE

S GIORGIO MINTIO

FISSERO DISEGNATA UUNA BARCA CHE INDICA NAVIGABILITA’



DE ROTTA LAGO



PONTE

MOLI

= PONTEMOLIN



TARTARELLO



MELARA



IL PO VICINO MANTOVANO ...PASA PER FERARA



LEGNAGO

ADICE

CASONE DEL SALE

VICO

NICHIESUOLA

NICHIESUOLA VECCHIA

CAVO NUOVO

VILLA BUONA = FRANZINE NUOVE VILLABARTOLOMEA



FOSSA DI VICCO



TARTARO CON DISEGNO DI BARCA CHIARAMENTE ATTESTATA LA NAVIGAZIONE



39



S.E.A. TARTARO 174/16



VEDI DISEGNO





S.E.A. TARTARO







************************************************************************

RINOVELLATO 16 GENNAIO 2006 Da Re nato De Paoli isole sparè



busta 53 provveditori alla camara dei confini A.S.VE



TARATARO



1764 1774



VERTENZA TRA VENETI E MILANESI PER IL TARTARO E SUOI CONFLUENTI



CARTEGGI DA PUBBLICI REGISTRI:

PRESENTANTI DAGLI ESTERI





VERONA

VISITE CONFINATI

DA

ESSER ESAMINATE E ESPOSTE NEI RECIDIVI EOLAI.(?)



“SONO STATE SEPARATE E QUI ACCLUSE SOLTANTO QUELLE DAL LATO VERONESE”















SPIEGAZIONE DEL

TRATTATO

1765



SI COMPONE DI XXX CAPOVERSI

3.. V.



ARTICOLO PRIMO



QUESTO ARTICOLO E’ FORMATO SOPRA LE COMMISDSIONI DATE ALLA CARICA (ET DEL SEN TE AL COMUN.” CANCELLATA N.D.R. NOTA A MARGINE) DALLA COMMISSIONE 4 FRMO 1763/64

11 FEBBRAIO , E SOPRA IL CONCA FATOSI FRA PRINCIPI CON LI PROMER 5 . E 29 : 8 BRE, 25: G LUGLIO , E 20 GEN.O



ART. II



EGLI NON HA BISOGNO DI SPIEGAZIONE OGNI UNA SA , CHE L’INCONVENIENTI NELI SOPRA TRATTATI 1752

^ SONO PROVVENUTI DALLA INESECUZIONE DEL MED.MO PER CONSEGUENZA LA COMUNITA HA DOVUTI COMMETTERE AGLI INGEGNERI CHE PORTANDOSI SOPRA LUOGO RIFERISCANO LI DISORDINI, E SUGGERISCANO LI RIMEDI....



ART. IV



DALLA LETTURA DI QUESTI ART.LI SI RICAVERA’ CHE NON VI E’ IMPOSTA ALTRA SOLUZIONE ALLI MOLINI , CHE QUELLI DI AVER I LORO STRAMAZZI, COME E’ GUSTI SIENO , E COME FU STABILITO DALLE LEGGI DEL PRINCIPE, (NOTA A MARGINE AGGIUNTA : E DAGLI EDITTI DI STAMPA PUBBLICATI) E PARTICOLARMENTE DALLA GIURISDIZION GIUSTINIAN (CANCELLATURE ADDOMESTICAMENTI POSTUMI N.D.R. ORA SI LEGGE 1720 LA NOTA E’ CANCELLATA CON III X V II) , E SI SONO LIBERATI LI MOLINI MEDESIMI DA QUEGLI ALTRI VINCOLI E SOGGEZZIONI CHE IL MINISTERO VOLEVA IMPORRE ALLI STATI.



ARTICOLO V.



ARTICOLO VI

SOPRA L0ARTICOLO VI NON SI IN MORA , MENTRE SI TRATTA D’INTERESSE PARTICOLARE (SEGUITO N.D..R. CANCELLATO) ( FUORI RIGA ) SI ACCOMODANO CON INTIERO CONTESTAMENTE DELLA FAMIGLIA PELLEGRINI.

....

FAMIGLIE PELLEGRINI









XXI

COL TRATTATATO DI (“OSTIA”) = OSTIGLIA 1752 SI E’ ERETTO IL NOSTRO SOSTEGNO DELLA BORGHESANA A CONDIZIONE PERO’ CHE FINIR LI ADACQUAMENTI DI DESTRA APRIRE IL ME (MAGO)(?) MA COME ERA PRESCRITTO IL TEMPO , COSI’ GLI AGENTI DELLE DUE FAMIGLIE BASADONNA E ZANARTI NON SI DETERMINERANNO MAI D’APRIRLO PER LORO PARTICOLARI INTERESSI. PERCIO’ COL PRESENTE AVSTI V TA LILISSE CHEOGNI ANNO APRIRE DEBBI LO STESSO DELLI ..... E COME EGLI HA IN TEMPO DELLE INONDAZIONI CON LE CHIAVI APERTO IN MASCO DI TUTTI DA GLI AGENTI, NE I POTENDO UNO APRIRE PER VIA L’ALTRO , NON SI RITROVANO LI PREDETTI AGENTI, TUTTI DUE DAL CHE NE NASCEVA , CHE I BENI DE L.L. OLIVETANI DI RONCANOVA, ET ALTRI SUPERIORI VENIVANO INONDATI A CAUSA DEL REGURGITO DELLE ACQUE DEL TARTARO . PER RIMEDIARE A UO SI E’ STABILITO COL PRESENTE ARTICOLO CHE LE DUE CHIAVI SIANO DELLA STESSA STRUTTURA E CHE NON PRESTATOSI UNO DI AVI AGENTE AD APRIRE DI ALTRO AAPRIR .

L’ALTRO QUANDO L’ACQUA SORPASSI LI SEGNI PRESCRITTI .



IN TAL MODO DELL’AGENTE VENETE NON VORRA’ APRIRE POTRA’ APERTI DA SERVI E SUPERIORI COMANDATO CHE EGLI LO FACCIA QUANDO L’ACQUA SORPASSI IL SEGNO STABILITO. (NOTA A MARGINE ..OMMISSIS..)



ART XXII



ART XXIII

....IL FATTO CHE ESSENDO IL BUSATELLO UN CANALE INTERMEDIO PER IL QUALE L’ACQUA MOLINELLA, E DAL LAGO DE ROTTA PASSA NEL TARTARO , MA APRENDO EGLI IN SOSPESO E RISTRETTO VI E’ STABILITO , CHE VENGHI RETTIFICATO , E RIDOTTO ALLA LARGHEZZA DI BRACCIA MANTOVANE 4 QUATTRO (NOTA A MARGINE) QUESTOMARTICOLO VENGHI BENE ESEGUITO DAGLI INGEGNERI SOSTENGONO LI PARTIFICI DELLA MATERIA , CHE FLUIVA QUANTITA’ D’ACQUA CONSIDERABILE NEL TARTARO INTERMEDIO A BENFICIO DEGLI UTENTI INFERIORI E CON CIO’ (SI PROCURERA’ UNA CONSIDERABILE QUETIE ALLA M 9 N.D.R. FRASE CANCELLATA) SIR G. INFLUIRA’CONSIDERA DI PROMUOVERE LA QUIETE NELLA MATERIA.



ART. XXIV

.....



ART. XXVI.





CON QUESTO SI ORDINA LA MAPPA GENERALE DEL TARTARO E SUI AFFLUENTI COME PURE DI SOPRA DE DI POZZOLO E MOLINELLA E CHE SIANO A SUO LUOGO SEGNATE....



ART. XXVII



QUESTO STABILISCE CHE NEL MESE DI GIUGNO VIE’ NEL TARTARO MOLINELLA CON FACOLTA’ DI PROVVEDERE A TUTTI LI DISORDINI COME FU DISPOSTO NELL’ART. X DEL TRATTATO 1752 CON LO STESSO , COME FACILMENTE SI COMPRENDE QUAL ME DRITTO CHE ESERCITERANNO GLI ESTERI IN STATO VENETO , QUELLO SI EPO COL FATTO ESERCITARANNO LI VENETI NEL DUCATO DI MANTOVA : COSA CHE NEL TEMPO DELL’ESECUZIONE DEL TRATTATO 1752 NON SI E’ PRATICATA IL CHE VENIVA CON POCO DECORO PUBBSSIMO E DANNO DELLA MATERIA.



ART. XXVIII.









ART XXX



L’ARTICOLO XXX ATTENDE LE SOVRANE RATIFICHE DE PRINCIPI QUANTO VOGLIAMO ONORA DELLE MEDESIME LO STABILITOSI TRATTATO.







***************************

DOCUMENTO



...

.....SITOLO DELLA CONVENZIONE UNIFORME ALLA MEN DIRA E PERCIO’ AVERE GUERRA SEMPRE SIN COMUNALI CASA LA COLAZINE DEL DOMINIO GIURIDIZIONALE SOPRA DE MENZIONATI LAVORI SITI NELLA RIPA OSTIGLIESE AL REMO DI

RONCANOVA.

SIN D’ORA COLL’UNANIME IL NEMICO DE DICA SCARI MANTOVANI , NONCHE0 DEL SUPREMO CONSIGLIO DI ITALIA SI E’ DIFESA LA REGIA PER..SORCALE GIURISTIZZIONE PER LA SOLA MEZA DEL FIUME TARTERO , INC CENODO QUI GLI AVVERSARI DE VERONA SI





NELL’ANNO 1739 SI SCORSE CHE IL TARTARO DI MANTOVA NEL RASSEGNARE LA NAVIZZA AL TARTARO CON CON ME CONVENIENZE PE LA RINI DELLI 13 17 SIGNOR DEL 1239 E LA PER LENZA PRIMO



(IL DUCATO DI MANTOVA NEL RASSEGNARE LE NAVI ERA AL LAVORO CON LE MEDESIME RELLAZIONI DELLI 13 17 SIGNORI DEL 1239 , E LA PER PRIMA )SECONDA VERSIONE ND.R) .........





DI CASA , CHE CHE POSSA (PORRA?) IN SITO RIFLESSI DEL LAVORO SIA IN GENERE SIACO IL PANE VE , CHE AL SIG.RE DI MANTOVA COMPENSA L’UTILE VO DOMINIO DELL’ UNA E DALL’ALTRA RIPA PER IL NASSO , CHE SCOME L’OSTIGLIESE, ET SUPREMO CONSIGLIO IN SUPRA DELLE SODAME EPOCHE A SUA MAESTA’ CON SE INTERCIESSIONE PURE COMSULE MIR X LUGLIO E 11 AGOSTO 1739 IL PUOSA VERE UNIFORMARDOI SUL (CIFRA ILLEGGIBILE PERCHE’ CANCELLATA) DENARO PER L’IIRSARO DOMINIO DAL FIUME TARTARO IN SEGUITO DI CHE DOMINO REGIO SOPRA LI 4 ARSIS DE 15 AGOSTO DELL’ANNO DIREMO AL SENECUAR

LA GENERALE PRESERI NENDOGLI DI PORRE ....LE CAGINI ANCHE COL......

DEL FIUME TARTARO.

PER APPOGGIO DI QUESTA NOVA PRESENZA NIUN TIMERIO PRODURRE IL LAVORO NELLE MANOVRA SE ME RAPPRESENTAZIONI CHE OMARAVA NE NE PORENE SENDE ASI A GIUSTIFICAZIONE LA PRORIA AVVEZIONE , ET IL LEG.O CONSIGLIO IN QUESTA PA PARTEA SEGGO CREDULO LA RICHIESTA ALLO NENO SEROCO LA MALE BEN CAMILESORI GLI ... VIN FO ... CHE SIA ..NALEVOLE A SUMENZIONE L’IMPEGNO .

NON E’ POI CHE L’INNAGREASA HA IN LE SERENA.. .. O DE MINUTA DI SUFFICIENZE VOGLIME PER DOVERA AFFATRO ABBA DON COSE , INQUASTA EGLI è CHE PRIMA DELL’ANNO 1404 1405 E’ FRANCESCO SCAVIZAGO LEG.V DI MANTOVA NEL REGNO SUPOSTO DELLA DECADENZA DE SIGNORI ECCU ACO AVEVA NELLE GUERRE DI QUALE SECOLO COME DE CANNONI INOLTRE IN LA SERVE CAMPRARE ANCHE LE

(FUORI RIGA AGGIUNTA ) ( L 15 ) NUMEROSI ANNI DI A GALIA O FRALIA NM.)

TORRI DI LEGNAGO 1131 DI LA DEL TARTARO NEL ...FORZA DI GUERRA ESSA SIA MAI RICONOSCIUTO DALLA REPUBBLICA COME LEGITIMO GA ZIONE PER INIERO DEL TARTARO MENTRE LE DI LUI CONQUISTA PRIA CHE VERONA 1167 PASAI A F....NI DELLA REG.A GIU’ SI E RAMO ENESE DALL’UNA E DALL’ALTRA RIPA DEL MENZONAR FIUME COME FU FUOR DI DUBBIO LA DIMORA



IN

VERONA

1405 DAL SIG. DI M..NA, COME RIFERISCE MUARO I ... 9 AGOSTO 3i

.......





...+++πππ[[[[[[[[[



SUPPLEMENTO DELLI TRATTATI FRA L’IMPERATRICE REGINA APOSTOLICA ,



E



LA SERENISSIMA REPUBBLICA DI VENEZIA



SOPRA



L’USO DELLE ACQUE DEL TARTARO.



PER DARE ESECUZIONE AL TRATTATO FIRMATO IN OSTIGLIA IL 25 GIUGNO 1764 ED AGLI ALTRI PRECEDENTI, ESSESNDOSI D’ORDINE DEI RISPETTIVI SOVRANI RIUNITI IN QUESTA CITTA’ L’ULTIMO , ED ECC.MO SIG. DON PAOLO DE SIGNORI DELLA SILVA PATRIZIO MILANESE , CONSIGLIERE INTIMO ATTUALI DI FACTO , E CONSULTORE PRESSO IL GOVERNO DELLA LOMBARDIA AUSTRIACA, COMM.O SLANP.. PER PARTE DI SUA MAESTA’ AUGUSTISSIMA IMPERATRICE REGINA MARCHESSA DI MANTOVA E ; ILL.MMO N.E SIG. R CAVALIERE ANDREA TRON FU Sverio DEL CONSIGLIO , E , E COMM.SS.IO. REP. PER PARTE DELLA SERENA REPUBBLICA DI VENEZIA...... RELATIVI AGLI ARTICOLI IV. VIII E X CHE DETTO ULTIMO TRATTATO .....

....................



VI

IN SEGUITO LI MATEMATICI AUSTRIACI SIGNOR DON FRANCESCO MASZIA DA AEGI DA CHIAVICI TAGERANI DI STATO DI S. PAOLO , ED IL FANT.A PUBB.CO DON NICOLA DA ROCHIARA CON IL MATEMATICO V BONATO GIUSETTO ANTONIO FOSSI AVENDO CONCORDATO...





VII..

.................

VIII

LI MEDESIMI , SI SONO CON QUESTA PORTATI SUL VERONESE PER DAREW PRINCIPIO ALLA SMOBILITAZIONI, A QUELLE DISPOSTE , SONO PASSATI SUL MANTOVANO QUALI PURE TERMINATE HANNO FATTA LA LOREO CONCORDE RELAZIONE



IX

PLENIPOTENZIARI HANNO ORDINATO.













(POI IL DOCUMENTO RIPRENDE DAL CAPITOLO I .........SIC)



I

......

CHE I SUDETTI OTTO ARTICOLI IN QUELLO PATTO CHE SONO STATI ANALIZZATI PRATICABILI POSTI IN ESECUZIONE DAI MATEMATICI DALLE LORO OPERAZIONI COME ANCHE LA SUCCESSIVA ASTRAZIONI, ....SEGNATA VII VIII, e IX.... queto trattato, ed in via di legge inalterabile , e a perpetua.

II



... atto a tirare dal tartaro e suoi influenti, che mantovani acqua A FARNE FIGIO DA TERRENI , DA’ MULINI, PILA, ED ALTRI LIFIA, O A QUALUNQUE ALTRO USO, ..............



III



NON SI POTRANNO MUTARE LI ARGINI



IV



........QUALUNQUE ALTRA OPERA , COME SOPRA , SI POTRA’ CIO’ FARE DAGLI UTENTI CHE NON CON IL PERMESSO DAI PROPRI SOVRANINEL MODO SEGUENTE.....





VII



SICCOME VI SONO ALCUNI FASULI , QUAI RICAVANO L’ACQUA PER UNA SOLA BOREA, MA POI VIENE QUELLA RISPARTITA .....SOPETTO POSSANO ESSERSI ESTESE LE IRRIGAZIONI A CAMPI PIU’ DALLI LIMITATI, SI DICHIARA , CHE IN TAL CASO ABBIANO A MISURARSI LI CAMPI DI UN BASSOSORA SOPRAVANTATO DA QUELLE DEGLI ALTRI PER COSI’ .....CHI NON AVRA’ CONTRAVVENUTO.





VIII

............

FOSSO TARTARO E TARTARELLO...... MANTOVANI E QUE LLI DAL BASSO TARTARO ...........MANTOVANI SINO ALLA BOREA............CHIAMATA DA QUELLI DEL LUOGO ROSTA MOLINO, E DA QUESTO PUNTO IN GIU’ DAL SOLO BAssESSORE DELLA BORGHESANA.

...........................



X





.........L’ARTICOLO XXV DEL TRATTATO DEL 25 GIUGNO 1764



NON CONCORDANDO FRA DI ESSI LI VISITATOO VI RIFERIRA’ CIASCUNO DI LORO AL SUO SOVRANO QUANTO GLI OCCORRE DI GIOVARSI......



XI

........GOVERNI POTRA’ POSSONO INTENDERSELA FRA DI ESSI....PRONTO ... A CASTIGO DA CONTRAVVENTORI E SA FRA ESSI CONVENISSERO AD ..........



XII





........

REGOLAMNETI O DI DETTA ACQUA......











XIV



25 giugno 1764



XV



...TRATTATO , RESTERA’ SUL SUO PIENO RIGORE , ... QUANTO FU STABILITO PRECEDENTI TRATTATI........





E,MMO. CONTE..... LA BARCA AL BASTION CELLO DELLA ZANZARA , .....DEMOLIRE IL CAROLLO, SI DEMOLISCA.

...........................................SOPRA L’ARGINE .....DA PARTI VICENDEVOLI AUSTRIACO , E VENETO, A FATTO L’ARGINE ......PIU’ GLI PIACERA’.



..REGOLAZIONE DELLA BARCA DI...PRESENTARSI SOLLECITAMENTE ALLA COMISS VERONA.

....



MANCANO LE FIRME SOTO QUESTE PROPOSTE DI CONVENZIONE





*****************************



VERONA 1766 23 AGOSTO MINISCALCHI

LACERO DI LETTERA ...





SI PASSERA’ A NOGARA E DA NOGARA A MAROSTICA DOVE SI VEDRA’ IL MULINO MAROSTICA......DA MAROSTICA A PONTEPOSSERO.. QUI SI VEDRA’ IL MULINO PONTEPOSSERO.... POI ERBE’ E IL MULINO DI ERBE’... E POI TREVENZOL E IL MOLINO DI TREVENZOL...



......DALLA PESCHIERA DEL SIG. MARCHESE PELLEGRINI.



i nobili grimani imparentati con ludovico manin hanno possedimenti a trevenzol





‘’’’’’’’’’’’’’’’’’’’

ALTRO DOCUMENTO 33





CARTA FIDUCIARZ SEGNATA IL GIORNO

26 NOVEMBRE 1764

,ESPERITA IN MANTOVA DAI NOBILI TOMMASO E FRATELLI MICHIEL A SUA ECC.TE COLL. ANDREA TRON COMMISSARIO AI CONFINI PER LA SERENISIMA REPUBBLICA .



SONO NOTI I SERVIGGI CONCESSI AI CONTI DAL VERME , E SUCCESSORI POSSESSORI DI MOLTI BENI NEL VERONESE DA SIGNORI SCALIGERI VICARI IMPERIALI APPROVATI DA VINISLAO CONTE DE ROMANI L’ANNO 1382 2 AGOSTO, E CONFERMATI DAL SENATO ALL’ORCHE’ VENNERO SOTTO IL PUBBLICO DOMINIO CON VARI DECRETI E PARTICOLARMENTE CON LA DUCALE 17 OTTOBRE 1430 (TRUCCATO IL 4 E0 DIVENTATO SETTE OVVERO OGGI SI LEGGE 1730 SUL DOCUMENTO CHI CI HA MESSO LE MANI??)...

CONFISCATI TALI BENI IL GIORNO 3 FEBBRAIO 1493 DAL PUBBLICO FURONO L’ANNO 1529 POSTI ALL’INCANTO COL MEZZO DEL MAGISTRATO SOPRA CAMERE , E VENDUTI CON TUTTI LI PRIVILEGI ANNESSI E PARTICOLARMENTE CON LA VASON DI ACQUE IN ALLORA TENEVA E POSSEDEVA LA SERENISSIMA SIGNORIA. FRA QUESTI BENI DIVISI L’ANNO 1502 ESSENDOVI LI DUE STABILI DETTI LA BORGHESANA E PRANOVI FU LA BORGHESANA VENDUTA A LORENZO PIVA, E DA SUOI FIGLI A GIROLAMO PAOLO CAGALLO. L’ANNO 1567, E NEL 1603 - 24 GENNARO GIULIO CAGALLO NE FECE ALTRO ACQUISTO DA RAFAEL CONCEDEVA CON GIURISDIZIONE D’ACQUE E NOMINATAMENTE QUELLE DEL DUGAL TREGNON.

NON CONTENTI DETTI SIGNORI CAGALLI DI TALI ANTICHI PRIVILEGI VOLLERO RAFFERMATI DALLA PUBBLICA AUTORITA’ L’USO DELL’ACQUE E PERCIO’ RICORSERO L’ANNO 1583 9 MAGGIO AL MAGISTRATO DE BENI INCULTI DELEGATO DAL SENATO PER OTTENER LE SCOLATIZZI DEL TARTARO DOPO GLI USI DE SIGNORI RAMBALDI E LE ACQUE DEL DUGAL FAENCO A VIA TREGNON PER FAR RISARE E VILLA NELL’ANNO 1587..... OTTENNERO CON ONEROSO SUPPLICO TITOLO DAL SUDETTO MAGISTRATO LA FACOLTA’ DI FAR CON DETTE ACQUE RISARA E PILLA E RIVEDUTO I PERITI CHE CON PALI , SCOLADIZZI DI TARTARO CONSIDERATE ZUADRETTI DUE POTREBBERO FAR CAMPI 200 DOVE QUELLI FACESSERO CON ALTRI DUE QUADRETTI DELL’ACQUE DEL TREGNON A RISARA ED ERIGERE UNA PILLA E PER QUESTA CONCESSIONE NELLAPUBBLICA CASA CASSA DUCATI 500? DOVE LE SPESE DELL’UFIZIO IL CHE APPARISCE DALL’INVENTA N. 7 .

ALTRA SUPPLICA PRESENTARONO DETTI CAGALLI AL MAGISTRATO VENETO L’ANNO 1587- 27 OTTOBRE PER ESSERE IKNVESTITI DI ALCUNE FONTANE VICINE AL TARTARO E CORTIVO DELLO STESSO E ALTRI FOSSI SCOLADIZI E QUESTE PURE OTTENNERO TERMINALE L’ANNO 1590 22 AGOSTO, ESPONENDO I PERITI POTER ESSERE LI CAMPI SOPRA QUALI PENSANO POTER FARE RISARA CON QUESTE E ALTRE ACQUE INVESTITE CAMPI 320 E LE VALLI 230: ESSENDO PERO’ TALI ACQUE INCERTE ED AVENDO QUESTA FAMIGLIA BENEMERENZE VERSO IL MAG.TO , FORONO OBBLIGATI A PAGAR SOLO DUCATI 50 DA 6:4: NELLA CASSA PUBBLICA , OLTGRE L’UN PER CENTO PER GLI UFFICI DE LI MINISTRI COME APPARISCE DALL’INVENTA N.2.

UNA TERZA SUPPLICA PRESENTATA DA DETTI SIG. CAGALLI L’ANNO 1622 29 AGOSTO PER FAR CON LE SOPRADETTE ACQUE UN’ALTRA PILLA E QUESTA PURE L’ANNO VENDUTA IL 4 MAGGIO . LORO FU ACCORDATA CON L’ESBORSO DI DUCATI 20 OLTRE LE SPESE DELL’OFFIZIO COME DALL’INVENTA N.3=

LI SOPRA BENI PER

TESTAMENTO DI GIULIO CAGALLI

PASSAVANO DALLA SANTA CASA DELLA MISERICORDIA (DI VERONA) E SSMA TRINITA’ L’ANNO 1627

IL SATBILE ACQUISTAO DAI SIGNORI RAMBALDI DAL MAGISTRATO SOPRA CANEVE.

L’ANNO 1519 CON LA GIURISDIZION DELL’ACQUA PASSO’ L’ANNO 1652 13 MAGGIO ...... CON Pò ORTICO NELLA SANTA CASA DELLA MISERICORDIA CON TUTTE LE GIURISDIZIONI IL QUANTUNQUE AVESSE LA DETTA SANTA CASA ANTICHI PRIVILEGI CON DETTE..IL LIBERO USO DELLE ACQUE DEL TARTARO RAFFERMATI .. CON TINUO GIUDIZIO CONTRO IL MAGISTRATO DE BENI INCULTI.

L’ANNO 1589 18 AGOSTO DESIDERO’ POSSEDERLI CON NUOVA SUPPLICO TITOLO QUINDI NEL 1662 28 AGOSTO SUPPLICO’ DI POTERSI VALERE COME AVEVA FINO ALLORA PRATICATO DELLE ACQUE DEL TARTARO IRRIGARLE DI POSSESSIONE DI PRANOVI DI CAMPI 880 E CON DECRETO 1662 25 OTTOBRE LE FU CONSEGNATO IL LIBERO USO CON SUCCESSIONE TERMINAZIONE...

.......FU ZORZI...18 OTTOBREMEDIANTE L’ESBORSO DI DUCATI 200. BUONA VALUTA CON GLI AGGIORNATI , COME APPARISCE DALL’INVENTA N. 4.

LI PREDETTI DUE STABILI BORGHESANA E PRANOVI CON TUTTE LE SUE GIURISDIZIONI PRIVILEGGI , ONVESTIVE PER IL LORO LIBERO USO DELL’ACQUA DEL TARTARO , E TREGNON FURONO L’ANNO 1672 - 25 AGOSTO VENDUTI AL PUBBLICO INCANTO AL N. H. ANTONIO BASADONNA FU ZORZI , E PER UN PERPETUO FIDEICOMMISSO DA LUI N ISTRUITO PASSAVANO PRIMA ALLA FIGLIA N. SRA. MARINA BASADONNA CONTARINI. INSECONDI VOTI PRVDD GRADENIGO INDI ALL’ABATE ANTONIO BASADONNA, E FINALMENTED L’ANNO 1760 IN NOI TOMMASO E FRATELLI MICHIEL GM.I. ANTONIO.

SINO L’ANNO 1724- CONTINUO’ A QUESTI STABILI L’USO ILLIMITATO DELLE ACQUE DEL TARTARO MA AVENDO CEDUTO LA PUBBLICA AUTORITA’ (FORTE COLL’OGGETTO DI CALMAR LI DISTURBI DE’ MANTOVANI) IN QUEL TEMPO DI LIMITAR IL NUMERO DEI CAMPI A CIASCUN POSSESSORE PER ADAQUAR RISARA , FU RUSTRETTO ALLI DUE STABILI BORGHESANA E PRANOVI, COLL’ACQUE PERO’ DEL SOLO TARTARO, IL DIRITTO A 400 CAMPI.



QUESTA LIMITAZIONE FU IL PRIMO COLPO CHE PATI’ QUESTO STABILE NELL’USO LIBERO CHE AVEVA DI TALI ACQUE MENTRE AVENDOLO PER ANTICHI PRIVILEGI E PER LE PUBBLICHE INVESTITURE ILLIMITATO E DESSENDO CONSIDERADE CAPACI LE ACQUE D’ADAQUAR CAMPI 450 NEL STABILE BORGHESANA E CAMPI 880 AVENDO FACOLTA’ DI RIDUR A RISARA NEL STABILE PRANOVI SONO IN TUTTI CAMPI 1250 , PER TAL LIMITAZIONE FURONO RIDOTTI A CAMPI 400 SOLAMENTE FRA TUTTI DUE STABILI CON DETTE ACQUE DI TARTARO .

INSORTE CIRCA QUATTRO TEMPO VERTNEZA COI MANTOVANI PER OCCASION DELLA ROSTA SOLITA DA FARSI DALLA SOLA CASA BASADONNA PER CONDUR L’ACQUA SOPRA LE SUE RISARE COMANDO’ IL SENATO CHE FOSSE ERETTA UN A BOCCA IN SITO SUPERIORE E DI PUBBLICA IN DIRIZZATA RAGIONE DA TUTTI E DUE I LATI DEL TORR A FAVOR DELLA CASA BASADONNA MA UNITISI SUBITO LI MANTOVANI CON MILIZIA VI SI PORTARONO A DISTRUGGERLA IL CHE PERSUASE IL PROVVEDITORE GRADENIGO , CHE UXOVZIO NOMINE POSSEDEVA QUEL STABILE , DI RINUNCIARLA E PERCIO’ CONTINUO’ CON IL PUBBLICO ASSENSO NEL PRIMIERO MODO A FAR USO DI DETTE ACQUE SINOCHE DESTINATI DA RISPETTIVI SOVRANI COMMISSARI PER LO STABILIMENTO DE LIMITI FRA IL MANTOVANO , ED IL VERONESE , FU CON IL TRATTATO DI OSTIGLIA 20 APRILE 1752 E , 9 GIUGNO 1753 DI ROVEREDO STABILITO IL 30 - STEGNO DI CUI PROMISCUO FOSSE L’USO DELLA CASA BASADONNA E ZANARDI E FURONO ASSEGNATI ALLA CASA BASADONNA PREDETTA PER FAR A RISARA CON L’ACQUE DEL TARTARO (NEGLETTA IN ALLORA DALL’ABATE BASADONNA DI FAR VALERE PRESSO COMISSARI LA FACOLTA’ DEGLI ANTICHI PRIVILEGI) CAMPI 400 DEDOTTI DALLA LIMITATE 1724.



RIMASTI A PUBBLICA DISPOSIZIONE IN ESSO TRATTATO CAMPI 600, CONOBBE LA PUBBLICA EQUITA’ A MINNO PIU’ DOVERSI QUALUNQUE COMPENSO , CHE ALLI PREDETTI DUE STABILI BORGHESANA E PRANOVI PER IL DANNO CAGIONATO A SUOI SUPERIORI ERTOLI DALLA LIMITAZIONE 1724 : QUINDI AVENDO SUPPLICATO LI PREDETTI N.H.H.H. MICHIEL QUALCHE AGGIUNTA A SUO FAVOORE DELLI PREDETTI CAMPI , CHE NON TUTTI PERO’ RESTASSERO A DISPOSI, FURONO CON DECRETO 29 OTTOBRE

1762 E SUSSEGUENTE TERMINE 5 GENNAIO 1762 MEDIANTE LE INFORMAZIONI RITRATTE DAL MAGISTRATO DE BENI INCULTI, CHE CONFERMO’ LE DOLOROSE VICENDE , PATITE DA DETTI STABILI PER LA LIMITAZIONE 1724 E SUSSEGUENTI TRATTATI , CONCESI CAMPI i50, CHE UNITI ALLI 400 FORMANO E SOMMANO DI CAMPI 550 SOPRA QUALI IN ORA HA TITOLO DI FAR RISARA IN DETTI STABILI LA PREDETTA FAMIGLIA COLLE ACQUE DEL TARTARO COME DALL’INVENTARIO N. 5 .



QUESTI SPECIOSI ..ONEROSI..OLI E ACUATI..L’ESPERIENZA SI DI TRE ANNI HA FATTO CONOSCERE IN QUANTO ...SERVIZOLA.. MENTRE PER LE CORSE SICCITA’ HA PERDUTO LA PREDETTA FAMIGLIA IN QUESTI TRE ANNI NON SOLO LE RENDITE DI DETTI STABILI , MA PE R SUPPLIRE ALLE SPESE HA CONVENUTO SACRIFICARE SENZA PROFITTO GRANDIOSE SOMME . DOVREBBE SPERARI CHE LE REGOLAZIONI PROPOSTE DAGLI EC.MI COMMISSARI NEL TARTARO 25 GIUGNO 1764 , E RAFFERMATE DA RISPETTIVI SOVRANI AVESSERO A RIDURRE IN DISCIPLINA L’USO DI TALI ACQUE : MA TANTI SONO GLI UTENTI VERONESI E MANTOVANI CHE FORSE AVRANNO TITOLI POSTERIORI E MENO SPECIOSI DI QUELLI DI TALI STABILI E TALE E’ LA SCRSEZZA DI ACQUA ALLA QUALE E’ RIDOTTO IL TARTARO CHE NON SANNO CONFIDARE LI N.H.H..H. MICHIEL, CHE ULTIMI EVVENDO A FAVORE USO QUNTUNQUE TUTTI DEBBASI MANTENERE NELLE PRESCRITTE MISURE (IL CHE AVRA’ UN PUNTO SEMPRE DIFFICILE), POSSANO NON OSTAnte ESSI STABILI NEGLI ANNI DI SICCITA’ ESSERE SUFFICIENTEMENTE PROVVISTI .



SI CONFORTANO PERO’ NELLA LETTURA DEL TARTARO CHE SILI COMMISDSARIO HA AVUTO LA BONTA’ DI FARLE AVERE , MENTRE NELL’ART. XXIV RESTA STABILITO CHE QUANDO DALLE DILIGENZE FATTE , E DA FARSI NON SI CONSEGUISCA IL FINE DI AVER NETEMPI DI SCARSEZZA ACQUA DELL’IRRIGARE DE CAMPI DESCRITTI NELLA LIMITAZIONE UNITE CON QUESTO , ED AL TRATTATO PRECEDENTE LI SIGNORI MINISTRI PLENIPOTENZIRI NEL TEMPO CHE NUOVAMENTE S’UNIRANNO PENSERANNO AD ALTRI ESPEDIENTI GIUSTI E PRATICABILI PER SUPPLIR ANCHE NE CASI DISCARSEZZA ALL’INVENITA’ COMUNE N E CONSERVAR TRA GLI UTENTI L’EGUALGLIANZA VOLUTA COL TRATTATO SUDDETTO DEL 20 APRILE 1752 A PROPORZIONE DE DIRITTI CIASCUNA INTERVENUTA.

QUESTO PROVVEDIMENTO QUANDO NON SOSTITUISSE DALLA CARSA ESPESA CON ZELO MA LIMITATA COGNIZIONE DELL’AGENTE DI DETTI N. HHH E RASSEGNATA A S.C. COMMISSARIO PUO’ EVITARLO DERIVARE DALL’ACQUE DELLA VEROLINELLA CHE IMPINGUATA SUFFICIENTE ALIOMENTANO... STABILI ED A TLTRO ANCORA DE LI SIG.RI ZANARDI .

MA QUANDO NELL’ESAME DI QUESTO PROGETTO TROVASSE LA COMMISSIONE OBIETTI TALI , CHE GIUDICASSE NON DOVERLO ADDOTTARE ; IN TAL CASO NEL COMUN DEL VALLESE NEL BOSCO LAZISE ASSENDOVI ALCUNE FONTANE , DELLE QUALI SONO INSISTITI LI SIGNORI PACCANA VERONESI , ED ESSENDONE ALTRE AL DI SOTTO DELLE QUALI NIUNO E’ INVESTITO , , E SCATURISCONO ALLA RIVA DELLA VERIOLA LECCANA DALLA PARTE VERSO SERA , E VANNO NELLA SERIOLA STESSA , SALVE LE INVESTITE DE SOPRADETTI LECCAN, CHE NON S’INTENDE OFFENDERE , SI POTREBBE CONDUR L’ACUA DI QUESTE FONTANE PER LA CAMPAGNA DEL COMUN D’OPEAN, CADEGLIOPPI E BOVOLON, AL BORGO DI MALAVICINA IN VICINANZA DI ALTRO STABILE DI PREDETTI N.N.H.H. MICHIEL , ED IVI UNENDOLA ALLE SCOLADIZZE D’ACQUA INVESTITA A DETTO STABILE PER CAMPI 400, (NUMERO ASSAI SUPERIORE A QUELLO FANNO ANDAR A RISARA QUELLI SCOLADIZZI NON SONO DISPOSTO , E PER SOLO ARBITRIO DI DETTI N.N.H.H. CADONO NELLA FOSSA DEL VESCOVO , AVENDO ANCHE LIBERTA’ DI DIRIGERLE A MENAGO) POTREBBERO CONDURSI TUTTE DETTE ACQUE ALLI PREDETTI STABILI DELLA BORGHESANA , E PRANOVI PER LA STRADA DI CEREA, ASPAREDO, CONCAMARISIA, SANGUINETTO, E SUSTINENZA; OVVERO POSTE NELLA FOSSA DEL VESCOVO FORSE SOTO CEREA , E CONDURLE A CASALEON A SUSTINENZA, E RIPORLE NEL TREGNON , O SANUDA AL PONTE DELLA BORGHESANA , COME MEGLIO GIUDICHERANNO LI SIGNORI MATEMATICI.

...LE ACQUE SCORREBBERO SUPPRA LI PREDETTI STABILI DELLA BORGHESANA , E PRANOVI E IN CASO DI SICCITA’ A MANCANZA DI QUELLE DEL TARTARO , QUANDO LI VOMMISSARIO CREDERE IN TAL MODO VEDER SPERPERATIVO IL SOPRADETTO ARTICOLOXXIV. ( SPESA PER LA CONDOTTA DI TALI ACQUE SAREBBE DETESTABILE FOSSE FATTA DAL PUBBLICO..ORTO.. QUELLA FAMIGLIA VENGA NUOVI SACRIFIZI FORSE EGUAGLIATA AGLI ALTRI INNVITATI.. : MA QUANDO S.C. (COMMISSARIO NDR CANCELLATO) CREDESSE NON VOLER AGGRAVAR.. ..AVVENUTA INVESTITURA DA LI C.S. COMMISSARIO SI SOTTOPORREBBERO DETTI N.N. H.H. A QUESTO NUOVO AGGRAVIO E POTREBBE L’ECUITA’ DI S.C. (PER QUALCHE RISARCIMENTO DEL GRANDIOSO ESBORSO CHE DOVREBBE FARSI PERMETTEVOLE , CHE NEL CASO NON FACESSERO USO DI DETTE ACQUE PER LI CAMPI ACCORDATI PER L’ACQUE DEL TARTARO POTESSERO SUFFRAGAR ALTRE PORZIONE DI CAMPI, CHE SI FANNO COLL’ACQUE DEL TREGNON E DELLE QUALI SONO INVESTITI; MA CHE SONO QUESTE PER INTIERO MANCATE , E POTREBBE ANCORA NEL SITO CHE DA MATEMATICI FOSSE SUGGERITO E FOSSE DI MLORO MAGGIO COMODO PERMETTERE L’EREZIONE D’UN QUALCHE EDIFIZIO DI PILLA O MOLINO IL CHE FAREBBE INCONTRARE CON M INOR DANNO DI DETTI N.N.H.H. LA GRANDE SPESA . CIO’ CHE SI RENDE SOPRA TUTTO NECESSARIO , E’ IL LORO VASO , CHE TALE CONCESSIONE , E SUCCESSIVA ESECUZIONE SI FACCI NELL’ATTUALITA’ DELLA COMMISSIONE , ONDE EVITARE QUE’ CONTRASTI , CHE PERCHE’ INGIUSTI POTREBBERO RITARDARE , ET ANCO IMPEDIRE UN SI NECESSARIO SOCCORSA.

QUESTO E’ TUTTO QUELLO PUO’ METTERSI IN VISTA DA DETTI N.N. H.H. A S.C. COMMISSARIO PER INDENNITA’ DEL LORO PERIDITANTE INTERESSE , BEN CERTI CHE CON IL BUON ANIMO OTTIMAMENTE DISPOSTO E PER GIUSTIZIA , E PER GENIO A PROTEGERLI,, VORRA’ COLLA VIRTU’ SUA ASSICURAR PER ESSI AFFARE DIU TANTA IMPORTANZA , IL CHE FORMERA’ NELLA FAMIGLIA UN STOLO DI PERENNE RICON OSCENZA.







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DOCUMENTO

1765 8 MARZO

APPUNTAMENTO DALLI DUE COMMISSARI SOPRA LE BOCHE GIUSTI E P.P. DI RONCANOVA

1765





1765 8 MARZO



PESEFASI IN EFAME LA DELAZIONE CONCORDE DE I MANTOVANI DE I MATEMATICI DI MANTOVANI CHE VENETI DE 6 CORRENTE , CHE RIGUARDA IL MODO LORO CONVENUTO DI MODULARE LE BOCCHE SPETTANTI AI CONTI GIUSTI DI GAZO, A P.P. OLIVETANI DI RONCANOVA , ED A CONTI MANTOVANI DI PREDELLE SITUATE SUL TARTARO ALTO; GLI ILL.MI ED EUMI SIG. LI : COMMISSARI PLENIPOTENZIARI , APRIL PIENO CONSENSO DI DETTI CONTI GIUSTI , E DE CO.CO. DI RONCANOVA ALLE COSE STABILITE IN DETTA RELAZIONE L’HANNO APPROVATA, ED HANNO ORDINATO CHE DETTI MATEMATICI LA DEBBANO IN TUTTE DEE SARE QUESTI FAR ELEGERE.



DA IN MANTOVA LI 8 MARZO 1765



CARLO HTAFILUA ANDREA TRON



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1766

8 GENNAIO

CON IL LEONE IN MEZZO

EDITTO A STAMPA

NOI MARCO ZENO



PER LA SERENISSIMA REPUBBLICA DI VEEZIA EC.MO CAPITANIO V. PODESTA’ DI VERONA , E SUO DISTRETTO



RESA VACANTE LA CARICA DI ESATORE PER IL CONSORZION DEL TARTARO , PIGANZO, E DINFLUENTI, E ‘ NECESARIA (SURROGA TRON SI E’ DIMESSO)



VERONA 8 GENNAIO 1766

(MARCO ZENO CAP. V. POD.

GIANBATTISTA MARASTONI CANCELLERIA CONFINI.





LA STAMPARIA CAMERALE DELLI FRATELLI MERLO



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SUMMARIO

DELLI MULINI PILLE BOCCHE PONTICANALLI E TROMBE CHE S’ATROVANO

LUNGO IL FIUME TARTARO , E SUOI INFLUENTI DENTRO LO STATO DELLA SERNIS.MA REPUB.CA VENEZIANA









*













NELLE ISOLE SPARSE I LIDI DEVONO LASCIARE IL POSTO ALLE LITI.

I PERITI GLI AVVOCATI I GIUDICI SONNO ALL’OPERA PER SPOGLIARE LE ISOLE.

IL FORO /US / UM E IL VICARIATO A -SPARE’ SONO AL LAVORO PER LA DIFESA DELLE ISOLE E DELL’ACQUA.

LA PRETURA SANGUINE’ E’ DIRETTA IN PRIMO GRADO DA CAPPELLI , MA LO STESSO DETIENE IL SECON DO E IL TERZO GRADO.

ARRIVANO I PERITI GROMANNI E BARTOLAMIO CONCA MARISIA PER FARE LA STIMA DI UNA POSSESSIONE IN PERTINENZA DELL’ACQUA BOSCO.

L’ISOLA BOSCO E’ VICINA AL PUNTO LATITUDINE NORD 45° 13’; LONGITUDINE EST 11° 10’;





LITE

Nel nome di Dio addì 5 luglio 1682 in Asparè



Essendo statti noi Gromanni Luppi et Bartolamio Buoni di

Concamarisa per stima una possessione posta in pertinenza d’Acque in

Contrà del Bosco tra le sue Confine da istanta delli N:li Sig: ri Anda: 21 9 NO Mandeli

et Alessandro Famixa AI V nome quelli concordemente ne hanno eletto noi sopra scriti

con facoltà anco in caso di discordia nel prezzo di Aligere un testo et così

non poteriosi accordare nelle chime noi sopra = scienti habiamo messo sto testo MV:

Michiel Pomin d’Asparè et fossi Laude di Dio conseinato ben puntualmente

tutte le fase abbiamo stimato come segue.

Una pezza di terra scolatizza Vignata con CS é teta da paglia con pallo è fanno quella

cercano ST li Lamenti di Sa possesione posta in pertinenza d’Asparè in contrà

del Bosco chiamata il Vignaleto confina amatina la stada vicinalle

a mezo dì i cieca altre pezze di terra qui sotto rominate a mattina la strada

vicinalle di quantità di campi nove vaneze disdoto tavole tre a ragion di

ducati: trentauno il campo così tutti concordemente stima Dti: 30 2 9 2=7

Una pezza di terra arativa questa posta nella imd.ta pertinenza et

contrà dietro alla Casa sopra nominata continua a Mattina la strada vicinalle a Monte Campagna dìAsparè aà sera et mezo

di d.to, possessione di campi due vaneze disisette tavole nove

à Ducati ti r inta xarse il campo montà __________ D.ti > 89 5 is

Una pezza di terra Arativa Vignata nella medzo: pertinenza et Contrà

chiamata ilVignal grande confina a matina t.ta possessione à

Seia tt ni: Sig.ri : Pier Franco e fratelli Trivelli à monte Lovuzo

et fratelli Golati di quantità di Campi vinticette vaneze due

à Ducatti porta il Campo Montà ____________ Ducati 8 i 29 3=-

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Un’altra pezza di terra arativa gasta in dta: pertinenza et Contrà

confine mezo monte Eredi di ln Adamo di Rossi a mezo suo Sig.r

Angelo Mangano chimata la storghizola di quantità di

campi sei vaneze disdoto tavole nove stimata Ducati trentuno

il Campo onde à ragion di Campo montà________D.ti 2 09/93=26

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Un’altra pezza di terra arativa in sta : pertinenza Contrà da

la Crosarola Confina a mattina Dom.co Bressan Verso monte

li Eredi di Abramo di Rossi a mezo dì la strada di Bonsutà Vedia di quantità

di campi tre Tavole disdoto a’ D.ti uirticei mont.______D.ti > 8/9 4

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E più un’altra pezza di terra con morari di anntica estrata dal corpo

di magior suma in.ta: pertinenza in Contrà della via nova da

Li preoni dal campo nesso Asparè confina a matina via

Vicinale à mezo strad di Comun da : Via nova à sera il

rimanente della pezza di terra a monte via Vicinalle di

quantità di campi uno di misura stimata D.ti disdoto il campo val D.ti i 8

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Io Bartolomeo Buoni stimatore di converso delle parti D.ti i5 0 0 . 9 .



Io Ci :ni Gusini estimador elex per parte del nobile Sig.r

Andrea Onandelli



Io Michelle Comin Metto per cordi dalli Sig.ri

Stimadori



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