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lunedì 25 luglio 2011
venerdì 22 luglio 2011
VENEZIA SOVRANA , MAI ITALIANA INDRO MONTANELLI e ETTORE BEGGIATO
da Ettore Beggiato
A dieci anni dalla scomparsa del grande Indro Montanelli, voglio, con grande modestia, ricordarlo riproponendo la splendida risposta che diede a una mia lettera, per la verità un pò ...birichina...
VENEZIA SOVRANA, MAI ITALIANA
Dal Corriere della Sera, 24 settembre 1996
Caro Montanelli,
Caro Beggiato,
la mia affermazione non pretende affatto di essere originale e peregrina. Essa è condivisa da tutti gli storici di Venezia perché è la storia di Venezia che la suggerisce, anzi la impone. Venezia non svolse mai una politica italiana come il Piemonte dei Savoia, la Lombardia degli Sforza, la Toscana dei medici, gli Stati del Papa eccetera, che consumarono il loro tempo e le loro sostanze a contendersi il dominio della penisola. Di questa, Venezia, non tentò mai di sottomettere alla propria sovranità più di quanto le occorreva per tenersi al riparo da eventuali attacchi terrestri e per impedire ai rivieraschi della laguna di sviluppare centri e mercati che della laguna potessero turbare gli equilibri e fare concorrenza a Venezia; sotto la sua sovranità una Mestre non sarebbe mai nata. Quanto alle preesistenti città che vi erano incluse, compresa la sua Vicenza, non credo che del dominio veneziano conservino buon ricordo, perché invece di favorirne lo sviluppo, lo compresse. Comunque, per vedere com'era orientata la diplomazia veneziana e quali interessi vi prevalessero, basta leggere i famosi rapporti dei suoi altrettanto famosi ambasciatori, esemplari modelli di analisi politiche (io, sia chiaro, non li ho letti tutti, ma qualcuno sì) per capire che la Serenissima non fu mai in gara per la supremazia in Italia, ma per quella sui mari (Adriatico, Mediterraneo, Mar Nero), per l'espansione e la difesa del suo vasto impero costiero e insulare che dall'Istria e dalla Dalmazia si estendeva a tutto l'arcipelago greco fino alle coste turche di Costantinopoli. Era in quella direzione che Venezia guardava, non verso l'Italia, di cui le premeva soltanto una cosa: che restasse divisa in tanti statarelli litigiosi in modo che nessuno di essi prendesse il sopravvento e diventasse una minaccia anche per lei. Questa è la storia e la tradizione di Venezia: non lo dico io, sta scritto nei fatti, e fa ancora sentire i suoi effetti. I Veneziani di oggi non hanno certamente il carattere, la fierezza e la forza dei loro antenati, grandi come marinai, come mercanti e come predoni che per secoli tennero in pugno un impero, di cui tutto si può dire tranne che fosse italiano, ma ne conservano certe pretese: come quella di considerare il dialetto una lingua e di usarla come tale non solo nel parlato (parlare in veneziano è per un veneziano di qualsiasi condizione, anche la più elevata, un segno di distinzione), ma anche nello scritto, e non senza qualche ragione, perché, per esempio, il repertorio più genuino del teatro italiano è quello veneziano. Insomma, l'italianità di Venezia è quasi soltanto geografica. E forse su questo, pur nella sua ignoranza, faceva assegnamento Bossi scegliendola come capolinea della sua scalognata marcia. Ma l'isolazionismo veneziano ha connotati troppo aristocratici per identificarsi con un secessionismo sbracato e sgangherato come quello della Lega. Comunque, caro Beggiato, lei è padronissimo di dissentire dalle mie opinioni. Ma se legge o rilegge la Storia di Venezia, vi troverà ben poco conforto di quelle che immagino siano le sue.
Indro Montanelli
A dieci anni dalla scomparsa del grande Indro Montanelli, voglio, con grande modestia, ricordarlo riproponendo la splendida risposta che diede a una mia lettera, per la verità un pò ...birichina...
VENEZIA SOVRANA, MAI ITALIANA
Dal Corriere della Sera, 24 settembre 1996
nell’interessantissimo volume di Gian Antonio Stella "Schei", a pagina 119, lei parla di Venezia, della Repubblica Veneta come "una civiltà non italiana (quale la Serenissima mai fu né mai si sentì), ma europea e cristiana". E’ così gentile da spiegarmi il significato di un’affermazione così perentoria?
Ettore BeggiatoCaro Beggiato,
la mia affermazione non pretende affatto di essere originale e peregrina. Essa è condivisa da tutti gli storici di Venezia perché è la storia di Venezia che la suggerisce, anzi la impone. Venezia non svolse mai una politica italiana come il Piemonte dei Savoia, la Lombardia degli Sforza, la Toscana dei medici, gli Stati del Papa eccetera, che consumarono il loro tempo e le loro sostanze a contendersi il dominio della penisola. Di questa, Venezia, non tentò mai di sottomettere alla propria sovranità più di quanto le occorreva per tenersi al riparo da eventuali attacchi terrestri e per impedire ai rivieraschi della laguna di sviluppare centri e mercati che della laguna potessero turbare gli equilibri e fare concorrenza a Venezia; sotto la sua sovranità una Mestre non sarebbe mai nata. Quanto alle preesistenti città che vi erano incluse, compresa la sua Vicenza, non credo che del dominio veneziano conservino buon ricordo, perché invece di favorirne lo sviluppo, lo compresse. Comunque, per vedere com'era orientata la diplomazia veneziana e quali interessi vi prevalessero, basta leggere i famosi rapporti dei suoi altrettanto famosi ambasciatori, esemplari modelli di analisi politiche (io, sia chiaro, non li ho letti tutti, ma qualcuno sì) per capire che la Serenissima non fu mai in gara per la supremazia in Italia, ma per quella sui mari (Adriatico, Mediterraneo, Mar Nero), per l'espansione e la difesa del suo vasto impero costiero e insulare che dall'Istria e dalla Dalmazia si estendeva a tutto l'arcipelago greco fino alle coste turche di Costantinopoli. Era in quella direzione che Venezia guardava, non verso l'Italia, di cui le premeva soltanto una cosa: che restasse divisa in tanti statarelli litigiosi in modo che nessuno di essi prendesse il sopravvento e diventasse una minaccia anche per lei. Questa è la storia e la tradizione di Venezia: non lo dico io, sta scritto nei fatti, e fa ancora sentire i suoi effetti. I Veneziani di oggi non hanno certamente il carattere, la fierezza e la forza dei loro antenati, grandi come marinai, come mercanti e come predoni che per secoli tennero in pugno un impero, di cui tutto si può dire tranne che fosse italiano, ma ne conservano certe pretese: come quella di considerare il dialetto una lingua e di usarla come tale non solo nel parlato (parlare in veneziano è per un veneziano di qualsiasi condizione, anche la più elevata, un segno di distinzione), ma anche nello scritto, e non senza qualche ragione, perché, per esempio, il repertorio più genuino del teatro italiano è quello veneziano. Insomma, l'italianità di Venezia è quasi soltanto geografica. E forse su questo, pur nella sua ignoranza, faceva assegnamento Bossi scegliendola come capolinea della sua scalognata marcia. Ma l'isolazionismo veneziano ha connotati troppo aristocratici per identificarsi con un secessionismo sbracato e sgangherato come quello della Lega. Comunque, caro Beggiato, lei è padronissimo di dissentire dalle mie opinioni. Ma se legge o rilegge la Storia di Venezia, vi troverà ben poco conforto di quelle che immagino siano le sue.
Indro Montanelli
giovedì 21 luglio 2011
domenica 17 luglio 2011
sabato 16 luglio 2011
venerdì 15 luglio 2011
IL CICISBEO E IL GURO
IL CICISBEO E IL GURO
IL CICISBEO
Il Cicisbeo è uno che s'insinua nella casa e nella fiducia della signora. Ufficialmente è un "uomo delle pulizie" in realtà ama solo scopare. Gode della incondizionata protezione di casa della Signora di casa. E' straniero, extracomunitario e gode la protezione di un'altra Signora, anch'essa legata al gruppo. Sassa il servo viene chiamato. Telefona come un amichetto collaudato , beve il the con la signora, chiacchera amorevolmente. Il cicisbeo ha le chiavi di casa? Consegnate a lui forse dalla signora, le chiavi di casa? E l'uomo di fiducia della Signora. Da anni, da più di un lustro, nonostante le reiterate diffide del Signore di casa , continua a frequentare la casa. Dopo pranzato il cicisbeo telefona con grande libertà complicità alleanza e molta conoscenza ed esperienza chiede alla signora: Cicisbeo "Posso parlare?" Risponde la signora "No". Cicisbeo "Allora richiamerò" Signora "Quando?" quasi implorante" il cicisbeo, riattacca. Correva l'anno 2001 era luglio ed era il secondo giorno venerdì. Il signore aveva alzato la cornetta in contemporanea alla Signora. Il Cicisbeo frequentava la casa dei Signori, da molti anni tutti i martedì , negli orari nei quali il Signore era fuori casa.
LA MOLESTA
La molesta pelosa pietrosa era la donna dell'appuntamento del martedì sera che cominciava alle 19,00 e finiva dopo le dieci della sera a volte alle 23 o le 24 se non di più. Suonava il campanello e la Signora correva giù. Viveva sotto le mura della citta vicina all'ex presidio degli alcolisti anonimi. Da vent'anni la Signora frequentava il guro. Alla domanda:" Ma è un corso o una fede una religione", risposta della signora, "Quando si comincia non si smette più ". Il Signore dice "Ma allora siete degli adepti". "Si" "Io sono la dea". Lo sbalordimento era infinito. Faceva il finto servo ma era arrogante e certo della sua alleanza oltre il rapporto di datore di lavoro - dipendente. Attorno a questo c'è l'hummus dove nasce questa tresca, alimentata ad arte. Alcuni giorni prima la signora violava la posta del signore infrangendo il codice. Due giorni prima si era arrogata il diritto di avere il diritto su tutte e l'esclusiva sulle comunicazioni telefoniche. Il signore aveva aalzato normalmente il telefono, ma evidentemente c'era un appuntamnto da prendere con qualcuno che non si conosceva, ufficialmente per un contratto telefonico con una nota ditta di telefonia mobile.
Divorziate
L'hummus era anche allevato intorno da Signore divorziate,separate, separande, nubili, tutte frequentate da lungo tempo e tutte favorevoli alle conclusioni dei matrimoni. Anche i famigli ben organizzati e capitanati lavoravano nell'hummus. Le statistiche raccontavano che un matrimonio su quattro si sfaldava in quegli anni. In tutte le maniere l'organizzazione lavorava per neutralizzare la Signora, il Signore, e il figlio. "Lui deve andare in ferie con la sua famiglia" "E' un dovere". Così argomentava al'amica per telefono. La signora aveva portato avanti con questo gruppo un lavoro che durava da quattro lunghi anni. Ruotavono intorno al dominus molte realtà famigliari.
PARRUCHIERA SARTA
Un marito di una donna parruchiera sarta, era divenuto una nullità umana. Sembrava anientato nella psiche quando lo vide ad una sagra. Il Cicisbeo era giovane di almento venti venticinque anni delola signora, che si ostinava ad affermare che era li solo a stirare camice e scopare per terra. Si muoveva su una bicicletta , viveva da quel che si sapeva con una madre autoritaria. Da quattro anni , la signora , da quando aveva avuto una eredità era completamente cambiata nei suoi gusti, nei, modi. "Bisogna godersela" "Si vive una volta sola". Sembrava impossibile che laa signora di prima fosse la stessa. Aveva cominciato ad essre ossessionata con le pulizie e l'ordine che divenne asfissiante. Dalla vita condivisa in tutto con il signore , cambiò tutti i suoi riferimente e referenti. Quello delle pulizie era vestito di bermuda e aveva gli occhi stralunati e la parlata sgraziata come di qualcuno che tiene sempre una palla in bocca. La Signora amava viaggiare. Era stata in Svizzera di recente, per la sua pittura. Vicino a Monaco era stata una sua meta , andava volentieri con lo stampatore che era più giovane della Signora. Poi lo stampatore si sposò.
ARCHITETTA
La sua amica architetta accusava il marito di averla ridotta a fare una povera vita e che ancora dopo il divorzio lui pretendeva gratifiche da lei. In quella piccola città di provincia si sentiva stretta per le sue grandi aspirazioni e ambizioni. Padova era la sua città. Si era laureata a Bologna al Dams la signora ma era costretta a viviere lavorando nella biblioteca universitaria della città.
SPIANTATO
Quello che chiamava editore era in realtà uno spintato che viveva di espedienti. Anche a Roma era andata più volte per cercar fortuna, ma anche la la strada era interrotta e le grandi aspettative finivano in soldi elargiti a gallerie di dubbia serietà e fama. Fu così che ripiegò su Frosinone per la sua esposizione. Gli ultimi grandi adepti erano pseudo pittorucoli sfigati che facevano a alla Signora da cavalier servente. Non si contavano e nascevano come funghi da ogni dove. Erano dei senza arte ne parte promossi a servire la dea che si era perfettamente immedesimata nel ruolo, ma questo risultava solo a lei. Come Pippo che no lo sa. Di recente era stata diffidata da famiglie di conoscenti che aveva scelto di frequentare. L'ossessione era quella di socializzare. "La società di oggi lo esigie". Era la sua ultima ossessione. Così era costantemente in giro senza sapere bene dove andava e perchè andava, tanto che dietro si facevano beffe di quando usciva dai negozi. Ma il lavoro era ben congeniato e a tutti spettava un ruolo.
ARCHEOLOGO
C'era stato anche il barbuto e volitivo archeologo che in assenza del marito l'aveva accompagnata in affettuosa compagnia sul Lago di Garda. Le interessate del suo circolo erano interessate molto alla sua vita così che passavano tutto il tempo o a scriversi e mail o a telefonarsi per cellulare o per telefono fisso. Anche il Cicisbeo era nella condizione di poter mettere le mani su tutto ciò che c'era in quella casa. Era così che il signore ogni martedì sera doveva ricercare le sue cose anche le più personali , forse solo spostate. Così i libri, gli appunti e gli strumenti non erano mai più al loro posto dove erano stati lasciati. Così la sedia era costantemente spostata in un'altra stanza. Il signore non dava caso a questi strani attreggiamenti aanche se protestava reiteratamente. In quella città in centro a Padova erano milti i frequentatori, da ultimi i ragazzi amici e amiche del figlio. La direzione della biblioteca Universitaria , non vedeva di buon occhio quella Signora. Il cicisbeo quando per caso rientrava il signore occupava tutte le stanze con la sua necessità di tirare uno straccio. Ma il Signore si domandò dopo l'ultima volta se ciò non fosse una scena madre. Anche l'amica era stata interpellata in malo modo così che lei declinò simile invito. Per tante volte partiva al mattino senza far saper nulla e tornava ossessa a sera buia inoltrata. Perfino qunado non aveva mezzi riusciva a trovare sempre qualcuno che l'accompagnasse non si sa dove. La casa era un bell'appartamento vicino alla piazza dei Ponti Romani.
CUGINO
Si il Signore si ricordò quando alla festa di laurea di una cugina di secondo grado fu fatto oggetto da parte di un invitato imparentato alla larga , di aver avuto una relazione, era un tormentone che veniva da lontano. Continuo. Si c'erano state numerose di queste avvisaglie, perfino l'autorità l'aveva minacciato di sifatta eventualità. Era un copione fisso , fin troppe volte recitato. Questa volta con più convinzione ma con altrettanta sterile insussistenza. Anche il figlio era stato accusato in quei giorni di un furto che aveva coinvolto molte famiglie, ma che poi, presto si scoprì che questo non era altro che una variente sul tema per la diffamazione. Ne parlarono serenamente padre e figlio e si era dell'avviso di dover agire contro i diffamatori o per lo meno di doverli scovare dato che qualcuno aveva detto a qualcu'altro qua quell'altro aveva fatto quest'altro. Ma alla fine i conti non tornavano da nessuna parte e quindi era più serio riderci sopra che alimentare una tempesta , ovvero almeno tre in tre bicchieri d'acqua. La cosa più sensata era quella parlarne serenamente. Fu così che venivano sempre più in primo piano personaggi che nella foga dell'azione e della nebbia non erano neppure entrati in scena. Erano elementi apparentementi lontani nello spazio e nel tempo ma professionisti della truffa, dell'inganno. del raggiro, e della spoliazione. Gente in camice bianco, apparentementi integerrimi. ma era un sottosbosco che aveva causato notevoli danni morali e materiali al Signore. Gente ben inserita capace professionalmente di neutralizare anche istituzioni di grandi dimensioni e notevoli mezzi. Gente che era riuscita afar fallire una banca dalla sera alla mattina. Una banca seria, onesta ben collocata sul mercato, da sempre in contatto con i suoi clienti azionisti. Anche qui l'hummus era da esplorare per capire come facevano a fiorire certi cattivi funghi che uccidevano intere strutture istituzionali che poi in realtà cambiavano di padrone, e espellevano forse i capitani più coraggiosi. Ma questo allargava troppo lo spettro della visione del sestante del navigante. Fu così che si decise di tornare a fare il punto. Erano passate altre ore del caldo pomeriggio , che la signora aveva accompagnato il figlio al golf. Tante volte la Signora l'aveva invogliato a intraprendere quella filosofia.
GURA
Una volta scettico accettò , con lei andò ad una riunione di principianti di scienze orientali i quali subito si palesarono quasi tutti poco interessati. Ma anche lì , c'era lo spintato che cercava di fare proseliismi per ingrandire la cerchia dei truffandi. Era una sala grande, con un camino, il guro riceveva tutti con grazie ed educazone, faceva accomodare, poi cominciava a parlare di salute fisica e salute mentale, fino a concludere che chi voleva trovare benessere doveva seguire quelle sedute. Lo scetticismo nel Signore non eraa mai passato nel Signore. Lo stupore fu totala però alla fine della serata, al momento del congedo il guro disse diretto al Signore e alla Signora "Separatevi". Passarono anni e quel santone fini presto senza adepti. Un'altra volta la Signora lo volle invitare dalla Parucchiera -sarta nella casa di campagna delle belle statuine, dove anche l'erba più selvaggia era stata riducata al girdino inglese. Si parlò attorno alla tavola contadina , ma non nella tradizione, c'era qualcosa nell'ambiente che non rendeva onesto quel luogo, ma era solo una senzazione, ma una senzazione profonda. Gli oggetti tutti al loro posto precisi, nulla fuori posto, non era una famiglia contadina della trsdizione perchè ogni buon contadino ha sempre una attività in corso e la arte e la sua opera vicina o tra le mani. Fu così che anche qui l'ambiente al Signore risultava falso. Intanto passavano le ore e il venticello della sera colpiva il Signore alla nuca, mentre stava al tavolo. Anche il cicisbeo aveva frequentato il centro del guro alla periferia di Padova. All'inizio era una cosa palese, poi piano piano la Signora smentì che il servo avesse frequentato quel centro. Di fatto in sei erano strutturati e strutturali e dicendenti dalle volonta di un guro che il Signore conosceva appena di cognome ma non si era mai interesssato a lui. Ora che ricapitolava le reticenze e le smentite le trovava assurdamente tante. Fino a ieri non avevano avuto il rilievo che oggi prendevano. Quale sia il movente? Dove vuole arivare? Era fin troppo ovvio. Il Signore ricordava bene l'aggressione che aveva subito a casa sua una decina di anni prima. Ricordava bene le minacce:"Lei se ne deve andare". Non se ne fece nulla, ma le minacce finirono addosso a tanta gente. Il Signore ricevette l'ennesima grave minaccia anche di recente da un elemento che no lo conosceva punto. Forse in quella scia c'era anche del sangue. Questa idea la scartava continuamente perchè assurda. Tanti anni prima era stato trascinato quasi a forza in quella città sulle rive del brenta che lui non conosceva. Da allora molti avvenimenti belli e brutti si erano intrecciati. Uno starno modo, mondo , era cominciato ed aveva sostituito il precedente. Ma il ruolo del servo aveva insospettito e interrogato anche il collega a cui descrisse il paradosso. Fu lui che disse che quell'elemento era fuori della portata e dal controllo. Sembravano frasi senza senno, allora. Passati gli anni il cicisbeo assumeva un ruolo centrale nel teatro. Mai si era fatto beffe così del datore di lavoro. Aveva solidi motivi pèer essere così allegro e ben disposto. Le "Zigale" erano in festa in quel lungo finale pomeriggio che apre la sera. Il telefono aveva squillato perchè la Signora aveva chiesto di allargare con un contratto commerciale la sua comunicazione. Il Signore prese nota, avrebbe informato la Signora al suo rientro che non sapeva qundo avrebbe potuto essere.
Il Figlio
L'ultima vacanza la Signora l'aveva fatta da poco , una settimana, in montagna in un appartamento. Con lei era andato il figlio e l'amichetto del figlio. No fu una vacanza come lem altre. Questo venne a saperlo e capirlo alcuni giorni dopo. Era scoppiato il caso di questa serie di furti in un supermercato e la direzione convocò l'ignaro padre, quando invece la signora era già stata informata che c'era dei sospetti sul figlio che forse non agiva da solo. Ma erano soli sospetti. La faccenda si materializzò quando il Direttore del supermercato disse perentorio: "Suo figlio ruba". La cosa ci è stata raccontata dal suo amichetto. Cosa ha da dire ha sua discolpa. Il padre prese le difese del figlio il quale spiegò che in quel supermercato non era mai stato portato via nulla, e al massimo le due aveva preso alcuni piccoli grappoli d'uva da una vigna al contadino. Furono soddisfatti apparentemente qualli della direzione , dissero che in gioventù qualche frutto l'avevano portato via anche loro.
Notte Mattino
La Signora quel venerdì, fece quello che faceva sovente , ma a cui il Signore non aveva mai dato peso. Si era stanamente e a lungo depilata. Poi il Signore si ritirò a letto dopo le 22,30. Si svegliò il Signore per la sete e il caldo nella notte fonda che era già il di seguente. Scese a prendere dell'acqua per dissetarsi non vide da nessuna parte la Signora. Concluse che come spesso faceva era uscita di soppiatto. Rientro il di seguente alle 0,43. Molto sommessamente. Ebbe la voglia, il consiglio di augurare la buona notte al signore, che si aggirava nella stanza. Furono le uniche parole che ebbe il coraggio di pronunciare e fu ricambiata gentilmente nell'augurio della buona notte. Con chi era stata quelle ore? Non aveva mai fatto questi calcoli il Signore, ma dopo questo avvenimento non potè più non farli.
1° AVVOCATO
Scorse l'agenda alla ricerca del numero dell'amico per disdire l'appuntamento del di avanti. Il Signore non voleva più andare. Sentiva che era una cosa concordata contro di lui. Trovò il numero lo compose più volte ma l'amico non rispondeva. Era un amico comune di Lei e di Lui signori della casa. Allora gli venne in mente anche l'avvocato molto compiaciuto dell'aspetto della Signora. Il Signore e la Signora lo conoscevano entrambi. Stranamente sentiva il Signore che la Signora aveva contatti con lui con svariati motivi. La mente del Signore andava all'infedele patrocinio. Era la migliore persona al mondo eppure anche lui come la Signora nel momento più difficile abbandonò il patrocinio e la persona da tutelare finì negli artigli e nelle reti che si avversavano. Cosa conciliavano la Signora e l'Avvocato che si richiamavano oltremodo inspiegabilmente? Di sicuro alla fine dell'anno 2000 si erano sentiti molto per via di opere di pittura. Il Signore era stato sommariamente informato di quanto apparentemente concludevano ma nulla sapeva se c'era dell'altro.
1° GIUDICE
Di li a poco il figliolo sarebbe partito in compagnia del figliolo del Giudice il giudice stesso e sua moglie. Una vacanza da fare nelle Isole Dalmate in barca con partenza da Porek e vita marinara per 15/20 giorni. Anche questo era abbastanza insolito. Il Signore non conosceva punto ne la famiglia nè il Giudice, ma fu sulle prime lusingato che suo figlio fosse stato invitato. Poi mentre analizzava la situazione la trovava anzichè serena, rischiosa. Si era fatto l'una e trenta il Signore decise di riguadagnare la stanza e il sonno.
NOTTE
Sul tipo di illuminazione da dare alla stanza da letto era netta. Alla Signora piaceva il buio totale, mentre a Lui garbava la luce naturale alba tramonto. Era così che si era sempre regolato.
MATTINA
"Tu non capisci niente" esordì in risposta ad una domanda appena svegliati prima di un'ora del solito. "Va bene" replicò lui "Se è questo che vuoi , da oggi si dividono gli spazi della casa" "Da che parte vuoi stare"? "Dalla parte della cucina" replicò lei. Allora cominciò a dividere gli spazi delle pareti fino a quel di occupati nella quasi totalità dalle sue cose. Appena comincviato il traslocco meno di cinque oggetti disse:"Devo andare a lavorare" "Lascia stare", e si mise a rimettere le cose come stavano. "Ma non è quello che vuoi?" replicò il marito. Metà casa è tua e metà mia. Ogni uno avrà rispetto se le cose si cominciano a dividere così il cicisbeo verrà solo nei tuoi ambiti e io potrò portare chi voglio nei mie. Tremante e implorante disse:"Ti prego lasciami andare a lavorare" "Io sono stata e starò sempre dalla tua parte". Rise dentro di sè il signore pensando che si effettivamente era sempre stata anche sulla sua parte, ovvero aveva occupato tutto. Riprese a non capire bene cosa macchinasse allora, se lei smentiva di aver ricorso all' avvocato per chiedere la separazione.Si mise in attesa di chiarimenti che però non avrebbero chiarito la parte più importante. Se per spostare un oggetto c'erà stato tutto quell'implorare come si sarebbe fatto a spostare un intero arredamento , usi e costumi di completa liberalità, ridurli in spazi ambiti? Questa era l'ultima domanda , tra le altre. Interpellata la Signora aveva detto che la sera aveva fatto tardi per riprendere il figlio al circolo del golf. Si ma il tempo impiegato non spiegava la distanza percorsa. Fu così che la vide partire per la biblioteca anche quel mattino di sabato di luglio , quando molte biblioteche sono chiuse.
POMERIGGIO
Era passato con il commiato al filgio che partiva in vacanza, con le raccomandazioni che fanno i genitori ai figli. La signora tornò come al solito molto tardi. Erano le 15,30 il pasto cucinato era freddato. Il Signore si era appropinquato alle 15,00 . Il chiacchericcio di sotto fece svegliare il padre che scese, abbracciò il figlio diede una buona mancia. La madre accompagnò il figlio.
Pubblicato da http://depaoli.pbwiki
IL CICISBEO
Il Cicisbeo è uno che s'insinua nella casa e nella fiducia della signora. Ufficialmente è un "uomo delle pulizie" in realtà ama solo scopare. Gode della incondizionata protezione di casa della Signora di casa. E' straniero, extracomunitario e gode la protezione di un'altra Signora, anch'essa legata al gruppo. Sassa il servo viene chiamato. Telefona come un amichetto collaudato , beve il the con la signora, chiacchera amorevolmente. Il cicisbeo ha le chiavi di casa? Consegnate a lui forse dalla signora, le chiavi di casa? E l'uomo di fiducia della Signora. Da anni, da più di un lustro, nonostante le reiterate diffide del Signore di casa , continua a frequentare la casa. Dopo pranzato il cicisbeo telefona con grande libertà complicità alleanza e molta conoscenza ed esperienza chiede alla signora: Cicisbeo "Posso parlare?" Risponde la signora "No". Cicisbeo "Allora richiamerò" Signora "Quando?" quasi implorante" il cicisbeo, riattacca. Correva l'anno 2001 era luglio ed era il secondo giorno venerdì. Il signore aveva alzato la cornetta in contemporanea alla Signora. Il Cicisbeo frequentava la casa dei Signori, da molti anni tutti i martedì , negli orari nei quali il Signore era fuori casa.
LA MOLESTA
La molesta pelosa pietrosa era la donna dell'appuntamento del martedì sera che cominciava alle 19,00 e finiva dopo le dieci della sera a volte alle 23 o le 24 se non di più. Suonava il campanello e la Signora correva giù. Viveva sotto le mura della citta vicina all'ex presidio degli alcolisti anonimi. Da vent'anni la Signora frequentava il guro. Alla domanda:" Ma è un corso o una fede una religione", risposta della signora, "Quando si comincia non si smette più ". Il Signore dice "Ma allora siete degli adepti". "Si" "Io sono la dea". Lo sbalordimento era infinito. Faceva il finto servo ma era arrogante e certo della sua alleanza oltre il rapporto di datore di lavoro - dipendente. Attorno a questo c'è l'hummus dove nasce questa tresca, alimentata ad arte. Alcuni giorni prima la signora violava la posta del signore infrangendo il codice. Due giorni prima si era arrogata il diritto di avere il diritto su tutte e l'esclusiva sulle comunicazioni telefoniche. Il signore aveva aalzato normalmente il telefono, ma evidentemente c'era un appuntamnto da prendere con qualcuno che non si conosceva, ufficialmente per un contratto telefonico con una nota ditta di telefonia mobile.
Divorziate
L'hummus era anche allevato intorno da Signore divorziate,separate, separande, nubili, tutte frequentate da lungo tempo e tutte favorevoli alle conclusioni dei matrimoni. Anche i famigli ben organizzati e capitanati lavoravano nell'hummus. Le statistiche raccontavano che un matrimonio su quattro si sfaldava in quegli anni. In tutte le maniere l'organizzazione lavorava per neutralizzare la Signora, il Signore, e il figlio. "Lui deve andare in ferie con la sua famiglia" "E' un dovere". Così argomentava al'amica per telefono. La signora aveva portato avanti con questo gruppo un lavoro che durava da quattro lunghi anni. Ruotavono intorno al dominus molte realtà famigliari.
PARRUCHIERA SARTA
Un marito di una donna parruchiera sarta, era divenuto una nullità umana. Sembrava anientato nella psiche quando lo vide ad una sagra. Il Cicisbeo era giovane di almento venti venticinque anni delola signora, che si ostinava ad affermare che era li solo a stirare camice e scopare per terra. Si muoveva su una bicicletta , viveva da quel che si sapeva con una madre autoritaria. Da quattro anni , la signora , da quando aveva avuto una eredità era completamente cambiata nei suoi gusti, nei, modi. "Bisogna godersela" "Si vive una volta sola". Sembrava impossibile che laa signora di prima fosse la stessa. Aveva cominciato ad essre ossessionata con le pulizie e l'ordine che divenne asfissiante. Dalla vita condivisa in tutto con il signore , cambiò tutti i suoi riferimente e referenti. Quello delle pulizie era vestito di bermuda e aveva gli occhi stralunati e la parlata sgraziata come di qualcuno che tiene sempre una palla in bocca. La Signora amava viaggiare. Era stata in Svizzera di recente, per la sua pittura. Vicino a Monaco era stata una sua meta , andava volentieri con lo stampatore che era più giovane della Signora. Poi lo stampatore si sposò.
ARCHITETTA
La sua amica architetta accusava il marito di averla ridotta a fare una povera vita e che ancora dopo il divorzio lui pretendeva gratifiche da lei. In quella piccola città di provincia si sentiva stretta per le sue grandi aspirazioni e ambizioni. Padova era la sua città. Si era laureata a Bologna al Dams la signora ma era costretta a viviere lavorando nella biblioteca universitaria della città.
SPIANTATO
Quello che chiamava editore era in realtà uno spintato che viveva di espedienti. Anche a Roma era andata più volte per cercar fortuna, ma anche la la strada era interrotta e le grandi aspettative finivano in soldi elargiti a gallerie di dubbia serietà e fama. Fu così che ripiegò su Frosinone per la sua esposizione. Gli ultimi grandi adepti erano pseudo pittorucoli sfigati che facevano a alla Signora da cavalier servente. Non si contavano e nascevano come funghi da ogni dove. Erano dei senza arte ne parte promossi a servire la dea che si era perfettamente immedesimata nel ruolo, ma questo risultava solo a lei. Come Pippo che no lo sa. Di recente era stata diffidata da famiglie di conoscenti che aveva scelto di frequentare. L'ossessione era quella di socializzare. "La società di oggi lo esigie". Era la sua ultima ossessione. Così era costantemente in giro senza sapere bene dove andava e perchè andava, tanto che dietro si facevano beffe di quando usciva dai negozi. Ma il lavoro era ben congeniato e a tutti spettava un ruolo.
ARCHEOLOGO
C'era stato anche il barbuto e volitivo archeologo che in assenza del marito l'aveva accompagnata in affettuosa compagnia sul Lago di Garda. Le interessate del suo circolo erano interessate molto alla sua vita così che passavano tutto il tempo o a scriversi e mail o a telefonarsi per cellulare o per telefono fisso. Anche il Cicisbeo era nella condizione di poter mettere le mani su tutto ciò che c'era in quella casa. Era così che il signore ogni martedì sera doveva ricercare le sue cose anche le più personali , forse solo spostate. Così i libri, gli appunti e gli strumenti non erano mai più al loro posto dove erano stati lasciati. Così la sedia era costantemente spostata in un'altra stanza. Il signore non dava caso a questi strani attreggiamenti aanche se protestava reiteratamente. In quella città in centro a Padova erano milti i frequentatori, da ultimi i ragazzi amici e amiche del figlio. La direzione della biblioteca Universitaria , non vedeva di buon occhio quella Signora. Il cicisbeo quando per caso rientrava il signore occupava tutte le stanze con la sua necessità di tirare uno straccio. Ma il Signore si domandò dopo l'ultima volta se ciò non fosse una scena madre. Anche l'amica era stata interpellata in malo modo così che lei declinò simile invito. Per tante volte partiva al mattino senza far saper nulla e tornava ossessa a sera buia inoltrata. Perfino qunado non aveva mezzi riusciva a trovare sempre qualcuno che l'accompagnasse non si sa dove. La casa era un bell'appartamento vicino alla piazza dei Ponti Romani.
CUGINO
Si il Signore si ricordò quando alla festa di laurea di una cugina di secondo grado fu fatto oggetto da parte di un invitato imparentato alla larga , di aver avuto una relazione, era un tormentone che veniva da lontano. Continuo. Si c'erano state numerose di queste avvisaglie, perfino l'autorità l'aveva minacciato di sifatta eventualità. Era un copione fisso , fin troppe volte recitato. Questa volta con più convinzione ma con altrettanta sterile insussistenza. Anche il figlio era stato accusato in quei giorni di un furto che aveva coinvolto molte famiglie, ma che poi, presto si scoprì che questo non era altro che una variente sul tema per la diffamazione. Ne parlarono serenamente padre e figlio e si era dell'avviso di dover agire contro i diffamatori o per lo meno di doverli scovare dato che qualcuno aveva detto a qualcu'altro qua quell'altro aveva fatto quest'altro. Ma alla fine i conti non tornavano da nessuna parte e quindi era più serio riderci sopra che alimentare una tempesta , ovvero almeno tre in tre bicchieri d'acqua. La cosa più sensata era quella parlarne serenamente. Fu così che venivano sempre più in primo piano personaggi che nella foga dell'azione e della nebbia non erano neppure entrati in scena. Erano elementi apparentementi lontani nello spazio e nel tempo ma professionisti della truffa, dell'inganno. del raggiro, e della spoliazione. Gente in camice bianco, apparentementi integerrimi. ma era un sottosbosco che aveva causato notevoli danni morali e materiali al Signore. Gente ben inserita capace professionalmente di neutralizare anche istituzioni di grandi dimensioni e notevoli mezzi. Gente che era riuscita afar fallire una banca dalla sera alla mattina. Una banca seria, onesta ben collocata sul mercato, da sempre in contatto con i suoi clienti azionisti. Anche qui l'hummus era da esplorare per capire come facevano a fiorire certi cattivi funghi che uccidevano intere strutture istituzionali che poi in realtà cambiavano di padrone, e espellevano forse i capitani più coraggiosi. Ma questo allargava troppo lo spettro della visione del sestante del navigante. Fu così che si decise di tornare a fare il punto. Erano passate altre ore del caldo pomeriggio , che la signora aveva accompagnato il figlio al golf. Tante volte la Signora l'aveva invogliato a intraprendere quella filosofia.
GURA
Una volta scettico accettò , con lei andò ad una riunione di principianti di scienze orientali i quali subito si palesarono quasi tutti poco interessati. Ma anche lì , c'era lo spintato che cercava di fare proseliismi per ingrandire la cerchia dei truffandi. Era una sala grande, con un camino, il guro riceveva tutti con grazie ed educazone, faceva accomodare, poi cominciava a parlare di salute fisica e salute mentale, fino a concludere che chi voleva trovare benessere doveva seguire quelle sedute. Lo scetticismo nel Signore non eraa mai passato nel Signore. Lo stupore fu totala però alla fine della serata, al momento del congedo il guro disse diretto al Signore e alla Signora "Separatevi". Passarono anni e quel santone fini presto senza adepti. Un'altra volta la Signora lo volle invitare dalla Parucchiera -sarta nella casa di campagna delle belle statuine, dove anche l'erba più selvaggia era stata riducata al girdino inglese. Si parlò attorno alla tavola contadina , ma non nella tradizione, c'era qualcosa nell'ambiente che non rendeva onesto quel luogo, ma era solo una senzazione, ma una senzazione profonda. Gli oggetti tutti al loro posto precisi, nulla fuori posto, non era una famiglia contadina della trsdizione perchè ogni buon contadino ha sempre una attività in corso e la arte e la sua opera vicina o tra le mani. Fu così che anche qui l'ambiente al Signore risultava falso. Intanto passavano le ore e il venticello della sera colpiva il Signore alla nuca, mentre stava al tavolo. Anche il cicisbeo aveva frequentato il centro del guro alla periferia di Padova. All'inizio era una cosa palese, poi piano piano la Signora smentì che il servo avesse frequentato quel centro. Di fatto in sei erano strutturati e strutturali e dicendenti dalle volonta di un guro che il Signore conosceva appena di cognome ma non si era mai interesssato a lui. Ora che ricapitolava le reticenze e le smentite le trovava assurdamente tante. Fino a ieri non avevano avuto il rilievo che oggi prendevano. Quale sia il movente? Dove vuole arivare? Era fin troppo ovvio. Il Signore ricordava bene l'aggressione che aveva subito a casa sua una decina di anni prima. Ricordava bene le minacce:"Lei se ne deve andare". Non se ne fece nulla, ma le minacce finirono addosso a tanta gente. Il Signore ricevette l'ennesima grave minaccia anche di recente da un elemento che no lo conosceva punto. Forse in quella scia c'era anche del sangue. Questa idea la scartava continuamente perchè assurda. Tanti anni prima era stato trascinato quasi a forza in quella città sulle rive del brenta che lui non conosceva. Da allora molti avvenimenti belli e brutti si erano intrecciati. Uno starno modo, mondo , era cominciato ed aveva sostituito il precedente. Ma il ruolo del servo aveva insospettito e interrogato anche il collega a cui descrisse il paradosso. Fu lui che disse che quell'elemento era fuori della portata e dal controllo. Sembravano frasi senza senno, allora. Passati gli anni il cicisbeo assumeva un ruolo centrale nel teatro. Mai si era fatto beffe così del datore di lavoro. Aveva solidi motivi pèer essere così allegro e ben disposto. Le "Zigale" erano in festa in quel lungo finale pomeriggio che apre la sera. Il telefono aveva squillato perchè la Signora aveva chiesto di allargare con un contratto commerciale la sua comunicazione. Il Signore prese nota, avrebbe informato la Signora al suo rientro che non sapeva qundo avrebbe potuto essere.
Il Figlio
L'ultima vacanza la Signora l'aveva fatta da poco , una settimana, in montagna in un appartamento. Con lei era andato il figlio e l'amichetto del figlio. No fu una vacanza come lem altre. Questo venne a saperlo e capirlo alcuni giorni dopo. Era scoppiato il caso di questa serie di furti in un supermercato e la direzione convocò l'ignaro padre, quando invece la signora era già stata informata che c'era dei sospetti sul figlio che forse non agiva da solo. Ma erano soli sospetti. La faccenda si materializzò quando il Direttore del supermercato disse perentorio: "Suo figlio ruba". La cosa ci è stata raccontata dal suo amichetto. Cosa ha da dire ha sua discolpa. Il padre prese le difese del figlio il quale spiegò che in quel supermercato non era mai stato portato via nulla, e al massimo le due aveva preso alcuni piccoli grappoli d'uva da una vigna al contadino. Furono soddisfatti apparentemente qualli della direzione , dissero che in gioventù qualche frutto l'avevano portato via anche loro.
Notte Mattino
La Signora quel venerdì, fece quello che faceva sovente , ma a cui il Signore non aveva mai dato peso. Si era stanamente e a lungo depilata. Poi il Signore si ritirò a letto dopo le 22,30. Si svegliò il Signore per la sete e il caldo nella notte fonda che era già il di seguente. Scese a prendere dell'acqua per dissetarsi non vide da nessuna parte la Signora. Concluse che come spesso faceva era uscita di soppiatto. Rientro il di seguente alle 0,43. Molto sommessamente. Ebbe la voglia, il consiglio di augurare la buona notte al signore, che si aggirava nella stanza. Furono le uniche parole che ebbe il coraggio di pronunciare e fu ricambiata gentilmente nell'augurio della buona notte. Con chi era stata quelle ore? Non aveva mai fatto questi calcoli il Signore, ma dopo questo avvenimento non potè più non farli.
1° AVVOCATO
Scorse l'agenda alla ricerca del numero dell'amico per disdire l'appuntamento del di avanti. Il Signore non voleva più andare. Sentiva che era una cosa concordata contro di lui. Trovò il numero lo compose più volte ma l'amico non rispondeva. Era un amico comune di Lei e di Lui signori della casa. Allora gli venne in mente anche l'avvocato molto compiaciuto dell'aspetto della Signora. Il Signore e la Signora lo conoscevano entrambi. Stranamente sentiva il Signore che la Signora aveva contatti con lui con svariati motivi. La mente del Signore andava all'infedele patrocinio. Era la migliore persona al mondo eppure anche lui come la Signora nel momento più difficile abbandonò il patrocinio e la persona da tutelare finì negli artigli e nelle reti che si avversavano. Cosa conciliavano la Signora e l'Avvocato che si richiamavano oltremodo inspiegabilmente? Di sicuro alla fine dell'anno 2000 si erano sentiti molto per via di opere di pittura. Il Signore era stato sommariamente informato di quanto apparentemente concludevano ma nulla sapeva se c'era dell'altro.
1° GIUDICE
Di li a poco il figliolo sarebbe partito in compagnia del figliolo del Giudice il giudice stesso e sua moglie. Una vacanza da fare nelle Isole Dalmate in barca con partenza da Porek e vita marinara per 15/20 giorni. Anche questo era abbastanza insolito. Il Signore non conosceva punto ne la famiglia nè il Giudice, ma fu sulle prime lusingato che suo figlio fosse stato invitato. Poi mentre analizzava la situazione la trovava anzichè serena, rischiosa. Si era fatto l'una e trenta il Signore decise di riguadagnare la stanza e il sonno.
NOTTE
Sul tipo di illuminazione da dare alla stanza da letto era netta. Alla Signora piaceva il buio totale, mentre a Lui garbava la luce naturale alba tramonto. Era così che si era sempre regolato.
MATTINA
"Tu non capisci niente" esordì in risposta ad una domanda appena svegliati prima di un'ora del solito. "Va bene" replicò lui "Se è questo che vuoi , da oggi si dividono gli spazi della casa" "Da che parte vuoi stare"? "Dalla parte della cucina" replicò lei. Allora cominciò a dividere gli spazi delle pareti fino a quel di occupati nella quasi totalità dalle sue cose. Appena comincviato il traslocco meno di cinque oggetti disse:"Devo andare a lavorare" "Lascia stare", e si mise a rimettere le cose come stavano. "Ma non è quello che vuoi?" replicò il marito. Metà casa è tua e metà mia. Ogni uno avrà rispetto se le cose si cominciano a dividere così il cicisbeo verrà solo nei tuoi ambiti e io potrò portare chi voglio nei mie. Tremante e implorante disse:"Ti prego lasciami andare a lavorare" "Io sono stata e starò sempre dalla tua parte". Rise dentro di sè il signore pensando che si effettivamente era sempre stata anche sulla sua parte, ovvero aveva occupato tutto. Riprese a non capire bene cosa macchinasse allora, se lei smentiva di aver ricorso all' avvocato per chiedere la separazione.Si mise in attesa di chiarimenti che però non avrebbero chiarito la parte più importante. Se per spostare un oggetto c'erà stato tutto quell'implorare come si sarebbe fatto a spostare un intero arredamento , usi e costumi di completa liberalità, ridurli in spazi ambiti? Questa era l'ultima domanda , tra le altre. Interpellata la Signora aveva detto che la sera aveva fatto tardi per riprendere il figlio al circolo del golf. Si ma il tempo impiegato non spiegava la distanza percorsa. Fu così che la vide partire per la biblioteca anche quel mattino di sabato di luglio , quando molte biblioteche sono chiuse.
POMERIGGIO
Era passato con il commiato al filgio che partiva in vacanza, con le raccomandazioni che fanno i genitori ai figli. La signora tornò come al solito molto tardi. Erano le 15,30 il pasto cucinato era freddato. Il Signore si era appropinquato alle 15,00 . Il chiacchericcio di sotto fece svegliare il padre che scese, abbracciò il figlio diede una buona mancia. La madre accompagnò il figlio.
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giovedì 14 luglio 2011
lunedì 11 luglio 2011
Cangande I Scala Muore avvelenato 1329 è sabato 22 luglio a Treviso
CANGRANDE I SCALA AVVELENATO FIGLIO VERDE ISOLANA BIONDE E ALBERTO I SCAL A TREVISO 1329
SCHIZA SU STO STRAMBOTO PAR VEDAR INDO GH'E LA SO TOMBA.
http://www.zanderigo.it/foto/arche/index.html
foto riccardo zanderigo
29 novembre 2008 recità el 17^ canto paradiso dedicà a cangrande a Verona davanti le arche scaligere.
http://www.unavoceverona.it/celebrazioni/2008/novembre/29/S.%20Messa%20latina%20antica%20presso%20le%20Arche%20Scaligere%20in%20suffragio%20di%20Cangrande%20Della%20Scale,%20Signore%20di%20Verona%20(29%20novembre%202008)/album/index.html
1277
Viene ucciso Mastino I della Scala.GIA’ PODESTA’ DE CEREA.1278 i padovani occuparono Cologna e il Colognese, fra cui Spessa, della quale, (un lembo è amministrato da Orgiano) e in per quarantadue giorni, provocarono distruzioni.63
Nel trecento , va detto che l’opera ospedaliera sostenuta dagli Scaligeri che anche in questo mostraronomodernità e realismo. Sorsero molti ospedali dei “Battuti”. Dario Cervato, nella sua Storia della Diocesi di Verona, ne registra ventitrè, fra cui quelli di Roveredo, di Cologna Veneta, Albaredo, Ronco, Legnago, San Bonifacio, Soave, Illasi ed altri ancora.64
1277
SUCCEDE NELLA SIGNORIA ALBERTO I CHE SPOSERA' VERDE ISOLE BIONDE DESIGNA'
http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_della_Scala1291 marzo 9 Verona
Verde Isolana designa’ da Bionde mete al mondo Francesco el futuro Cangrande Scala, concepio con SO MARI’ Alberto I Scala. Terzogenito. Fratelli maggiori Batolomeo I, AlboinoI,1294 novembre 11 Verona
Francesco Scala (futuro Cangrande I) è fatto cavaliere insieme con il fratello Bartolomeo e i cugini Niccolò Federico e Pietro.1298
Francesco Scala (futuro Cangrande I) viene per la prima volta chamato “Canis magnus” nel testamento di Bonicontro, vescovo in Verona.1301
Muore Alberto I Scala padre de Francesco futuro Cangrande. Alberto I era subentrato a Mastino I Scala , suo fratello ucciso nel 1277. Gradualmente riesce a sovrapporre alle istituzioni comunali una signoria di fatto: di questa beneficiano il figlio Bartolomeo(dal quale Dante ebbe "rifugio e ostello"), poi Alboino.dal -
1303 - al - 1306 circa (prima ospitalità ) Dante Alighieri è ospite dei Scala e della Vedova Verde Isolana da Bionde moglie di Alberto Primo Scala a Verona.
http://depaoli.pbwiki.com/FindPage?SearchFor=DANTE1304 Verona
Alboino I Scala è “signore”651306
Francesco Scala (futuro Cangrande I) “Canis magnus”partecipa per la prima volta ad una operazione militare (a Palazzolo sull’Oglio ), in aiuto di Matteo Visconti.66
1307
Francesco Scala (futuro Cangrande I) “Canis magnus” col fratello maggiore Alboino I Scala, comanda l’esercito veronese nella campagna militare contro gli Estensi a Ostiglia.67 (Ostilia Hos tilia).1308
Francesco Scala (futuro Cangrande I) “Canis magnus” diventa “capitaneus generalis comunis et populi Verone” in co-reggenza col fratello Alboino I Scala.681308
“capitaneus generalis comunis et populi Verone”Francesco Scala (futuro Cangrande I) sposa Giovanna figlia di Corrado di Antiochia, (nipote di Federico II di Svevia.69
1308 giugno 19
“capitaneus generalis comunis et populi Verone”Francesco Scala (futuro Cangrande I) in co- reggenza con il fratello Alboino I Scala sconfigge i guelfi bresciani (a Brescia)70
1308
“Capitaneus generalis comunis et populi Verone”Francesco Scala (futuro Cangrande I) ha un figlio, a cui impone il nome di Ziliberto. (da una donna imprecisata scrive G.M.Varanini )71
1308
“Capitaneus generalis comunis et populi Verone”Francesco Scala (futuro Cangrande I) Invia un contingente militare in sostegno dei ghibellini in Piacenza72 (sul Po)
1308
Gualperto, è nel monastero di Baldaria, “in monasterioBaldarie”, monastero del movimento religioso-laicale degli “Humiliati”.73
Nel monastero di Baldaria Gualperto, fa rogare la procura con la quale istituiva suo fratello Giramonte come suo nuzio e procuratore presso il vescovo Altegrado per ottenre la divisione del feudo paterno, in modo da poter usare con libertà il patrimonio spettantegli. Gualperto sta nel monastero di Baldaria,conosciuto da Dante e citato nella Divina Commedia per via delle vesti che vi si lavoravano, “Inferno” canto XXIII. Gualperto è lì durante la permanenza di Dante ospite a Verona, Gualperto è lì come laico; è sposato e ha prole. Dal punto di vista storiografico non si conosce ancora bene tale monastero di Baldaria, che viene ascritto agli “Humiliati”.
Si sa, sia pure da data posteriore, che nei pressi del monastero era stato istituito un ospedale.Il mantese riporta un documento datato 1° luglio 1400, nel quale , parlando di un appezzamento , si dice che esso era “verso le terre dei frati Humiliati di Baldaria e presso i beni dell’ospedale di San Michele di Baldaria”, “versus iura fratum Humiliatorum de Baldaria... apud iura hospitalis San Michaelis de Baldaria.74
L’esplicito e ribadito favore della signoria Scala verso gli ospedali è attestato, essa li favorì e li finanziò perchè li sentiva come necessarie “opera charitatis, donde il nome di “Opere pie” rimasto per secoli agli ospedali.75
1310 novembre Verona
Cangrande I Scala co reggente con Alboino I Scala , invia una ambasciata a Milano per giurare fedeltà a Enrico VII di Lussemburgo, imperatore eletto.761311 febbraio 11 Verona
Cangrande I Scala co reggente con il fratello Alboino, rinuncia “in occulto” al capitaniato di Verona, essendo stato nominato da Enrico VII , vicario imperiale in Verona.771311 marzo ,7,
Cangrande I Scala (Francesco) , con il fratello Alboino I Scala, è nominato vicario imperiale di Verona.78
1311 aprile, 14, 15.
Cangrande I Scala (Francesco ,Alberto II, Can,)partecipa alla conquista di Vicenza (fino allora governata dal Comune di Padova) da parte di un contingente militare imperiale.79
1311 maggio ottobre
Cangrande I Scala (Francesco, Alberto II, Can) partecipa all’assedio di Brescia (da parte dell’esercito di Enrico VII)
1311Verona
E’ “Signore” il veronese Cangrande (prima Francesco, poi Alberto II , poi Can e Poi ancora Cangrande) della scala,dedicatario del paradiso di Dante.
Conduce una politica vigorosamente espansionistica che investe via via Vicenza,Feltre,Belluno,Padova e Treviso.
1311
Con l’investitura imperiale di Cangrande Scala a vicario di Vicenza nel 1311 finì la dominazione padovana sul Vicentino.Tale designazione imperiale, al solo annuncio, provocò l’immediata reazione di Padova che iniziò un periodo di guerriglia infuocata80 che durò dal
1311 ottobre
Cangrande I Scala (Francesco), accompagna Enrico VII a Genova.81
1311 fine novembre dicembre
Cangrande I (Francesco figlio di Alberto I e Verde Isolana Bionde) alla notizia della malattia del fratello Alboino rientra a Verona.82
Finisce la co- reggenza col fratello e diventa Signore in Verona.
1311 al
1318.
I luoghi degli scontri furono diversi, ma si ha notizia circa lo “explanacione Leonici, spianamento di siti fortificati in Lonigo. 83
1312
Cangrande I Scala , inizia la campagna militare contro Padova, ribelle all’imperatore EnricoVII.841312 aprile - giugno
Cangrande I Scala conduce con alterne vicende la guerra contro Padova nel vicentino (Longare, Lonigo).85
il
1312
fu un anno funestissimo per gli scaligeri: gli scaligeri occuparono e dettero alle fiamme Montagnana, e i padovani occuparono Noventa Vicentina e Poiana e poi imperversarono sui Colli Berici dando alle fiamme ventisette villaggi, a partire da Orgiano, come scrisse Mussato.86
1312 giugno 29, I padovani raggiunsero Cologna appiccando ovunque incendi.87
I padovani assaltano il castello in Lonigo, ma furono respinti e allora “l’esercito padovano ripiegò su Orgiano”, dove si sarebbe rifocillato vendicando la sconfitta.88
1312
1313
Cangrande I Scala, prosegue la guerra contro Padova .Cangrande I Scala invia contingenti militari a sostegno dell’imperatore e dei ghibellini in Lunigiana e a Modena.89
1313
I padovani si erano avvicinati alle porte di Verona, saccheggiando, e incendiando, ma furono respinti e nella ritirata verso Padova, infierirono su Meledo, Sarego, Lonigo, Orgiano e Barbarano.90
1313 maggio
Cangrande I Scala, si allea anche con Enrico II, conte di Gorizia,91 per sottomettere Padova.
1313 agosto 24
Muore l’imperatore Enrico VII92
1313 novembre
Cangrande I Scala , dopo la morte dell’imperatore Enrico VII, conduce ulteriori campagne militari contro Padova.93
1314 settembre 16 - 17
Cangrande I Scala partecipa alla battaglia di borgo San Pietro in Vicenza, contro i Padovani (con decisivo intervento personale94 di Cangrande I Scala)1314 novembre
Cangrande I Scala stipula un trattato di pace con Padova.95
1315
governa l’episcopio Sperandio, s’infeudano ed operano in sintonia nel vicentino gli scaligeri:Giacomo Tempraini ; Pietro, Giacomo, e Franceschino, figli di Capuccio (sono i tre fratelli Fracanzani) , Giovanni Scala, della corte scaligera e poi Cortesia de Seratico (da Sarego) capitano generale dell’esercito scaligero; Matteo Orgiano, umanista cancelliere alla corte di Antonio Scala.96Giacomo Temprarini fu vicario generale del vescovo in Vicenza che era Francesco Temprarini, suo fratello. Giacomo governò il patrimonio dell’episcopato vicentino grazie alla sua formazione di “decretorum doctor” dal quale aveva già ottenuto sotto l’episcopato di Sperandio, dal quale nel 1315 aveva ottenuto un feudo in Orgiano.97
Giacomo Temprarini, divenne anche canonico della pieve di Orgiano, oltre che della cattedrale di Vicenza e il patrimonio così acquisito, da lui passerà ai suoi figli, dato che era, si , canononico, ma sposato.Anzi, ed è cosa singolare quella che scrive Maria Grazia Bulla Borga, Giacomo Temprarini, nei documenti viene spesso chiamato “reverendo”, come si legge nel libro I delle Collationum, a p. 24. 98
Giacomo Temprarini, nel suo ruolo di “vicario generale”del vescovo in Vicenza gli era permesso di conoscere gli affari patrimoniali diocesani e di intervenire secondo la sua discrezione.99 Giacomo Temprarini operò dal 1315 al 1335.100
1315 Pietro Temprarini, (padre di Giacomo e Francesco), aveva ottenuto dal vescovo Sperandio un feudo patrimoniale in Orgiano.101
1315
Cangrande I Scala, partecipa personalmente alla campagna militare in Toscana in aiuto dei ghibellini toscani (battaglia di Montecatini); insieme con Passerino Bonacolsi signore di Mantova e attacca102 il Cremonese e il Parmense.
1316 Pietro Temprarini, (padre di Giacomo e Francesco), aveva ottenuto dal vescovo Sperandio un feudo patrimoniale in Orgiano, si arrichisce ancora con altra investitura e poi con acquisti.103
1316 agosto
Cangrande I Scala, si allea con Guecellone da Camino signore di Feltre e con Enrico II conte di Gorizia.104
1316 In Orgiano , si ricorda tale Cortesia anche nello spoglio delle infeudazioni orgianesi, fra i beni rinnovati ai figli di Michele da Perugia, c’è un possedimento situato nella contrada del Casale e il luogo infeudato confinava con quello abitato da Fiordalice Da Sarego, “apud dominam Flordelicem de Seraticho”. E’ possibile che tale donna Fiordalice Da SaREGO, ZIA DEL CAPITANO Cortesia e , dato il suo “status” nobiliare, è possibile che abitasse in Orgiano in quanto moglie di uno degli Orgiano; ma Maria Grazia Bulla Borga NON HA TROVATO IL documento per affermalo con certezza.105
Cortesia fu signore di Spessa di Orgiano, , e qui aveva i suoi parenti, anche se continuava ad avere beni in Sarego, Grancona e a Barbarano.106
Nel
1317 gli scaligeri si spinsero ad Est arrivando fino a conquistare Montagnana.
1317 marzo 16
Cangrande I Scala, presta giuramento di fedeltà a Federico re dei Romani ed è da lui nominato vicario imperiale di Verona e Vicenza.
1317 primavera
Cangrande I Scala , (vicario imperiale di Vicenza e Verona) attacca Brescia e il bresciano, a sostegno dei ghibellini bresciani.107
1317 maggio 22
Cangrande I Scala, sventa un tentativo del Comune di Padova e dei guelfi vicentini e veronesi di riconquistare Vicenza (battaglia di Vicenza).108
1317 estate
Cangrande I Scala rifiuta le “avances” dei rappresentanti di papa Giovanni XXII.Combatte a Cremona e Parma a sostegno dei ghibellini.109
1317 autunno
Cangrande I Scala, riprende le ostilità con Padova.110
1317 dicembre
Cangrande I Scala, conquista Montagana, Este, Monselice.111
1318 gennaio febbraio
Cangrande I Scala, conquista Piove di Sacco e combatte sotto le mura di Padova.1121318 febbraio
Cangrande I Scala, è alle porte di Padova e Padova capitola firmando la pace.113
1318 aprile 6,
Cangrande I Scala è scomunicato dal papa non avendo rinunciato al titolo di vicario imperiale.114 “capitaneus ect rector societatis et unionis dominorum et fidelium Imperii in Lombardia”115
La signoria scaligera, produsse un grande cambiamento storico che vide il formarsi dello “stato regionale”116 , stato che voleva superare le antiche patrie-matrie locali o Isole città stato federate, cambiando i principi di antica convivenza, voleva Cangrande I, ridisegnare la giurisdizione Isolana, aggregando le varie Isole, in maggiori e minori per disporne in un diverso schieramento militare.
La Signoria Scaligera con Cangrande si estese nel vicentino, strappando la città ai Padovani che si videro deviare l'acqua del fiume Bacchiglione nel Bisatto. Arrigo VII lo nominò vicario imperiale e forte dell'alleanza con i ghibellini e tenace combattente allargò i domini scaligeri fino a Feltre, Belluno, Treviso finanche Padova. Venne eletto " capitano e rettore dell'alleanza e dell'unione dei signori e dei fedeli dell’impero in Lombardia" nella dieta di
Soncino del
1318 dicembre, un'alta carica onorifica militare che gli permise di gestire uomini e denaro per allargare l' influenza ghibellina nel Veneto.117 Nonostante la scomunica del papa successore di Clemente V, Giovanni XXII, perché non rifiutava l'alleanza con l'Imperatore, perseguì la sua politica di vicario imperiale, insieme a Matteo Visconti, signore di Milano e a Passarino Bonaccolsi, signore di Mantova, ospitando artisti e letterati illustri come Dante Aliglieri. Il poeta era già stato ospite di Bartolomeo della Scala, qualche anno prima, ma ora con il fratello poteva condividere gli alti ideali politici, cosicché in questa città soggiornò per sei anni, non era l'unico fiorentino, numerosi toscani vivevano a Verona, come lui esuli per motivi politici, come le famiglie bianche ghibelline dei Da Lisca, i Cipriani, gli Uberti, gli Alberti, i Baldi, i Giusti, altri per ragioni commerciali.Infatti vivace era l'attività commerciale della "città marmorina", 44 associazioni di mestiere, "misteria", su 40.000 abitanti, controllate dal signore concordandosi con i gastaldioni, o capi delle corporazioni.118
Verona crebbe all'interno delle mura civiche, sparirono le ultime case dal tetto di paglia, venne costruita una rete fognaria e furono vietati, pena salatissime multe, gli scarichi nell'Adige; Cangrande fece costruire anche il Palazzo della signoria, l'attuale Prefettura, che trasformò in corte pre-rinascimentale, così la dipinge Manoello Giudeo in "Bisbidis"
"Qui vengon poi feste, con le bionde teste,
qui son le tempeste d'amore e d'amare.
Si trovan fantesche tutt'hora più frache
a menare le tresche, trottare et ambiare.
L'una fa: - così? - et l'altra : - pursì -
et l'altra : - sta qui, chio vo per tornare.
in quell'acqua chiara, che il bel fiume schiara,
la mia donna cara vertù fa regnare.
Ch'amor en'la sala del sir della scala.
Quivi senza ala mi parea volare,
ch'io non mi credea di quel ch'io vedea;
ma pur mi parea in un gran mare stare.
Baroni et marchesidi tutti i paesi,
gentili et cortesi, qui vedi arrivare;
quivi Astrologia con Philosophia
et di Teologia, urdai disputare;
quivi Tedeschi, Latini et Franceschi
Fiamminghi e Ingleschi insieme parlare."
Così lo dipinge un poeta veronese del Novecento, Fra' Giocondo:
".....ghe piasea Verona
col so vecio San Zen, le ciese bele,
i montesie distiradi a corona
e i merli rossi de le toresele;
e l'Adese che alegro e verdesin
zugava co' i mulini e co' la rua,
el someiava a l'Arno fiorentin,
così che 'l se sentiva a casa sua."
In effetti Dante godette dell'agio della corte Scaligera e potè dedicarsi alla stesura della III Cantica, il Paradiso, e, secondo una tradizione accreditata, sembra essere Cangrande il Veltro, futuro Salvatore d'Italia. (119) così Anna Maria Ronchin Nel tempo della Dea )
1319 aprile
Cangrande I, Scala, attacca con Passerino Bonacolsi Reggio Emilia.120
1320 gennaio 5
Cangrande I Scala, stipula un armistizio con Federico il Bello e con Padova.1211320 Verona,
Dante Alighieri pronuncia la sua tesi “ de tera e de acua”.
Nel vicentino Orgiano, Isola Noventa, Isola Poiana Maggiore, nella prima metà del secolo XIV si pareggiavano per popolazione e ricchezze,122
ma lantico equilibrio viene spezzato ad opera di uomini e tre istituzioni : il pevanìa, il capitaniato, e il vicariato.123
1320 giugno 18
Cangrande I Scala è nuovamente scomunicato da papa Giovanni XXII
1323 marzo 22
Cangrande I Scala stipula un accordo commerciale con la Republica Venexia.1241323
Ziliberto , figlio di Cangrande I Scala “capitaneus generalis comunis et populi Verone”, viene legittimato, il figliolo ha 15 anni.
In Orgiano, è registrata nel
1324 la presenza di un”arciprete” titolo che implicava l’istituto del pievania e la presenza de na “cesa” trasformata in pieve.125
1325 luglio
Cangrande I Scala, sventa un attacco contro Vicenza, si ammala, reprime la congiura ordita da Federico Scala.1261326 a Orgiano la cesa è espressamente chiamata pieve127
1326 A Orgiano si costituì il capitolo dei canonici.1281328 agosto
Cangrande I Scala appoggia il colpo di stato dei Gonzaga a Mantova.1328 novembre
Cangrande I Scala , assiste al matrimonio , da lui voluto , fra Massimo Scala e Taddea da Carrara e investe 38 cavalieri (fra cui il figlio illegittimo Francesco129 II)
Il
1328 settembre 10
Cangrande I Scala, entrò in Padova.130 ,
1329 febbraio
Cangrande I Scala tenta la conquista di Mantova.1311329 marzo 12
Cangrande I Scala, è nominato cittadino Veneziano.132
1329 aprile 16
Cangrande I Scala, presenzia al convegno dei ghibellini a marcaria con Ludovico il Bavaro ottenendo la concessione del vicariato di Mantova; conduce trattative col legato papale.133
1329 luglio 18, Treviso.
Cangrande I Scala (Francesco)“capitaneus generalis comunis et populi Verone”entra in trionfo a Treviso.
1329 luglio 19, Treviso.
Cangrande I Scala , Come sua residenza , “scelse”, il vescovado, governato da quel giorno da un “miles” prestigioso e autorevole come pochi tra i collaboratori scaligeri:Pietro Dal Verme.(forse nel cambio della guardia un cibo o una bevanda avvelenata entrano nel palazzo e arrivano proprio al destinato Cangrande Scala I).
1329 luglio 20 Treviso stanze del Vescovado.
Cangrande I Scala, giacque malato. Sono ore drammatiche.Comparvero , quindi i sintomi dell’intosicazione, caratterizzati da vomito, e irritazione gastroenterica con diarrea, come con singolare esattezza clinica riferiscono le fonti”corporex fluxus stomachique dolor acutus”, “fluxus obiit”, “fluxus ventris et febrem ob laborem exercitus”.Il laboratorio di Chimica e microscopia Clinica del Policlinico di Verona hanno permesso l’identificazione , in concentrazioni importanti , di composti immunoreattivamente simili ai glucosi, digossina, e digitossina, principi attivi della digitale . La digitale contiene composti etremamente attivi sulla funzione cardiaca (digossina e digitossina). La potenza farmacologica di tali molecole si accompagna ad un elevatissimo potenziale tossico che si può classificare anche tra i più importanti veleni. Su questa base dunque i composti digitalici identificati con diversi metodi nei tessuti prelevati dal corpo di Cangrande I Scala, possono essere riferiti a una somministrazione intenzionalmente tesa all’avvelenamento.134
Non si può escludere che l’utilizzo di , Urginea Marittima, o digitalis purpurea) queste piante i cui effetti erano ben noti nella farmacopea medievale , fosse più decisamente motivato dall’intenzione di avvelenare Cangrande Scala I, così come riferito , da fonti , più tarde.135
Si può anche ricordare il giusquiamo:pianta erbacea dai cui semi si estraggono alcaloidi,(Hyosyamus niger), noto nell’antichità e presente nella farmacopea medievale per le proprietà calmanti , analgesiche, quando non adirittura come veleno: è un estratto di giusquiamo che Claudio versa nell’orecchio del fratello addormentato nell’Amleto di Shakespeare. Alto 30 - 80 cm, ha come abitat i ruderi e le cae di pietra dal mare alla montagna, nei climi temperati ma anche in quelli più freddi, e fiorisce al caldo , da maggio a agosto, erbacea annuale, o biennale, delle solanacee con fusto peloso , vischioso, fiori gialli, venati di viola, dai cui semi si estraggono gli alcaloidi. Guercellone Tempesta si fa firmare da Cangrande I Scala, morente, un privilegio molto importante. Il documento che porta la data 20 luglio 1329 che conferma a Guercellone tutti i diritti giurisdizionali sul castello di Noale(precisando una formula alquanto inusuale , assumendo cioè come punto di riferimento il funzionamento della Signoria dei Conti Collalto), e la carica di capitano in Treviso per lo scaligerocon un salario di 1000 lire.Negli ultimi atti Cangrande Scala I si riconcilia coi guelfi?
Atti di saggezza politica, del signore morente, o al contrario il frutto di una trattativa che approfitta dell’agonia e della assenza coscienza?
Marsilio da Carrara assume un ruolo di “investito” o di delega per il governo di Padova, e di li a poco avrebbe conferito il titolo di “alter dominus Marchie” ad Alberto I Scala e Mastino II.136
1329 luglio 21 Treviso
Cangrande I Scala, giacque malato.
1329 luglio 22,sabato,mattino Treviso.
“il dì de la Maddalena”Cangande I Scala Muore ( avvelenato (137) lo sapremo ufficilamente solo nel 2004, fino ad allora gli storici hanno dato la colpa ad una bibita ghiacciata. sic.)
Cangrande I Scala (già Francesco, già Alberto II, già Can, già “capitaneus generalis comunis et populi Verone”Francesco Scala, poi salito con il nome del padre Francesco II, poi Can e poi can grande.).Era nato il 9 marzo 1921 da Alberto I Scala Verde Isolana Bionde designà .138
Tanto sulle rive del Sile che su quelle dell’Adige la situazione è assai delicata.139
1329 luglio 23
Lettera con la quale Alberto III e Mastino II Scala annunziano ufficialmente al Comune di Treviso (?) la morte di Cangrande I Scala, e la loro elezione.140In poche ore, era stata giocata attorno al cadavere del signore una difficile partita, risoltasi a favore di Mastino II e Alberto141 III Scala
S’impone il problema della successione. Piero Dal Verme,assume il controllo militare di Treviso e del distretto, ed è anche podestà. A Verona era podestà del Comune Ugolino da Sesso e bisognava far presto ad effettuare la successione, per sancire la trasmissione dei poteri ai successori designati, AlbertoIII Scala, e Mastino II Scala. E qui bisogna analizzare bene le fonti con particolare attenzione ai tempi e alla successione degli eventi.142
1329 dicembre
Ziliberto e Bartolomeo, figli naturali (il primo legittimato) di Cangrande I Scala,(assassinato), ritenuti colpevoli di un “crimen lesae maistatis”; avevano preso qualche iniziativa - contro gli zii, Mastino II Scala e Alberto III Scala, per rivendicare una successione diretta.(143)
Ziliberto , figlio di Cangrande I Scala, viene “giustiziato”(144) dallo zio Mastino Scala II che aveva preso il potere.
Ziliberto aveva 21 anni.
1329
A Cangrande I Scala succede Mastino II il quale estende il dominio su Brescia,Parma, Lucca. Sotto il suo dominio Verona tocca la massima espansione. Gli Scaligeri sia con la violenza sia con l'introdurre abati di importanti conventi dei loro bastardi, erano riusciti a farsi infeudare i possessi più importanti, tra questi Minerbe.145
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
Anna Maria Ronchin, Nel tempo della Dea, Edar, 2006, Vicenza.
Gian Maria Varanini in, A.A. V.V. Cangrande della Scala, La morte di cangrande della scala. Strategie di comunicazione intorno al cadavere, Marsilio, 2004,
Grafiche Nardin, Cà Savio, Cavallino Treponti, (Venezia).
Per avere la prova dell’avvelenamento bisognerà attendere l’anno 2004. Vedi Indagini tossicologiche Franco Tagliaro,Federica Bortoletti, Rossella Gottardo, Giorgia De Paoli,Jennifer P. Pascali , pag. 61,in Cangrande della Scala, a cura di Paola Marini, Ettore Napione, Gian Maria Varanini, Marsilio, 2004, Grafiche Nardin, Cà Savio, Cavallino Treponti, (Venezia).
Maria Grazia Bulla Borga , Orgiano fra Duecento e Trecento, F.lli Corradini Editori, novembre 2007, Urbana, Padova.
venerdì 8 luglio 2011
YOGA: IL CICISBEO
YOGA: IL CICISBEO: "Il Cicisbeo è uno che s'insinua nella casa e nella fiducia della signora. Ufficialmente è un 'uomo delle pulizie' in realtà ama solo scopare..."
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