Renato De Paoli :
Revisione critica 2017_ gennaio_ 24_
Preistoria
Dopo l'epopea della civiltà dei VASI A
BOCCA QUADRATA , 4° millennio avanti
Cristo nelle Isole Veronesi e nel veneto si trovano attestati altri più recenti insediamenti umani scoperti nella provincia di Rovigo
come
nelle Isole Sparse del Menago
Tartaro,
risalgono all'età del Bronzo
ad un periodo cioè compreso approssimativamente tra il XVIII
ed il X sec. a.C.
A
Canàr
nei pressi di San
Pietro Polesine
(comune di Castelnovo
Bariano)
come
nelle Isole Sparse del Menago Tartaro, un
esempio di
palafitte, in provincia di Rovigo. In questo periodo le attività economiche erano costituite dalla caccia e dalla raccolta di frutti selvatici, canna pesca. Sono documentate anche la tessitura (fusi e pesi da telaio) ed un certo grado di specializzazione doveva aver raggiunto la carpenteria integrate dall'agricoltura e dall'allevamento. Poco diffuso è invece il bronzo, mentre una delle attività domestiche maggiormente documentate è la produzione di ceramica ed è proprio questa, tra l'altro, che caratterizza maggiormente il sito di Canàr, con anfore (vasi a due manici), brocche e grandi scodelle con orlo a tesa.
Dell'età del
Bronzo medio e recente (sec. XVI - XIII)
si conoscono in Polesine gli insediamenti di Marola e Canova, sempre nel comune di Castelnovo Bariano, e i ritrovamenti di Sarzano (comune di Rovigo) e Adria, come nelle Isole Sparse del Menago Tartaro.
L'ultima fase dell'età del Bronzo e l'inizio dell'età del Ferro
(XII IX sec. a.C.) è un periodo segnato da profondi cambiamenti sociali ed economici.
Appartenenti a questo periodo sono gli abitati come nelle Isole Sparse del Menago Tartaro di Mariconda di Melara, Frattesina di Fratta Polesine, Gognano,Villamarzana, Arquà Polesine, Saline di San Martino di Venezze ed alcuni rinvenimenti (San Bellino e Frassinelle). Quasi tutti questi insediamenti si trovano in prossimità di
antiche via d'acqua chiamata oggi Po di Adria o ai tempi
del Siracusano Filisto,Filistina, di sue infinite diramazioni per formare un arcipelago Isolano.
Oggi il suo corso principale attraversava il Polesine seguendo grosso modo
l'odierno Tartaro Canalbianco.
L’arcipelago endolagunare rappresentava innanzitutto tante facili rotte in comunicazione e la vicinanza ai suoi dossi , isolotti, polesene, arginati e non costituiva erano isommergibili e aliene a alluvioni. La bocca dal’ “Mare all’Oceano” potrebbe essersi trovata a circa una decina di chilometri ad est di
Adria in corrispondenza di una antica
linea di costa di cui oggi restano delle
basse dune sabbiose.
Tra quelli citati, l'insediamento di gran lunga più interessante per la
ricchezza dei dati raccolti è
Frattesina Narde di Fratta Polesine,
come nelle Isole Sparse del Menago Tartaro. Un abitato sorgeva, a sud est dell'attuale
centro di Fratta,
lungo la sponda meridionale di Po di Adria (corrispondente all'attuale strada per
Villamarzana), coprendo una estensione superiore ai 100
ettari.
Le abitazioni (probabilmente diverse centinaia) erano delle complesse capanne; una di queste, scoperta durante gli scavi iniziati nel 1974, avevano pavimenti in argilla gettati e sopra venivano accesi fuochi per rendere duro il pavimento (de “crea” ) oggi si ritrovano letti di carboni.
L’alzato era formato da pali portanti infitti, fino al “saldo” nella “cora”sui quali poggiava un impalcato soretto da travi principali e secondari, fino alla posa di fascine di rami e canne palustri,le pareti esse pure fatte alla stessa maniera poi venivano intonacati con argilla. Il coperto era costituito anch'esso da tronchi in legno per l’orditura principale fino a orditure minori poi completate con la stessa tecnica degli implacati orrizzontali. Attorno alle capanne, circondate da acqua, si concentravano tutta una serie di attività domestiche come ad esempio la produzione di ceramica e la tessitura. La pesca , lo scambio , erano le attività che davano il lignaggio antico, e un
notevole rilievo rivestono alcune attività artigianali quali la
lavorazione del vetro, del bronzo e del corno di cervo, la
costruzione di barche piroghe. I moltissimi oggetti in bronzo,
esprimono bene l'alto livello di specializzazione che questa produzione ha ormai
raggiunto. Le materie prime (rame e stagno) provenivano quasi certamente dalle miniere, anche
toscane, ma
venivano lavorate sul posto come documentano le matrici, le scorie di
fusione ed i ripostigli degli artigiani fonditori composti di pani
(lingotti) e pezzi destinati ad essere rifusi. I prodotti sono oggetti d'ornamento, come
fibule (spille), spilloni, anelli, pendagli, e strumenti di lavoro: coltelli,
falci, seghe, asce, scalpelli ecc. Assai rare sono le armi (punte di lancia e spade).
Anche la lavorazione dell'osso e soprattutto dei corno di cervo era largamente praticata.
Nel complesso le dimensioni dell'attività artigianali_ artistiche, come nelle Isole Sparse del
Menago Tartaro anche a Frattesina sono tali da non trovare
confronto con nessun altro insediamento dei
Bronzo finale italiano.
Relative a Frattesina sono le due necropoli situate rispettivamente a
qualche centinaio di metri a sudest e a nord est dell'abitato. Quasi
esclusivo è il rito della incinerazione, ovvero della deposizione in
un'urna delle ceneri del morto.
Le urne sono vasi di terracotta, del tutto simili a quelli di uso domestico, coperti da una scodella e venivano depositate in una semplice fossa.
Oltre alle ceneri, contengono
spesso un corredo
di oggetti che dovrebbe definire il sesso ed il ruolo sociale che il defunto ricopriva.
Tra la fine del IX e gli inizi del VI sec. a.C. il territorio polesano perde l'importanza che ha avuto nei secoli precedenti. Non sembra casuale, infatti, la totale mancanza di ritrovamenti assegnabili a questo periodo.
La “ generale modifica idraulica” , a seguito di un aumento dell’antropizzazione, è senz'altro uno dei motivi che possono spiegare questo fenomeno.
A partire dal VI sec. a.C. sembra verificarsi un ripopolamento delle Isole sparse nel polesine = isole, che ebbe
come protagonisti la popolazione paleoveneta e genti greche ed etrusche.
Tante sono le analogie tra il periodo arcaico e la precedente fase protoveneta:
un importante centro di commerciale portuale (Adria) era aperto agli scambi di
merci provenienti dal Nord Europa e dall'Egeo.
Ciò fu possibile grazie alla favorevole posizione geografica endolagunare , essendo mare con porti protetti, cui Adria
era immersa nella laguna come oggi Venezia.
Similmente a Frattesina, Adria fu un importante porto fluviale, il che permetteva facili
collegamenti anche con tutta l’endolaguna, come testimoniano, tra l'altro, gli insediamenti di Gavello,
San Cassiano, Borsea e Rovigo (loc. Balone), allineati lungo antiche rotte d’acqua,
collegate con l'etrusca_ greca Manto_va.
Oggi verso il mare si trovavano l'abitato di San Basilio ed altri nuclei minori sorti a ridosso delle dune costiere a cordone.
Il periodo arcaico (VI - V sec. a.C.)
Adria.
L’antico abitato porto isola si trova a 5 o 6 metri al di sotto della parte sud occidentale della città_isola moderna,
ovvero nella zona dove è sito il Museo Archeologico.
Gli autori classici che parlano di Adria non attribuiscono concordemente la sua fondazione ad un popolo, citando chi i Greci, chi gli Etruschi, chi addirittura i Celti e gli Illiri.
I dati archeologici parlano di una prima presenza paleoveneta e greca durante la prima metà del VI sec. a.C..
Le abitazioni erano simili a quelle descritte per Frattesina: il legno, le frasche e le canne
continuano ad essere i materiali privilegiati per la loro facile reperibilità, assieme
all'uso dell'intonaco di argilla.
Permane anche l'uso di erigere le capanne su tavolati sovrapposti a pali infissi nel terreno
umido, a scopo di consolidamento.
Sembrerebbero dunque i Greci, come si è detto, i primi a venire a contatto con i Paleoveneti. Ai Greci
dovevano interessare le materie prime (soprattutto metalli), i manufatti provenienti dalle regioni transalpine ed i prodotti
artigianali artistici. Lo scambio avveniva con prodotti come olio, vino e le pregiate produzioni ceramiche attiche. Il contatto
con gli Etruschi dovette essere quasi contemporaneo, e Adria, nella
prima metà del VI sec. a.C., uno dei porti tramite il quale giungevano i beni di greci alle città etrusche di Bologna e Marzabotto.
A partire dalla fine del VI sec. a.C. si fa più consistente la presenza etrusca nella Valle
Padana, testimoniata dal rinvenimento di iscrizioni in lingua etrusca sul materiale
ceramico. Nel contempo permangono i rapporti con il mondo greco: varie iscrizioni votive fra cui
una dedicata ad Apollo, sono state rinvenute nei pressi della chiesa di Santa Maria della
Tomba e sono state messe in relazione ad un santuario eretto da una comunità proveniente da
Egina. La ceramica attica rinvenuta nell'abitato porta le firme di artigiani tra i più importanti delle
officine ateniesi: Brygos, Makron, Polignoto ecc.
Si noti che tali prodotti erano indice del prestigio di chi li possedeva ed il ritrovamento di una così cospicua
quantità di vasellame, soprattutto da mensa, nell'abitato è ulteriore conferma della ricchezza della
città.
Nella metà del V sec. a.C. su Adria prende il sopravvento l'etrusca Spina, che diverrà polo di attrazione del commercio greco in Adriatico.
San Basilio. Il periodo che va dall'inizio del VI sec. a.C. a tutto il V, vede sorgere una serie di abitati in
corrispondenza di vie d’acqua e del litorale antico. Il più conosciuto, perché oggetto di diverse campagne di scavo,
è l'insediamento di San Basilio a circa 20 km. a sud est di Adria, nell'isola di Ariano.
Esso sorgeva a ridosso del secondo cordone di dune litoranee, il che testimonia il suo diretto collegamento con il
mare, ed in prossimità del tratto terminale dell'antico "Po di Ariano" (parzialmente corrispondente all'attuale Po di Goro).
I materiali più antichi rinvenuti a San Basilio risalgono alla prima metà del VI sec. a.C. e sono di
produzione paleoveneta e greca a conferma di quanto già supposto per Adria.
L'importanza del delta padano come punto di arrivo e di smistamento verso l'interno di merci esotiche, è documentata anche da altri
rinvenimenti (Taglio di Po, Contarina e loc. Balone) e dal fatto che, pochi decenni dopo il loro arrivo nella
zona, gli Etruschi fonderanno, nella parte meridionale del delta, Spina, assumendo così
il controllo diretto dei traffici.
Il IV secolo è un periodo di forti contrasti politici e sociali. Atene esce prostrata dalle guerre del Peloponneso e
perde potere, nel controllo delle rotte commerciali, a favore di Siracusa. Secondo la tradizione letteraria, i
Siracusani allargano la loro sfera d'influenza anche sull'Adriatico settentrionale e Adria sarebbe stata
da essi rifondata. Un'altra minaccia per gli equilibri politici della penisola è rappresentata dai Celti o Galli. Già a
partire dal V sec. i Celti valicano in piccoli gruppi i passi alpini, occupando buona parte della pianura lombarda ed
emiliano romagnola. Non riescono a penetrare nel Veneto, ma, secondo alcuni autori
antichi, un gruppo si dovette stanziare nel Delta padano.
palafitte, in provincia di Rovigo. In questo periodo le attività economiche erano costituite dalla caccia e dalla raccolta di frutti selvatici, canna pesca. Sono documentate anche la tessitura (fusi e pesi da telaio) ed un certo grado di specializzazione doveva aver raggiunto la carpenteria integrate dall'agricoltura e dall'allevamento. Poco diffuso è invece il bronzo, mentre una delle attività domestiche maggiormente documentate è la produzione di ceramica ed è proprio questa, tra l'altro, che caratterizza maggiormente il sito di Canàr, con anfore (vasi a due manici), brocche e grandi scodelle con orlo a tesa.
Dell'età del
Bronzo medio e recente (sec. XVI - XIII)
si conoscono in Polesine gli insediamenti di Marola e Canova, sempre nel comune di Castelnovo Bariano, e i ritrovamenti di Sarzano (comune di Rovigo) e Adria, come nelle Isole Sparse del Menago Tartaro.
L'ultima fase dell'età del Bronzo e l'inizio dell'età del Ferro
(XII IX sec. a.C.) è un periodo segnato da profondi cambiamenti sociali ed economici.
Appartenenti a questo periodo sono gli abitati come nelle Isole Sparse del Menago Tartaro di Mariconda di Melara, Frattesina di Fratta Polesine, Gognano,Villamarzana, Arquà Polesine, Saline di San Martino di Venezze ed alcuni rinvenimenti (San Bellino e Frassinelle). Quasi tutti questi insediamenti si trovano in prossimità di
antiche via d'acqua chiamata oggi Po di Adria o ai tempi
del Siracusano Filisto,Filistina, di sue infinite diramazioni per formare un arcipelago Isolano.
Oggi il suo corso principale attraversava il Polesine seguendo grosso modo
l'odierno Tartaro Canalbianco.
L’arcipelago endolagunare rappresentava innanzitutto tante facili rotte in comunicazione e la vicinanza ai suoi dossi , isolotti, polesene, arginati e non costituiva erano isommergibili e aliene a alluvioni. La bocca dal’ “Mare all’Oceano” potrebbe essersi trovata a circa una decina di chilometri ad est di
Adria in corrispondenza di una antica
linea di costa di cui oggi restano delle
basse dune sabbiose.
Tra quelli citati, l'insediamento di gran lunga più interessante per la
ricchezza dei dati raccolti è
Frattesina Narde di Fratta Polesine,
come nelle Isole Sparse del Menago Tartaro. Un abitato sorgeva, a sud est dell'attuale
centro di Fratta,
lungo la sponda meridionale di Po di Adria (corrispondente all'attuale strada per
Villamarzana), coprendo una estensione superiore ai 100
ettari.
Le abitazioni (probabilmente diverse centinaia) erano delle complesse capanne; una di queste, scoperta durante gli scavi iniziati nel 1974, avevano pavimenti in argilla gettati e sopra venivano accesi fuochi per rendere duro il pavimento (de “crea” ) oggi si ritrovano letti di carboni.
L’alzato era formato da pali portanti infitti, fino al “saldo” nella “cora”sui quali poggiava un impalcato soretto da travi principali e secondari, fino alla posa di fascine di rami e canne palustri,le pareti esse pure fatte alla stessa maniera poi venivano intonacati con argilla. Il coperto era costituito anch'esso da tronchi in legno per l’orditura principale fino a orditure minori poi completate con la stessa tecnica degli implacati orrizzontali. Attorno alle capanne, circondate da acqua, si concentravano tutta una serie di attività domestiche come ad esempio la produzione di ceramica e la tessitura. La pesca , lo scambio , erano le attività che davano il lignaggio antico, e un
notevole rilievo rivestono alcune attività artigianali quali la
lavorazione del vetro, del bronzo e del corno di cervo, la
costruzione di barche piroghe. I moltissimi oggetti in bronzo,
esprimono bene l'alto livello di specializzazione che questa produzione ha ormai
raggiunto. Le materie prime (rame e stagno) provenivano quasi certamente dalle miniere, anche
toscane, ma
venivano lavorate sul posto come documentano le matrici, le scorie di
fusione ed i ripostigli degli artigiani fonditori composti di pani
(lingotti) e pezzi destinati ad essere rifusi. I prodotti sono oggetti d'ornamento, come
fibule (spille), spilloni, anelli, pendagli, e strumenti di lavoro: coltelli,
falci, seghe, asce, scalpelli ecc. Assai rare sono le armi (punte di lancia e spade).
Anche la lavorazione dell'osso e soprattutto dei corno di cervo era largamente praticata.
Nel complesso le dimensioni dell'attività artigianali_ artistiche, come nelle Isole Sparse del
Menago Tartaro anche a Frattesina sono tali da non trovare
confronto con nessun altro insediamento dei
Bronzo finale italiano.
Relative a Frattesina sono le due necropoli situate rispettivamente a
qualche centinaio di metri a sudest e a nord est dell'abitato. Quasi
esclusivo è il rito della incinerazione, ovvero della deposizione in
un'urna delle ceneri del morto.
Le urne sono vasi di terracotta, del tutto simili a quelli di uso domestico, coperti da una scodella e venivano depositate in una semplice fossa.
Oltre alle ceneri, contengono
spesso un corredo
di oggetti che dovrebbe definire il sesso ed il ruolo sociale che il defunto ricopriva.
Tra la fine del IX e gli inizi del VI sec. a.C. il territorio polesano perde l'importanza che ha avuto nei secoli precedenti. Non sembra casuale, infatti, la totale mancanza di ritrovamenti assegnabili a questo periodo.
La “ generale modifica idraulica” , a seguito di un aumento dell’antropizzazione, è senz'altro uno dei motivi che possono spiegare questo fenomeno.
A partire dal VI sec. a.C. sembra verificarsi un ripopolamento delle Isole sparse nel polesine = isole, che ebbe
come protagonisti la popolazione paleoveneta e genti greche ed etrusche.
Tante sono le analogie tra il periodo arcaico e la precedente fase protoveneta:
un importante centro di commerciale portuale (Adria) era aperto agli scambi di
merci provenienti dal Nord Europa e dall'Egeo.
Ciò fu possibile grazie alla favorevole posizione geografica endolagunare , essendo mare con porti protetti, cui Adria
era immersa nella laguna come oggi Venezia.
Similmente a Frattesina, Adria fu un importante porto fluviale, il che permetteva facili
collegamenti anche con tutta l’endolaguna, come testimoniano, tra l'altro, gli insediamenti di Gavello,
San Cassiano, Borsea e Rovigo (loc. Balone), allineati lungo antiche rotte d’acqua,
collegate con l'etrusca_ greca Manto_va.
Oggi verso il mare si trovavano l'abitato di San Basilio ed altri nuclei minori sorti a ridosso delle dune costiere a cordone.
Il periodo arcaico (VI - V sec. a.C.)
Adria.
L’antico abitato porto isola si trova a 5 o 6 metri al di sotto della parte sud occidentale della città_isola moderna,
ovvero nella zona dove è sito il Museo Archeologico.
Gli autori classici che parlano di Adria non attribuiscono concordemente la sua fondazione ad un popolo, citando chi i Greci, chi gli Etruschi, chi addirittura i Celti e gli Illiri.
I dati archeologici parlano di una prima presenza paleoveneta e greca durante la prima metà del VI sec. a.C..
Le abitazioni erano simili a quelle descritte per Frattesina: il legno, le frasche e le canne
continuano ad essere i materiali privilegiati per la loro facile reperibilità, assieme
all'uso dell'intonaco di argilla.
Permane anche l'uso di erigere le capanne su tavolati sovrapposti a pali infissi nel terreno
umido, a scopo di consolidamento.
Sembrerebbero dunque i Greci, come si è detto, i primi a venire a contatto con i Paleoveneti. Ai Greci
dovevano interessare le materie prime (soprattutto metalli), i manufatti provenienti dalle regioni transalpine ed i prodotti
artigianali artistici. Lo scambio avveniva con prodotti come olio, vino e le pregiate produzioni ceramiche attiche. Il contatto
con gli Etruschi dovette essere quasi contemporaneo, e Adria, nella
prima metà del VI sec. a.C., uno dei porti tramite il quale giungevano i beni di greci alle città etrusche di Bologna e Marzabotto.
A partire dalla fine del VI sec. a.C. si fa più consistente la presenza etrusca nella Valle
Padana, testimoniata dal rinvenimento di iscrizioni in lingua etrusca sul materiale
ceramico. Nel contempo permangono i rapporti con il mondo greco: varie iscrizioni votive fra cui
una dedicata ad Apollo, sono state rinvenute nei pressi della chiesa di Santa Maria della
Tomba e sono state messe in relazione ad un santuario eretto da una comunità proveniente da
Egina. La ceramica attica rinvenuta nell'abitato porta le firme di artigiani tra i più importanti delle
officine ateniesi: Brygos, Makron, Polignoto ecc.
Si noti che tali prodotti erano indice del prestigio di chi li possedeva ed il ritrovamento di una così cospicua
quantità di vasellame, soprattutto da mensa, nell'abitato è ulteriore conferma della ricchezza della
città.
Nella metà del V sec. a.C. su Adria prende il sopravvento l'etrusca Spina, che diverrà polo di attrazione del commercio greco in Adriatico.
San Basilio. Il periodo che va dall'inizio del VI sec. a.C. a tutto il V, vede sorgere una serie di abitati in
corrispondenza di vie d’acqua e del litorale antico. Il più conosciuto, perché oggetto di diverse campagne di scavo,
è l'insediamento di San Basilio a circa 20 km. a sud est di Adria, nell'isola di Ariano.
Esso sorgeva a ridosso del secondo cordone di dune litoranee, il che testimonia il suo diretto collegamento con il
mare, ed in prossimità del tratto terminale dell'antico "Po di Ariano" (parzialmente corrispondente all'attuale Po di Goro).
I materiali più antichi rinvenuti a San Basilio risalgono alla prima metà del VI sec. a.C. e sono di
produzione paleoveneta e greca a conferma di quanto già supposto per Adria.
L'importanza del delta padano come punto di arrivo e di smistamento verso l'interno di merci esotiche, è documentata anche da altri
rinvenimenti (Taglio di Po, Contarina e loc. Balone) e dal fatto che, pochi decenni dopo il loro arrivo nella
zona, gli Etruschi fonderanno, nella parte meridionale del delta, Spina, assumendo così
il controllo diretto dei traffici.
Il IV secolo è un periodo di forti contrasti politici e sociali. Atene esce prostrata dalle guerre del Peloponneso e
perde potere, nel controllo delle rotte commerciali, a favore di Siracusa. Secondo la tradizione letteraria, i
Siracusani allargano la loro sfera d'influenza anche sull'Adriatico settentrionale e Adria sarebbe stata
da essi rifondata. Un'altra minaccia per gli equilibri politici della penisola è rappresentata dai Celti o Galli. Già a
partire dal V sec. i Celti valicano in piccoli gruppi i passi alpini, occupando buona parte della pianura lombarda ed
emiliano romagnola. Non riescono a penetrare nel Veneto, ma, secondo alcuni autori
antichi, un gruppo si dovette stanziare nel Delta padano.
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